I nostri boschi non si toccano, presidente De Filippo
A commento dell’intesa protocollare firmata oggi tra Regione Basilicata ed UNCEM a riguardo del patrimonio boschivo lucano e del suo sfruttamento, fortemente stigmatizziamo l’enfasi retorica del presidente De Filippo per il raggiungimento di un accordo che di fatto, nel mentre magnifica di un solito nulla occupazionale e di un ancor più solito nulla gestionale locale – dovremmo ricordare il sostanziale fallimento in questo senso del PO Val d’Agri? – consegna pericolosamente in ostaggio i nostri boschi per lo sfruttamento massivo della massa forestale alla filiera produttiva dell’industria del legno, capeggiata da Federlegno per la parte produttiva ed Unicredit per la parte finanziaria.
Ma si è andati ben oltre una idea di gestione del territorio che non riesce a fare a meno della parola “sfruttamento”, quasi che il territorio sia qualcosa amorfo, senza vita e prospettive altre che la “rapina” delle sue risorse, con ben più pericolose idee che hanno a che fare con le alchimie ragioneristiche della compensazione degli inquinanti inventate per il gattopardismo di un sistema produttivo globale che non vuole in alcun modo supportare i costi di una sua reale riconversione.
Ci riferiamo al computo dello stoccaggio naturale di CO2 nelle nostre masse forestali da utilizzare per crediti nelle emissioni di gas serra a compensazione delle forti produzioni di anidride carbonica che deriveranno dalla prossima presenza nella Val Basento di due impianti termoelettrici (Sorgenia e Basento Energia) per un totale di 1200 MW e di quelle che attualmente vengono emesse nella Val d’Agri del petrolio a buon mercato, nel termodistruttore Fenice a Melfi ed in una serie di eco-mostri che in questa regione la filiera energetica ha deciso di allocare in dimensioni massive e devastanti, grazie al topolino ambientale di Kioto che consegna al dare–avere delle compensazioni la presenza di impianti non compatibili per dimensioni e numero alla capacità del territorio di sostenerli, e grazie ad una classe politica che o non riesce a guardare oltre il naso o è collusa.
Si continua così sulla strada delle finte centrali a bio-masse che, nel mentre non potrebbero mai allo stato attuale recuperare, nei limiti chilometrici stabiliti dalla legge, tanta legna per tanti MW di potenza da installare, nella realtà bruceranno eco-balle provenienti da Campania e regioni limitrofe, stante una ormai famosa delibera di Giunta Regionale del novembre ‘05 che equipara il CDR (combustibile da rifiuti) alla legna ecologica e lo rende combustibile anche in questi impianti.
C’è da dire che il terreno era stato accortamente preparato attraverso mosse strategiche della Giunta Regionale che, dal piano sulla forestazione produttiva, calmierato dall’accordo sui forestali e le 151 giornate lavorative, al piano di sviluppo rurale che incoraggia le produzioni agricole “no-food” ed un’impiantistica energetica delle aziende agricole che diverrà commercializzabile in favore dei gruppi in grado di fare davvero energia a fronte di investimenti improponibili ai singoli agricoltori, al piano energetico regionale che affida alle bio-masse il 15% di se stesso, silentemente ha posto in essere quella destinazione energetica del territorio lucano di cui il presidente De Filippo è alfiere e di cui spesso abbiamo denunciato i contorni.
Presidente De Filippo, i nostri boschi non si toccano poiché non sono un patrimonio computabile alla stregua di indicatori numerici per impegni di spesa, di algoritmi di previsioni occupazionali, di equazioni dove ambiente e salute sono costanti a valore prossimo allo zero, ma un bene comune, un bene comune dei cittadini lucani, quindi né suo, né dell’ente Regione Basilicata, di cui è la comunità a dover fruire il suo immenso valore naturalistico globale, e non altri.
Miko Somma
coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil
portavoce del comitato No Oil Lucania