comunicato stampa di comunità lucana-movimento no oil

Modelli bulgari, anzi no, nord-coreani

Se dovessimo giudicare quanto accade nella nostra regione solo dalla lettura dell’attività quotidiana del sito istituzionale Basilicatanet, vetrina per sagre, presepi e progetti vari e collettore di memorabilia di comunicati in stile Tass da cui è quasi sistematicamente escluso ogni dissenso, dalla lettura delle attività personal-cultuali del Diario del Presidente, propagandistico cine-giornale Luce dei nostri giorni redatto tenuto da chi fino a qualche mese fa tuonava dalle pagine di un giornale contro “maggioranze incapaci di governo”, dai toni chiaroscuristici di scuola accademica espressi dal TG3 regionale, tutto sembra andar bene o quasi in questa regione.

 

 

Ma in una regione dove nulla o quasi sembra funzionare sulla base dell’empirismo inevitabile con cui il cittadino lucano dovrebbe cominciare ad osservare la realtà, pare assurdo ascoltare che tutto vada bene, un evidente assurdo che fa suscitare lecita la domanda se non sia scarso pennivendolismo di regime messo in cottura in presunti salottini buoni della locale intellighencjia a far da pietanza per il desco dei cittadini od attitudine a servire messa per conto dei poteri in attesa del paradiso che verrà.

 

 

Così accade che chi dovrebbe concorrere alla libera formazione delle opinioni dei cittadini, spesso se ne fa tanto cattivo interprete da allontanandosi da ogni deontologia fino a ricadere nel più classico dei modelli di informazione, quello bulgaro – anzi no! – nordcoreano. In ciò aiutato da certa politica a cui non interessa certo fare i conti con la realtà, ma costruirne una ad uso e consumo delle sue esigenze e dei suoi punti di contatto tra affari privati ed affari pubblici.

 

 

Ma il punto vero non sta nel giudizio della stampa e delle sue esternazioni teleguidate, ma in ciò con cui questa regione oggi deve realmente confrontarsi al netto del tuttappostismo di certa propaganda o delle cecità di comodo e di interesse, l’esigenza cioè di scattare onestamente oggi una istantanea  reale della regione ben prima di pensare alle pose del domani.

 

 

E se la fotografia del presente rivela un fallimento totale delle politiche economiche fin qui seguite in questa regione, più che in contingenze politiche e finanziarie esterne ed a cui schizofrenicamente si cerca di attribuire colpe per dislocare altrove il nesso causale tra eventi e cause (il comodo leit-motiv giustificazionista che prende il sopravvento su ragionamenti più ampi e che occorrerebbe con onesta mettere al centro del dibattito istituzionale e civile), la domanda che emerge, a nostro avviso, è se il fallimento sia il risultato solo di errate programmazioni in rapporto ad errate previsioni o non piuttosto anche il risultato di classi dirigenti inadeguate al compito e viziate da clientelismi tanto allignanti nell’azione politica da farne supporre un’anomalia genetica che ne pregiudica la stessa fisiologia.

 

 

Domanda non strumentale, ma pregnante rispetto al futuro stesso di questa terra, nel momento in cui qualche scelta di fondo pur si dovrà fare per assicurare alla regione ed ai suoi cittadini un domani dignitoso e ben comprendiamo come se ogni domanda sul futuro debba passare anche attraverso qualche domanda sulla classe dirigente che ne ha finora determinato le fasi, tale domanda non può o deve esaurirsi nell’autoreferenzialità del giudizio che fino ad oggi è stato il metro attraverso cui quella stessa classe dirigente si è auto-assolta da un clamoroso insuccesso che emerge da considerazioni ovvie, a cominciare da quanto finora si è speso (miliardi di euro) e per quali risultati (scarsi o nulli).

 

 

A quanto ammontano i finanziamenti globali di cui questa regione ha usufruito da Stato e U.E. in via ordinaria e straordinaria e distinti per campi di intervento (infrastrutture, agricoltura, politiche sociali, aiuti alle aziende, turismo, etc.)? Quali sono stati i risultati raggiunti distinti campo per campo in rapporto alle cifre impegnate e spese? Si è raggiunto l’obiettivo di far uscire la Basilicata dal sottosviluppo esattamente come indicato dalle procedure dell’obiettivo 1 dell’azione comunitaria? Si è proceduto a verifiche di merito in grado di analizzare l’efficacia concreta della spesa?

 

 

Queste crediamo siano solo le prime domande a cui occorrerebbe dare una risposta e crediamo che in un periodo in cui sono in voga tanti tavoli e stati generali, queste dovrebbero essere le “domande” a cui la classe dirigente dovrebbe rispondere prima di programmare alcunché, impegnando il futuro dei cittadini lucani in vie ai più sconosciute, ma evidentemente ben mappate da chi oggi preme per una maggiore destinazione del territorio lucano a sistemi produttivi esterni alla regione stessa nel nome di un’economia della competizione che la storia sta dimostrando essere una prevaricazione dei più elementari diritti, quello ad una esistenza dignitosa in buona salute ed in un ambiente sano.

 

  

E l’ulteriore domanda crediamo debba essere :“E’ questa classe dirigente all’altezza etica dei compiti di guidare la regione verso un futuro, abbandonando quell’idea monocratica di un “modello lucano” che mentre consegnava la regione alle compagnie petrolifere, nel frattempo produceva il nulla?”.

 

 

E nel mentre cerchiamo di capire quali siano le linee guida che hanno impedito l’accesso alle riunioni del Consiglio Regionale per la seconda volta in poche settimane, attendiamo risposte.

 

 

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil