GIORNATA DEI DIRITTI UMANI PENSANDO AD ANGELO FALCONE

Dall’amica Veronica Turiello (chi bazzica Facebook la conosce come Violet Violet), ci ha inviato il seguente articolo dedicato alla “storiaccia” di Angelo Falcone e Simone Nobili, detenuti in India. Pubblichiamo volentieri l’articolo

IL12 AGOSTO, CON INIZIO ALLE ORE 18,00, IN PIAZZA RISORGIMENTO A ROTONDELLA, SI CELEBRA LA GIORNATA DEI DIRITTI UMANI PENSANDO AD ANGELO FALCONE.

L’azzurro che chiamiamo cielo è per 3.000 uomini una striscia sottile circondata da sbarre di ferro.
Sono quasi 3.000 infatti i detenuti italiani nelle prigioni di paesi stranieri.
Molti di loro scontano la pena in prigioni europee con garanzie a tutela dei diritti umani.
Ma per alcuni, pochi e dimenticati, la detenzione diventa un inferno sulla terra a cui si aggiunge l’assoluta noncuranza delle istituzioni e il silenzio della società civile.
Angelo Falcone è uno di loro. E la sua storia ci riguarda da vicino…

Di Angelo, detenuto in un carcere dell’India dal 9 marzo 2007 insieme all’amico Simone Nobili, ci parla ininterrottamente il suo papà, Giovanni.
Giovanni che offre il suo tributo di dolore ad ogni giorno che arriva e che lo scioglie con coraggio nel caffè di ogni mattino.
La sua voce è una goccia inesorabile che attraversa le barriere insormontabili dell’indifferenza.
Che travalica i silenzi indecenti delle istituzioni e le lacune inspiegabili dell’azione politica.
Che supera l’incredulità di chi crede nel senso di appartenenza ad un popolo, quello italiano e che crede ad una Costituzione garante dell’uguaglianza anche adesso che conduce da solo la battaglia per la liberazione di suo figlio, un cittadino senza cittadinanza e senza tutele.
La sua voce ci parla di una storia che è diventata una missione e che deve solo a sè stessa la forza e il coraggio di volersi raccontare fino a raggiungere il finale tanto atteso.
L’unico possibile: la libertà per Angelo. La storia di Giovanni si scrive Libertà. E si legge Amore.
Angelo e Simone vengono tratti agli arresti a seguito di una perquisizione durante un soggiorno in India e trattenuti con l’accusa gravissima di spaccio di hashish.
Rinchiusi in un paese lontano, senza possibilità di poter parlare con i propri cari, senza l’iniziale assistenza di un legale e di un traduttore, verranno condannati a 10 anni di carcere duro dopo un processo sommario e un percorso giudiziario non protocollare.Le loro condizioni di salute si complicano in breve tempo a seguito delle precarie e malsane modalità di detenzione. Angelo e Simone guardano il loro cielo da una cella di due metri per due.
Bevono acqua da un catino posto al centro del cortile comune usato anche come lavabo per la poca biancheria che posseggono. Mangiano poco e per periodi lunghissimi gli viene negata la possibilità di contattare la propria famiglia, decisione che contrasta con le normali procedure previste in materia di trattamento penitenziario internazionale.
Il silenzio diventa consuetudine. L’abitudine alle parole, al suono delle voci familiari scema ogni giorno di più. L’abbandono diventa l’unica legge certa di una detenzione senza rispetto della dignità.
Il senso di solitudine entra nelle poesie e nei disegni che Angelo realizza e che dedica alla strenua e solitaria battaglia di suo padre. Un tacito accordo fra padre e figlio per non smettere di sperare.
Angelo che disegna su fogli a quadretti e le sue figure hanno ali e radici.
Il suo pensiero è libero e riesce a passare attraverso quelle sbarre arrugginite e fredde.
La sua speranza di ritorno è viva.
La alimenta il coraggio di Giovanni, prigioniero a sua volta di una lotta che spesso è parsa senza possibilità di vittoria. Che ha avuto indifferenza e silenzio come nemici potenti e aridi.
Giovanni che da due anni scrive ogni giorno dalle pagine del suo blog http://giovannifalcone.blogspot.com/ per sensibilizzare quella società civile cieca e sorda alle sorti di suo figlio Angelo e di tutti gli altri detenuti italiani in istituti penitenziari di paesi stranieri, ugualmente soli. Ugualmente vittime di un silenzio illogico.
Una lotta impari. Una battaglia persa per chiunque altro.
Non per Giovanni. Il suo gridare, dire, scrivere, tessere contatti e cercare strade percorribili per disegnare ancora il volo libero di suo figlio non si ferma. Dopotutto, l’amore non vede i confini materiali. Li supera con una spossante leggerezza.
Angelo. Simone. E i nomi di 3.000 altri ignoti e dimenticati. Come se la memoria fosse una buca nera senza fondo. C’è che si sveglia ogni giorno per accendere una luce e tenere vivi i contorni dei loro volti e l’essenza dei loro sogni.
Al lungo silenzio istituzionale e mediatico che Giovanni ha sempre condannato e denunciato, ha risposto invece con forza il mondo del web, con la nascita di gruppi di sostegno alla sua battaglia.
Il più popolare social network della rete, Facebook, ogni giorno segue i risvolti della storia di Angelo.
Sono state 36 le persone che hanno aderito allo sciopero della fame di metà giugno, simbolicamente vicine allo sciopero della fame di papà Giovanni.
Sono centinaia i messaggi di incoraggiamento degli oltre 2.390 sostenitori del gruppo per Angelo, affidato a Rocco Zotta (fondatore), Armando Bronzi, Giovanni Falcone e Giovanni Pisati
Sono pensiero espresso in linee e tratti, le vignette di Giulio Laurenzi (vignettista de il Quotidiano) che immaginano Angelo libero, con le ali e i sogni di contorno.
Sono parole rubate alla rabbia e all’incredulità gli articoli ospitati da La Nuova del Sud, da Il Quotidiano di Basilicata, da La Gazzetta del Mezzogiorno e dal web journal Multiversi.info. Tanti altri hanno scritto…
Sono parole in musica e note quelle che il musicista e cantautore Pino Battafarano, sua figlia Sarah e la giovane band lucana degli Zenith scrivono per Angelo.
Lo spot su you tube “estate 2009 per non dimenticarli”, frutto della collaborazione di Giovanni e Filippo D’Agostino, direttore di www.bierredue.it. Inoltre, da sempre accanto a Giovanni Falcone, l’onorevole Elisabetta Zamparutti impegnata nella costruzione di rapporti bilaterali con l’India e l’associazione Prigionieri del Silenzio che si occupa principalmente di tenere aperti i canali di comunicazione con i paesi stranieri e lotta per il riconoscimento dei diritti civili e giuridici dei nostri connazionali.
Da pochi giorni, il presidente della giunta regionale della Basilicata, Vito De Filippo, ha ricevuto una lettera del Ministro degli Esteri Franco Frattini, nella quale viene palesata la possibilità di permettere ad Angelo di scontare il resto della pena comminata sul suolo italiano.
Non è un regalo. E’ soltanto un diritto garantito dalle Convenzioni Internazionali, finora largamente ignorate dall’India.
Inoltre, il Consiglio Regionale di Basilicata ha recentemente approvato una importante modifica alla legge per il sostegno al gratuito patrocinio dei detenuti all’estero, diritto garantito ad ogni cittadino italiano e invece negato ad Angelo e agli altri detenuti all’estero.
Un segnale preciso di coerenza con il pensiero di quei cittadini lucani che da sempre sono vicini a Giovanni ed Angelo.
Per chi ha sempre creduto nella parola come simbolo di lotta e di memoria, questo spiraglio di speranza amplia quella sottile striscia di azzurro che i detenuti chiamano cielo.
Questo messaggio è una speranza e un augurio. E’ un’eco per tutte le parole che hanno come direzione il cielo. Vogliamo che Angelo le ascolti, che il suo nome diventi simbolo di giustizia e che la somma di tutte le voci sia così forte da distruggere il muro di silenzio.
Abbiamo raccontato una storia. Ripetetela ogni giorno…perché un modo di scrivere il lieto fine esiste.

Veronica Turiello

A Nome del Gruppo di Sostegno a Giovanni Falcone e di tutti quelli che lottano per vedere Angelo libero

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A PROPOSITO DI LAVORO: IN BASILICATA ANCHE UN COLLOQUIO DIVENTA UN’IMPRESA!

L’amico Armando Bronzi ha ricevuto via mail un’interessantissima lettera firmata (ma noi preferiamo non palesare il nome della persona che ha firmato la lettera) al Presidente De Filippo. La pubblichiamo volentieri

 

A PROPOSITO DI LAVORO: IN BASILICATA ANCHE UN COLLOQUIO DIVENTA UN’IMPRESA!

 

Lettera aperta di una giovane professionista lucana al Presidente Vito De Filippo.Gentile Presidente, spero di non disturbarLa troppo rubandoLe pochi minuti del Suo prezioso tempo. Ma vorrei sottoporLe una semplicissima questione di ordine “occupazionale” che accade nella Regione, per la quale Lei si batte per migliorarne le sorti.Ho conseguito da qualche mese la laurea specialistica in Scienze motorie e riabilitative presso l’Università di Chieti-Pescara, dopo quella triennale conseguita in Basilicata. Dopo anni di studio e con l’entusiasmo dei primi momenti nel voler mettere a frutto le proprie professionalità, ho contattato alcune strutture sportive e riabilitative (in virtù della mia specializzazione) per colloqui di rito e il contestuale invio del curriculum vitae.
Una struttura riabilitativa dell’area del Vulture-Melfese (dove risiedo) è stata contattata nel mese di marzo scorso per ottenere un primo colloquio e consegnare il mio curriculum. Mi ero presentata di persona, ma non essendoci il presidente, non ho potuto né discutere né presentare il curriculum stesso.
A successive e reiterate telefonate, mi veniva sempre risposto, con cortesia, che il presidente era molto impegnato oppure era fuori sede, per cui mi avrebbero contattata. Da cinque mesi, quel contatto non si è ancora verificato. Nel frattempo ho ricevuto proposte di lavoro (a termine purtroppo) da strutture dell’Emilia Romagna e in Abruzzo. Dopo una prima telefonata, sono stata invitata a presentare il curriculum per posta elettronica con immediati colloqui telefonici: operazioni queste che hanno richiesto sei giorni al massimo dal primo contatto, sia per la prima che per la seconda proposta di lavoro. Lavoro che ho svolto e sto ancora svolgendo, con buoni esiti.Cinque mesi, dunque, per ottenere una risposta alla mia richiesta di colloquio in Basilicata, contro i sei giorni dal contatto all’assunzione (se pure temporanea) nelle altre regioni. Cinque mesi contro sei giorni: può essere anche questo un metro di misura del divario (e delle distanze) fra regioni diverse, e fra nord e sud, signor Presidente?
Non pretendo risposte né immediate, né eclatanti, visto il periodo e magari i problemi ben più difficili da affrontare. Può bastare una semplicissima riflessione sul perché tanti giovani con bagagli culturali acquisiti in regione debbano (magari contro la loro volontà) lasciare la propria terra e gli affetti più cari, per mettersi alla prova dopo anni di studio.

Grazie del tempo che avrà dedicato
Cordiali saluti
(Lettera firmata)

 

Visto l’interessantissimo contenuto della lettera, la firmiamo anche noi… magari a noi interessa, invece, qualche risposta immediata (o eclatante, fate voi):

Comunità Lucana – Movimento no Oil

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Alcune considerazioni sul “problema emigrazione”.

Ricevo via mail dagli amici Nino e Anna Maria, tre interessanti post su una tematica che, nella nostra regione, assume connotazioni drammatiche: l’emigrazione. Li pubblico volentieri

SPORTELLO BASILICATA ESTERO

Il 22 giugno, alle ore 11.00, presso la Sala Verrastro, Dipartimento Presidenza della Giunta Regionale, è stato presentato il progetto “Sportello Basilicata all’Estero”. L’idea è quella di garantire la visibilità del Sistema Basilicata all’estero sull’onda dello slogan “Basilicata senza confini” promosso dal Presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo
Attraverso le proprie associazioni regionali all’estero, la Regione Basilicata costituirà una serie di sportelli permanenti che assolveranno la funzione di veicolatori del made in Basilicatacosì da favorire la creazione di contatti tra gli imprenditori lucani residenti in Basilicata e quelli presenti all’estero.
Un modo di rinnovare il ruolo delle Associazioni di Lucani emigrati all’estero, che diventano così, mezzo di sviluppo locale e di processi di internazionalizzazione della regione, attraverso la promozione di relazioni internazionali, di interscambio economico, culturale ed istituzionale con i principali paesi meta dell’emigrazione lucana, coinvolgendo soprattutto le nuove generazioni di lucani emigrati all’estero attraverso lo svolgimento un ruolo attivo all’interno delle associazioni.
Ad oggi, sono stati attivati già due sportelli Basilicata all’Estero, operativi in Argentina, a Buenos Aires, e a Montevideo in Uruguay. Le attività realizzate sino ad oggi hanno visto un ruolo attivo della Regione per quanto riguarda la fase di start up delle due unità operative e, anche nel supporto logistico offerto alle imprese interessate ad un allargamento della propria produzione in mercati esteri.
Le sedi delle Federazioni delle Associazioni di Lucani nel mondo assolveranno anche alla funzione di desk operativi degli sportelli, con il coinvolgimento nei programmi di promozione della Regione Basilicata dei nostri corregionali all’estero.

Il 23 giugno furono presentate le attività caratteristiche degli sportelli, così come il piano della messa in rete dei vari soggetti presenti sul nostro territorio (imprenditori, enti, associazioni, Camera di Commercio) con partner esteri, allo scopo di promuovere l’internazionalizzazione della Basilicata.

Purtroppo l’interesse dei nostri politici di aprire questi sportelli all’estero esclusivamente nell’America del sud è collegato anche alla “disponibilità” a viaggiare dei pezzi grossi come Pietro Simonetti (presidente dei lucani nel mondo). A mio avviso dobbiamo impegnarci a farlo anche e soprattutto in Europa, molto più vicina a noi.

A.L.E.R.

A.L.E.R. Associazione Lucani Emigrati Rientrati, costituita nel 2004 nel capoluogo della regione Basilicata a Potenza, oltre ad essere un punto di riferimento per i lucani emigrati rientrati, vuole essere un veicolo di promozione e di scambi culturali in modo particolare per quei giovani di origini lucani che vogliono conoscere le loro origini, la cultura, la storia, gli usi e i costumi dei loro antenati. Nel rispetto delle leggi regionali che favoriscono i lucani nel mondo e i rientrati. L’associazione A.L.E.R.si propone come unica rappresentante dei lucani nel mondo, adesso in Basilicata, ad avvicinare le giovani generazioni di lucani e discendenti sparsi nel mondo con iniziative di scambi culturali nella nostra regione e nei paesi dove si richiede una collaborazione con la nostra associazione. Nel rispetto delle leggi regionali che favoriscono i lucani nel mondo ed i rientrati, l’associazione A.L.E.R. è promotrice delle eventuali esigenze dei giovani lucani che desiderano conoscere meglio la terra dei loro avi con iniziative di sostegno e di aiuto nella realizzazione di progetti da concretizzare con la collaborazione delle associazioni lucane nel mondo e la regione Basilicata. Nella nostra regione ci sono molte possibilità nei settori del turismo, commercio e piccole imprese, tutelate anche dalle leggi della Unione Europea nel campo della formazione professionale. Ricordiamo alcune leggi regionali che regolano il mercato del lavoro nella nostra regione: legge 29/98; legge 144/99; legge 16/2002; legge 19/2003; legge 33/2003. Le leggi esistono e sono vigenti, mancano solamente le persone o le organizzazioni che si interessino a farle rispettare. il compito A.L.E.R. è far valorizzare le risorse lucane nel mondo rispettando le leggi vigenti che tutelano i giovani lucani e le loro famiglie. Aiutateci a far grande una regione come la nostra, la quale molte volte dimentica che ha figli per il mondo che hanno bisogno di aiuto. Il nostro sogno è far crescere A.L.E.R. con la collaborazione di tutti coloro che si sentono coinvolti.

EMIGRAZIONE LUCANA

Gli italiani sono sempre al primo posto tra le popolazioni migranti comunitarie (1.185.700 di cui 563.000 in Germania, 252.800 in Francia e 216.000 in Belgio) seguiti da portoghesi, spagnoli e greci. Gli italiani all’estero secondo le stime del Ministero per gli Affari Esteri erano nel 1986 5.115.747, di cui il 43 per cento nelle Americhe e il 42,9 in Europa. L’entità delle collettività di origine italiana ammonta invece a decine di milioni, comprendendo i discendenti degli immigrati nei vari paesi. Al primo posto troviamo l’Argentina con 15 milioni di persone, gli Stati Uniti con 12 milioni, il Brasile con 8 milioni, il Canada con un milione e l’Australia con 540.000 persone.
I dati sono raccapriccianti: si parte dai 1.102 emigrati del 1876 ai 53.592 di espatriati dal 1882 al 1887. Negli anni successivi la situazione si aggrava sino a toccare, negli anni 1896 
1903, la cifra di 120.796 espatri, facendo della Basilicata la regione d’Italia più colpita dall’esodo migratorio dopo il Veneto.
In definitiva, tra il 1871 ed il 1911 ben 361.326 lucani lasciano la propria terra per emigrare, con una punta massima di 18.098 emigranti nel 1906. Altri 14.868 partono nel 1912 e l’anno successivo se ne contano 16.156.
Contemporaneamente interi paesi si spopolano e si dimezzano: Pignola passa da 3.600 abitanti del 1881 ai 2.500 del 1901, Laurenzana da 6.200 a 4.000, Calvello da 4.800 a 3.300, Viggiano da 5.400 a 4.200, Brienza da 5.287 a 3.731, Moliterno da 6.983 a 5.408. Anche San Fele, nel circondario di Melfi, è tra i più colpiti: nel 1881 la cittadina conta 9.704 abitanti, nel 1901 ne risultano solo 6.348 e, dopo appena 5 anni, nel 1906 si raggiunge la cifra di 5.482 . Cause molteplici e concomitanti avevano fatto nascere e prosperare l’emigrazione: dalla miseria di larga parte della popolazione alle condizioni dell’agricoltura, dalla distruzione quasi completa dell’attività di allevamento al disboscamento, dalle pessime condizioni idrogeologiche a quelle igieniche, dalla cattiva amministrazione locale alla pressione fiscale.
Purtroppo non è cambiato tanto…

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