Distefano (Cia) su nuova annata agraria

10/11/2010 13:35

BAS“L’avvio dell’annata agraria, che come è nella tradizione del mondo agricolo, cade l’11 novembre festa di San Martino, quest’anno coincide con gli effetti devastanti degli allagamenti delle aziende agricole e con i risultati sempre più allarmanti del rapporto di Bankitalia relativi al primo semestre dell’anno in corso.
Sul fronte dell’emergenza legata a piogge e straripamenti di fiumi e corsi d’acqua, dopo la richiesta della Giunta Regionale al Governo per la dichiarazione dello stato di calamità occorrono risorse adeguate per venire incontro alle necessità di una popolazione duramente colpita, di un sistema imprenditoriale che ha subito conseguenze dilanianti soprattutto nell’area del Metapontino”. Lo afferma in un comunicato il presidente della Cia Basilicata Donato Distefano.
“Per avviare a soluzione, inoltre, le numerose difficoltà del mondo agricolo – prosegue – rivendichiamo la definizione di programmi che riposizionino il settore agricolo nelle politiche di sviluppo regionale, favorendo una effettiva integrazione del settore primario con il resto dell’economia lucana. E’ questa la condizione di base per superare la nuova fase di crisi che Bankitalia ha radiografato nel suo rapporto semestrale, presentato ieri, tenendo conto che il comparto agricolo è fondamentale per la ripresa dell’economia lucana.
Il settore agricolo lucano più di altri è infatti un comparto anticiclico, con una forte capacità di adattabilità e diversificazione, che presenta dati e indicatori sia in termini assoluti che in percentuale assai più bassi relativamente alla contrazione dei livelli produttivi rispetto agli altri comparti produttivi.
La CIA ritiene che per avviare un processo di sviluppo che dia centralità al settore primario ed allo sviluppo rurale, è indispensabile operare coerentemente e valorizzare le effettive propensioni e risorse presenti nella nostra regione.
Tra le proposte a breve e medio termine, indichiamo la ripresa della concertazione attraverso il Tavolo Verde e il Tavolo Agro-alimentare prima di tutto per verificare lo stato della spesa del Psr 2007-2013 e poi per preparare la Conferenza Regionale dell’Agricoltura, da realizzare con le organizzazioni professionali agricole, gli enti locali, le Province, Anci e Upi, e forze economiche e sociali della filiera agro-alimentare, quale occasione e strumento per aggiornare la programmazione delle politiche agricole regionali tanto più necessaria per prepararsi al dopo PAC 2013 e alla luce dei risultati del nuovo censimento sull’agricoltura. Le altre proposte: una normativa quadro sulla competitività del settore agricolo/alimentare e rurale, in grado di determinare imprese di qualità sia sul versante agronomico che multifunzionale; un programma agro-alimentare che trae peculiarità dall’intesa economica e di prodotto con il sistema delle PMI regionale della trasformazione, per rafforzare il “Made in Basilicata” e legando qualità delle produzioni e tecniche di lavorazione al territorio; un grande progetto per l’agricoltura estensiva di qualità e multifunzionale, che veda un protagonismo sociale in grado di cogliere tutte le potenzialità inerenti, a partire dall’uso del suolo, tutte le risorse e di quelle agro-energetiche, in particolare”

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in neretto le proposte, uniche per la verità, che vengono fuori dalla cia…ora oltre al fatto che quando si parla di agricoltura estensiva il termine qualità semmai può legarsi all’utilizzo dei prodotti nella sola filiera industriale, perdendo in buona parte la valenza che in genere si dà al termine “qualità” rispetto al termine “quantità”, a cui invece si lega quasi esclusivamente il concetto di agricoltura estensiva (chiariamo per i non esperti che per agricoltura estensiva si intende nella sua versione moderna, l’insieme di tecniche agronomiche che tende alla massima produzione per unità occupazionale impiegata, con rese anche più basse dell’agricoltura intensiva, ma compensate dalla vastità dei terreni in coltura)…

è da aggiungere che la fondamentale differenza tra agricoltura estensiva ed intensiva è nel maggior ricorso ad input energetici e di concimazione per unità di superficie da parte della seconda, ma questo non vuol certo dire che tali input non vi siano affatto e che non rappresentino un rischio di accumulo nelle falde…in ogni caso è da ricordare che l’agricoltura estensiva è la forma meno invasiva della penetrazione agro-industriale e delle sue necessità produttive stabili nel corso dell’anno nel sistema agricolo, che per sua natura è stagionale

ma il punto rimane proprio quel continuo ricorrere all’agri-energia che la cia ed altre strutture sindacali agricole continuano ad agitare come soluzione ai mali dell’agricoltura lucana…allora se il paesaggio tipico dell’agricoltura estensiva è la piantagione ed i prodotti piantati sono a carattere agri-energetico, quale basilicata agricola si prospetta?…quella dell’agricoltura di qualità introdotta in filiere corte, cortissime e specializzate o quella dell’agricoltura al servizio del mostro energetico a bio-masse?

ah, la zappa!!!!!!!! 

 

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Nuovi materiali, soluzioni da “MaTech Point®Basilicata”

10/11/2010 13:42Oggi a Potenza un workshop di carattere teorico-pratico organizzato da Basilicata Innovazione e rivolto alle imprese lucane

AGRL’innovazione di prodotto è fondamentale per mantenere elevata e incrementare la competitività delle imprese. Come può essere realizzata? Attraverso un’opportuna scelta di materiali e processi innovativi? Mediante il trasferimento tecnologico, che può rendere soluzioni già consolidate in alcuni settori fonte di innovazione per altri? Per dare risposta a queste domande, Basilicata Innovazione ha organizzato oggi, presso la sua sede di Potenza, un workshop tecnico, illustrando le numerose opportunità offerte da MaTech Point® Basilicata: inaugurato lo scorso 20 luglio 2010, è il primo e unico centro al sud specializzato in assistenza alle imprese nella scelta e utilizzo di materiali e tecnologie innovativi.
Coinvolte principalmente, nell’appuntamento odierno, le aziende operanti nei settori meccanica, automotive, stampaggio materie plastiche, edilizia e particolarmente interessate ad alcuni tematiche, quali: trattamenti superficiali, lubrificazione a secco, trattamenti anticorrosivi, compositi naturali, tessuti non tessuti e molto altro. Ai partecipanti la possibilità di “toccare con mano” alcuni campioni di materiali innovativi, conoscerne le caratteristiche tecniche, economiche e produttive, le specifiche applicazioni già presenti sul mercato e quelle potenzialmente realizzabili. Tutte informazioni utili per lo sviluppo di nuovi prodotti, il miglioramento funzionale ed estetico di quelli esistenti e per trovare soluzioni a problematiche tecniche, ingegneristiche o di processo e di riduzione dei costi.
Tra i materiali e le tecnologie di maggior interesse presentati nel corso del workshop, la lubrificazione a secco a base di bisolfuro di tungsteno che aderisce molto bene su qualsiasi metallo e sulla maggior parte delle plastiche. Nata per soddisfare le esigenze delle applicazioni aerospaziali, è oggi utilizzata anche nei settori automobilistico, meccanico, alimentare ed anche nello stampaggio ad iniezione: rivestendo, infatti, con questo prodotto la superficie interna dello stampo, è possibile ridurre l’attrito di scivolamento del materiale termoplastico iniettato e sarà quindi più semplice il riempimento delle cavità dello stampo e l’estrazione del pezzo stampato.
Tra le novità di materiali, i compositi ‘green’, in cui la fibra di rinforzo è di origine naturale: legno, bambù, canapa e soprattutto lino. Rispetto alle classiche fibre tecniche, queste soluzioni ottenute da fonti rinnovabili hanno il vantaggio di ridurre le emissioni di CO2, non producono irritazioni della pelle, sono riciclabili e compostabili. Il settore automotive è il primo a utilizzare questi prodotti compositi per la realizzazione di inserti in pannelli interni che, oltre a offrire maggiore leggerezza, manifestano ottime proprietà di assorbimento delle vibrazioni. Nel campo dei compositi innovativi, degno di nota un prodotto nuovo che sfrutta le qualità della pietra naturale e le migliora, grazie alla sinergia con la fibra di carbonio: si crea un materiale leggero, flessibile e caratterizzato da un comportamento dinamico interessante, impiegabile non solo nel settore dell’edilizia come ottimo sostituto di acciaio, alluminio e calcestruzzo, ma anche in tanti altri campi industriali.
MaTech Point® Basilicata, il cui spazio espositivo è allestito presso Basilicata Innovazione, dispone di oltre 1.600 materiali innovativi, 100.000 materiali consolidati in alcuni settori e potenzialmente innovativi in altre applicazioni; di uno staff tecnico specializzato in grado di individuare i materiali più rispondenti ai requisiti richiesti e di supportare lo sviluppo di progetti che trasformino idee in prodotti competitivi e da lanciare sul mercato in tempi brevi.
In programma domani a Matera, presso la Sala Convegni “Le Monacelle”, un ulteriore workshop, questa volta con focus sui settori arredamento, imbottito e agroalimentare, durante il quale saranno approfondite tematiche come packaging biodegradabile, materiali dalla natura, materiali termoregolanti, tessuti etc.
MaTech Point® Basilicata è un’iniziativa di AREA Science Park e Basilicata Innovazione in collaborazione con MaTech® e Parco Scientifico e Tecnologico Galileo
 ——————————————————————————————————–ecco rapidissima la risposta alle mie domande da parte di basilicatanetshop, il nuovo portale di e-commerce in cui si è trasformato il sito istituzionale…ora abbiamo degli elementi su cui giudicare l’innovazione, resta il fatto che sempre di pubblicità si tratta!!!

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speranze…

Mancino, Cotugno, Badursi: documento per nuova fase nel Pd

10/11/2010 12:02

BASDocumento politico dei sostenitori delle liste “Il Futuro con Speranza”, “Riformisti Speranza” e “Lavoro e Diritti per Speranza”, riunitisi a Matera il 9 novembre 2010 per un bilancio della fase congressuale e della situazione politica, sottoscritto da Francesco Mancino, Angelo Cotugno e Andrea Badursi:

“Abbiamo la convinzione e la consapevolezza che la fase iniziata con il congresso regionale PD del 2009 si sia conclusa, che non siano più validi e attuali gli schemi che allora si proposero, conservati con molta difficoltà e disagio nell’anno trascorso, e si apre una nuova fase.
Dovremo interrogarci in profondità sulle cause e sulle conseguenze di questo esito e, in particolare, sul precoce esaurimento delle motivazioni e delle finalità che avevano generato e alimentato quello al quale avevamo aderito, che portò all’elezione di Roberto Speranza a segretario regionale.
Nel frattempo, noi che abbiamo sostenuto le liste “Il Futuro con Speranza”, “Riformisti Speranza” e “Lavoro e Diritti per Speranza”, e che in questo anno abbiamo continuato a impegnarci per i valori e gli obiettivi che ne erano alla base, riteniamo di proseguire questo impegno a servizio del PD, delle sue ragioni fondanti e della sua missione nelle forme nuove che saranno individuate.
Vogliamo preservare e potenziare il patrimonio di intelligenze, capacità e responsabilità che su questo terreno si è costruito e che ha ricevuto significativa conferma nel congresso provinciale.
Per questo con autonomia e generosità ci sentiamo ancora più motivati ad affermare la linea dell’innovazione, dell’apertura alla società, della partecipazione democratica, dei valori del lavoro, della tutela dell’ambiente, dei diritti, del territorio, contrastando chiusure, verticismi, neocentralismi.
Più confronto meno conta, più iniziativa politica meno gestione, più idee meno potere.
La ricchezza dei fermenti sociali e culturali, di particolare intensità e diffusione a Matera, deve costituire fonte preziosa e irrinunciabile dell’elaborazione e dell’attività politica del PD.
Un PD unito e pienamente democratico rimane decisivo per il futuro della Basilicata e dell’Italia.
A questo obiettivo vogliamo concorrere con lealtà, determinazione, senza ipocrisia e falsi unanimismi, né tentazioni minoritarie, con un confronto aperto e libero da schemi precostituiti.
Le scadenze che ormai si presentano sempre più ineluttabili e decisive per il Paese vedranno in prima fila chi, come noi, ha creduto e crede nel rinnovamento della politica e della società italiana.
Le modalità e le forme in cui si dovrà concretizzare il nostro specifico e autonomo impegno nel PD saranno oggetto di una consultazione ampia e approfondita, che sarà coordinata da Franco Labriola e si concluderà in un nuovo incontro fissato per il 20 novembre”.

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a parte l’ovvia domanda “ma chi cacchio sono mancino, cotugno e badursi?”…pare più uno studio di azzeccagarbugli che altro…

leggo solo parole prive di qualunque aggancio con una realtà che non si riassume certo nelle dinamiche interne del pd, il partito regione delle consulenze e degli incarichi, ed ancora una volta mi chiedo quale sia il progetto di speranza, ammesso ne abbia uno con una valenza comunicabile al di fuori della cerchia degli aderenti pd…

mi corre alla mente il partito dei rottamatori di matteo renzi, che più che lanciare idee pare avere come proposito la rottamazione dei rottami…

il problema purtroppo per costoro non è certo nello svecchiamento della clase dirigente, ma nello svecchiamento delle idee…se infatti il pd continua ad abbarbicarsi intorno a parole come competizione, mercato, consumi (ancorchè parole di cui tener di conto nelle dinamiche sociali) non riuscirà a smettere il vestito di fotocopia dei partiti-potere che, ben oltre il colore politico che abbiamo imparato tutti a considerare come un paravento di una completa sottomissione ai massimi poteri economici e finanziari, poco mostrano in differenza l’uno dagli altri…questo il problema per il maggior partito d’opposizione e per il partito di governo regionale 

che senso hanno infatti parole come…affermare la linea dell’innovazione, dell’apertura alla società, della partecipazione democratica, dei valori del lavoro, della tutela dell’ambiente, dei diritti, del territorio, contrastando chiusure, verticismi, neocentralismi…?…se non declamate come assi portanti di impegno concreto dal valore assoluto e non, come invece appare chiaro, come slogan politically correct?… il problema è che con questa gente, pd ed accozzaglia, pdl ed accozzaglia, non se ne viene fuori ed il progetto di restituire un volto programmatico al futuro del paese e della nostra regione, rimane confinato nelle stanze del potere salottiero a cui questi partiti si son ridotti, l’uno per catarsi di rinuncia alla lotta sociale e per sindrome edipica (uccidi il padre, il marxismo, e sposa la madre, la cultura catto-moderata), l’altro per vizio terato-genico di nascita, l’essere un partito-azienda dove la condivisione (e quindi la discussione) non esiste, contando nei fatti la sola voce del padrone (ancorchè preso più dai suoi problemi di mutanda e a latere da quelli giudiziari, che dai problemi del paese che pur dovrebbe almeno tentare di governare)… occorre forse cominciare a riempire di contenuti reali la voce di un dissenso che non ha bandiere, ma bisogni e sogni che un’altro paese sia possibile, che un’altra regione sia possibile…il sottoscritto sarà lì

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Ortofrutta, a Metaponto il Progetto Italia – Egitto

09/11/2010 10:42

BAS
Nella giornata del 9 novembre 2010 imprenditori del sistema ortofrutticolo egiziano saranno in visita in Regione Basilicata. Il programma prevede visite presso le aziende ortofrutticole della Basilicata e successivamente un tavolo tecnico presso il centro di ricerca della Metapontum Agrobios. L’incontro rientra nel progetto di attivazione di sistemi produttivi integrati Italia – Egitto, che ha come “mission” quella di sviluppare e rafforzare il flusso commerciale di prodotti freschi dell’ortofrutta tra Egitto e Italia. Il progetto è coordinato dall’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari e vede la Metapontum Agrobios, quale Ente attuatore della Regione Basilicata, nel ruolo di supporto scientifico dell’iniziativa, anche al fine di valorizzare le qualità delle produzioni, ottenute con protocolli tecnici condivisi, nel rispetto della salute del consumatore e della salvaguardia ambientale

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e così, invece di aiutare i mercati locali, facciamo collaborazioni con altri paesi che producendo a prezzi minori, ovviamente conquisteranno mercato, a discapito delle produzioni locali…

è comunque da spiegare che non è con la chiusura dei mercati che si protegge l’agricoltura locale, ma con azioni di tutela del prodotto locale su filiera locale ad evidenti motivazioni igieniche, ambientali e nutrizionali…

rimane sempre il sospetto che la parola internazionalizzazione da noi rappresenti sempre la stessa fregatura, sponsorizzata dalle istituzioni locali

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Presentazione a Milano per il puntino ad ago di Latronico

09/11/2010 10:43

BAS
Fausto De Maria, assessore al turismo comune di Latronico, informa che domenica 14 novembre a Milano, Angelo Fusco, creatore e design della cravatta a sette pieghe in seta pura, nella sua galleria al numero 25 di via Montenapoleone, presenterà il puntino ad ago di Latronico. Il puntino ad ago di Latronico è un pizzo, proposto come finitura di piccoli capi di biancheria in nuance pastello, ma che trova impiego anche nelle più svariate tipologie di accessori per la casa e per l’abbigliamento.
Il puntino ad ago, brevettato dall’amministrazione comunale di Latronico ha già avuto grande rilevanza anche sulla rivista “Rakam” ed altre riviste importanti del settore, nonché esposto alla fiera internazionale di merletti e ricami di Parma

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non commento che è meglio!!!…da mettere in relazione quindi all’articolo precedente

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Basilicata Innovazione, workshop su materiali innovativi

09/11/2010 11:24

AGRE’ prevista per metà del 2011 l‘uscita dei primi prodotti con materiali innovativi realizzati in Basilicata grazie alla collaborazione di imprenditori lucani col MaTech Point® di Basilicata Innovazione. Intanto va avanti l’attività mirata a sostenere l’innovazione delle imprese e Basilicata Innovazione ha organizzato due workshop teorico-pratici, rivolti alle aziende lucane, per illustrare le numerose opportunità offerte da MaTech Point® Basilicata, il primo e unico centro al sud che offre assistenza alle imprese nella scelta e utilizzo di materiali e tecnologie innovativi. Il primo incontro avrà luogo a Potenza il 10 novembre, alle ore 17.00, presso la sede di Basilicata Innovazione; l’altro a Matera, l’11 novembre, sempre alle 17.00, nella sala convegni de “Le Monacelle”.
Relatori del workshop in programma il 10 Novembre: Ing. Paolo Cattapan – Responsabile di Basilicata Innovazione, Ing. Martina Terconi – Responsabile MaTech Point® Friuli Venezia Giulia c/o AREA Science Park e Ing. Luigi D’Amato – Responsabile MaTech Point® Basilicata c/o Basilicata Innovazione. A Matera, l’11 novembre, interverranno: Dott. Andrea Trevisi – Responsabile Servizio di Trasferimento Tecnologico presso Basilicata Innovazione, Ing. Martina Terconi e Ing. Francesca De Sua, Responsabile MaTech Point® Basilicata.

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questa è pubblicità e nemmeno occulta, ma del tutto palese!!!…e spiace che l’organo di informazione istituzionale si riduca a tanto!!!…lo avevamo spesso indicato come la tass, ma credo che oggi gli vada cambiato nome…basilicatanetshop va bene?…ed io che credevo che i nostri comunicati non fossero pubblicati per ordini superiori e per motivazioni politiche…macchè…non avevano valenza commerciale, ecco tutto!!!

in quanto ai materiali innovativi, poi non se ne indica uno!!!

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forestazione

Si terrà giovedì 11 novembre, a partire dalle ore 9,30, presso il Museo Provinciale di Potenza, in Via Ciccotti, l’iniziativa della Flai Cgil Potenza dal titolo: energia, forestazione, sviluppo rurale: prospettive di crescita.
Alla giornata di lavori parteciperanno, il segretario generale della Flai Cgil, Vincenzo Esposito, i docenti universitari Severino Romano e Francesco Contò, gli assessori regionali Agatino Mancusi e Vilma Mazzocco, il segretario regionale della Cgil, Antonio Peper e il segretario regionale della CdLT Nicola Allegretti.
Le conclusioni saranno affidate alla segretaria nazionale della Flai Cgil, Stefania Crogi.

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ovviamente sarebbe importante partecipare e magari riuscire a fare un intervento in merito al tema forestazione…non sarà quasi certamente possibile, visto il latente stalinismo che si muove in alcuni ambienti (ehi, ovviamente da altre parti si parla di fascismo, sia ben chiaro…fascismo a volte latente, a volte manifesto)…ma due cose andrebbero dette proprio sulla forestazione a questi personaggi che vedono soltanto alcuni aspetti delle cose, la perte occupazione cioè, argomento nobile e del tutto legittimo visti i tempi e vista la funzione che il sindacato dovrebbe avere…

il piano di forestazione regionale (44 milioni di euro) sarebbe cosa nobile e previdente, non solo per l’occupazione dei forestali, che ne risulterebbe corroborata (anche se va detto che la parola occupazione per i soggetti in questione si riduce spesso al solo raggiungimento del limite per la percezione dell’indennità di disoccupazione…cosa a cui si riduce l’intervento della regione), ma anche per le esigenze di difesa del territorio…

ma c’è un ma…se infatti incrociamo il piano sulla forestazione con i progetti per la costruzione di centralia bio-massa il sospetto è lecito…a cosa serviranno quegli alberi, anche e soprattuto perchè il piano di forestazione vede l’aggiunta del termine “produttiva” alla sua dizione?…

serviranno ad essere combusti in centrali a bio-massa e quindi impiantati in essenze a rapida crescita, così da essere del tutto estranei ai bio-tipi autoctoni?…serviranno per esigenze produttive legate all’industria del legno, così da essere ancora una volta impiantati sulla base della richiesta presumibile di mercato?…o magari, come auspicabile, saranno il frutto di piantumazioni effettuate sulla base delle fasce arboree prevalenti e puntuali del nostro clima, della conformazione del territorio e della nostra latitudine?…

non si sa…e c’è da scommettere che i sindacati in questione ne sappiano ancor meno del sottoscritto!!!

per la cronaca, le essenze da reimpiantare dovrebbero essere quercie, roverelle e le diverse specie di quercus nelle fasce adatte, e poi castagno, faggio, carpino bianco e nero, lentisco, sorbi e via discorrendo in una piantumazione che deve essere effettuata non in monocoltura, ma in associazione…il termine produttivo lasciamolo all’utilizzo tradizionale delle foreste, una volta cresciute, ben regolato e funzionale ai bisogni locali e non alle esigenze di un sistema dell’energia alquanto “strambo” come quello basato sulle bio-masse…

quando sono bio-masse e non rifiuti, si intende!!!

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Comunicato stampa di Comunità Lucana – Movimento No Oil

Dubbi, anzi certezze

 

Constatiamo con piacere che il Consiglio Regionale di Basilicata con voto a larghissima maggioranza (e spiace davvero che qualcuno si sia astenuto al riguardo) ha impegnato la Giunta Regionale a tutte le azioni di salvaguardia nei confronti della decisione della analoga giunta di Calabria di autorizzare la rimessa in produzione con conversione a bio-masse della centrale del Mercure.

 

Tale impegno che auspichiamo positivo per la risoluzione della questione, ancorché non risolutivo del dato di fatto che detta giunta calabrese ha di fatto autonomamente autorizzato la conversione a bio-masse dell’impianto che, ricordiamo, sorge a pochi metri dal confine lucano, pone però un problema rispetto alle previsioni di potenza elettrica derivante proprio da bio-masse del PIEAR lucano.

 

Sarebbe infatti a dir poco ipocrita che nel mentre ci si oppone all’apertura di una centrale contestata dalle popolazioni locali lucane e calabresi inutile nelle previsioni di generazione elettrica rispetto al reale utilizzo locale, sospetta di poter bruciare anche combustibile da rifiuti (CDR e succedanei), oltre ad una inesistente quantità di legna ecologica (a meno di non acquistare dall’estero o disboscare del tutto il Parco Nazionale a fronte dei MW previsti) ed in ogni caso dannosa ai fini di una sempre maggiore vocazione turistica di cui il parco e le comunità interessate cominciano finalmente a fruire, non si aprisse una seria discussione generale sull’opportunità di prevedere ed approvare nel territorio regionale la installazione di impianti di produzione energetica a bio-masse dalle dimensioni produttive simili, centrale di Aciniello, o seppur inferiori, Tricarico, Ferrandina e via discorrendo in un lungo elenco a cui si aggiungerebbe anche un impianto da 5 MW a Viggiano, dove crediamo si sia già realizzato abbastanza in termini energetici.

 

Discussione che, al netto di considerazioni sulle quantità realmente disponibili in regione di materiale ligneo, dovrebbe riguardare anche e soprattutto l’ovvietà che se provvedimenti nazionali e regionali autorizzano l’equivalenza di CDR con la legna ecologica, di fatto sarà proprio il combustibile da rifiuti a divenire il principale carburante per quei forni, rassicurazioni unilaterali delle aziende a parte.

 

Questa regione che più volte in passato ha peccato di capacità puntuale e costante di controlli su molti settori – vogliamo su tutto ricordare il petrolio in Val d’Agri e l’ancora assente alla conoscenza delle popolazioni del relativo Piano di Sicurezza – di incerta attività di programmazione – vogliamo allora ricordare il tema vivo dei rifiuti solidi urbani o silente dei rifiuti speciali ed industriali di cui  pur una legge regionale impedirebbe a quelli non prodotti in loco trattamento e stoccaggio nel territorio – di scarsa o nulla comprensione degli impatti ambientali e sanitari di alcune attività industriali – vogliamo quindi ricordare un tardivo Registro dei Tumori, mancate bonifiche in siti accertati e quanto meno una lentezza nella rilevazione e trasmissione di dati di inquinamento in siti che pur sono soggetti alle normative Seveso – non assicura affatto la capacità di controllare cosa in realtà verrà bruciato nelle centrali a bio-massa che rifiutiamo “ai” confini regionali, ma accogliamo “nei” confini.

 

E non rassicurando affatto sistema locale dei controlli, delle rilevazioni ambientali e della capacità ispettiva, crediamo che i nostri dubbi siano non solo del tutto leciti, anche a fronte della quantità impressionante di eco-balle accumulatesi in Campania che pur volendo credere alle favole miracolistiche del governo nazionale, da qualche parte pur si dovrà smaltirle, ma prossimi alla realtà di una regione che potrebbe diventare il retroterra “caldo” delle emergenze campane, altro che la terra dei boschi di enotria memoria in cui qualche potatura basterebbe ad alimentare 50 MW elettrici di produzione energetica.

 

Leggendo infatti gli impegni regionali sulla forestazione produttiva (44 milioni di euro e non conosciamo affatto quali saranno le essenze da piantare), ai dubbi leciti che traslano in realtà sulla base dell’analisi lucida dei fatti campani, si aggiunge la certezza che qualche “cricca della bio-massa” stia da tempo agendo in questa regione, addentellandosi non solo nei palazzi del potere e nelle case comunali, ma persino nella “ricerca”.

 

Bio-masse che, lungi dal dover essere demonizzate, ben altro utilizzo potrebbero avere in regione se fossero considerate per la loro intrinseca natura di “aggiunta” ad altre produzioni energetiche rinnovabili e sulle quali i dubbi di corretta interpretazione degli impatti territoriali già sono stati, dal sottoscritto e dal movimento che rappresenta, abbondantemente denunciati, ritornando così al loro ruolo di residualità specifica e strettamente locale lì dove altre produzioni energetiche di autosufficienza di piccole comunità o di complessi di aziende agricole non sono, o lo sono difficilmente, praticabili economicamente.

 

Chiediamo pertanto che si pratichi subito una moratoria regionale sulle bio-masse atta a miglior definizione di obiettivi e finalità più consone alle dimensioni su cui simili impianti dovrebbero per intrinseca natura essere programmati, tarati ed infine autorizzati con il consenso delle popolazioni.

 Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil

il mercure

I lavori del Consiglio regionale


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Il Consiglio ha, poi, approvato a maggioranza, con 22 sì, e l’astensione del consigliere Rosa (Pdl), una mozione sottoscritta da tutti i capigruppo sulla Centrale del Mercure. Il documento, che riformula un testo presentato in precedenza dai consiglieri Autilio e Benedetto (Idv) e Mollica (Mpa), esprime “un orientamento contrario alla riattivazione della Centrale del Mercure, un progetto che stride con le scelte della Regione Basilicata in materia energetica e di sviluppo delle fonti rinnovabili contenute nel Piear”, e impegna la Giunta regionale “ad adottare ogni idoneo atto per proporre impugnazione, nelle pertinenti e competenti sedi giudiziarie/amministrative, entro termini utili, avverso il provvedimento autorizzativo al progetto Enel relativo alla Centrale elettrica della Valle del Mercure, pubblicato sul Bur della Regione Calabria in data 5 ottobre 2010, al fine di ottenerne l’annullamento e l’immediata sospensiva.

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bene, pare che la ragione abbia avuto accesso per una volta nel consiglio regionale…rimane il punto nodale però che nel piear nostrano sono state approvati 50 mw da bio-masse, peraltro già ampiamente superati dalla somma dei mw delle centrali di tricarico, stigliano, ferrandina e da tutte le altre che affollano il panorama del “brucia che ti passa” lucano…la contraddizione è forte e necessita di un’ampia discussione sul tema che non può fermarsi al no consiliare con cui “si impegna la giunta” per la centrale del mercure (in territorio calabrese solo per pochi metri) la cui riattivazione è stata autorizzata dalla regione calabria, ma che deve svolgersi serenamente nella certezza che se la legge nazionale (decreto lunardi) e regionale lucana autorizzano di fatto la combustione di cdr (combustibile da rifiuti) nelle centrali, avendo reso equipollente lo stesso alla legna ecologica, si può star certi che rifiuti saranno bruciati…la basilicata retroterra “caldo”, anzi rovente, delle eco-balle accumulate durante l’eterna crisi campana, questa è la realtà di cui la giunta de filippo e lo stesso consiglio si son fatti carico con l’approvazione ad occhi chiusi del piear…vedremo quale sarà l’atteggiamento reale della giunta “impegnata” contro il si calabrese alla centrale del mercure e ci auguriamo che simile atteggiamento, del resto tutto da verificare nella pratica degli “spondismi” politici (qualche dubbio a riguardo lasciatemelo nutrire, visti molti precedenti) sia preludio ad un vero e proprio ripensamento che annulli le scelte lucane sulle centrali a bio-balle e che riporti il tema della combustione di bio-masse nel suo vero alveo di discussione, quello di una fonte residuale che va pensata e realizzata solo in dimensioni ridotte ad 1-2 mw e solo in quelle realtà dove il cippato ed i residui vegetali siano realmente locali e frutto non di “coltivazione industriale” dei boschi, ma di manutenzione attenta degli stessi, non di agricoltura no-food, ma di attenzione alla intera filiera agricola e zootecnica, non di promesse di occupazione a fondo perduto, ma di reale ed attenta valutazione di ciò che si guadagna in rapporto a ciò che si rischia di perdere…

una nota, anzi due, a margine…mi son preso da una agente del corpo forestale dello stato l’appellativo di “fomentatore”, quando chiedevo di poter accedere come cittadino ed esponente politico ai lavori del consiglio, poichè di fatto l’accesso allo stesso era ancora bloccato nel pomeriggio, quindi oltre il ragionevole blocco che era stato opposto durante la mattina visto il numero di persone presenti (quando comunque ero riuscito facilmente ad entrare per assistere)…avevo semplicemente fatto osservare che come cittadino avevo diritto ad entrare e visto che la capienza dell’angusto spazio riservato agli “pettatori” era terminata, c’era comunque un televisore in una sala di disimpegno attiguo in cui poter far accedere le persone che volevano assistere…giudicate voi se il sottoscritto è un fomentatore o non piuttosto uno che chiede ciò che ragionevolmente gli spetta in quanto portatore di diritti soggettivi…al mio appellativo poi di “questi si son piazzati qui davanti” (erano di fatto disposti in manipolo di fronte al cancello semichiuso”), mi è stato obiettato dalla stessa che avevo usato la parola “questi”…ho fatto osservare che fino a prova contraria la parola questi è una parola del vocabolario italiano e basta…piccoli e normali battibecchi…non me ne voglia l’agente in questione, ma una divisa a me suggerisce qualcuno con cui collaborare per il bene comune (sarò un ingenuo credulone, ma voglio ostinatamente continuare a crederlo), e non certo un avversario seppur solo dialettico…seconda nota, non mi fido dei sindaci e di alcuni sindaci, punto!!!

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sono tornato

bene, tornato dalla lunga estate di lavoro nei campi, qualche considerazione…lavoro, quindi niente vacanze, niente movide, niente mondanità di scarto o errabonde esperienze mistico-geografiche…campagna, quindi tempi dilatati che inseguono senza fretta i ritmi della natura, forse un lusso in quest’epoca di frenetico psico-agitarsi senza direzioni precise in cui capita sempre più spesso che gli anni abbiano il valore assoluto di minuti ed i minuti neppure la dignità di assoluti, neppure quando si è di fronte a quegli istanti importanti, quando dovremmo “essere nel divenire” e smettere di farsi domande…

l’estate è stata lunga, protrattasi fino all’autunno gonfio di pioggia, ma il ricordo di alcuni tramonti della val d’agri è ancora vivo e lo porto nella pelle ed in certe riflessioni che si sono aperte e conchiuse senza bisogno poi di grandi pensieri di ricostruzione delle trame di tanti accadimenti, ma piuttosto di una contemplazione silenziosa che apre la mente a quelle stesse riflessioni ed alle risposte che ne sono conseguenza…

ed ho contemplato a lungo nella brevità di istanti di sospensione dei suoni, della luce, dei movimenti, quando pare che il mondo si appresti sacralmente alla notte e persino gli uccelli ritengano opportuno smettere il canto in ossequio alle tenebre che pare seguano il sole che cala lento dietro la cresta delle montagne sovrastanti paterno, mentre i suoi ultimi raggi incendiano marsicovetere e viggiano (e speriamo siano sempre i raggi solari ad incendiarli)…

poi è arrivato l’autunno, ma non voglio scrivere un racconto silvestre in salsa agro-pastorale e scomodare cicale e formiche…ho riflettuto sul senso di molti avvenimenti di quest’ultimo anno in particolare, ricavandone da un lato l’impressione di aver avuto quasi sempre ragione nell’analisi e nelle previsioni di quanto stava accadendo nella nostra terra, un saccheggio vandalico perpetrato da un sistema onnivoro a caccia di nuove prede, dall’altro lato di aver certo seminato molto durante incontri, convegni, manifestazioni, e poi in comunicati ed interventi, tentando di stimolare le coscienze a ricostruire il tessuto di un racconto complesso che riguarda la nostra regione, un racconto di cui gli allarmi ambientali, i nodi produttivi, le crisi annunciate, le “soluzioni” che affondano radici nell’eterno tutt’apposto (a proposito un termine da me “inventato” per descrivere alcune situazioni lucane) non sono che capitoli…

ma se la semina è stata doviziosa e generosa, il raccolto è stato scarso proprio in quei termini di presa d’atto collettiva che non vi è alcuna via d’uscita da questa situazione di svendita al peggior offerente del territorio che cominciare a fare da soli, costruendo senza ipocrisie quel percorso politico che noi di comunità lucana-movimento no oil abbiamo con precisione indicato in una forte territorialità includente al servizio del bene comune dei cittadini da perseguire con una “liberazione dalla politica padrona” che ha finora costretto alla catena i lucani e molto spesso senza che essi stessi se ne rendessero appieno conto…

una liberazione che non si esaurisce negli slogan utili solo ad ingabbiare dissenso da riportare poi nel sistema del consenso (pratica usa a tanti che pure continuano ad agitarsi e ad agitare a responsabilità limitata ed in cambio di qualche prebenda politica), che non necessita di padri putativi per racchiudere una promessa di interesse che si esaurisce poi in pratiche neo-feudali di controllo dell’opinione attraverso la carota ed il bastone (il triste destino di tanti che credono ancora in alcune “divinità a santità limitata” che par addomestichino le nostre terre ed i nostri paesi a fidarsi ad occhi chiusi del ladro, si, ma del ladro gentiluomo, del ladro di buoncuore, del ladro robin hood, comunque del ladro!!!), ma una liberazione da praticare attraverso quelle idee di rinnovamento della politica e dell’economia produttiva che a macchia di leopardo, lentamente magari, nel mondo si affermano e diventano alternativa ad un sistema economico che non riesce più a contenere le proprie contraddizioni e che visibilmente non funziona più…

idee e percorsi che hanno nomi differenti, ma una identica matrice collettiva, la consapevolezza che si può e si deve ormai necessariamente fare altro per impedire non solo il collasso del pianeta in una spirale di ciechi consumi delle risorse e dell’ambiente che hanno poi tragiche ricadute dirette sull’uomo e sulla sua organizzazione socio-economica e culturale, ma la deturpazione vandalica di ciò che ancora di “naturale” e non artefatto esiste e che magari è tramandabile alle future generazioni perchè la vita continui ad essere tale…

idee e percorsi che qui, in questa terra, hanno possibilità di interventi sostanziali su un sostrato ambientale ed umano ancora non del tutto compromesso da questa modernità costretta al paradosso di una crescita continua che non si chiede più quale sia il senso di quella crescita, il superamento delle disparità sociali, geografiche ed economiche nella redistribuzione del reddito e delle possibilità, ma la considera ormai un dogma a cui tutto diviene sacrificabile, persino i diritti essenziali statuiti da convenzioni internazionali, persino la logica del non consumare più di quanto si possa ragionevolmente e sostenibilmente produrre senza arrivare al punto di non ritorno…

e potrei continuare con i paradossi di questo sistema i cui sacerdoti mendaci o sciocchi ed i fedeli solo sciocchi sono indistintamente sia la destra che la sinistra (o preferite il centrodestra ed il centrosinistra), in una incapacità ormai conclamata di distinzione tra idee e pratiche che sembrano fotocopie le une delle altre e che non danno risposte, ma continuano ad ossequiare dogmi economici e produttivi che non si basano su alcun miracolo, ma solo su superstizioni arcaiche di un mercato che si autoregola, sulla concorrenza, sulla produttività, sull’internazionalizzazione, sulla globalità, sulla finanza, sugli organismi internazionali nati a bretton woods al termine della seconda guerra mondiale, nati per governare la finanza della ricostruzione e per impedire collassi stile wall street ’29 e finiti per dominare e condizionare le scelte economiche, finanziarie e quindi produttive del pianeta…

rimaniamo alla nostra terra…a chi riesca a produrre differenza tra questo locale centrosinistra eterno che domina la regione a colpi di clientele e di bizantinismi, a questo comitato di affari che fa della cosa pubblica cosa propria, a questa loggia di potenti radicati in ogni angolo delle amministrazioni, a questo salotto di ineleganti “teste di rapa” a volte a malapena in grado di discernere tra pubblico e privato, ed in predicato, nella sua versione nazionale, di andare al ricambio di quel centrodestra che affoga il paese nell’inadeguatezza alla gestione dei processi, regalo un’isola nel pacifico!!!…  

tale è infatti la contiguità di ignoranza, di mancanza di progetti, di idee, di “sguardi” sul futuro (che pure, è bene ripetere, rappresenterebbero la giustificazione causale alla stessa politica delegata), di approssimazione e di “peracottarismo” tra centrodestra e centrosinistra che una sostanziale differenza tra di essi di fatto non esiste, in questa regione e probabilmente nel paese, configurando così una triste ineluttabilità di una gestione della cosa pubblica che, ben lungi dal creare compartecipazione solidale al benessere ed ai benesseri, ancora si ostina a recitare il mantra a cui l’ormai desueto vocabolario globalizzante sembra ridotto dopo una crisi finanziaria che ha distrutto le economie reali ed al quale, invece di concedere aiuti per una riconversione del sistema produttivo in accordo a concetti di entropia naturale e sociale, gli stati ed il nostro stato hanno concesso aiuti tout court senza chiedere sostanzialmente nulla in cambio, a cominciare dalla tenuta del sistema occupazione…

e così in questa melassa bipartizan ogni pratica politica “altra” sembra esclusa dalla possibilità di farsi sentire per invocare, magari praticare in prima persona, il cambiamento radicale che, se ben evidente a chi osserva a mente lucida e senza preconcetti od ideologie i processi economici ed ambientali mondiali e locali, altrettanto evidente dovrebbe essere per chi giudica lo stato delle cose dallo stato del proprio portafogli in rapporto allo stato dei propri bisogni reali…e credo inutile aggiungere altro al riguardo…

così torniamo alla nostra regione che affoga nella disoccupazione, nell’inoccupazione e nella precarizzazione della vita stessa e delle aspettative legittime che solo una generazione fa permettevano di prospettare futuri migliori per chi seguiva anagraficamente…una regione vittima di crisi occupazionali che hanno sede più che nella crisi, nelle trasformazioni del capitale e nelle minacce continue di delocalizzazione, nelle scelte politiche di fondo che hanno “affidato” una regione intera nelle mani di chi mirando al solo profitto poca importanza dava alla propria impronta sul territorio…una regione che persevera nell’errore industriale di pensare che copiosi contributi elargiti senza una caratterizzazione degli stessi a nuove attività a nullo o basso impatto ambientale ed infrastrutturale, a nuove idee di impresa e di compartecipazione della stessa, attraggano investitori in grado di innestarsi definitivamente nel nostro territorio e non ai soliti “mangia ciò che puoi in rapporto a ciò che vuoi” a cui si riducono scelte industriali giudicate al meglio solo sulla quantità di lavoro presunto che da esse originerebbe…presunto, appunto, e senza alcun sostanziale vincolo…potremmo continuare così con l’agricoltura messa al macero di un mercato le cui leggi si stabiliscono altrove ed alle cui odiose leggi si risponde sempre e solo con le “eccellenze” presunte o reali e mai con l’innalzamento del tenore della produzione generalistica che sola fa da base ai prodotti di punta…

e poi ancora con il turismo basato su costosi attrattori dai dubbi ritorni, ma dalle enormi spese certe, e su un’idea della riduzione delle peculiarità regionali a villaggio turistico, a “sagrificio”, a contenitore spettacolare senza contenuti che non siano i turisti stessi, quando il concetto di turista è quello del turista general-generico a caccia di paesaggi e sapori di cartapesta stile cinecittà e non quello del turista alla ricerca dell’incontaminato, dell’inusuale, del differente, dell’altro rispetto ad un paese ed un’europa vittima dell’omologazione sur-moderna che tutto appiattisce ed a cui occorrebbe rispondere con la tenace difesa di quanto di naturale e di inconsueto ancora la nostra terra offre e potrebbe offrire in quel bizzarro balzo cronologico che in pochi decenni ha fatto transitare la nostra terra dall’immobilità storico-sociale lucana rilevata dal de martino in “sud e magia” nell’innesto ad una modernità in cui non perdere le radici significa marcare una differenza sostanziale…e poi ancora rifiuti, energia, sanità, programmazione del territorio, cura del disagio sociale e via ancor dicendo chiunque sarebbe in grado di comprenderne la cospicua elencazione che in questi anni dalle pagine di questo blog si è offerta ai lettori…

non voglio quindi annoiare oltre con questa elencazione di quanto in questa nostra terra proprio non va e non solo per contingenze esterne, ma anche e forse soprattutto per l’incompetenza della classe politica tutta a maneggiare altre idee (almeno quando le abbia comprese e qualche dubbio pur rimane al riguardo), per la truffaldinità di molti funzionari e dirigenti furbi di cui spesso ignoriamo i nomi, pensando che sia la sola politica la responsabile di questo massacro, ma che di fatto rappresentano il vero interfaccia operativo di chi, arrivando in questa regione, crede di poter fare ciò che vuole, per la beota acquiescenza alle logiche di filiera del consenso di cui i nostri concittadini sono preda senza a volte esserne del tutto coscienti, se è vero come è vero che sommando tutti i “locali” si arriva a quel “globale”, in un’idea assai pratica di gestione feudale del territorio e delle comunità che porta all’egoismo campanilistico ed all’allontanamento dalle logiche di una comunità dal respiro e dalla portata più ampia…

noi di comunità lucana andiamo avanti con maggiore forza e maggiore convinzione, sempre credendo che un’altra lucania è possibile perchè un’altra lucania è necessaria, ed andremo avanti con chi a noi, localmente e “g-localmente” ad ogni livello territoriale, sarà vicino nelle idee e nella pratica di declinare le stesse in atti e proposte concrete che marchino cambiamento e virtuosità senza dubbi ed ipocrisie, convinti come siamo che ogni orizzonte da raggiungere serve soprattutto a camminare…

sono tornato…

miko somma

  

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