Sarebbe ora che la piantassimo di stare a fare le solite menàte… se si vuole che qualcosa migliori, in questo paese e nel mondo, è necessario che nella pubblica amministrazione e nella politica vi siano più persone oneste e perbene. Pertanto, basta blaterare!!! Le persone oneste e perbene si mettano in gioco, ci mettano la faccia e scendano in politica attiva. Altrimenti, avremo sempre il capétto di turno, ad ammaliare le folle di malpancisti.
In caso contrario, fatemi la cortesia di tacere… che è anche colpa di chi si vuol chiamare fuori, se siamo come (e dove) siamo.

Terra ballerina…

Comunità Lucana è vicina e solidale con la gente delle zone colpite dal sisma di stanotte. Sappiamo, per averlo vissuto sulla nostra pelle, cosa voglia dire convivere col terremoto. Intanto abbiamo sentito che il Governo ritiene che non sussistano i requisiti per lo Stato di Calamità Naturale. Ci auguriamo che, almeno stavolta, a nessuno venga la pessima idea di fare paragoni con altre zone colpite… siamo stanchi di ascoltare baggianate (e ci manteniamo buoni con le parole) come quelle di Vittorio Sgarbi o quelle di Franco Gabrielli nel voler, a qualunque costo, sottolineare come gli Emiliani siano diversi dagli Abruzzesi (ed ora, presumibilmente, dai Lucani e dai Calabresi) nel reagire alle sciagure. Intanto ci auguriamo che i politici locali (anche rappresentanti parlamentari) si attivino con iniziative che siano più da Statisti che da Politici; tenendo a mente la celebre frase di Alcide De Gasperi: “Il politico si preoccupa delle prossime elezioni; lo Statista delle prossime generazioni”. Un augurio che, almeno nelle calamità naturali, per la politica Lucana (e Calabrese) ci si preoccupi delle prossime generazioni e non dei soliti clienti e compàri!!!

Il ritorno della “Card”.

A volte ritornano. E il Consiglio di Stato ha stabilito che Ritorno sia!!! Ovviamente, parliamo del ritorno del Bonus idrocarburi… quello che sembrava andato a ramengo dopo che la Regione Veneto aveva fatto ricorso al TAR. Ora, invece, gonfi di orgoglio e soddisfazione, ci capita di vedere i “pezzi grossi” del Pdl lucano fare la loro sfilata al Tgr per cantare vittoria. Non solo… Capita di vedere l’Onorevole Viceconte, con fierezza, stare a ribadire che quello del bonus idrocarburi è una conquista grandissima per la nostra regione – se conquista grandissima si può definire la possibilità di fare due o tre pieni di carburante ai soli patentati di questa regione che hanno fatto richiesta della card… circa 140 euro, insomma – ma che sono in itinere altre iniziative, da parte dei parlamentari del Pdl, per far sì che le estrazioni petrolifere possano, finalmente, essere un’occasione di sviluppo e ricchezza (dopo tantissimi anni) per la nostra regione. Come? Beh, semplicemente appellandosi al Memorandum sottoscritto da Regione e compagnie, in virtù del quale ad un aumento delle estrazioni deve corrispondere una contropartita cospicua (si dice) di investimenti in infrastrutture e sviluppo. Magari il termine infrastrutture possiamo anche immaginare cosa possa essere… quanto al famigerato “Sviluppo”, non abbiamo idea di dove si voglia andare a parare, dal momento che da nessuna parte si riesce a sapere di qualche progetto o programma in itinere da parte delle forze politiche. Ecco, questo è quanto. Ma la domanda che alcuni di noi si pongono è la seguente: Quanti sanno il perché del ricorso della Regione Veneto al Tar? Semplice: La legge 99/2009, nel suo art. 45, aumenta l’aliquota di Royalties di tre punti percentuali; tale legge, inoltre, prevede che il tutto vada a finire in un fondo di compensazione per i “disagi” delle regioni in cui si estrae greggio ma, udite udite, anche di quelle regioni nelle quali vi è la presenza di rigassificatori. Altra domanda che nasce spontanea: cosa c’entrano i rigassificatori con le royalties di estrazione? Eh, la risposta c’è: si tratta di un “dettaglio” che è stato aggiunto, in maniera quasi furtiva, dalla Lega Nord che, notoriamente, si batte per non far perdere occasioni di ricchezza al già ricco nord e che, guarda caso, era alleata del Pdl nello scorso governo. Ma queste cose le dicevamo già all’epoca, quando in piena campagna elettorale per le Provinciali e per le Comunali, il Pdl strombazzava ai quattro venti  che la battaglia per la diminuzione del prezzo alla pompa sarebbe stata prioritaria!!! Sapevamo già che ci sarebbero toccati una cinquantina di milioni, e che con una cifra del genere uno sconto alla pompa sarebbe stata impresa velleitaria. E che parte di quei 50 milioni sarebbero toccati anche ad altre regioni. Poi, abbiamo visto com’è finita: Vantaggi minimi e solo per chi è patentato. Come se gli altri corregionali, quelli che non hanno permesso di guida, fossero cittadini di serie minore!!! Ed ora? Ora si aspetta che si tenga fede ad un memorandum che prometterebbe Mari e Monti  di danari da investire in infrastrutture e Sviluppo, in cambio di un raddoppio delle estrazioni… e noi, magari, dovremmo berci pure questa, no?

Comunità Lucana ha già fatto la sua proposta di modifica dell’art. 45 della legge  n° 99/2009 che si può andare a rileggere qui. Perché, magari, pensiamo che sia una cosa ben più utile per l’intera economia della regione che i danari entrino nel circolo economico attraverso prodotti locali, piuttosto che di nuovo nelle casse delle compagnie petrolifere; in altri termini, la nostra proposta avrebbe la capacità di far muovere la stagnante economia di questa regione, anche se, magari, non sarebbe la soluzione di tutti i mali.

Quanto ai soldi che dovrebbero compensare il raddoppio delle estrazioni… perché dovremmo credere che non verranno utilizzati, al solito, per favorire comparizie e clientele come è stato finora (ed in maniera perfettamente trasversale)? Il ritorno della “Card” non cambierà di una virgola i problemi di una regione sempre più in ginocchio!!!

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Se vogliamo salvare la nostra regione…

Questa storia dell’abolizione della Provincia di Matera, con le conseguenze che ha provocato e sulle quali non ho intenzione di soffermarmi, ha degli aspetti, diciamo così, “minori” che meritano delle valutazioni. Fermo restando il fatto che, a quanto pare, la Provincia unica di Basilicata sembra avviata verso il destino che già era stato scritto dal Governo, a meno di sorprese venute fuori dai due consigli Comunali di Potenza e Matera, all’uopo convocati per domani, mi preme sottolineare come certe vecchie abitudini siano dure a morire. Per esempio: gruppi di potentini col coltello tra i denti  a battersi perché la Provincia rimanga a Potenza. Gruppi di materani che, forse rassegnati al risultato paventato, mettono su un comitato per l’annessione di Matera alla Puglia… antico campanilismo becero, di bassissima lega!!!! Alimentato ad arte, a mio avviso, dalla classe politica dell’una e dell’altra provincia in nome di quel “Divide et Impera” di Romana memoria che assicurava, grazie alle divisioni ad hoc provocate, lunga vita al dominatore. E mi viene da sorridere quando, magari, penso a comuni come Gravina di Puglia (o, ma magari sono male informato, Altamura) che anelerebbero a svincolarsi dalla Puglia per entrare in Basilicata… sorridere perché, ancora una volta, mi domando: quale vantaggio per Matera, il suo ingresso in Puglia? Cosa, a parte una facilità di collegamenti, avvantaggerebbe la Città dei Sassi rispetto allo status quo? Sono certo che si tratta di una minoranza, magari cospicua, ma minoranza di cittadini materani che pensano che il passaggio alla vicina Puglia possa essere un vantaggio per la città. E, sono altrettanto certo, una minoranza, cospicua pure questa, di potentini sarebbe anche contenta di un’operazione del genere. Ma sarebbe proprio ciò che la nostra classe dirigente potrebbe utilizzare a proprio vantaggio, una situazione siffatta!!! In un momento difficile, come quello del sito di stoccaggio delle scorie nucleari, Materanità e Potentinità non comparvero: per la prima volta assistemmo ad una presa di coscienza collettiva di quelle che non lasciano margini di dubbio: 100.000 persone marciarono “contro”, senza nessuna bandiera di appartenenza se non quella Lucana. Tanto da costringere a saltare sul carro anche quei politici che erano stati gli artefici di quella scelta scellerata. Ebbene: quella volta, materani e potentini furono solo ed esclusivamente LUCANI!!! Le divisioni non si videro!!! Oggi ritornano! Perché? Cosa c’è, per questa nostra regione, nell’agenda del Governo Monti (soprattutto del suo Ministro Corrado Passera)? A chi giova questa divisione? Domande che dovremmo porci come cittadini lucani, prima ancora che come cittadini di Potenza o di Matera. O cittadini della Provincia di Matera o di Potenza!!!!
Io non ci sto!!! Tutto ciò che verrà programmato altrove per la morte di questa regione che amo, mi vedrà Contro, con tutti i mezzi leciti della democrazia. Non ho intenzione di rinunciare a lottare per questa terra, per Matera e per Potenza, per il Vulture-melfese come per il Lagonegrese. Dal più piccolo paese alla più grande delle città, questa regione non merita di essere trattata in questo modo da questo e da nessun altro governo. Per questo, ritengo che la strada giusta sia quella di unire tutte le forze migliori delle due province e fare fronte unico contro lo smembramento di questa regione da parte dei governi nazionali, locali e per contrastare le brame e gli  appetiti di multinazionali e comitati d’affari. Perché questa regione può ancora essere salvata… ma da noi cittadini lucani che amiamo questa terra!!! Non da altri!!!!

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Un dovere.

Abbie Hoffmann ebbe a scrivere, un giorno: “Certo eravamo giovani, eravamo arroganti, eravamo ridicoli, eravamo eccessivi, eravamo avventati, ma avevamo ragione.”
Abbiamo ancora ragione… dobbiamo soltanto crederci. E ripulire ‘sta fogna dove ci hanno voluto imprigionare, accusandoci di essere vecchi, arroganti, ridicoli, eccessivi avventati e… in torto marcio!!!!

Comunicato stampa di Comunità Lucana.

 questa nota stampa non è stato inviata al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

 

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La Piazza in piazza.

Una piazza è quel luogo fisico, aperto, punto “centrale” di una città, che rappresenta il luogo d’incontro, di passaggio e, quasi sempre, di identificazione, da parte dei residenti, con la Città. Il termine “Piazza” viene utilizzato anche metaforicamente per indicare quel luogo non necessariamente “fisico” nel quale avviene la dialettica “politica” (intesa come Governo della Pòlis), lo scambio di idee ed opinioni e il passaggio di informazioni. In questi giorni si sta assistendo ad una situazione di Piazza, come luogo metaforico di scambio di idee, su di una Piazza quale spazio Fisico. E lo scambio di opinioni ed idee avviene al di fuori dello spazio reale della Piazza in questione, dal momento che i lavori per la riqualificazione della suddetta sono ancora in corso.
Ma mentre la cittadinanza di Potenza, dopo mesi di “tregua armata”, nell’attesa che i lavori di riqualificazione di Piazza Mario Pagano (piazza Prefettura, per i potentini) venissero conclusi, riprende il veemente dibattito su quello che è il risultato finale – anche se c’è stata l’esortazione da parte del progettista, l’Arch. Domenico Maroscia ad attendere il giorno della inaugurazione, per dare dei giudizi – e capita di ascoltare le opinioni più svariate da parte dei cittadini, entrando nel merito dei discorsi sia di tipo “storico” sia di tipo “estetico” sia di tipo “artistico”, il discorso che andremo a fare noi è prettamente politico.
Da decenni, oramai, dobbiamo prendere atto di come le amministrazioni che si sono succedute al governo di questa città abbiano fatto in modo che il suo sviluppo avvenisse  secondo canoni che risultano lontani anni luce da quei criteri che si dovrebbero utilizzare per una cittadina coi numeri di Potenza. Una crescita smisurata dell’edilizia residenziale (quasi sempre affidata ad iniziative private) e direzionale come se si fosse in presenza di numeri di crescita economica a due cifre. E il risultato è una città nella quale, paradossalmente si è giunti alla saturazione (se non alla sovrabbondanza) di unità abitative. Per non parlare della assoluta insufficienza delle infrastrutture viarie per il volume di traffico che la città deve sopportare per il solo fatto di essere il Capoluogo di Regione. I residenti possono godersi la città solo durante i festivi: quando il pendolarismo scolastico (con le centinaia di autobus di linea che accedono), il pendolarismo lavorativo ed il “turismo” di affari (con le migliaia di auto che entrano in città) sono fermi. Una risposta a questi problemi sarebbe dovuta arrivare dall’opera di Punta di questa amministrazione: Il Nodo Complesso del Gallitello. Sappiamo come è andata a finire!!! I lavori sono sospesi (per questioni giudiziarie che hanno riguardato l’impresa esecutrice dei lavori) e, ad oggi, non si sa quando potranno riprendere.
Un sistema di mobilità urbana che fa acqua da tutte le parti!!! E, nonostante il risultato di una serie di collegamenti verticali che uniscono le zone periferiche del capoluogo al suo centro storico, siamo in presenza di un sistema di trasporti urbano “monco”, per la mancanza di collegamenti tra le zone più periferiche della città ai suddetti collegamenti verticali. A questo si aggiunga l’insufficienza di posti auto in prossimità delle scale mobili.
Anni di Politiche che hanno allontanato sempre più gente dal centro storico. Certo, c’è stata anche una minima complicità di alcuni commercianti che hanno spostato i propri esercizi commerciali in Via del Gallitello… ma non si sono viste molte iniziative che invogliassero i potentini a recarsi in centro con la stessa voglia e frequenza di un tempo.
Insomma, c’è stata, fondamentalmente, disegno politico che ha contribuito ad allontanare i cittadini dal centro della città. A lasciare il centro storico in uno stato di abbandono a se stesso. E la domanda che nasce spontanea è la seguente: Se questa è stata la politica delle amministrazioni che si sono succedute nei decenni, qual è lo scopo di una riqualificazione della Piazza principale della città? Anzi, visto tutto questo pregresso, e il risultato finale dei lavori della piazza – che ha lasciato perlomeno perplessi molti dei cittadini potentini – questi lavori sembrerebbero l’ennesimo colpo inferto alla città. Perché, parliamoci chiaro: possiamo disquisire di spinte moderniste (a detta di qualcuno degli estimatori della piazza, che pure ci sono), di storia che non si ferma, e che, necessariamente, non può lasciare fuori la parte antica della città… ma se si è fatto tutto il possibile per “distruggere” le testimonianze storiche di Potenza, con decenni di cementificazioni, con una costante incuria nei confronti del centro storico, come si può non pensare che questo Restyling della piazza non sia il punto finale di questa politica scellerata?
L’opera, per noi di Comunità Lucana, assume il valore di un “simbolo” degli anni di amministrazione del Sindaco Santarsiero. Ed una specie di Consacrazione del progettista Arch. Domenico Maroscia. Non entriamo nel merito estetico, storico o di opportunità. Il nostro giudizio politico sulla piazza è negativo perché va a evidenziare l’assoluto fallimento di un’amministrazione! Un’amministrazione che poco si è occupata di progettare il futuro della città e dei suoi abitanti, e molto si e preoccupata di prepararsi un futuro politico ad altri livelli.
Ecco perché il nostro giudizio sulla piazza è assolutamente negativo. Ed ecco perché Comunità Lucana aderisce a tutte le iniziative di associazioni e comitati cittadini che si terranno per opporsi (anche se il danno è fatto) a questo modo di pensare la città.
Ed infine, ecco perché è necessario, oggi più di ieri, che Comunità Lucana continui a lavorare perché in futuro non esistano più gestioni così fallimentari per questa nostra città. Siamo pronti, fin da ora, a lavorare perché il progetto di una città differente possa realizzarsi. E siamo pronti a dialogare con tutti coloro che hanno a cuore il futuro di questa città.

Antonio Bevilacqua – Segretario di Comunità Lucana per la Città di Potenza

Sulla Piazza.

Ma, in fondo in fondo… ci meravigliamo di “impeti di modernità” nel “riqualificare” piazze di centri storici (una a caso: Piazza Mario Pagano a Potenza)? In nome di “modernità e progresso tecnologico” si creano “mostri” come le file per un iPhone 5… e vogliamo meravigliarci di una “nuova Piazza” siffatta?
I gusti, ovviamente, sono soggettivi. E se questa piazza a una buona parte dei cittadini dovesse piacere, ne avrebbero facoltà. Ma qui non si disquisisce di Storia dell’Arte o di altro: si disquisisce di decenni di “Mani sulla Città” da parte dei Costruttori e cementificatori. E questa è la ciliegina sulla torta.

La “Potenza” della Piazza.

Oramai sembra diventato il tema dominante delle discussioni, in Città, il Restyling della Piazza principale di Potenza: Piazza Mario Pagano. In tanti si affannano a disquisire in termini di estetica (o di gusti personali), di opportunità o, magari, tendono a mantenere il giudizio “in sospeso” nell’attesa dell’inaugurazione, prevista per il 13 ottobre. Nell’ipotesi che il 13 ottobre venisse riconsegnata la Piazza ai cittadini, avremmo un caso di consegna “quasi” nei termini. La cosa è piuttosto rara, in questa città: infatti, se si esclude il caso dei lavori di ripavimentazione di Via Pretoria, di qualche anno fa, che furono consegnati addirittura in anticipo rispetto ai termini riportati nel contratto d’appalto, di altre opere di una certa importanza, ahinoi, non si immagina neppure  il giorno in cui verranno consegnate. Per cui, la buona notizia è che quest’opera sarà conclusa con un piccolo ritardo (una ventina di giorni) anche a causa di una perizia di variante che si è resa necessaria per consentire i lavori di ripavimentazione di Via Orazio Petruccelli, per consentire pavimentazioni “tattili” per i non vedenti ed ipovedenti, e per completare l’impianto di illuminazione della piazza che, pare, provvederà a rendere più luminose anche le facciate del Palazzo del Governo e del Teatro Stabile.
la Piazza  era stata immaginata in altro modo; si aveva l’intenzione di colmare il leggero declivio da Via Pretoria al palazzo della Prefettura, in modo da renderla perfettamente piana. A ridosso della Prefettura, il dislivello tra piano della piazza e piano stradale, sarebbe stato “ammortizzato” da delle vasche con getti d’acqua di sicuro effetto scenico. Sappiamo tutti com’è andata. Dopo proteste dei cittadini, incontri in teatri e discussioni per quartieri, alla fine, il progetto non passò. E non se n’è sentito parlare per diversi anni… fino al marzo scorso, quando il Sindaco Santarsiero e la sua Giunta, annunciarono l’inizio dei lavori in data 26 marzo 2012. Questo scatenò di nuovo polemiche e discussioni, anche perché i lavori sarebbero stati in esecuzione anche durante il Maggio Potentino, con le importanti manifestazioni della Parata storica dei Turchi, oltre alle manifestazioni religiose. Ma i lavori andarono avanti. Fatta questa lunga premessa, la domanda che mi sono sempre fatto è la seguente: Perché questa fretta indiavolata? Fretta, sì!!! Indiavolata, senza ombra di dubbio!!!
Io mi sono dato una risposta che, ovviamente, è un’opinione personale e, pertanto, contestabile da chiunque. Ma la mia impressione è che dopo più di otto anni di Governo della Città, il Sindaco Santarsiero non avesse, finora, lasciato nessun segno evidente del suo progetto Politico e amministrativo. In effetti si era trovato a dover mettere in cantiere opere programmate già da amministratori precedenti. Aveva provato a lasciare il suo “segno” con la meraviglia delle meraviglie: il “Nodo Complesso del Gallitello”… salvo ritrovarsi coi lavori sospesi e, ad oggi, non si è in grado di formulare ipotesi di chiusura di questi lavori. Ecco il grosso problema per il Sindaco Santarsiero: Voler lasciare un segno tangibile e indelebile del suo operato di Amministratore del Capoluogo!!! Un’opera rilevante, sulla quale ha investito tanto, in termini di immagine e di impegno… salvo ritrovarsi a dover fronteggiare questioni impreviste ed imprevedibili che hanno differito il completamento dell’opera in maniera indeterminata. Al posto del Sindaco, anch’io sarei “deluso”. Investire tutto ciò che si può investire, metterci tutto l’impegno di questo mondo e non riuscire a raccogliere i frutti di tutto quest’impegno dev’essere un rospo veramente difficile da mandare giù. E siccome a questo mondo nulla è certo, e in politica lo è ancora meno, e il traguardo di “Potenza 2014” non è detto che si riesca a tagliare, beh… al nostro Sindaco è venuta  molta fretta. Fretta di consegnare, comunque,alla storia di questa città un “simbolo” dei suoi anni di Amministratore, nei quali, come ci ha sempre voluto far sapere, si sono spese cifre sostanziose per opere ed investimenti. Ed ecco che, alla fine, si tira fuori dal cassetto il vecchio progetto di riqualificazione della Piazza principale!!!!
Sia chiaro: comprendo in toto le motivazioni del Sindaco. Chiunque, con un po’ di ambizioni serie, nell’intraprendere un qualunque percorso, ci  tiene a lasciare traccia evidente del proprio operato. Comprendo, assolutamente. Ma comprendere e condividere non sono per nulla la stessa cosa.  La fretta, caro Sindaco, non è mai stata foriera di risultati apprezzabili!!! Come nel caso della ZTL (Zona a Traffico Limitato), che è stata istituita frettolosamente e che, come si è visto, ha suscitato più polemiche che apprezzamenti. Come questa Piazza, che ha voluto con tutto se stesso!!! Per lasciare un “monumento” al suo operato Politico-amministrativo. Ma anche in questo caso, la fretta ha giocato degli scherzi piuttosto sgradevoli. Una perizia di variante per la ripavimentazione di Via Petruccelli? Ma, di grazia… non si poteva pensarci al momento della fase di progettazione? Anche perché una perizia di variante presuppone “Eventi imprevisti ed imprevedibili” e, nel caso in questione, la Via Orazio Petruccelli non è “saltata fuori” da uno scavo. E neppure l’idea dell’illuminazione delle facciate del Teatro e della Prefettura, mi paiono elementi imprevisti ed imprevedibili. E, pensandoci bene, neppure l’idea della pavimentazione tattile per non vedenti e ipovedenti. Se questo progetto voleva essere la prova della sua capacità Politica e amministrativa, se doveva rappresentare il segno tangibile dell’operato di questi otto anni beh…  il risultato non è proprio di quelli da entusiasmare!!!  In otto anni avrebbe avuto la possibilità di lasciare ai cittadini potentini una città migliore, più vivibile, più a misura d’uomo. E visto che, magari, le sue ambizioni politiche mirano ad uno scranno in Parlamento o, eventualmente, in Via Verrastro, il biglietto da visita di una Piazza alla quale si è voluto dare un pizzico di modernità, come qualcuno pure ha scritto su Facebook o su Twitter, non mi pare che possa essere molto efficace, per questi scopi. Questa è l’idea che mi sono fatto: la Consiliatura, probabilmente, non arriverà alla scadenza naturale del 2014. Le legittime ambizioni di andare ad occuparsi di Politica a livelli più alti, hanno prodotto questo risultato che, in fin dei conti, non mi pare un granché. Anche perché, a conti fatti, se oggi si discute anche animatamente della Piazza, tra qualche anno o ci si sarà fatta l’abitudine, o a qualcuno verrà l’idea di farne un’altra revisione… ma in pochi si ricorderanno del Sindaco che la volle siffatta.
Non mi sono addentrato in discussioni di natura estetica, né mi sogno di attaccare politicamente il Sindaco per mezzo di lavori concernenti la piazza principale. L’attacco politico che faccio al Sindaco è semplicemente questo: Si sarebbe potuto pensare ad un progetto di città diverso, con meno colate di calcestruzzo e più idee a vantaggio dei cittadini. Questo non è stato fatto!!! Il risultato di questa giunta è tutto in una piazza che lascia perplessi molti dei suoi cittadini. Un po’ pochino, per pensare di lasciare tracce profonde nella sua storia.

Si sappia, comunque, che non ce ne staremo con le mani in mano! E visto che il traguardo del 2014 potrebbe non essere raggiunto, siamo pronti a metterci in gioco e, soprattutto, a progettare una città differente. Una città che serva ai cittadini. Come, finora, non è stato fatto.

 

Antonio Bevilacqua – Segretario provvisorio per la città di Potenza di Comunità Lucana.

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L’italiano non potrà mai essere come i Francesi, o gli Spagnoli o finanche come i Greci. Sono realtà molto simili, ma per l’Italiano non esiste un’unione a base di “Dio-Patria-Famiglia”. Diciamo che manca il concetto di Patria. Dio e Famiglia se li sono spartiti da secoli i vari signorotti locali (laici e religiosi, si badi bene!!!)… in quel sistema che Banfield definì “Familismo amorale”. Pertanto, è inutile cercare di stimolare l’Italiano con esempi che per lui non saranno mai significativi. Se vi aspettate la rivoluzione, qui in Italia, allora sappiate che questa rivoluzione potrà avvenire solo spezzando il Vincolo “Familiare”.

Repubbliche numerate.


Ci avevano raccontato la favola di un paese che non era governabile per il suo assurdo sistema elettorale. E ci hanno raccontato la favola che il nuovo sistema assicurasse la governabilità… l’unica cosa che è cambiata, da prima a seconda Repubblica, è il senso degli affari dei cosiddetti Rappresentanti del popolo…


Il Sindaco Santarsiero per anni ha spiattellato le cifre “spese” per le mirabolanti opere da realizzare in questa città. Finora, a quanto pare, non è stato portato a termine nessuno dei lavori fiore all’occhiello di questa Giunta Comunale… il Nodo Complesso del Gallitello è fermo! I lavori di Piazza Mario Pagano, che dovevano concludersi entro il 18 settembre, sono ancora in corso e si è prorogato il termine di consegna. Finire le opere pubbliche nei tempi stabiliti, in questa città, è una chimera!

Tempi “morti”.

Leggo, dai giornali locali, che i lavori di riqualificazione del Parco Fluviale del Basento sono fermi perché manca il nulla osta dell’Autorità di Bacino… questo perché la Regione Basilicata non ha ancora provveduto alla nomina del Segretario Generale dell’Autorità. E quando parliamo di Città di Potenza, Capoluogo di Regione che sopporta una serie di “pesi” a livello regionale, senza ricevere dall’istituzione Regione alcunché… abbiamo torto? Quando il gioco delle nomine si prolunga per mesi e a farne le spese sono tutti i cittadini!!! Cosa si aspetta, in Via Verrastro, a fare ‘sta nomina?

Altra piccola riflessione.

Una questione di Cinismo? Beh, il sottoscritto, in maniera cinica, se ne strafotte delle velleità elettoralistiche del governatore De Filippo, e pensa che questo “piccolo passo” della moratoria sulle estrazioni petrolifere, anche se “viziata” da secondi fini, c’è stato! E adesso la palla passi a tutti coloro che hanno la voglia, anzi, la volontà di non lasciare questo passo “simbolico” come lettera morta. E, soprattutto… se si volesse pensare ad una marcia dei 100.000, stile Scanzano-Scorie, io la terrei in serbo per un’azione ben più importante: l’eventualità di un Marchionne che, fottendosene liberamente e allegramente degli scarsi “numeri” lucani, in balìa della crisi mondiale, decidesse di “raccogliere i ferri” e abbandonare lo stabilimento di San Nicola di Melfi. Ma… siamo “Lucani” al punto tale da pensarle, queste cose? O i soliti ragionamenti di “ritaglio del proprio orticello”, manie di protagonismo dei capetti soliti e quant’altro, continueranno a farla da padroni, in questa nostra terra?

Ambientalismo e politica: la sintesi che manca.

 Pubblichiamo, da Facebook, questa interessantissima nota della nostra amica, nonché esponente di rilievo di Comunità lucana, Maddalena Rotundo:

 

Perché l’ambientalismo non raggiunge in Basilicata  la  maggioranza  dei cittadini   tuttora convinti  di vivere in un luogo incontaminato e  impossibile da contaminare ? La mancata comprensione   delle  problematiche ambientali   si misura sulla qualità delle affermazioni della gente comune, dove la disinformazione  è la chiave di interpretazione di molti atteggiamenti, dall’indifferenza al semplicismo.  A chi imputare questo fallimento  e quanto peserà   questa scarsa consapevolezza dei cittadini nella scelta dei loro rappresentanti ? La questione  ambientale   è scottante  quanto sono  scottanti  gli aspetti di comunicazione ad essa collegati.  A molti giovano persino         le difficoltà    che ha la gente  di  distinguere  la retorica dai contenuti validi,  la denuncia  dall’allarmismo strumentale, e   il fatto che il complesso diviene oscuro e che il tecnicismo scoraggia la casalinga.

Gli attivisti  sono stati periodicamente   alle prese con la costruzione della Torre di Babele :   cento idiomi   per dire la stessa cosa e comunicarsi  pochi concetti basilari, che invece di essere il collante per un’azione comune  diventano  oggetti da sbrindellare,  ad opera delle  tante mani che se li contendono.  Dall’altra parte  chi ci governa ha    contribuito a confondere le idee dei cittadini  facendo  sfoggio nei suoi   convegni di un’attenzione all’ambiente  corredata di colte citazioni,  ma  nei fatti  improvvisata,  che non ha  avuto la  percezione corretta  dei problemi, né  ha saputo  prefigurarsi  le conseguenze delle  decisioni nel lungo periodo.

Da   questa situazione   deficitaria    di chiarezza e  di giustizia , e non priva di  ambiguità,   scaturiscono  da qualche tempo   i   one-issue movements, cioè movimenti che si aggregano in funzione di una sola istanza per opera  di cittadini  direttamente interessati a promuoverla ,  e che aspirano ad una gestione “partecipata” della politica ambientale.  Tutto accade  tuttavia  come  se la difesa dell’ambiente sia un fatto che riguarda porzioni di territorio,  gruppi limitati di cittadini e  singole tematiche,   e non la politica dell’intera regione e il bene generale.   In primo luogo “democrazia partecipata” è una definizione ridondante. La democrazia è per definizione  un luogo partecipato. Nella denominazione “democrazia partecipata” c’è l’allusione a  carenze  del processo partecipativo / rappresentativo  tali  da dover ricorrere a  correzioni  con  supplementi   di tempi e   di spazi. In  Basilicata ultimamente    l’aspirazione a questa partecipazione diviene man mano più forte  quanto  più vistose appaiono a posteriori  le anomalie dei processi decisionali. Ma è  tardi, si inaugura una fase che doveva essersi già conclusa. Inoltre  da che mondo è mondo   una politica sbagliata è solo una politica da cambiare, non una  a  cui voler “partecipare”.   Secondo punto: questa  chiamata democratica avviene  nei confronti  di soggetti che si autodefiniscono e si auto-investono del potere di interlocuzione con la politica. Se questa consuetudine  perdurasse per troppo tempo   essa   porrebbe  dei problemi alla democrazia stessa,  in quanto-  se pur auspicabile –   non è affatto prescrittivo che i decision makers,  nel pieno dei loro poteri  debbano tener presente le istanze di una minoranza di cittadini non eletti. Nello stesso momento in cui ne tengano conto, esse non  sarebbero espressione   di tutti gli  abitanti della regione. Siamo sul  piano dei principi , il ché  non è meno sostanziale. QQqq uesto basti a insinuare il  sospetto che per le questioni ambientali   la “democrazia partecipata” sia la via ideale quanto   una mulattiera parallela all’autostrada.    La strada più sicura   è l’elezione di persone che mettano già la difesa del territorio nel novero delle priorità della loro azione politica.  Invece di farsi coinvolgere  nei processi come  attori non istituzionali    sarebbe più  efficace e anche più democratico  immettere nelle istituzioni  gli individui con  una nuova coscienza ambientale. Le elezioni  regionali  sono  dietro l’angolo. La fase  che si è conclusa è quella dell’ambientalismo   trasversale ai partiti che non fa   politica per non sporcarsi le dita, ma  che  poi  aspira a rapporti privilegiati con la politica   e a condizionare le decisioni  nei  corridoi dei palazzi.  La   contrapposizione  che non dialoga  e  il dialogo che non si contrappone lasciano la politica lì dov’è, determinano una  separazione abbastanza fittizia  dei  ruoli  che  non ha   motivo di esistere e   prelude al professionismo,  mentre è ora che si pervenga  ad  una sintesi di ambientalismo e politica.

Le ragioni di questa urgenza   sono svariate  :   la lentezza con la quale i partiti al governo   recepiscono l’urgenza delle questioni ambientali e accettano di ribaltare nei loro programmi i rapporti ambiente /economia  mette in pericolo il nostro territorio; spesso il rapporto di organicità  delle associazioni rispetto ai poteri a vario titolo    sottrae la forza della coerenza alle rivendicazioni,  che si stemperano in un’azione autoreferenziale; le tematiche ambientali hanno l’attitudine  a farsi strumentalizzare in funzione antigovernativa e demagogica  o a diventare paraventi dei  malcontenti particolaristici  contro le amministrazioni comunali;  alcuni  soggetti sembrerebbero  tendere più che altro a  ritagliarsi un ruolo a buon mercato, che non passa attraverso la prova della consultazione  popolare.   Tutto ciò suggerirebbe che le tematiche ambientali non vengano cedute in  esclusiva  alle  associazioni come unico luogo  di determinazione di contenuti,   ma che sia una nuova  politica a farsene carico senza retorica.   È anche un discorso di realismo:  a fronte di  forti interessi economici legittimamente imposti, o a  bisogni sociali  spesso in contrasto con le issues ecologiche,   l’attivismo trasversale delle pressioni civiche  tipo NO Tav, per quanto non passi certo inosservato,  può  soccombere e perdere qualsiasi  causa per quanto giusta  ( oltre a non essere     una   strada    realisticamente percorribile per produrre pressioni    nella nostra regione   se permane questa  scarsa motivazione degli abitanti :   il cane che si morde la coda.)  Bisogna invece , con la stessa determinazione,  adottare  direttamente la politica delle azioni ambientali localmente,  chiarire  ai cittadini i problemi conquistando il pulpito dei comizi, occupare  le  sedi democratiche estromettendo dalla stanza dei bottoni coloro che hanno un’idea arretrata di policy.  L’ azione    portata avanti   da gruppi di cittadini invece  è una modalità provvisoria.  Dalle   manifestazioni di protesta   difficilmente  si riesce    a  inoltrare alla politica  soluzioni coerenti   di tipo collettivo e  interrelate in modo organico  con le programmazioni delle attività produttive.  Inoltre  i gruppi che nascono tendono ad assumere atteggiamenti  di tipo campanilistico. Si veda il rancore  degli abitanti del Vulture   nei confronti dei potentini,  rei di non fare la raccolta differenziata e  di  determinare    la permanenza   dell’inceneritore.  Una guerra tra abitanti  che fa il gioco di chi   ha tutto l’interesse a   nascondere  precise responsabilità morali, e nella fattispecie  a perseverare  in  quella   filosofia    dell’incenerimento affermatasi  per un decennio e che è tuttora  alla base della programmazione regionale sulla gestione dei rifiuti.   La  superficialità del dibattito sull’ambiente,   dove l’opinione pubblica compie una stilizzazione scorretta delle problematiche e dove  le associazioni ambientaliste  falliscono   la missione della  comunicazione  dei temi,    rende  un  favore  alla vecchia  politica,   le fornisce   il tempo supplementare  di diventare esperta nel respingimento delle accuse e nell’adeguamento delle proprie strategie demagogiche alla bisogna. In questa  chiave   si leggano  le programmazioni  di    green economy con il quale i politici  della  oil economy  tenteranno  di stare sull’attualità in vista delle  prossime campagne elettorali.    È veramente il momento di mettere in campo delle  idee e    delle   persone che siano in grado  di concepirle. Il  vuoto  di idee è il nostro vero  problema,   che    la “democrazia partecipata”  si illude di poter riempire. La partecipazione in queste condizioni di scarsa coscienza e spesso  malafede  dell’interlocutore politico  può solo gratificare  qualcuno per il fatto di sentirsi chiamato a partecipare a  processi decisionali ,  che però hanno    scarse o nulle influenze  sul cambiamento.

 

Maddalena Rotundo

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Facce nuove?

Avevo già scritto che Matteo Renzi è la prova scientifica del Berlusconismo con altra faccia. E quel poco che si è visto al Tgr e che si è letto sui giornali locali non ha fatto altro che confermarmi questa impressione. Del resto, se il “ricambio generazionale” deve passare per Renzi e Alfano (per par condicio), vuol dire che non abbiamo più speranze. Mi auguro che i trentenni in gamba, davvero in gamba, comincino a muoversi nell’agone politico per far sì che questi giovani decrepiti si levino di torno al più presto.