Comunicato stampa di Comunità Lucana – Movimento No Oil

La Basilicata deve boicottare Israele

  

A seguito del vergognoso e sanguinoso attacco armato di motovedette della marina israeliana ad un inerme convoglio navale di pacifisti diretto a Gaza, attacco che ancora una volta ha dimostrato la barbarie di un paese che necessita di uno stato di guerra continua, a motivo del mantenimento di una struttura militare elefantiaca e del correlato sistema industriale, e che ancora qualcuno si ostina a definire “baluardo dell’occidente in Medio Oriente” non mancando di confondere spesso ad arte l’antisionismo con l’antisemitismo, crediamo che sia tempo di una pronta risoluzione del conflitto ormai perenne tra lo stato ebraico e l’identità sempre negata di uno stato palestinese.

  

Coscienti che tali temi coinvolgono gli scenari internazionali delle diplomazie e le volontà degli stati di riportare la pace nell’intero Medio Oriente, la Basilicata, regione italiana e della Comunità Europea, può e deve fare la sua parte, soprattutto nell’ottica della considerazione che quel Mediterraneo ormai aperto agli scambi commerciali, deve diventare un mare aperto anche alla pace ed al ripudio della violenza come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, come recita l’art. 11 della nostra Costituzione.

  

Chiediamo pertanto al Presidente del Consiglio regionale, Vincenzo Folino, di volersi far interprete della discussione e dell’approvazione urgente di una mozione di condanna dello stato di Israele da parte della Regione Basilicata ed al Presidente della Giunta regionale, Vito De Filippo, ed all’assessore alle Attività Produttive, Erminio Restaino, di voler procedere nell’immediato ad una ricognizione sull’interscambio commerciale tra la nostra regione e lo stato di Israele, al fine di avviare un immediato boicottaggio sul territorio lucano dei prodotti israeliani e di bloccare ogni interscambio culturale, politico, sociale, economico fino alla conclusione di un accordo definitivo di pace tra lo stato di Israele, di cui tutti riconosciamo le ragioni di esistenza e la legittimità formale e sostanziale, e lo stato di Palestina, le cui ragioni sono ancora negate speranza a milioni di palestinesi.

  Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil

ato-bello

GESTIONE RIFIUTI, ALTOBELLO, ATO: SINTONIA CON AMBIENTALISTI
 
31/05/2010 13.09.59
[Basilicata]
“Sulla necessità di programmare una nuova politica dei rifiuti che abbia come riferimento un soggetto istituzionale unico, ho riscontrato un’ampia convergenza tra gli esponenti delle associazioni ambientaliste. In una visione integrata della gestione dei rifiuti, un soggetto unico per l’intero ambito regionale è apparso anche a loro come la condizione necessaria per un salto di qualità e innovazione in un settore che, semmai, proprio della frammentazione e sovrapposizione delle funzioni e competenze, e della divisione territoriale, ha sofferto negli ultimi anni.”
E’ il commento di Sabino Altobello, Commissario unico ATO rifiuti, ai margini dell’incontro con Legambiente, WWF, Movimento Azzurro, a conclusione di un ciclo di appuntamenti con gli ambientalisti avviato nei giorni scorsi con il Comitato No Oil e l’Endas.
Altobello, anche alla luce dei punti dell’Intesa istituzionale tra Regione e Provincie, la cui attuazione di una parte è stata delegata all’ATO rifiuti, si è detto pronto a recepire, in chiave evolutiva, proposte ed istanze degli ambientalisti: recupero finalizzato al riciclo, valorizzazione della frazione umida dei rifiuti, completamento del sistema impiantistico, attenta valutazione costi-benefici ambientali ed economici, accelerare l’avvio del nuovo corso sulla gestione dei rifiuti in ambito regionale.

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se son rose fioriranno, anche se prevediamo spine…ad ogni buon conto registriamo la volontà serena di dialogo del commissario altobello e speriamo che si faccia intreprete delle esigenze dal basso espresse dalle associazioni…noi andiamo avanti con la nostra idea di piano regionale dei rifiuti che illustreremo a breve in una conferenza stampa e con la distribuzione di un corposo lavoro sul piano stesso…chi ci segue da qualche tempo, conosce le nostre idee a riguardo (vogliamo rileggerci la parte del nostro programma sui rifiuti?), idee che vogliamo mettere a disposizione dell’amministrazione regionale per dare un impulso positivo ad un ciclo che non può esaurirsi nelle discariche o negli inceneritori, quelli veri e quelli mascherati da bio-masse…sappiamo bene che le idee dei capibastone che reggono la regione divergono completamente dalle nostre, se si esclude la sola coincidenza letteraria di alcune loro affermazioni, ma le nostre ragioni son più forti degli interessi di qualcuno che siede nei posti di potere, in giunta o nel consiglio regionale

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israeliani bastardi

Assalto israeliano alle navi dei pacifisti: uccisi 19 attivisti diretti a Gaza con aiuti umanitari

 

Almeno 19 passeggeri della flotta internazionale di attivisti pro-palestinesi “Freedom Flotilla” che si dirigeva verso Gaza sono rimasti uccisi durante l’assalto di un commando israeliano. Lo ha annunciato la catena televisiva privata israeliana 10 ma la conferma è arrivata anche dall’esercito israeliano. La Tv privata israeliana ha anche affermato che sono rimasti ferite altre 26 persone, una delle quali sarebbe in fin di vita. Tra i feriti anche dieci soldati israeliani, due dei quali in modo grave. Secondo la stessa emittente inoltre lo sceicco Read Salah, leader dell’ala più radicale del movimento islamico israeliano che si trovava tra i passeggeri della flottiglia, non sarebbe tra le vittime. La flottiglia, organizzata da diverse Ong internazionali per portare aiuti umanitari nella striscia di Gaza, sfidando l’embargo imposto da Israele, era partita domenica pomeriggio da Cipro. A bordo delle sei navi con circa 700 attivisti, secondo gli organizzatori, ci sono anche deputati di vari paesi europei. Tutti insieme trasportavano 10mila tonnellate di aiuti, tra cui 100 case prefabbricate e attrezzature mediche. In Israele intanto forze armate e la polizia sono state poste in stato di massima allerta.

  

La ricostruzione – L’epicentro degli scontri è stata la nave di una ong turca che guidava la spedizione: promossa dal movimento “Free Gaza”. Secondo le ricostruzioni dell’episodio, ancora frammentarie, i commando israeliani hanno aperto a un certo punto il fuoco facendo un numero di morti compreso fra 10 e venti, a seconda delle fonti, oltre a numerosi feriti. Stando a un portavoce militare dello Stato ebraico, a innescare il caos sarebbe stato il tentativo di alcuni attivisti di resistere all’abbordaggio con bastoni, coltelli e almeno un’arma da fuoco, sottratta – pare – a un soldato. Fra i militari si contano quattro feriti, ha aggiunto il portavoce, accusando i promotori della flottiglia di aver organizzato una “provocazione violenta”. Alla fine le navi sono passate sotto il controllo israeliano e sono attualmente scortate verso il porto di Ashdod (sud di Israele), chiuso ai media.

 Israele in allerta -Israele ha intanto elevato il livello di allerta sul fronte nord (con il Libano) e su quello sud (con la Striscia di Gaza). Ma a ribollire è pure il fronte interno degli arabo-israeliani: un leader radicale di questi, lo sceicco Saleh, dirigente del Movimento Islamico in Galilea, partecipava alla spedizione e risulta essere stato ferito.  

Ministro israeliano “rammaricato” – Il ministro israeliano per il Commercio e l’Industria, Binyamin Ben-Eliezer ha espresso il proprio “rammarico per tutte le vittime” dell’assalto della marina alla flotta di attivisti pro-palestinesi diretti a Gaza. “Le immagini non sono certo piacevoli. Posso solo esprimere rammarico per tutte le vittime” ha detto il ministro alla radio dell’esercito.

 Italiani a bordo, non coinvolti in sparatoria – Ci sono anche alcuni italiani, almeno cinque, fra gli attivisti della flottiglia. Lo riferisce la Farnesina interpellata sulla vicenda. Le fonti del ministero degli Esteri italiano riferiscono anche che non risultano italiani coinvolti nella sparatoria che ha provocato morti e feriti. L’ambasciata italiana in Israele ha comunque inviato alcuni funzionari ad Haifa, dove la flottiglia verrà scortata dalle forze israeliane, per verificare la situazione sul posto.  

Le minacce israeliane – Per arrivare nell’enclave palestinese, le sei navi dovevano superare il blocco israeliano. “Abbiamo la ferma intenzione di arrivare a Gaza malgrado le intimidazioni e le minacce di violenza che abbiamo ricevuto”, aveva detto domenica uno degli organizzatori della “Freedom Flotilla”. Alcune navi della flottiglia battono bandiera turca e una Ong turca sarebbe uno dei principali organizzatori dell’intera operazione di invio di aiuti a Gaza sotto assedio. Israele, la quale nega che a Gaza sia in atto una crisi umanitaria, aveva ripetutamente avvertito che avrebbe impedito alla flottiglia di arrivare nella Striscia ma si era offerto di far pervenire a destinazione gli aiuti, dopo ispezione, tramite un valico terrestre. Per Israele, perciò, l’intera operazione è una “provocazione” studiata con l’intento di diffamare la sua immagine agli occhi del mondo.

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non commenterò ulteriormente…il titolo fornisce una chiara idea di come il sottoscritto la pensi sullo stato fascista, razzista e xenofobo che qualcuno si ostina a definire un presidio dell’occidente in medio oriente

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