sono tornato

bene, tornato dalla lunga estate di lavoro nei campi, qualche considerazione…lavoro, quindi niente vacanze, niente movide, niente mondanità di scarto o errabonde esperienze mistico-geografiche…campagna, quindi tempi dilatati che inseguono senza fretta i ritmi della natura, forse un lusso in quest’epoca di frenetico psico-agitarsi senza direzioni precise in cui capita sempre più spesso che gli anni abbiano il valore assoluto di minuti ed i minuti neppure la dignità di assoluti, neppure quando si è di fronte a quegli istanti importanti, quando dovremmo “essere nel divenire” e smettere di farsi domande…

l’estate è stata lunga, protrattasi fino all’autunno gonfio di pioggia, ma il ricordo di alcuni tramonti della val d’agri è ancora vivo e lo porto nella pelle ed in certe riflessioni che si sono aperte e conchiuse senza bisogno poi di grandi pensieri di ricostruzione delle trame di tanti accadimenti, ma piuttosto di una contemplazione silenziosa che apre la mente a quelle stesse riflessioni ed alle risposte che ne sono conseguenza…

ed ho contemplato a lungo nella brevità di istanti di sospensione dei suoni, della luce, dei movimenti, quando pare che il mondo si appresti sacralmente alla notte e persino gli uccelli ritengano opportuno smettere il canto in ossequio alle tenebre che pare seguano il sole che cala lento dietro la cresta delle montagne sovrastanti paterno, mentre i suoi ultimi raggi incendiano marsicovetere e viggiano (e speriamo siano sempre i raggi solari ad incendiarli)…

poi è arrivato l’autunno, ma non voglio scrivere un racconto silvestre in salsa agro-pastorale e scomodare cicale e formiche…ho riflettuto sul senso di molti avvenimenti di quest’ultimo anno in particolare, ricavandone da un lato l’impressione di aver avuto quasi sempre ragione nell’analisi e nelle previsioni di quanto stava accadendo nella nostra terra, un saccheggio vandalico perpetrato da un sistema onnivoro a caccia di nuove prede, dall’altro lato di aver certo seminato molto durante incontri, convegni, manifestazioni, e poi in comunicati ed interventi, tentando di stimolare le coscienze a ricostruire il tessuto di un racconto complesso che riguarda la nostra regione, un racconto di cui gli allarmi ambientali, i nodi produttivi, le crisi annunciate, le “soluzioni” che affondano radici nell’eterno tutt’apposto (a proposito un termine da me “inventato” per descrivere alcune situazioni lucane) non sono che capitoli…

ma se la semina è stata doviziosa e generosa, il raccolto è stato scarso proprio in quei termini di presa d’atto collettiva che non vi è alcuna via d’uscita da questa situazione di svendita al peggior offerente del territorio che cominciare a fare da soli, costruendo senza ipocrisie quel percorso politico che noi di comunità lucana-movimento no oil abbiamo con precisione indicato in una forte territorialità includente al servizio del bene comune dei cittadini da perseguire con una “liberazione dalla politica padrona” che ha finora costretto alla catena i lucani e molto spesso senza che essi stessi se ne rendessero appieno conto…

una liberazione che non si esaurisce negli slogan utili solo ad ingabbiare dissenso da riportare poi nel sistema del consenso (pratica usa a tanti che pure continuano ad agitarsi e ad agitare a responsabilità limitata ed in cambio di qualche prebenda politica), che non necessita di padri putativi per racchiudere una promessa di interesse che si esaurisce poi in pratiche neo-feudali di controllo dell’opinione attraverso la carota ed il bastone (il triste destino di tanti che credono ancora in alcune “divinità a santità limitata” che par addomestichino le nostre terre ed i nostri paesi a fidarsi ad occhi chiusi del ladro, si, ma del ladro gentiluomo, del ladro di buoncuore, del ladro robin hood, comunque del ladro!!!), ma una liberazione da praticare attraverso quelle idee di rinnovamento della politica e dell’economia produttiva che a macchia di leopardo, lentamente magari, nel mondo si affermano e diventano alternativa ad un sistema economico che non riesce più a contenere le proprie contraddizioni e che visibilmente non funziona più…

idee e percorsi che hanno nomi differenti, ma una identica matrice collettiva, la consapevolezza che si può e si deve ormai necessariamente fare altro per impedire non solo il collasso del pianeta in una spirale di ciechi consumi delle risorse e dell’ambiente che hanno poi tragiche ricadute dirette sull’uomo e sulla sua organizzazione socio-economica e culturale, ma la deturpazione vandalica di ciò che ancora di “naturale” e non artefatto esiste e che magari è tramandabile alle future generazioni perchè la vita continui ad essere tale…

idee e percorsi che qui, in questa terra, hanno possibilità di interventi sostanziali su un sostrato ambientale ed umano ancora non del tutto compromesso da questa modernità costretta al paradosso di una crescita continua che non si chiede più quale sia il senso di quella crescita, il superamento delle disparità sociali, geografiche ed economiche nella redistribuzione del reddito e delle possibilità, ma la considera ormai un dogma a cui tutto diviene sacrificabile, persino i diritti essenziali statuiti da convenzioni internazionali, persino la logica del non consumare più di quanto si possa ragionevolmente e sostenibilmente produrre senza arrivare al punto di non ritorno…

e potrei continuare con i paradossi di questo sistema i cui sacerdoti mendaci o sciocchi ed i fedeli solo sciocchi sono indistintamente sia la destra che la sinistra (o preferite il centrodestra ed il centrosinistra), in una incapacità ormai conclamata di distinzione tra idee e pratiche che sembrano fotocopie le une delle altre e che non danno risposte, ma continuano ad ossequiare dogmi economici e produttivi che non si basano su alcun miracolo, ma solo su superstizioni arcaiche di un mercato che si autoregola, sulla concorrenza, sulla produttività, sull’internazionalizzazione, sulla globalità, sulla finanza, sugli organismi internazionali nati a bretton woods al termine della seconda guerra mondiale, nati per governare la finanza della ricostruzione e per impedire collassi stile wall street ’29 e finiti per dominare e condizionare le scelte economiche, finanziarie e quindi produttive del pianeta…

rimaniamo alla nostra terra…a chi riesca a produrre differenza tra questo locale centrosinistra eterno che domina la regione a colpi di clientele e di bizantinismi, a questo comitato di affari che fa della cosa pubblica cosa propria, a questa loggia di potenti radicati in ogni angolo delle amministrazioni, a questo salotto di ineleganti “teste di rapa” a volte a malapena in grado di discernere tra pubblico e privato, ed in predicato, nella sua versione nazionale, di andare al ricambio di quel centrodestra che affoga il paese nell’inadeguatezza alla gestione dei processi, regalo un’isola nel pacifico!!!…  

tale è infatti la contiguità di ignoranza, di mancanza di progetti, di idee, di “sguardi” sul futuro (che pure, è bene ripetere, rappresenterebbero la giustificazione causale alla stessa politica delegata), di approssimazione e di “peracottarismo” tra centrodestra e centrosinistra che una sostanziale differenza tra di essi di fatto non esiste, in questa regione e probabilmente nel paese, configurando così una triste ineluttabilità di una gestione della cosa pubblica che, ben lungi dal creare compartecipazione solidale al benessere ed ai benesseri, ancora si ostina a recitare il mantra a cui l’ormai desueto vocabolario globalizzante sembra ridotto dopo una crisi finanziaria che ha distrutto le economie reali ed al quale, invece di concedere aiuti per una riconversione del sistema produttivo in accordo a concetti di entropia naturale e sociale, gli stati ed il nostro stato hanno concesso aiuti tout court senza chiedere sostanzialmente nulla in cambio, a cominciare dalla tenuta del sistema occupazione…

e così in questa melassa bipartizan ogni pratica politica “altra” sembra esclusa dalla possibilità di farsi sentire per invocare, magari praticare in prima persona, il cambiamento radicale che, se ben evidente a chi osserva a mente lucida e senza preconcetti od ideologie i processi economici ed ambientali mondiali e locali, altrettanto evidente dovrebbe essere per chi giudica lo stato delle cose dallo stato del proprio portafogli in rapporto allo stato dei propri bisogni reali…e credo inutile aggiungere altro al riguardo…

così torniamo alla nostra regione che affoga nella disoccupazione, nell’inoccupazione e nella precarizzazione della vita stessa e delle aspettative legittime che solo una generazione fa permettevano di prospettare futuri migliori per chi seguiva anagraficamente…una regione vittima di crisi occupazionali che hanno sede più che nella crisi, nelle trasformazioni del capitale e nelle minacce continue di delocalizzazione, nelle scelte politiche di fondo che hanno “affidato” una regione intera nelle mani di chi mirando al solo profitto poca importanza dava alla propria impronta sul territorio…una regione che persevera nell’errore industriale di pensare che copiosi contributi elargiti senza una caratterizzazione degli stessi a nuove attività a nullo o basso impatto ambientale ed infrastrutturale, a nuove idee di impresa e di compartecipazione della stessa, attraggano investitori in grado di innestarsi definitivamente nel nostro territorio e non ai soliti “mangia ciò che puoi in rapporto a ciò che vuoi” a cui si riducono scelte industriali giudicate al meglio solo sulla quantità di lavoro presunto che da esse originerebbe…presunto, appunto, e senza alcun sostanziale vincolo…potremmo continuare così con l’agricoltura messa al macero di un mercato le cui leggi si stabiliscono altrove ed alle cui odiose leggi si risponde sempre e solo con le “eccellenze” presunte o reali e mai con l’innalzamento del tenore della produzione generalistica che sola fa da base ai prodotti di punta…

e poi ancora con il turismo basato su costosi attrattori dai dubbi ritorni, ma dalle enormi spese certe, e su un’idea della riduzione delle peculiarità regionali a villaggio turistico, a “sagrificio”, a contenitore spettacolare senza contenuti che non siano i turisti stessi, quando il concetto di turista è quello del turista general-generico a caccia di paesaggi e sapori di cartapesta stile cinecittà e non quello del turista alla ricerca dell’incontaminato, dell’inusuale, del differente, dell’altro rispetto ad un paese ed un’europa vittima dell’omologazione sur-moderna che tutto appiattisce ed a cui occorrebbe rispondere con la tenace difesa di quanto di naturale e di inconsueto ancora la nostra terra offre e potrebbe offrire in quel bizzarro balzo cronologico che in pochi decenni ha fatto transitare la nostra terra dall’immobilità storico-sociale lucana rilevata dal de martino in “sud e magia” nell’innesto ad una modernità in cui non perdere le radici significa marcare una differenza sostanziale…e poi ancora rifiuti, energia, sanità, programmazione del territorio, cura del disagio sociale e via ancor dicendo chiunque sarebbe in grado di comprenderne la cospicua elencazione che in questi anni dalle pagine di questo blog si è offerta ai lettori…

non voglio quindi annoiare oltre con questa elencazione di quanto in questa nostra terra proprio non va e non solo per contingenze esterne, ma anche e forse soprattutto per l’incompetenza della classe politica tutta a maneggiare altre idee (almeno quando le abbia comprese e qualche dubbio pur rimane al riguardo), per la truffaldinità di molti funzionari e dirigenti furbi di cui spesso ignoriamo i nomi, pensando che sia la sola politica la responsabile di questo massacro, ma che di fatto rappresentano il vero interfaccia operativo di chi, arrivando in questa regione, crede di poter fare ciò che vuole, per la beota acquiescenza alle logiche di filiera del consenso di cui i nostri concittadini sono preda senza a volte esserne del tutto coscienti, se è vero come è vero che sommando tutti i “locali” si arriva a quel “globale”, in un’idea assai pratica di gestione feudale del territorio e delle comunità che porta all’egoismo campanilistico ed all’allontanamento dalle logiche di una comunità dal respiro e dalla portata più ampia…

noi di comunità lucana andiamo avanti con maggiore forza e maggiore convinzione, sempre credendo che un’altra lucania è possibile perchè un’altra lucania è necessaria, ed andremo avanti con chi a noi, localmente e “g-localmente” ad ogni livello territoriale, sarà vicino nelle idee e nella pratica di declinare le stesse in atti e proposte concrete che marchino cambiamento e virtuosità senza dubbi ed ipocrisie, convinti come siamo che ogni orizzonte da raggiungere serve soprattutto a camminare…

sono tornato…

miko somma

  

Pubblicato in Blog