la città ed il progetto – parte prima

sull’onda delle mie riflessioni di questi giorni circa la lista civica di comunità lucana per potenza, vorrei mettere a parte i lettori di alcuni spunti che credo siano importanti per definire il percorso (o se volete il fronte) in cui ci troveremo impegnati

guardando alla città di potenza lo scempio di una cronica cattiva amministrazione è palese a chiunque e non starò certo ad enumerare i tanti esempi negativi, dalle strade ridotte a colabrodi al paradigma della “nave” del serpentone, dal ponte dis-attrezzato che non apre e forse non aprirà mai all’abbandono dell’area ex-cip zoo, dal disagio del traffico quotidiano al lordume degli escrementi dei cani che incauti possessori non si degnano di raccogliere mai, dall’impossibilità ad una deambulazione sana per sani e meno sani per le vie di una città dove i marciapiedi sono diventati parcheggi alla inesistenza di bagni pubblici – ed alla fine ho enumerato solo una microscopica parte dei problemi cittadini.

una cattiva amministrazione che ad onor del vero non nasce certo con la giunta santarsiero, ma affoda le sue radici nel passato delle prime giunte fierro per proseguire poi con sampogna, ancora fierro ed oggi quel sindaco che è riuscito a ridurre quel vistoso 74% dei consensi con cui era stato eletto ad una bega da giocarsi in consiglio comunale pur di far approvare il suo “giocattolo” regolamento urbanistico che ora ad una città intera toccherà ingoiare…e ad onor del vero ho tenuto separata la giunta di mimmo potenza dall’elenco solo per riguardo ad una persona che ho sempre reputata onesta, trattandosi di una giunta per nulla dissimile dalle altre, tale fu il ricatto dei veti incrociati delle segreterie cittadine che lo avrebbero divuto sostenere e che lo bloccarono praticamente in ogni iniziativa…e ad onor del vero non ho citato tutte le giunte che dalla prima consiliatura, sindaco emilio colombo, ci hanno accompagnato fino all’oggi in un passato poco illustre di cui questo presente è figlio

ma non è ora di bilanci dell’azione amministrativa – sono sotto gli occhi di tutti! – quanto piuttosto di altri percorsi da inaugurare ed in fretta, visto il poco tempo che ci separa dalla data delle amministrative di giugno, e tutti immaginiamo o possiamo farlo, che saranno queste elezioni a stabilire l’inizio di un nuovo corso in città o la continuazione del sistema innestatosi ormai in ogni struttura amministrativa

non diamo nulla per scontato, che vinca il centrodestra con candidati e programmi che nessuno vede, ma che tutti immaginano costruiti sull’osservanza alle norme del “padrone” o che vinca il centrosinistra con quei personaggi obsoleti financo quando sono giovani e novelli alla politica, che non vinca nessuno e si vada ad un ballottaggio dove in nome del potere assisteremo a conversioni e fulminazioni sulla via per damasco (o per p.zza matteotti) ed ai soliti giochini perversi di alleanze fino a cinque minuti prima improponibili, che costituiscano una sorpresa invece proprio quelle liste civiche come la nostra, radicate in una progettualità inequivoca, non è dato saperlo, a meno di non schiavizzare l’intelligenza alla perversione del sondaggio

no, parliamo d’altro piuttosto, e parliamo di programmi, e chiediamoci cos’è un programma amministrativo…un insieme forse di miracoli da proporre alla folla degli astanti?…un abbozzo volutamente confuso di proclami che non appaiono impegni?…una sinergia più o meno virtuosa di “consigli dell’amico saggio” e di ascolto dell’uomo della strada?…una cristallizzazione ideologica ordinata in comandamenti?…o cosa?

non conosciamo ancora nè programmi, nè liste, nè candidati sindaci che i belligeranti intendono spiegare sul campo del risiko cittadino (o del ridikolo cittadino?), ma immaginiamo che alcune delle più fervide e febbrili (cerebralmente parlando) menti cittadine siano già al lavoro per elaborare un riassunto comprensibile ai mortali di progettualità salvificanti donate da alieni di passaggio o da dio stesso sceso finalmente in terra per rimettere giudizio tra gli uomini

no, non parliamo allora di programmi, ma parliamo di qualcosa che attiene strettamente all’elaborazione di un programma per la città…un programma politico-amministrativo, lungi dall’essere un manuale di buone tecniche amministrative – dacchè il tecnicismo lasciato solo a se stesso produce solo risultati tecnici e non mai evidenze sociali in considerazione che la società stessa è fatta di persone e non di numeri – è un traduzione in realtà possibili di idee che indicano una strada, un cammino di cui quel programma sarà il cordolo a cui aggrapparsi per non perdere la direzione, in altri termini un programma per la città è conseguenza diretta di un’idea della città, in mancanza della quale tutto diviene esercizio retorico o gestione del quotidiano – e quanto abbiamo bisogno di governo e non di governance è evidente ormai a tutti!

ecco dov’è questa idea della città?…dov’è l’idea di destra e dove quella di sinistra e magari quella di centro o delle tante listarelle che si agitano civettando per raccattare consensi da rispalmare sul vincente o presunto tale?

un’idea di città non prescinde e non può prescindere mai da un’idea di cittadinanza, almeno fino a quando ci saranno cittadini e non mai sudditi, quindi non prescinde dal complesso di diritti e doveri che costituiscono il concetto e la pratica coerente della cittadinanza stessa…in altri termini senza interrogarsi sul ruolo dei cittadini in una città, ben poco si riuscirà a costruire in termini di partecipazione alla vita politica ed alle scelte, punto nodale questo della disaffezione verso il sistema stesso dei partiti che questa cittadinanza mostra ormai con insofferenza o con rassegnazione, e di conseguenza ben poco ci sarà da scrivere programmi

qualcuno potrà a ragione obiettare che la partecipazione è difficile da costruire quando sono mancate le stesse ragioni di partecipare in conseguenza di un sistema politico che in cambio dell’affidamento personale ad un politico, di una delega incondizionata al fare ed al progettare, ha drogato di particolarismi e di piccole complicità la stessa possibilità per il cittadino di rendersi critico atrraverso la scelta del voto e l’espressione palese del dissenso

qualcuno potrà obiettare che i tempi della partecipazione popolare sono lenti, ammettendo comunque di riuscire e solo volerli costruire, e che la realtà ha invece necessità di decisioni immediate

nulla da dire in merito, ma può mai questa divenire una scusa valida a giustificare la continuazione dello stato dei fatti e non mai l’inizio dell’inversione della tendenza?

qui subentra la risposta ad entrambe le possibili obiezioni…la partecipazione è difficile da costruire, stante la storia avversa ad essa, ma pur bisogna iniziare, continuando però a decidere ed in una certa misura questo risulterà una contraddizione irrisolvibile nell’immediato…non esiste quindi alternativa o sintesi tra un modello “autoritario” (difficilmente autorevole) ed un modello popolare (o facilmente demagogico)?

qui subentra l’idea, l’idea della città…se una città è fatta di cittadini, soggetti di diritti e doveri, e non di consumatori, soggetti-oggetti di pratiche di vendita e di customer satisfaction, la città non può essere il luogo della rilevanza economica, della funzione mercantile (pur dovendolo necessariamente comunque essere), ma è il “luogo” della costruzione dei diritti e dei doveri in pratiche di amministrazione che a quei diritti ed a quei doveri fanno e devono fare di continuo riferimento

e quando si parla di diritti e di doveri e di cittadinanza, scopriamo che una città non è il borgo medioevale racchiuso dalle mura di cinta, autoreferente nei suoi rapporti sociali, economici e “democratici” tanto da meritarsi una distinzione netta tra urbano e contado afferente alle funzioni, ma è un insieme di più cittadinanze che si mescolano nell’utilizzo stesso della città e di funzioni delocalizzate in ambiti non più circoscrivibili alla città stessa in quanto ambito prevalente…in altri termini esiste la città dell’abitare e vivere (con le sue ovvie distinzioni), la città del lavorare, la città dei servizi, la città della cultura e dello svago, la città delle attitudini sociali e personali, la città delle possibilità fisiche, materiali od immateriali che convivono tutte insieme ed a conviverle non sono più gli originari abitanti del borgo, ma tutti i cittadini (quindi anche appartenti ad altre cittadinanze) che in qualche modo transitano per i più disparati motivi nella città stessa

sembrerebbe a questo punto ovvio che parlare di un progetto per la città di potenza non possa prescindere affatto dal suo ruolo di capoluogo di regione con tutto ciò che questo significa in termini di accessibilità e vivibilità della città anche alla cittadinanza lucana che quotidianamente la vive, probabilmente detestandola…e se ai dati sul pendolarismo quotidiano in città, aggiungiamo infatti le tante visite non quotidiane per motivi di lavoro, salute, burocrazia e studio, scopriamo che questa città svolge una funzione di citta di servizi molto più esasperata di quanto sia dato osservare da una passeggiata per via pretoria…bene, a questi cittadini altri di potenza, cosa offre la città dei servizi in termini di ospitalità, informazione ed orientamento, trasporti, interconnessione, cultura, etc etc….molto facilmente intuibile…nulla!!!

ecco una funzione della città facilmente traducibile in uno o più punti programmatici:

  1. miglioramento dell’accessibilità alla città, in primis al traffico pubblico attraverso l’individuazione di una stazione degli autobus (esistente e terminata, ma purtroppo nata già troppo piccola) e di servizi navetta per le principali destinazioni di servizi
  2. allocazione di un ufficio informazioni presso la stessa
  3. potenziamento del trasporto ferrato locale (azione di lobbying presso f.s., ripristino della linea ferrata per pignola, immissione in transito di treni di proprietà regionale) e miglioramento dell’intermodalità
  4. buono pasto e buono pernottamento a costo ridotto spendibile presso esercizi convenzionati

…e ma mica possiamo mettere tutto allo scoperto già da ora…il copincolla è sempre in agguato

(segue)

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un ponte per ogni regione

MEZZOGIORNO: LOMBARDO, REGIONI SI IMPEGNINO DI PIU’
 
05/04/2009 19.09.48
[Basilicata]
Il Presidente della Sicilia, Raffaele Lombardo, è convinto che le Regioni del Mezzogiorno “piuttosto che aspettare regali che piovono dall’alto”, debbano “cominciare una volta per tutte a imparare a conquistare cose e infrastrutture lottando e impegnandosi di più”. Lo ha detto lo stesso Lombardo stamani, a Potenza, parlando con i giornalisti a margine di un’iniziativa del Movimento per le Autonomie. Il leader dell’Mpa ha aggiunto che “il quinto punto del programma del Governo in carica è relativo alla creazione e al finanziamento di infrastrutture che portino il Sud a superare il divario con il Nord. Questo Governo – ha proseguito – comincia a operare in un periodo di crisi e recessione nel quale le poche risorse disponibili servono per tamponare le falle. Speriamo di uscire da questa crisi, ma sono comunque contento che alcuni impegni vengano mantenuti, come quello emblematico, ma non soltanto simbolico, della costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Le altre cose – ha concluso Lombardo – dovranno venire”.

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e così dopo claudia koll e le sue conversioni da premiare, in regione arriva anche lombardo ed i suoi baffi di un tempo che fu (per fortuna è venuto senza coppola e pantaloni di velluto, così ai maligni viene meno un argomento di detrazione)…lombardo ci viene a raccontare, vate ed apostolo tra i miscredenti, che dobbiamo impegnarci di più, così ogni regione avrà il suo ponte, superando il divario storico tra nord e sud…ma non lo ha informato nessuno che il nostro ponte (quello sul pertusillo) erano altri che i dipendenti del cavaliere ad averlo immaginato?…e nessuno ha pure informato lombardo che in questa regione non ci facciamo mancare proprio niente, neppure la mafia…ah si, una cosa ci manca, i pomodorini di pachino, ma siamo sicuri che i suoi sostenitori locali si impegneranno per farli arrivare al più presto nei nostri campi…minchia, sono draculaaaa!!!!

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CRISI: PITTELLA(PD), DA BERLUSCONI IL GIOCO DELLE 3 CARTE
 
05/04/2009 14.15.13
[Basilicata]
Per mantenere la pace sociale vuole aumentare i fondi per gli ammortizzatori sociali come fossero carità e li finanzia togliendo risorse alle infrastrutture: la ricetta anticrisi del ‘candidato’ alle Europee Silvio Berlusconi è ancora il solito gioco delle tre carte’’. Cosi’ il presidente della delegazione italiana nel gruppo del Pse al Parlamento europeo, Gianni Pittella, commenta Le affermazioni del presidente del Consiglio in risposta alla richiesta del sindacato di aprire un tavolo sulla crisi. ‘’Berlusconi, particolarmente attivo sulla scena internazionale se non altro per le gaffe che inanella da una capitale europea all’altra, non sembra cogliere minimamente le possibilità che l’Unione Europea ci offre – polemizza ancora Pittella – abbiamo proposto il lancio di eurobond per finanziare un grande piano di investimenti sulle grandi infrastrutture, fisiche e immateriali, l’energie pulite la banda larga; il raddoppio del fondo per aggiustare gli effetti della globalizzazione e della crisi; un ‘erasmus universale’ per gli studenti, regolamentare le agenzie di rating e di affidare la vigilanza sui mercati finanziari alla Bce’’.‘’Come si vede le cose da fare e da proporre
non mancano – conclude Pittella – ma l’unica preoccupazione del premier è zittire con minacce e battute stampa e opposizione.

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sono d’accordo con pittella…berluskoni gioca alle tre carte…ma loro a che gioco giocano?…a quello ad una sola carta…il mercato globale…ancora questa stupidaggine crudele da cui anche un bimbo capirebbe bisogna tenersi lontani e ripensare completamente ai meccanismi che da una quindicina di anni a questa parte hanno impoverito il mondo a favore di oligarchie di banchieri e finanzieri, con annessi petrolieri ed immobiliaristi e gentaglia simile, incidendo profondamente e forse in modo irreparabile nei meccanismi ambientali…c’è da fare altro, caro pittella, a cominciare da una serena e severa regolamentazione dei mercati stessi e di un graduale ma veloce ritorno alle economie locali in rete, a partire dal settore primario, annullando tutte le tutele concesse finora alle grandi concentrazioni e ristabilendo il diritto come base di una nuova economia sociale ed il rispetto dei cicli ambientali come determinate dei consumi possibili nell’ottica di economie circolari basate sul riutilizzo delle materie prime, sul risparmio energetico reale e sulla riconversione ecologica di ogni attività produttiva…ma sono cose che proprio non vi entrano in testa, come purtroppo ben sappiamo in questa regione che avete martoriato con il vostro pensiero unico?…e dall’altra parte c’è anche di peggio!!!

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