comunicato stampa di comunità lucana – movimento no oil

Presidente, è forse giunto il tempo della verità

 

Presidente De Filippo,

memore dell’invito alle associazioni ambientaliste al senso di responsabilità lanciato durante l’incontro sollecitato dal sindaco di Ginestra sulla stato dell’istanza di ricerca di idrocarburi “Palazzo S. Gervasio” dall’assessore all’ambiente Agatino Mancusi, ho preferito nell’estate mantenere quel basso profilo che nei fatti l’assessore sembrava chiedere per aver il tempo di sviluppare quella conoscenza delle cose che, a suo stesso dire, il breve trascorso temporale dalla sua nomina non gli aveva ancora consentito.

 

 

Nonostante la presunzione di buona fede verso l’assessore, se simili competenze non sono presenti in chi assume simili importanti cariche, si palesa quella disdicevole fungibilità dei politici ad assumere qualsiasi carica la spartizione debba affidargli, con buona pace delle competenze stesse.

 

 

Come ebbi modo di scrivere in un comunicato stampa all’indomani della formazione della Sua giunta, la stessa di tecnico possiede poco o nulla, lasciando piuttosto intravedere caparbia volontà di mettere la stessa a disposizione di quella sua idea di Basilicata che spesso ho contestato, ma è non certo in merito alla condivisione dei progetti – o magari sui meccanismi feudo-clientelari che da noi assicurano il consenso – che La chiamo in causa, quanto sulla estrema rilevanza del tema degli idrocarburi in Val d’Agri, tema sul quale si vorrebbe ascoltare la Sua posizione e non solo il silenzio della Sua assenza, come accaduto al recente convegno del WWF sul monitoraggio ambientale. Assenza non solo Sua, ma dell’intera Giunta e dei responsabili del monitoraggio stesso che, pur invitati a esprimere il punto di vista istituzionale, evidenziano disinteresse per le attività dei cittadini in difesa della dignità forse ancor prima di ambiente e salute, come mostra la vicenda del pozzo autorizzato vicino l’ospedale prima dalla Sua precedente giunta, poi in subordine di inutilità dalla giunta municipale di Marsicovetere.

 

 

Che in Val d’Agri le attività di ENI e consocie nello sfruttamento del giacimento stiano modificando de facto  le condizioni tropiche della valle è cosa visibile a chiunque, non fosse altro che per la presenza ingombrante della fiaccola del centro olii e della numerosa sequenza di piattaforme di estrazione che di notte danno a quel paesaggio prospettiva più da squallida zona industriale che da parco naturale.

 

 

Ad ogni osservazione mossa in rilievo alle attività di estrazione e trattamento del greggio si risponde da anni che tutto è a posto ed a corredo di questo dogma vengono sciorinati sia dei dati inopportuni, vista la scarsa attendibilità di osservazioni spesso mancanti o quando presenti, che lasciano profondi dubbi sull’organicità delle stesse, sia la cambiale in bianco di buona fede tacitamente rinnovata verso compagnie della cui attività non è dato conoscere che i dati da loro stesse forniti.

In Val d’Agri le malattie neoplasiche e polmonari sono una realtà che la sola statistica del Registro dei Tumori i cui primi dati certi risalgono al 2006 pare ignorare, mentre alle empiriche osservazioni di chi è andato a cercare casa per casa motivi ed esiti delle morti in piccole comunità dove tutti sanno di tutti, il dato pare dover far registrare un 50% dei decessi attribuibili ormai a casi di cancro e leucemie.

 

 

I dati degli strambi monitoraggi condotti da ARPAB, Agriobios ed ENI non paiono indicare che i pochi picchi di emissioni inquinanti per ogni singolo parametro, trascurando però del tutto le concentrazioni multiple di sostanze emesse che possono interagire tra loro ed i cui effetti andrebbero misurati più a fondo di quanto in realtà non si faccia o si farà con l’istituzione dell’osservatorio ambientale, previsto già dal ’98 e solo ora in partenza, sempre non diventi il solito clientelare e compiacente carrozzone.

 

 

Il piano di sicurezza esterna in caso di gravi incidenti presso il centro olii ed i singoli pozzi, se esiste, è del tutto sconosciuto alla popolazione determinandosi di fatto la sua insussistenza formale, ai sensi della normativa Seveso, e sostanziale, se ai cittadini non sono indicati centri di raccolta, vie di fuga e norme di comportamento, il tutto corredato da esercitazioni partecipate dalla stessa popolazione.

 

 

La questione delle royalties rimane aperta siano ancora al 7% o al 10% con la creazione di un fondo carburanti che nessuno ha ancora mai visto, ad eccezione di governo nazionale e capibastone locali, eppure Lei in campagna elettorale aveva parlato di una ricontrattazione delle stesse royalties, pur non essendosi compreso se intendesse Lei esercitare pressioni una modifica della legge nazionale che le fissa o di una ricontrattazione locale con ENI, non convincendo affatto però perché mai questa debba concedere simili aumenti, siano questi in denaro o in quei maggiori investimenti sul territorio a cui Lei accennava nel Suo discorso programmatico, senza però darne contezza, magari convinto che una compagnia petrolifera sia un ente benefico disposto ad investire di più e senza alcuna contropartita.

 

 

Vorremmo, Presidente, che la sua azione istituzionale stesse sui fatti, cominciando ad ammettere ciò che certa politica, al meglio paternalista, da tempo conosce, l’estrazione e trattamento di greggio sta causando  gravi problemi alla valle, problemi che nel pericolo di una petrolizzazione dell’intera regione pongono domande a cui è tempo di rispondere, affrontandone, ove inevitabile, ogni conseguenza.

 

 

Presidente, è forse giunto il tempo della verità, senza reticenze, nella ricerca del bene comune.

 

 

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil