j’accuse…parte prima

citando l’articolo de “il resto” a firma di nicola piccenna, articolo già pubblicato su questo blog in data 9 gennaio 2008, e facendo riferimento sempre a quanto contenuto in questo ed alla presunzione di una serietà deontologica dell’autore che conduce un’indagine giornalistica, la faccenda monte grosso potrebbe essere messa così:

la british gas rimi spa scava il primo pozzo esplorativo a monte grosso nel 1998, pozzo poi abbandonato in seguito ad una frana del sottosuolo (penso che già questo basterebbe a chiudere l’argomento tecnico sulla opportunità di trivellare ancora in quella zona), senza preoccuparsi affatto del ripristino ambientale (come d’altronde non si preoccupa affatto la regione ed i suoi uffici competenti, cosa per la quale dovremmo interpellare la giunta e l’assessore all’ambiente dell’epoca)

la british gas remi spa, prima di sparire dalla circolazione, diventa la gas della concordia spa, che dalla ricostruzione dell’articolo vediamo essere collegata con i soliti di giochi di scatole cinesi alla lega delle cooperative ed all’unipol di consorte, sacchetti e co. (proprio quelli che fassino e d’alema elogiavano prima della loro rovinosa caduta e da cui poi hanno preso precipitosa distanza) e fin qui ancora poco di strano (…insomma!…è che in italia ci siamo ormai abituati alle cose strane!…), al di là dello scempio che è ancora visibile a montegrosso ed ovviamente del disastro finanziario legato all’unipol

la società gas della concordia spa ceda alla sua controllata al 100% intergas plus srl tutto il ramo d’azienda riguardante il corposo potfolio di 17 permessi di coltivazione e 5 permessi di ricerca (tra cui quello di serra s. bernardo, in cui si situa lo scavo di monte grosso) il 26 aprile 2005

dopo solo qualche settimana, il 4 maggio 2005,  la intergas plus srl viene acquistata per soli 10.000 euro (potevo comprarla anche io, facendo una colletta tra gli amici!) ad una multinazionale, mediterranean oil and gas plc, sulla base di un’allegato all’atto notarile, allegato a data 7 gennaio 2005,  in cui si dava mandato ad un certo sig. anthony trevisan all’acquisto della intergas

considerando che il personale direttivo della mediterranean oil è in buona parte italiano o di origine italiana, tutto suona molto strano e su una base puramente intuitiva (ripeto, puramente intuitiva)  e confortati dal fatto che a pensar male si fa spesso peccato, ma più spesso ci si azzecca (anche visto quello che è accaduto in questi anni in italia) potremmo azzardare tre ipotesi per giustificare questa poco onerosa cessione ed a cui forse (non sta a noi giudicarlo) corrispondono tre ipotesi differenti di reato: 

  1. la intergas stabilisce con la mediterranean oil una partita di scambio…cioè la intergas viene ceduta praticamente gratis (al solo valore del capitale sociale) alla mediterranean oil, ma attraverso scambi di capitale sociale di società partecipate, si tenta di portar fuori dall’attenzione della magistratura (in previsione di quanto sarebbe potuto accadere con indagini all’epoca già in corso), e quindi continuare a gestire tranquillamente, l’affare con la copertura di una società estera 
  2. sulla medesima base, la intergas viene ceduta a 10.000 euro, ma il restante ammontare della vendita avviene in nero attraverso le solite finanziarie con sedi in paradisi fiscali, tipo isole cayman, lienchtenstein, etc., ravvisandosi così sia una possibile evasione ed elusione fiscale, sia una possibile costituzione di capitali in nero all’estero
  3. essendo il permesso di ricerca di monte grosso detenuto si dalla intergas più come capofila (20%) , ma nei fatti da eni, total ed altri già impegnati in basilicata, si costituirebbe un cartello oligopolistico che deterrebbe al momento il 36% dell’intera produzione italiana ed il 6% dell’intero fabbisogno nazionale di petrolio, di fatto costituendosi come posizione dominante sulle estrazioni di idrocarburi in italia, alla faccia dell’authority anti-trust, del parlamento e naturalmente dei consumatori italiani (a cui evidentemente un cartello non fa regali, anzi!)

ed in ogni caso a noi sembra che la società della prima perforazione sia esattamente la stessa attuale, se è vero che all’acquirente di una quota sociale corrisponde sempre un cessione delle partite finanziarie attive e passive, quindi dei diritti e dei doveri, dell’acquistata…se allora vi sono responsabilità civili della precedente società nel mancato ripristino ambientale di monte grosso (considerando che le responsabilità penali sono sempre personali, non potendo dimostrare che gli amministratori di ieri corrispondono a quelli di oggi), credo dovrebbero ricavarsi delle conseguenze da ciò, fermi restanti i punti sopra espressi…queste sono ovviamente deduzioni personali e se indagini vanno condotte, queste sono di competenza esclusiva della magistratura o degli organi di polizia giudiziaria, che invitiamo ovviamente ad agire al più presto…a noi tocca leggere il solo dato politico di una gestione a dir poco “spensierata” dei rapporti che le giunte della regione basilicata hanno intrattenuto ed intrattengono con le compagnie petrolifere e con questa in modo particolare…ma è solo un j’accuse…parte prima…miko

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