petrolio e democrazia

In Basilicata succede come in alte parti del  mondo ? Dove è forte l’interesse delle multinazionali del petrolio si sospende la democrazia ?  Quello che  accade tra il Comitato No Oil e l’amminisrtrazione di Corleto Perticara sembra dimostrare proprio che sia così. Questi i fatti:  nel nostro cammino tra i comuni lucani non potevamo certo  tralasciare il paese nel cui territorio è in via di allestimento la seconda raffineria ( basta con l’ipocrita e quasi tranquilizzante definizione di Centro Oli) piazzata sul suolo lucano dopo quella di Viggiano, vale a dire proprio  Corleto ,  programmiamo di installare il nostro banchetto nella serata di sabato 6 settembre, come da prassi ,il  giorno 3 settenbre 2008,  inviamo  un fax  al comune di Corleto  con  la regolare richiesta  di installare la nostra postazione nella piazza pleibiscito o comunque nel centro storico appunto sabato 6 settembre dalle ore 18 alle 24. Nella mattinata di oggi veniamo contattati telefonicamente da un solerte funzionario del comune di Corleto, che sicuramente a nome del sindaco , a cui lo ricordiamo compete di pronunciarsi in merito alle autorizzazioni riguardanti i banchetti, ci  informa che sicuramente la nostra richiesta verrà respinta con la motivazione che  ( udite, udite) la presenza del nostro banchetto in quelle ore avrebbe potuto mettere a repentaglio l’ordine pubblico in quanto si sovrapporrebbe con una festa del Partirto Democratico in cui è previsto un dibattito proprio sul tema del Petrolio in Basilicata, alla presenza (ma guarda un pò) del megapresidente Vito De Filippo.  Si potrebbe  chiedere alle migliaia di cittadini e cittadine che questa estate hanno incontrato i nostri  banchetti sulle piazze lucane, se in quel momento hanno visto a repentaglio l’ordine pubblico, tenendo conto che di petrolio si parla ormai quotidianamente in tutti i comuni e in tutte le salse in ogni dibattito più o meno politico che riguarda la nostra regione e con cui decine  di volte ci siamo incrociati. Non ci sembra che ci sia mai scappato il morto. Torneremo sul “caso” Corleto anche con interventi sulla stampa, ma soprattutto il Comitato sarà sempre più presente fisicamente a Corleto sulla questione della tutela della democrazia, della salute, del territorio e dell’economia. In questo momento ciò che accade in questo sia pur piccolo comune è importante per l’ intera regione.

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informazione e petrolio in basilicata

di seguito comunicato della OLA su informazione e petrolio in basilicata, inutile dire che lo condividiamo totalmente 

nicola

INFORMAZIONE SUL LIBRO PAGA DELLE COMPAGNIE PETROLIFERE?

Alcuni organi di informazione hanno pubblicato di recente
articoli e servizi giornalistici rispondenti, esclusivamente
, ad una strategia di marketing e di ricerca del consenso
locale da parte delle compagnie petrolifere, con l’intento
di mascherare i gravi problemi causati all’ambiente e alla
salute dei cittadini dall’estrazione del petrolio in
Basilicata. Questi articoli, nel descrivere a mo’ di
reportage turistico la visita in Norvegia e presso i
giacimenti petroliferi della Shell – fatta da alcuni
giornalisti lucani assieme a non meglio specificati
funzionari regionali – riportano l’intervista a Tom Botts,
numero uno della compagnia anglo-olandese, il quale
ribadisce l’interesse della Shell per la Basilicata,
riferendo “di aver già presentato altre 4 richieste di
esplorazione nell’area della Val d’Agri”. Non solo.
Tramite
questi giornalisti-ambasciatori fa sapere ai lucani che la
compagnia gode “di ottima esperienza nei rapporti con le
comunità in Olanda” presentandola come esempio da
imitare
anche nella
nostra regione.

Peccato, però, che i cittadini olandesi non la pensano
allo
stesso modo, avendo citato in giudizio la Shell, poi
condannata – da un magistrato – al pagamento di una multa di
153.000 dollari per aver tenuto nascosta una fuga di gas
nocivo avvenuta nel 2004 in un impianto locale. La compagnia
aveva dichiarato la fuoriuscita del gas nocivo solo dopo 3
mesi, minimizzando l’entità dei danni. Le indagini del
magistrato, invece, hanno accertato la fuga di 5,3
tonnellate di materiali inquinanti ed altri incidenti
avvenuti sempre presso impianti della Shell.

Per correttezza e diritto di replica, la OLA (Organizzazione
Lucana Ambientalista) – Coordinamento territoriale
apartitico di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini
– chiede a tutti gli organi di informazione locali di
pubblicare la notizia sopraccitata e continua a denunciare
il grave problema dell’assenza di monitoraggi ambientali
in
Basilicata per tutti gli inquinanti petroliferi quali
l’idrogeno solforato, gli IPA (Idrocarburi Policiclici
Aromatici), il benzene ed i COV – pure prescritti alla
Regione dalle autorizzazioni ambientali per il Centro Olii
di Viggiano (parere VIA dei Ministeri Ambiente e Beni
Culturali del 5 /2/1999) e per i pozzi in Val d’Agri e
nelle
valli del Sauro Camastra. In assenza di una completa rete
regionale di monitoraggio e della diffusione dei dati
rilevati per tutti gli inquinanti petroliferi, si
paventerebbe uno stato di grave illegalità con danni
all’ambiente e alla salute dei cittadini.

La OLA auspica, pertanto, che i giornalisti lucani rinuncino
– in questa grave situazione – a tessere le lodi delle
compagnie petrolifere e chiede il rispetto
dell’obiettività
e della deontologia professionale nell’affrontare le
problematiche connesse al petrolio in Basilicata,
soprattutto per fugare ogni possibile ma ragionevole dubbio
circa la natura commerciale dei servizi giornalistici
citati.

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prossimi appuntamenti…..

per giorni non abbiamo aggiornato il blog ma semplicemente perchè siamo stati in lungo e in largo sulle strade della nostra regione per raccogliere firme, incontrare cittadini, comitati, associazioni che come noi non si rassegnano ad un futuro di distruzione del territorio e dei suoi abitanti unicamente per la sete di profitto delle multinazionali e grazie ad una classe politica sempre più succube e serva, comunque ecco i prossimi appuntamenti:

giovedì 4 settenbre Tramutola incontro pubblico ore 19.30 biblioteca comunale:     locandina_tram1.jpg

domenica 7 settembre Potenza banchetto in rione cocuzzo dalle ore 18

lunedi 8 settembre Potenza banchetto l.go Pignatari dalle ore 18 / Viggiano banchetto dalle ore 18

martedi 9 settembre Bernalda banchetto dalle ore 18

ovviamente cercheremo di comunicare tempestivamente eventuali aggiunte o modifiche al calendario

nicola

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questi sono i criminali con cui abbiamo a che fare

in due articoli tratti dal sito della rivista Carta misfatti compiuti in giro per il mondo dalle multinazionali del petrolio, si parla soprattutto di paesi del sud del mondo e quindi possono apparire situazioni lontane da quelle che avvengono in basilicata…..ma ne siamo poi tanto sicuri ?….leggete attentamente

nicola

La Shell chiamata in giudizio in Argentina

Marica Di Pierri Associazione A Sud

[11 Giugno 2008]

La multinazionale petrolifera anglo-olandese è stata citata in giudizio per i danni ambientali e alla salute dei cittadini causati dalle sue attività estrattive. L’ultimo anello di una lunga catena di procedimenti legali contro il colosso del petrolio.

Record di denunce per la multinazionale petrolifera Shell

Dopo Olanda, Irlanda, Nigeria, Filippine, Russia, Inghilterra e Brasile, anche l’Argentina ha deciso di ricorrere in giudizio contro la multinazionale petrolifera ango-olandese Royal Dutch Shell, accusata di violazioni alle legislazioni ambientali e di disastro ecologico.
Lo ha annunciato il Foro cittadino per la giustizia e i diritti umani [Foco] che ha despositato lo scorso 28 di maggio, assieme ad altre associazioni tra cui Amigos de la Tierra Argentina, una richiesta di citazione in giudizio contro la multinazionale presso la Cancelleria argentina e contemporaneamente presso il foro olandese competente. La richiesta di giudizio è rivolta all’impianto Capsa della Shell, situato nel polo petrolchimico argentino Dock Sud, accusato di violare le norme nazionali ed internazionali in materia ambientale e sociale e di produrre gravi conseguenze sull’ambiente e sulla popolazione insediata nell’area adiacente. Conseguenze che hanno già portato alla chiusura preventiva dell’impianto da parte della Segreteria argentina per l’ ambiente e lo sviluppo sostenibile.
La denuncia è fondata sugli innumerevoli esposti presentati dalla popolazione vittima della contaminazione provocata dall’impresa, che opera nel paese sin dagli anni trenta, e che ha prodotto conseguenze devastanti: avvelenamento dei terreni e delle acque superficiali, contaminazione dell’aria e delle falde acquifere, aumento delle malattie nella popolazione, contaminazione della fauna e della flora.
Gli abitanti delle zone più esposte alle conseguenze delle attività estrattive hanno chiesto più volte all’impresa la creazione di uno spazio di dialogo per cercare soluzioni effettive alle gravi violazioni dei diritti umani sofferta dalle comunità residenti. Richieste finora cadute nel vuoto.
Tra i punti centrali della rivendicazione delle comunità ci sono lo studio di meccanismi reali di partecipazione permanente degli abitanti nelle decisioni che riguardano gli impatti delle attività; la compensazione economica dei danni alla salute della comunità, lo spostamento, a spese dell’azienda, degli abitanti in zone salubri e la bonifica delle zone contaminate. Questa ennesima denuncia internazionale rappresenta un nuovo duro colpo per l’impresa, una delle più importanti e aggressive multinazionali del petrolio, che si trova nel bel mezzo di una offensiva che arriva da più fronti. Anche questa denuncia infatti, tende a far sì che i governi coinvolti [Argentina e Olanda] contribuiscano al processo di risarcimento e compensazione del danno causato oltre che, naturalmente, a dare visibilità all’annoso problema degli impatti della Shell su ambiente e comunità insediate. Un problema ricorrente nella storia dell’impresa e sfociato negli ultimi anni in una lunga serie di denunce proposte contro la Shell in Olanda, Irlanda, Nigeria, Filippine, Inghilterra e Brasile. In Nigeria, soprattutto, le attività della multinazionale sono una delle cause del persistente conflitto per il controllo delle risorse petrolifere della regione del Delta del fiume Niger. Oltre alla partecipazione nella repressione della protesta degli Ogoni, uno dei popoli del Delta, negli anni novanta, la Shell è implicata direttamente nella devastazione ambientale che colpisce il cuore petrolifero della Nigeria e nella corruzione del governo federale nigeriano. Tanto i movimenti di resistenza armata attivi nel Delta, a partire dal Movimento di emancipazione del Delta del Niger [Mend] hanno scelto le installazioni petrolifere della Shell e di altre multinazionali petrolifere [tra cui l’italian Eni] come bersaglio delle azioni di guerriglia. Negli ultimi due anni, gli attacchi della guerriglia hanno costretto la Shell a tagliare di un quinto le esportazioni dalla Nigeria. Senza però arrivare a ripensare l’intera politica di rapporto con le comunità locali, che in Nigeria come in Argentina, sono considerate dai vertici aziendali quasi un elemento di disturbo.

Militarizzazione e petrolio in territorio U’wa

Giuseppe De Marzo A Sud

[22 Luglio 2008]

Le comunità indigene colombiane lanciano un nuovo allarme. Governo, multinazionali e attori armati collaborano per «aprire» il territorio indigeno alle attività di estrazione del petrolio.

Alcuni anni fa in Italia come nel resto del mondo una forte campagna di solidarietà con il popolo indigeno colombiano U’wa riuscì a creare attorno al problema della difesa dei territori indigeni un’attenzione e un movimento di opinione fino ad allora inusuali. Gli U’wa avevano presentato allora il loro testamento, minacciando un suicidio di gruppo se la multinazionale petrolifera Occidental Petroleum [Oxy] non avesse abbandonato il loro territorio.
Secondo la cosmovisione degli U’wa il petrolio rappresenta il sangue della terra, ed estrarlo equivale a violare la madre terra, compromettendone il ciclo vitale. In quella occasione si confrontarono due differenti concezioni del mondo e dello ‘sviluppo’. Da una parte la cosmovisione di un popolo che ha saputo vivere l’equilibrio con la natura e l’ambiente. Dall’altra una multinazionale che per perpetuare il saccheggio delle risorse della terra invitava il Congresso degli Stati uniti ad inondare di armi la Colombia. Dopo anni di dura contrapposizione, nel maggio 2002 il popolo U’wa vinse la sua battaglia, ottenendo il ritiro della Oxy e il controllo del proprio territorio.
Da allora altre compagnie petrolifere [tra cui la Ecopetrol] hanno tentato di penetrare nel territorio indigeno per portare avanti le prospezioni sismiche propedeutiche alle attività estrattive. Nel 2006 il governo colombiano ha dichiarato di voler esplorare altri due blocchi della zona, il Catleya e il Siriri.
L’Associazione Asou´wa–che riunisce gli indigeni U’wa di Santander, Nord di Santander e Boyacá– ha denunciato nuovamente il tentativo di intrusione chiarendo che «le popolazioni U’wa sono nettamente contrarie al nuovo fronte di sfruttamento petrolifero» e ha annunciato l’intenzione di non prendere parte alla consultazione programmata dal governo per l’esplorazione dei due nuovi blocchi petroliferi. Nonostante il rifiuto, nel dicembre dello stesso anno è arrivato dal Ministro degli interni e della giustizia il via libera al progetto di sfruttamento. Di fronte alla nuova offensiva nel 2007 le comunità hanno intrapreso la strada di una nuova denuncia pubblica contro il governo colombiano, e hanno sollecitato l’appoggio internazionale per chiedere al governo colombiano di rinunciare a tutto il progetto petrolifero nel territorio indigeno.
Negli ultimi due anni le comunità U’wa hanno subito una progressiva militarizzazione del territorio. A causa della presenza degli attori armati e della situazione di instabilità nella regione, molte organizzazioni sociali hanno lanciato nelle scorse settimane un appello per la salvaguardia del territorio, e hanno inviato al governo colombiano una lettera in cui chiedono l’adozione di misure urgenti per garantire la sicurezza e la sopravvivenza delle comunità originarie e l’abbandono immediato del territorio da parte delle forze armate.
L’appello spiega che già alla fine del maggio scorso le autorità U’wa hanno denunciato pubblicamente la presenza della forza armata pubblica e dei gruppi armati irregolari nel proprio territorio e le numerose violazioni da esse compiute all’interno delle comunità. Le forze armate avrebbero occupato le abitazioni degli indigeni, bruciato i loro indumenti ed utensili, raccolto i frutti delle coltivazioni di sussistenza, molestato le giovani U’wa, contaminato alcune fonti d’acqua.
Asou’wa ha inoltre denunciato i tentativi di divisione e di corruzione messi in atto da organismi statali negli ultimi mesi. Alla fine del maggio scorso, la Direzione generale per le rtnie del Ministero degli interni ha disposto tramite risoluzione pubblica che le comunità di Uncasia e Segovia siano escluse dall’affiliazione ad Asou’wa, cercando in tal modo di frammentare l’organizzazione indigena e la sua capacità di organizzazione e resistenza.
La situazione nel territorio U’wa diviene progressivamente più grave. Non è un caso che negli ultimi anni altre zone del paese abbiano subito lo stesso destino. Nelle regioni del Chocò, Nariño, Guajira, Norte de Santander, Guaviare e in molti altre regioni della Colombia la militarizzazione e il tentativo di corruzione di leader indigeni e di interi pezzi di comunità sono divenute pratiche diffuse usate per debilitare la resistenza delle comunità e permettere la penetrazione delle multinazionali e lo sfruttamento delle risorse anche nelle zone dove forte è l’impegno per la difesa del territorio.

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modifica calendario petizione

per motivi organizzativi il calendario dei banchetti è così modificato per quel che riguarda i prossimi giorni:

venerdì 22 agosto Ferrandina

sabato 23 agosto Sarconi

domenica 24 agosto Moliterno

giovedi 28 agosto Grumento Nova

venerdì 29 agosto Chiaromonte

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il cammino no oil

dopo aver toccato nelle settimane e nei giorni scorsi i comuni di Potenza, Sant’Angelo le Fratte, Brindisi di Montagna, Paterno, Marsico Nuovo, Lauria, Oppido Lucano il cammino del Comitato No Oil si sposterà nei prossimi giorni secondo il seguente calendario: 

venerdì 1 agosto Tramutola ore 18 dove si terrà un dibattito secondo l’ allegato manifesto-tramutola.doc 

sabato 2 agosto Metaponto – Lungomare  ore 18 

domenica 3 agosto Satriano ore 20 

lunedì 4 agosto Lauria ore 18 dove saremo presenti alla festa di SulatestaLauria il cui programma è: locandina-jpeg1.JPG 

mercoledì 6 agosto Pietrapertosa ore 21

le firme sulla petizione nel frattempo si stanno raccogliendo in questo momento oltre che nei comuni sù citati anche a Palazzo San Gervasio, Maschito, Forenza, Lavello, Vietri di Potenza, Satriano, Maratea, Policoro, Scanzano Jonico, Nova Siri, Stigliano, Gorgoglione, Corleto Perticara, Vaglio, Salvia ( Savoia di Lucania), Pignola, Picerno, Tito, Venosa, Tolve, Nemoli, Rivello, Bella, Muro Lucano, Viggianello, Baragiano, Bernalda 

ricordiamo che è possibile firmare on line cliccando il tasto in alto sul banner 

nicola     

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riunione del comitato no oil potenza

category mercoledì 23 luglio alle ore 18.00 presso la sede wwf di potenza in scalinata IV novembre riunione del comitato no oil potenza con le prossime tappe della petizione come punto principale all’ordine del giorno

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Sciopero al Centro Oli

 in questo ore e in questi giorni i lavoratori di alcune ditte che operano all’interno del Centro Oli di Viggiano scioperano denunciando le condizioni di sfruttamento e di precarietà a cui sono sottoposti, naturalmente siamo totalmente solidali e compartecipi con questi operai e con le loro richeste, De Filippo intervenga, di seguito il comunicato sindacale tratto dal sito web della Fiom che descrive bene la situazione e che condividiamo totalmente, per cui al momento ogni altro commento è superfluo

nicola

 

SCIOPERO dei lavoratori SUDELETTRA e COSMI di Viggiano

MANIFESTAZIONE AL CENTRO OLI dell’ ENI

SCIOPERO dei lavoratori della SUDELETTRA e della COSMI di Viggiano

adesione al 90% e Manifestazione davanti all’ingresso principale dell’ ENI, luogo in

cui si è tenuta l’assemblea dei lavoratori con le segreterie di FIOM FIM e UILM con

la RSU dove si è deciso che lo SCIOPERO continuerà fino a quando il Presidente DE

FILIPPO convoca l’incontro richiesto dalle OO.SS. già il 10 Luglio scorso e NON si

è escluso una MANIFESTAZIONE sotto il Palazzo della GIUNTA Regionale.

Alla luce delle DIFFERENTI condizioni di vita e di Salario all’interno del

centro oli tra i lavoratori dell’ ENI, circa 170, e i lavoratori delle ditte appaltanti circa

400 di oltre 50 imprese diverse, si CHIEDE:

-il CONTRATTO di SITO per Garantire gli stessi trattamenti economici e

normative di TUTTI i lavoratori e definire una percentuale minima (80%) di

disoccupati lucani da assumere nel centro oli, “nelle ultime 40 assunzioni solo

2 erano della Basilicata”

-Clausola sociale in DIFESA dell’Occupazione esistente per impedire che nei

passaggi da una azienda all’altra i lavoratori PERDONO i DIRITTI acquisiti;

-TUTELA della Salute di TUTTI i lavoratori attraverso visite mediche

“ADEGUATE e TRASPARENTI ” di carattere epidemiologico al fine di

prevenire rischi presenti e futuri per la salute alla luce delle sostanze nocive

inevitabili derivanti dalle attività di estrazione del petrolio.

Le OO.SS. unitamente ai lavoratori auspicano che il Presidente della GIUNTA

DE FILIPPO convochi in tempi rapidissimi un incontro con ENI Sindacato e aziende

appaltanti per fare piena luce su quanto stà accadendo nel centro oli di Viggiano che

stà determinado una condizione di dumping sociale tra lavoratori e lavoratori.

Inoltre è utile ricordare che ad oggi sono circa 100.000 i barili estratti al giorno ,

mentre i lavoratori percepiscono 950 euro al mese!!!!!!!!!

BASTA con queste INGIUSTIZIE e le SPECULAZIONI FINANZIRIE

la RICCHEZZA sia

redistribuita ai lavoratori

Potenza 21Luglio 2008 FIM-FIOM-UILM Potenza

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il consiglio provinciale di matera vota un ordine del giorno sul petrolio

di seguito un Ordine del Giorno approvato dal consiglio provinciale di Matera sulla questione petrolio, il testo è stato presentato dal consigliere Vincenzo D’Ambrosio che lo ha concordato col Comitato No Oil, viene sollecitata in pratica una maggiore trasparenza su tutto ciò che concerne le estrazioni petrolifere

Al Presidente del Consiglio Provinciale di Matera

Ordine del Giorno

OGGETTO : Richiesta alla Regione Basilicata di istituzione di attività relazionante periodica presso il Consiglio Provinciale di Matera e redazione di un bollettino trimestrale sull’attività estrattiva in Basilicata

PREMESSO

che le attività di ricerca, estrazioni e stoccaggio di idrocarburi, presenti in Basilicata ormai da decenni, non hanno influito in maniera sostanziale sul benessere della Regione, né in termini macroeconomici effettivi, né in termini di una percezione comune di un reale sviluppo.

PREMESSO INOLTRE

che le scelte programmatiche e di indirizzo socioeconomico delle Istituzioni regionali e locali individuano nel turismo, nella promozione territoriale ed ambientale, nell’agricoltura e zootecnia di qualità, nella difesa dell’ingente patrimonio idrico, alcuni fra i punti più qualificanti dello sviluppo del nostro territorio e delle nostre popolazioni.
CONSIDERATO

che le attività di ricerca, estrazione, trasformazione di idrocarburi, nonostante ogni cautela e precauzione, sono per loro intrinseca natura altamente impattanti sull’ambiente e sulla complessità delle relazioni tra questo e le attività umane preesistenti sul territorio, come anche recenti accadimenti dimostrano.

CONSIDERATO INOLTRE

che la non rinnovabilità della risorsa pone con urgenza la necessità di pensare già oggi come rimodulare armonicamente le scelte energetiche regionali nel senso di un sempre maggiore utilizzo delle fonti di energia rinnovabili.

STANTE

– la richiesta di sempre maggiori e dettagliate attività informative sull’argomento che proviene dalla società lucana nel suo complesso e che fa riferimento ad un più ampio e conclamato diritto di coinvolgimento delle popolazioni nelle scelte che attengono alla gestione ed alla programmazione del territorio e delle sue risorse, suffragata inoltre da precise norme di legge (leggasi ad esempio il D.L.vo 195 del 2005);
– la necessità di tutelare i singoli cittadini e le popolazioni stesse nel diritto alla salute ed alla libera esplicazione delle proprie attitudini e vocazioni.

TUTTO CIO’ PREMESSO

IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI MATERA

Impegna la Giunta e il Presidente della Provincia a farsi parte attiva ed intervenire sui competenti Organi di Governo regionale e nazionale affinché si pervenga:

1) Ad una attività di informazione, da parte di organi regionali, al Consiglio provinciale, periodicamente ed appositamente convocato, sulle attività di ricerca , estrazione, stoccaggio degli idrocarburi in Basilicata, sulle attività di rilevamento e di controllo dei parametri ambientali e sanitari, sulla puntuale quantità dell’estratto e delle relative royalties percepite, sullo stato di avanzamento del piano energetico regionale, con specifico riferimento alle fonti rinnovabili.

2) Alla redazione di un bollettino trimestrale da inviare a tutti i comuni della Regione Basilicata;

Matera, 15 luglio 2008
Il Consigliere
Vincenzo Dambrosio

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il comitato sulla Nuova TV

Oggi alle ore 15.30 e domani, 18 luglio 2008, sempre alle 15.30 sulla Nuova TV andrà in onda una trasmissione-intervista con la presenza di esponenti del Comitato No Oil Potenza, tesa sopratutto ad illustrare i contenuti della petizione regionale e del suo cammino nei vari comuni della nostra regione

oltre che sul canale 942 di SKY per sintonizzarsi sulla trasmissione : satellite Hot Bird 13 est
frequenza 11.541 simbol/rate 22.00
verticale V – Fec 5/6

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riunione del comitato no oil potenza

mercoledì 16 luglio alle ore 18.00 presso la sede wwf di potenza in scalinata IV novembre si terrà la consueta riunione del comitato no oil potenza… prossime tappe della petizione punto principale all’ordine del giorno

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mobilitiamoci anche sul nucleare

quello che segue è un articolo apparso su affari e finanza,di eugenio occorsio, che ci dice dell’intenzione del governo di stoccare le scorie nucleari nei calanchi di basilicata.leggete:

Il problema dei siti nucleari? E’ già risolto. Sarà ripristinata l’originaria vocazione di Montalto, Caorso e probabilmente Trino Vercellese. Ci sono poi altri 34 comuni di cui il ministro Scajola giura di avere in tasca l’adesione, di cui uno in Sicilia e uno in Sardegna. Persino per lo stoccaggio delle scorie il posto ci sarebbe, fra i calanchi della provincia di Matera. Il governo va avanti con i suoi proclami, ma intanto cresce la perplessità non solo presso i parlamentari dell’opposizione, ma fra economisti e scienziati: «Avete pensato al problema delle forniture di uranio?», attacca Carlo Rubbia, Nobel per la fisica, al convegno organizzato dai radicali venerdì scorso. «Ce n’è pochissimo in tutto il mondo, e il prezzo si sta impennando peggio del petrolio». Il Partito democratico, e tutta l’opposizione, non sono pregiudizialmente contrari. Solo che insistono sui tanti punti ancora irrisolti, sicurezza e soprattutto costi. «E’ vero che la tecnologia si è evoluta, ma non vogliamo che all’ideologia dell’antinucleare si sostituisca l’entusiasmo fanatico del nucleare che porta ad uguali delusioni», dice Emma Bonino. «In tutti questi anni la politica si è disinteressata all’energia». Il problema è solo di sicurezza? «Su questo punto risponde la Bonino parlano le notizie inquietanti degli incidenti in Svezia e Francia (dove la centrale di Tricastin è stata chiusa per la fuoriuscita di acqua radioattiva, ndr). Ma poi manca un quadro corretto dei costi e della loro copertura. C’è l’esempio della Finlandia, dove stanno costruendo una centrale e sono in ritardo di due anni sui tempi previsti e del 50% sul budget. Da noi, il governo ha detto che entra dicembre renderà noti i criteri per i siti, e poi farà la conferenza programmatica: non sarebbe più logico invertire i tempi?».
La partita dei costi è controversa. L’Enel sostiene che servono cinque centrali al costo di 3,54 miliardi di euro l’una, quindi una ventina di miliardi, e si dice in grado di autofinanziare l’investimento. Francesco Troiani, responsabile per l’Enea del nucleare, è più ottimista: «Siamo intorno ai 3 miliardi, per i tempi parliamo di 7/8 anni, ma soprattutto teniamo presente che grazie ai miglioramenti tecnologici la durata di vita di una centrale si sta allungando oltre i 30 anni». Giuseppe Zampini, amministratore delegato di Ansaldo Energia, puntualizza: «Servirebbero, per poter arrivare al 2025% del fabbisogno elettrico, come indicato dal governo, una decina di reattori di terza generazione per un costo complessivo di 2040 miliardi di euro. Quanto ai tempi, a noi cinque anni basterebbero compresa la progettazione, sempre che il governo semplifichi l’iter autorizzativo, che oggi prevede ben 24 diversi permessi tutti ugualmente difficili da ottenere». Quanto al combustibile, c’è l’avvertimento di Rubbia: «Se la dinamica sarà la stessa che l’uranio ha seguito dal 2000 ad oggi, aumentando di venti volte da 7 a 130 dollari per libbra, potrebbe arrivare a 500, e il costo dell’elettricità nucleare schizzerebbe da 40 a 65 euro per Megawatt, un livello insostenibile». Si aggiunge il problema della disponibilità: «Le riserve conosciute valgono non più di una trentina d’anni, per due terzi il mercato dipende dalle forniture militari, e il più grande impianto di estrazione, quello di Cigar Lake in Canada, tarda ad entrare in esercizio».
Contro l’entusiasmo del governo, e le affermazioni avventate come quella di Berlusconi che al G8 ha proclamato che «saranno costruite mille centrali nucleari», frenano anche economisti che non possono certo essere accusati di antinuclearismo ideologico, come Alberto Clò, docente di Economia industriale all’Università di Bologna: «In tutto il mondo, la costruzione di centrali nucleari si è praticamente fermata da vent’anni a questa parte. Perché? Perché, principalmente per il costo elevato degli impianti, l’era nucleare è finita. Le liberalizzazioni concorrenziali lo hanno messo fuori mercato, e descrivere un’industria nucleare sana significa solo metterla in politica. Se si vuole riaprire il discorso, va eliminata la faziosità». Viste le premesse, si allontana più l’ipotesi che alla costruzione delle centrali possano partecipare i privati. «Sono in ballo investimenti giganteschi, che lo stato prima di affrontare intanto deve intraprendere un dibattito democratico ben diverso da quello avviato in Italia spiega la Bonino e poi deve chiedersi: ma siamo proprio sicuri che una tale massa di risorse non potrebbe essere più convenientemente canalizzata verso investimenti nelle fonti alternative, davvero pulite e meno pericolose, per non parlare di seri programmi di sviluppo sostenibile e risparmio energetico? Noi vogliamo aprire un dibattito che parta da un’analisi obiettiva, mentre gli annunci del governo prescindono da una strategia trasparente e consapevole. Abbiamo l’impressione che il governo parli di centrali nucleari come se fossero edifici qualsiasi».
Spettatore interessato all’esito delle polemiche in corso, è l’Ansaldo Energia, azienda pubblica di riferimento per l’eventuale rinascita del nucleare italiano. Zampini, Ceo del gruppo, conferma: «Alcuni dei siti che hanno ospitato centrali nucleari potrebbero essere rianalizzati a fronte delle nuove norme che il governo varerà. Caorso e Montalto potrebbero essere riconsiderati. Escluderei Latina e Garigliano perché intorno ad essi sono nate case, fabbriche, coltivazioni». Per Trino il discorso è più complesso, e prima di ripristinarlo servirebbero lavori di riassetto territoriale. E il sito di stoccaggio di Scanzano, in Basilicata? «Quando fu identificato, 25 anni fa, furono fatte accurate analisi fisicogeologiche che ne accertarono l’affidabilità. Non credo che le condizioni geologiche siano cambiate. Però per prima cosa vanno tenuti presenti gli avanzamenti nel ciclo del combustibile, che viene oggi trattato e ritrattato all’interno dell’impianto in sicurezza, e la parte di rifiuti è minima. La sostanza più pericolosa è il plutonio, ma ne escono alla fine solo 9 chili per ogni tonnellata di combustibile impiegato, una quantità che ritengo gestibile». Zampini, 62 anni, era nel gruppo dirigente della Nira (Nucleare italiana reattori avanzati) negli anni 70 e 80: «Dopo il referendum del 1987, in una settimana perdemmo ordini per tremila miliardi di lire», ricorda. Ora, come segnale di goodwill ha annunciato la quotazione in Borsa dell’Ansaldo Energia entro i primi mesi del 2009, e vuole portare il fatturato dal miliardo del 2007 a 1,7 del 2010. «E’ urgente rilanciare la scuola italiana. Avevamo 1.500 ingegneri fra i più preparati del mondo, ora siamo in 200. Abbiamo cercato di mantenere le competenze lavorando all’estero: al Superphoenix in Francia, all’impianto di Cernavoda in Romania, alla centrale di Sanmen in Cina, nei programmi sperimentali internazionali». Oggi, il 75% di un impianto può essere realizzato dall’industria italiana contro il 90% del passato: per riqualificare i tecnici nazionali, l’Ansaldo ha varato con l’Istituto di fisica nucleare del Cnr, un master in ingegneria specializzata che partirà in autunno a Genova. «L’obiettivo è reinserirsi in un gruppo di paesi all’avanguardia, realizzando i reattori di terza generazione avanzata per essere pronti a intraprendere la quarta generazione, che però non potrà partire prima del 2040: non possiamo aspettare fino ad allora».

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la petizione a brindisi di montagna

stiamo organizzando diversi banchetti per i prossimi giorni che comunicheremo man mano, per il momento annunciamo il banchetto, importante anche simbolicamente, visto che il comitato è partito per il pozzo di monte grosso, che si terrà domenica 13 luglio a brindisi di montagna dalle ore 10.30 circa

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riunione del comitato no oil potenza

 mercoledì 9 luglio alle ore 18.00 presso la sede wwf di potenza in scalinata IV novembre si terrà la riunione del comitato no oil potenza…importante partecipare anche per definire le prossime tappe della petizione 

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prossimi banchetti petizione, il cammino continua…..

la settimana scorsa si sono tenuti i primi banchetti per la petizione regionale tra cui quello, dal forte valore simbolico, installato davanti al centro oli di viggiano in occasione della manifestazione sindacale, questi i prossimi banchetti previsti al momento:

giovedi 3 luglio Potenza- largo Pignatari ore 21 

venerdì 4 luglio Potenza – Piazza M. Pagano ore 18

sabato 5 luglio Sant’ Angelo le Fratte ore 17

domenica 6 luglio Sant’Angelo le Fratte ore 17

nel contempo si sta allargano la raccolta in molti comuni della regione ad opera di referenti locali, nei prossimi giorni pubblicheremo l’ elenco dei comuni e di chi raccoglie le firme.

nicola 

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