Comunicato stampa di Comunità Lucana – Movimento No Oil

Ambiguità petrolifere a nord

 

In una regione dove scompaiono nel nulla procedurale concorsi e tirocini formativi dal sapore tipico elettorale, capita che persino le procedure di un’istanza petrolifera si tramutino in sapori fortemente tipici della gastronomia amministrativa lucana – la presa per i fondelli.

 

Come annunciato a mezzo stampa il sottoscritto si è recato questa mattina all’incontro presso la sala Bramea al dipartimento ambiente della Regione Basilicata – incontro sollecitato non stranamente da EIPLI (Ente Irrigazione di Puglia, Lucania ed Irpinia) impegnata in lavori sulla traversa idrica Bradano che potrebbero confliggere con attività di ricerca di idrocarburi – tra l’assessore all’ambiente Mancusi ed i sindaci dei comuni interessati all’istanza di ricerca per idrocarburi “Palazzo S. Gervasio”, area nord, tredici comuni interessati, di cui due pugliesi.

 

Avevamo chiesto di poter partecipare, ma l’assessore prima ci dichiara bonariamente “ora vediamo”, poi, una volta chiusa la porta suona e canta la sua messa, chiarendo probabilmente a suo modo che l’era del dialogo non passa certo per quella sala, quel giorno e quell’istanza di ricerca. Nulla da dire, di incontro istituzionale trattavasi, speriamo solo stavolta non si tratti di quella precostituita mancanza di volontà all’ascolto ed al confronto che abbiamo già sperimentato nella passata giunta.

 

Attendiamo la fine dell’incontro e come un qualsiasi giornalista in attesa di una dichiarazione ufficiale – il sottoscritto dopotutto cura personalmente il blog no oil da tre anni – penetriamo nella sala ormai sgombra di sindaci e ci mettiamo all’ascolto delle parole dell’assessore, ricavandone però una strana sensazione, quella che ci si stia iniettando un tranquillante. Reagiamo così alla sensazione con delle domande tese a spostare l’asse della discussione sui temi – intende la Regione Basilicata mettere un limite ad una ricerca ed estrazione di idrocarburi che coinvolge il 60% del territorio?

 

Ben al di là infatti dei tecnicismi che il dipartimento solleva per affermare che di istanza trattasi e non di trivelle all’opera – senza tuttavia dire una parola sul nesso di conseguenza esistente tra un’ istanza accolta ed un permesso che parte proprio da questa accettazione, la questione è strettamente legata ad una considerazione quasi ovvia di non corrispondenza tra vocazione del territorio in questione ed investimenti pubblici e privati che insistono sulla vocazione stessa, considerazione che l’assessore fa per il Vulture, convocando l’incontro con i sindaci, ma sulla quale glissa del tutto quando il sottoscritto gli fa notare che anche Val d’Agri e Val Sauro sono zone agricole e tuttavia le trivelle sono al lavoro.

 

L’assessore riconosce che c’è un limite da porre alla ricerca degli idrocarburi sul nostro territorio, ma non dice quale sia, di fatto enunciando una teoria che rischia d’essere mistica, ma di produrre pochi risultati concreti, se all’enunciato non seguisse la fissazione del limite stesso, trasformando la liturgia in una prassi ecumenica che metta argine a quella pervasività antropofaga delle multinazionali che denunciamo da tempo come il vero attentato alla auto-determinazione della nostra regione.

 

L’assessore riconosce che vi sono ragioni valide nelle dichiarazioni di sindaci contrari alle trivelle, ma rimane nel vago rispetto alle valutazioni dell’ente regionale, citando la legge 99/2009 (ex d.l. 1355) e lo spostamento d’asse delle competenze in materia di ricerche ed estrazioni in capo allo stato come una copertura per giustificare l’assoluta ed interessata ignavia dei poteri reali regionali di intervenire “politicamente” nella questione estrazioni, preferendo far finta di dover subire una vessazione esterna che però risulta esistente già da molti anni, prima cioè dello sciagurato intervento del governo che ha maciullato una riforma costituzionale ed un percorso di autonomia decisionale dei territori in un senso del tutto contrario al federalismo della responsabilità che predica. Come giustificare altrimenti prassi di assenso pressoché totale alle richieste delle compagnie, che le precedenti giunte non hanno mai lesinato, pur avendo ampiezza di mezzi legislativi atti ad opporsi alle stesse richieste?

 

Non sappiamo se l’assessore Mancusi, a cui riconosciamo senz’altro la freschezza della nomina, ma non certo alcuna potenziale ambiguità a riguardo di un tema che trasla intatto dalla vecchia giunta De Filippo alla nuova giunta De Filippo, abbia diversità di vedute rispetto ai suoi predecessori in capo ad un assessorato chiave come quello all’ambiente, e soprattutto se le abbia con il suo presidente, che di certo non ha brillato come un campione nella difesa del territorio dalle compagnie, ed attendiamo così qualche scelta forte che indichi a quel variegato popolo che, in sfumature di certo diverse, vede ormai le estrazioni di greggio e gas come “un problema”, se l’opera istituzionale che intende mettere in cantiere vada nel senso della protezione “tout court” dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile, a prescindere dunque dalle forze e dai progetti in campo, opera alla quale il suo assessorato dovrebbe essere dedicato, o non debba essere considerato ancora una volta come una filiale di interessi “altri”.

 

Ci aspettiamo dunque che dall’assessore parta un secco, “politico” no all’istanza di ricerca, un no che sarebbe il primo stimolo in quel processo che da una colonia delle multinazionali ci riporti presto nel consesso dei territori in grado di auto-determinarsi nelle proprie scelte.

Miko Somma, coordinatore Comunità Lucana – Movimento No Oil