comunicato stampa del comitato no oil lucania

Apprendiamo dalla fonte basilicatanet che la Regione Basilicata nelle persone del suo presidente Vito De Filippo e del suo assessore all’ambiente e vice-presidente Vincenzo Santoschirico ha annunciato la nascita del “tavolo di garanzia” sulla salute e sull’ambiente in materia di estrazionim petrolifere, tavolo a cui parteciperanno dirigenti degli uffici regionali del Dipartimento Ambiente interessati e dell’Autorità Ambientale, l’Arpab, l’Osservatorio Epidemiologico Regionale, l’Osservatorio Ambiente e Legalità, i rappresentanti di Istituzioni, organizzazioni sindacali, associazioni di categoria, associazioni ambientaliste ufficialmente riconosciute, comitati di cittadini organizzati, rappresentanti delle compagnie petrolifere“.

  

Il comitato plaude fragorosamente alla nascita di cotanto tavolo di garanzia che vede sostanzialmente la presenza di enti ufficiali coinvolti proprio nei sospetti di “leggerezza” in materia, associazioni ambientaliste ufficialmente riconosciute, quindi di fatto con l’esclusione della OLA e probabilmente del Comitato No Oil Lucania, e con il solo WWF isolato ad un tavolo dove tra rappresentanti dei petrolieri, associazioni sindacali e di categoria impegnate a difendere il lavoro che il petrolio porterebbe – il condizionale si può ancora usare? – comitati di cittadini accuratamente scelti per la docilità delle loro tesi sullo sviluppo possibile, ben poco spazio rimarrebbe ad un serio confronto su una materia che non si può ritenere sopita dalla gran boutade di una conferenza stampa in pompa magna che ancora ricordiamo per la magniloquenza  di qualcuno preposto ai controlli ambientali che serenamente ammetteva non essersi mai calcolato il punto zero precedente all’avvio delle trivellazioni e del trattamento del greggio presso il centro olii di Viggiano.

  

Fa soprattutto pensare la presenza al tavolo dell’Osservatorio sull’Ambiente e la Legalità, una costosa convenzione che Legambiente detiene con la stessa Regione Basilicata che proprio ed anche allo scopo del tavolo dovrebbe essere vocata, non essendosi in tutto questo ultimo periodo udita alcuna dichiarazione della stessa Legambiente in merito alle estrazioni petrolifere, cosa che rende il sospetto di certa benignità quantomeno lecito.

  

Il fatto è che la politica riesce proprio all’avvicinarsi di scadenze elettorali a dare il peggio di se stessa in dichiarazioni evanescenti di grande attenzione e tutela del bene comune che per tutti gli anni precedenti pare piuttosto aver dimenticato, gestendo con piglio da monarca materie ed accordi che passano del tutto sulla volontà dei cittadini od anche solo dell’informazione degli stessi.

  

Dovremmo forse ricordare quanto proprio sulla base delle denunce pubbliche di questo comitato il tema petrolio sia ritornato all’attenzione dopo un oblio informativo durato anni, a meno di non considerare informazione la suadente litania tuttovabenista che Rai Tre Basilicata ha spesso offerto sul tema? Dovremmo forse ricordare le polemiche sul numero di permessi di ricerca e coltivazione di idrocarburi in regione che solo grazie ai dati del comitato l’allora assessore all’ambiente Santochirico ha avuto modo di correggere nella sua conoscenza della materia?

  

L’informazione, così come la garanzia all’informazione ed alla tutela, non è procedimento di manutenzione ordinaria dell’opinione pubblica ad uso e consumo dei momenti e delle loro necessità, ma è un processo democratico ed atto dovuto che o si affronta con la consapevolezza della partecipazione di ogni voce, persino quelle più scomode, o finisce per essere vuota attività di propaganda inoculata in dose a volte omeopatiche, a volte massicce, ma sempre e solo con lo scopo di costituire un minculpop a forma di vasca in cui candeggiare le menti della comunità e di tritacarne in cui sminuzzare le speranze che qualcosa possa ancora cambiare in questa terra e che l’arte della critica non sia solo esercizio dialettico per pochi eletti, ma patrimonio comune di un popolo che è proprio quella capacità di critica a rendere consapevole di vivere in una democrazia e non in un esarcato bizantino.

Di quel tavolo sconnesso e pendente da un solo lato non sappiamo cosa farcene. 

Miko Somma, portavoce del Comitato No Oil Lucania 

ahahahaha, il tavolo di garanzia

AMBIENTE E SALUTE, ISTITUITO IL “TAVOLO DI GARANZIA”
 
24/03/2009 16.55.56
[Scorie nucleari a Scanzano]
                                                                                                                         

(AGR) – Il “Tavolo di Garanzia” in materia di tutela ambientale e della salute sulle attività di ricerca e produzione di idrocarburi è stato istituito dalla Giunta regionale nel corso dell’ultima seduta.
Ne faranno parte i dirigenti degli uffici regionali del Dipartimento Ambiente interessati e dell’Autorità Ambientale, l’Arpab, l’Osservatorio Epidemiologico Regionale, l’Osservatorio Ambiente e Legalità, i rappresentanti di Istituzioni, organizzazioni sindacali, associazioni di categoria, associazioni ambientaliste ufficialmente riconosciute, comitati di cittadini organizzati, rappresentanti delle compagnie petrolifere.
Attraverso un percorso di ascolto con i diversi attori sociali si definiranno più precisamente la composizione e le regole di funzionamento del Tavolo.
“Con questa iniziativa – ha commentato il presidente Vito De Filippo – la Regione intende compiere un passo in avanti verso la partecipazione e la trasparenza, su un tema tanto importante quale la tutela della salute dei cittadini e delle risorse ambientali, per determinare un clima di fiducia generale che contribuisca a ridare vigore ad un senso di comunità in cammino verso uno sviluppo sostenibile e duraturo….“Istituiamo il “Tavolo di Garanzia” affinchè le informazioni possano circolare liberamente – ha affermato l’assessore all’Ambiente, Territorio e Politiche della Sostenibilità Vincenzo Santochirico, al di fuori di cortocircuiti mediatici che si autoalimentano da soli distorcendo, in molti casi, la verità dei fatti….

——————————————————————————ripeto la grassa risata….ahahahahahahaha……..ma chi volete prendere in giro?…ad un simile tavolo per esempio non potrebbe partecipare la ola e probabilmente neppure il comitato no oil lucania, ma ci sarebbe l’osservatorio ambiente e legalità, cioè legambiente che detiene una costosa convenzione con la regione basilicata proprio con l’osservatorio, e magari l’unica voce stonata nel vostro coro di “tuttoapposto” sarebbe il wwf che quindi ben poco potrebbe…no no, cari millantatori, non ci stiamo a queste boutades a senso unico…gli unici cortocircuiti avvengono nelle vostre teste troppo use a considerarsi teste reali per ammettere che esiste altro al di fuori della vostra realtà o di quella che inoculate come veleno quotidiano in dose a volte omeopatiche, a volte massicce (siamo in campagna elettorale) alla comunità dei lucani…in quanto al millantatore capo (solo per la faccia tosta), vincenzino santochirico, occorrerebbe ricordargli di alcune vecchie polemiche sui giornali riguardo ai numeri dei permessi e delle concessioni per idrocarburi esistenti in questa regione…il comitato ebbe ragione con i semplici dati e lui torto marcio (la classica figura di m….) con le sue arraffazzonate note stampa, ma lui ed il suo socio fanno il tavolo della trasparenza ed il comitato non ci siederà, anche perchè dei vostri tavoli non sappiamo che farcene, visto che la stagione cattiva volge più o meno al termine ed il camino acceso rischierebbe solo di essere uno spreco di legname…sicuro poi che invece del tavolo di garanzia, non si farà il tavolo dei garantiti??…meditiamo gente, meditiamo!!!!

 

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ecco la fregatura sel

LA SEL PRESENTA ALL’API IL PIANO STRATEGICO AZIENDALE
Sei anni per valorizzare le risorse energetiche della regione
24/03/2009 13.33.19
[Basilicata]

Il vice presidente della SEL (la Società Energetica Lucana) Gianfranco Blasi e il direttore generale Massimo Scuderi hanno illustrato presso la sede dell’API di Matera il Piano Strategico Aziendale per il sessennio 2009-2014.
Entrata in funzione il 1° giugno 2008, la società di proprietà della Regione Basilicata si propone di valorizzare le risorse energetiche e di essere gestore della domanda pubblica di energia, creando valore sociale per le pubbliche amministrazioni, i cittadini e le imprese.
Ad una folta platea di imprenditori dell’API, – si legge in un comunicato – i vertici della SEL hanno spiegato la mission della SPA in una proiezione temporale di medio termine, di qui al 2014. La SEL, presieduta da Rocco Colangelo, persegue l’autonomia energetica della pubblica amministrazione lucana, privilegiando le fonti alternative di energia rispetto a quelle fossili e mettendo sul mercato 200 MW aggiuntivi rispetto a quanto previsto dal Piano energetico regionale, tutti da fonti non fossili, utilizzando gli operatori privati.
L’investimento complessivo è di 291 meuro, con risorse pubbliche e private, di cui 113 della SEL e 178 di terzi col meccanismo della concessione, cioè co-finanziamento e gestione. Blasi ha invitato le imprese ad attrezzarsi per partecipare alle gare d’appalto, mentre dall’API è venuta la richiesta di un tavolo di concertazione per un confronto preventivo sulle scelte operative della SEL, perché il sistema economico locale sia coinvolto negli investimenti che ricadranno sul territorio lucano. Le imprese, inoltre, – continua la nota dell’Api – hanno espresso soprattutto la necessità della riduzione dei costi dell’energia, in primis nelle aree industriali, trovando piena corrispondenza nelle risposte fornite da Blasi e Scuderi.
Il paradosso lucano, infatti, è di essere una regione piena di petrolio e di gas, che tuttavia produce poca energia, insufficiente persino per il nostro esiguo fabbisogno. La legge regionale sulla competitività, volta anche ad attrarre investimenti in Basilicata e a rendere più competitive le imprese esistenti, deve avere come logica conseguenza la riduzione della bolletta energetica delle aziende. In proposito l’API ha apprezzato il progetto di costituzione di una newco ENI-SEL per la distribuzione del gas, con conferimento dei contratti e degli asset di Italgas in Basilicata, che potrebbe accelerare tra l’altro il processo di metanizzazione di tutte le aree della regione.

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stanno cominciando a buttare la maschera!!!…accordo bipartizan tra centrodestra e centrosinistra (blasi, colangelo come rappresentanti al momento non direttamente schierati) con l’avvallo dell’imprenditoria lucana e non che vuol farsi energetica e l’appoggio di eni e di alcuni strani personaggi di cui parlaii tempo fa in un articolo dedicato a tessere i rapporti e a fare da garante rispetto ai tavoli dei poteri forti nazionali (non chiedetemi di far nomi adesso, ma andate a ricercare con cura l’articolo in questione)

il meccanismo funzionerà così…la sel diverrà gestore del gas lucano e concessionario della produzione di energia su suoli pubblici ed aree demaniali, coinvolgendo i privati “energizzabili” che pagheranno canoni, con l’aiuto dell’eni e di questa nuova compagnia che tutto è tranne che un progetto, trattandosi piuttosto di qualcosa già in itinere con gli accordi del 1998 e tenuto finora in stand-by per non svelare l’arcano di un accordo fatto sopra la testa dei cittadini che nulla sanno di quanto sulla loro pelle si sta giocando, la riduzione della regione a distretto energetico-petrolifero, con tutto ciò che questo comporta in termini di destinazione dell’intero territorio

dopotutto la regione basilicata era già stata indicata dall’attuale governo come distretto petrolifero e tutta una serie di altri accordi sempre rigorosamente parcellizzati e tenuti così lontani dallo sguardo dell’opinione pubblica lucana (geogas ed inceneritori in quanto tali ed in quanto travestiti da centrali a bio-masse, sulla base della famosa delibera del novembre 2005 che equipara il cdr da rifiuti solidi urbani a legna ecologica, permessi di ricerca di idrocarburi che cominciano a muoversi tutti insieme, impianti e discariche di samltimento rifiuti tossico-nocivi, e l’elenco potrebbe essere lungo coinvolgendo anche la gestione delle acque e certe società, acqua s.p.a. che sono preludi di privatizzazioni ormai date per scontate) paiono ormai voler indicare chiaramente il destino di una regione che è tanto poco densamente popolata e di così esigua rilevanza politica, soprattutto poi quando la rappresentanza politica stessa fa parte integrante di quei processi, da potersi tranquillamente “destinare” (preferite “nominare”) al ruolo scomodo di damigiana petrolifero-energetica, serbatoio di acque per usi vari e sversatoio di rifiuti…un affare da svariati miliardi di euro sulla pelle della comunità lucana che necessita di forti connubi tra poteri

tutte cose che diciamo da sempre e a cui da ora abbiamo deciso di opporci anche politicamente (checchè ne dicano i collaterali comandanti di truppe cammellate al sistema di potere), cominciando dal dire forti e chiari no a quanto sta accadendo

e tanto per concludere alla luce di quanto descritto vi appare un po’ più chiaro perchè il piano energetico regionale non sia ancora venuto fuori?

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riunione rinviata

a causa delle avverse previsioni meteo a partire dalla tarda serata, la prevista riunione di oggi è rinviata a data da destinarsi e comunque entro questa settimana

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troppo poco, mollicone

FONDI TRASPORTO LOCALE, IN III CCP SI TUTELA L’AMBIENTE
 
24/03/2009 12.10.15
[Basilicata]
                                                                                                                         

 (ACR) – La Terza Commissione consiliare della Regione Basilicata, nella seduta dell’11 marzo 2009, ha approvato la Delibera di Giunta regionale n. 2138 del 29 dicembre 2008 avente ad oggetto i criteri di riparto del fondo del Piano degli investimenti nel settore del Trasporto pubblico locale – Servizio Urbano. A darne notizia è lo stesso presidente dell’organismo, Francesco Mollica, il quale sottolinea, inoltre, come “l’atto licenziato dalla Commissione con parere favorevole a maggioranza, recepisca un emendamento proposto dallo stesso Mollica diretto a ridurre le emissioni inquinanti degli autobus”. “Con tale proposta, infatti – continua Mollica – si è stabilito che l’acquisto degli autobus a trazione non convenzionale deve essere non inferiore al 30 per cento, mentre la restante percentuale deve avere caratteristiche ‘Euro 4’, ossia dotati di Fap (Filtro Anti Particolato). Se l’orografia del territorio in cui gli autobus devono essere utilizzati – continua il Presidente della Commissione – avesse avuto una conformazione diversa, la percentuale dei mezzi a trazione non convenzionale sarebbe potuta essere maggiore”. “Il provvedimento – conclude Mollica – deve ora essere approvato dal Consiglio regionale e, anche in quel contesto, la percentuale potrebbe essere ulteriormente migliorata nella direzione di ridurre l’inquinamento atmosferico che gli autobus comportano nello svolgere il loro servizio”.

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troppo poco mollicone…30%?…ridicolo!!!…e di quale orografia del territorio parla?…mica siamo in tibet…e voglio vedere in consiglio quanti tagliuzzi si faranno perchè oguno in campagna elettorale fa, agisce, parla e vota “pro domo”

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rimestatori di torbido o di…

 

DI LORENZO: MONITORARE IMPRESE EXTRACOMUNITARIE ORIENTALI
 
24/03/2009 11.42.50
[Basilicata]
                                                                                                                         

 (ACR) – Il vice presidente della III Commissione consiliare permanete, ‘Attività produttive, Territorio, Ambiente’, Pasquale Di Lorenzo, ha chiesto con una lettera indirizzata al Prefetto di Matera ed al presidente della Commissione, Francesco Mollica, “di avviare un monitoraggio ed una attività di controllo sulla situazione relativa alla provincia di Matera sul numero dei lavoratori extracomunitari di origine cinese, sulla esistenza o meno di regolari permessi di soggiorno, nonché sul numero di imprese da essi costituite e sui settori di attività e localizzazione delle attività e quante di esse hanno rapporti di fornitura con imprese italiane”. “Il fenomeno in questione – dichiara Di Lorenzo – sembrerebbe aver assunto una particolare rilevanza, soprattutto, nel materano dove, nel corso degli ultimi mesi, non è inusuale riscontrare un accresciuto numero di presenze cinesi e, specialmente, di opifici da loro condotti che lavorano nell’ambito del settore del salotto. E’ necessario verificare – continua il consigliere del Pdl – gli ambiti di legalità e del rispetto delle normative sulla sicurezza del lavoro, le condizioni in cui vivono queste persone e, soprattutto, se vengono rispettate le normative contrattualistiche in termini di retribuzione e fiscali. In questo particolare momento non si tratta di scatenare una guerra tra poveri a danno di chi ha lasciato il proprio Paese di origine per cercare miglior fortuna, ma nemmeno – sottolinea Di Lorenzo – bisogna pregiudicare ulteriormente la situazione lavorativa dei materani e dei lucani…Il recupero della competitività del settore del salotto e dell’indotto – sostiene Di Lorenzo – non può e non deve essere perseguito utilizzando questi espedienti, da reprimere, viceversa, con fermezza se accertati, individuando e penalizzando chi adotta ogni eventuale forma di raggiro delle norme fiscali e retributive, ricorrendo a forme e condizioni di lavoro che li rendono illegalmente competitivi rispetto alle imprese che, invece, rispettano le norme e la legge italiana. La gravità che può assumere questo fenomeno – dice Di Lorenzo – non può passare inosservata perché, come risulta da recenti studi di settore, tali imprese non solo mandano fuori mercato i lavoratori italiani e lucani con relative imprese di conto lavorazione e dell’indotto, ma esportano, anche, a minor costo, potendosi, oltretutto, fregiare di un marchio prestigioso, quello del Made in Italy. Tutto questo – conclude Di Lorenzo – non accollandosi, in molti casi, i costi derivanti dagli adempimenti normativi e contrattuali che le altre imprese italiane e lucane sostengono diligentemente e non senza sacrifici”.

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siamo dunque alla follia demagogica!!!…se è certo infatti che le ditte cinesi operano nei modi descritti e di fatto “buttano” fuori dal mercato chi in modo legale tenta di operare confrontandosi però con prezzi sempre al ribasso, occorre fare qualche considerazione di più di quelle che fa costui, mostrando la corda del pensiero destrorso

in primis i controlli fiscali, dell’ufficio del lavoro, degli ispettori inps e degli uffici delle asl devono riguardare tutti, e non solo i cinesi, visto che il problema del “nero” riguarda una fetta consistente dell’economia nazionale e regionale che agisce in tal senso storicamente da molto tempo prima che i cinesi arrivassero a turbare ulteriormente i mercati

ma il vero problema non è certo nella produzione che non fa che seguire gli stimoli del mercato, quanto nel mercato stesso…mi spiego…ciò che i cinesi producono a costi inferiori, sfruttando il “nero” in tutti i campi, è richiesto da un mercato schizofrenico che pretende di ridurre di continuo i costi, “esternalizzando” come si dice o comunque scaricando il minor costo proprio sulle ditte produttrici in licenza o in appalto e non volendo mai farsi carico di una minore redditività che a quelle tendenze dovrebbe portare tutti li operatori sul mercato…ma così non è e le ditte di distribuzione o le marche griffate non rinunciano ad utili oparativi da capogiro (un paio di scarpe es. di prada costa sul mercato indiano o cinese dai sei ai nove euro, ma sul mercato europeo si vende a 200) distribuiti attraverso le varie fasi della filiera della distribuzione, ma mai spalmati su chi affronta la produzione vera e propria…e molto spesso, direi quasi sempre, anche costoro non rinunciano agli utili ed alla fine a pagare la minor redditività del comparto produttivo sono le maestranze sottopagate e fatte operare in condizioni igieniche e di sicurezza fuori da ogni norma e naturalmente l’ambiente….i costi dove è possibile tagliare sono infatti solo quelli interni (sicurezza, contribuzioni, sottopaga) e quelli ambientali (rifiuti, impatti non controllati, emissioni libere)…un cane che si morde la coda insomma!!!

prendersela con i soli cinesi non ha senso, di lorenzo, quando le cause vere della crisi del salotto stanno nell’incapacità imprenditoriale del settore locale a confrontarsi con segmenti di mercato alto che richiedono ricerca ed innovazione continue, mentre si è preferito negli anni scorsi navigare tranquilli e senza spese abbassando sempre più il livello dell’offerta fino a rimanere scoperti in un settore dove i cinesi (ma anche altri) erano in grado di mettere sul mercato prodotti si di basso livello qualitativo, ma estermamanete appetibili dai settori “bassi” del mercato stesso, settori estremamante condizionati al consumo continuo di beni da un’assillante e martellante campagna pubblicitaria che da anni invita al “consumare per essere”…ma le industrie cinesi sono anche andate oltre ed in virtù di accordi bilaterali tra italia e cina fatti ad arte solo per le grandi griffes del made in italy (che vendono tra i ricchi cinesi disposti a spendere anche tanto) sono arivvate in italia ed impiantandovi stabilimenti e quindi effettuando in loco la sola fase finale del processo produttivo (assemblaggi, cuciture, etc.) dispongono di un comodo marchio made in italy con cui operare…ovvio che poi producendo in nero, con materiali e lavoratori provenienti dalla cina, in concomitanza con la tendenza imprenditoriale italiana di cui sopra, abbiano di fatto surclassato la produzione italiana

il problema a monte è quindi nel mercato stesso ed in alcune sue regole che la globalizzazione ha esasperato attraverso comportamenti indotti da campagne mediatiche martellanti e nell’incapacità degli imprenditori locali di fare appunto gli “imprenditori” che normalmente rischiano, innovano, ricercano…altro che cinesi!!!

o capiamo questi semplici concetti o la guerra tra poveri che a parole si vuole evitare, nei fatti la si pratica già, rimestando nel torbido o peggio ancora in qualcosa di peggiore…cosa che la destra fa regolarmente incitando sempre qualcuno a prendersela con qualcun altro per qualcosa che è estraneo ad entrambi (o di cui è semmai pedina più o meno consapevole) e che benefici reca solo e soltanto ad altri…del tipo ma chi credete che benefici del piano anti-crisi, la fiat, le banche, le assicurazioni, etc. etc o chi quelle macchine, quelle polizze, quei conti correnti e quei mutui è costretto a farli, per “suggerimenti” dei media o per necessità reali? 

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