comunicato stampa di comunità lucana-movimento no oil

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L’insostenibile pesantezza della governance locale

 

E’ con viva soddisfazione che apprendo della definitiva cancellazione delle Comunità Locali (L.R. n. 11/08) dall’assetto istituzionale del territorio lucano operata in Finanziaria 2011.

 

Debbo però constatarne la scomparsa per soli motivi di bilancio, non già perché in sede di riflessione istituzionale più ampia sull’assetto del territorio si sia convenuto l’assoluta inutilità di fotocopie delle nosferatu Comunità Montane che rimangono agonicamente in un commissariamento che speriamo non superi i sei mesi troppo abbondantemente concessi alla loro scomparsa, non comprendendosi il perché di tali lungaggini a fronte di ben due anni di comoda sopravvivenza delle relative poltrone di commissario liquidatore fin qui accumulatisi.

 

Ora è da intendersi che se le strutture territoriali intermedie (Comunità Montane) immaginate dalla L. 1102/71 avessero avuto valenza di raccordo di prossimità tra cittadino ed istituzione e non di mero centro di spesa perlopiù clientelare, ben diverso sarebbe stato il loro destino, ma nella nostra regione si pensò di sostituirle con delle fotocopie istituzionali (Comunità Locali) del tutto simili nel modello di governance locale che rimaneva sostanzialmente invariato, poltronifici per trombati assorti al ruolo di capobastone o postazioni per arrembanti affaristi della politica, al netto di ogni retorica “nuovista” con cui pure si apparecchiò lo stessa tavola.

 

Ma oltre il destino più o meno assicurato ai lavoratori delle Comunità Montane e non avendo alcuna significativa importanza umana quello dei presidenti e dei relativi consigli, la discussione che pur dovrebbe aprirsi con serenità scevra da “postazionismi”, è su quale debba essere il modello di un governo comune delle realtà locali più svantaggiate della nostra terra, dovendosi finalmente mettere da parte quell’insostenibile pesantezza della governance locale con cui abbiamo spesso dovuto far conto e giocoforza concentrarsi sul maggior dialogo tra sindaci ed enti regionali.

 

Dialogo che ovviamente non deve o può concentrarsi solo sulle appartenenze a cordate politiche più o meno rappresentate nel governo regionale, quindi in grado di assicurare ascolto alle istanze locali, ma necessita di strutture dialoganti e di concertazione istituzionale che la sola esistenza dell’ANCI non pare riuscire ad assicurare.

 

La regione pensa così di introdurre le cosiddette “aree programma” che letteralmente “dovranno assicurare, attraverso la costituzione di apposite conferenze di sindaci, la rappresentanza dei territori nella gestione delle politiche regionali” e francamente non risulta agevole comprenderne la differenza sostanziale proprio rispetto a quanto le Comunità Locali avrebbero rappresentato nelle intenzioni del legislatore regionale che ne aveva statuito l’esistenza ben prima di averne regolato le funzioni, e neppure rispetto alle conferenze di servizi che attualmente regolano molti aspetti del rapporto tra enti regionali e comuni.

 

Il rischio è così quello di far rientrare dalla finestra ciò che si è buttato fuori dalla porta, poiché non si capisce quali siano, al netto di regolamenti specifici, le modalità di partecipazione e rappresentanza dei comuni nelle aree di programma che, in mancanza di norme che ne statuiscano partecipazione e rappresentanza, rischiano o di essere un puro proclama di bassa retorica o di fotocopiare le modalità delle vecchie comunità, in questo caso con una legittimazione tutta da verificare per strutture non previste dalle leggi vigenti dello stato.

 

Altro invece sarebbe l’inserimento di queste aree in un più ampio disegno di architettura istituzionale che preveda, come questo movimento sostiene, la creazione ponderata di una consulta regionale dei sindaci a carattere obbligatorio a cui delegare competenze specifiche di programmazione territoriale.

 Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil

la bilan-ziaria 2011

Consiglio regionale, approvata la legge finanziaria 201122/12/2010 23:19 Confermate le misure di sostegno all’economia, alle famiglie ed alla cooperazione territoriale. Previste misure di razionalizzazione della governance territoriale e settoriale ACRIl Consiglio regionale ha approvato oggi a maggioranza (con 17 voti favorevoli quelli di Pd, Idv, Udc, Sel, Pu, Api, Psi; 8 voti contrari, quelli del Pdl; e 2 astensioni Plb e Ial) il disegno di legge della Giunta sulle “Disposizioni per la formazione del bilancio di previsione annuale e pluriennale della Regione Basilicata – legge finanziaria 2011”, che prevede innanzitutto una serie di disposizioni relative al contenimento della spesa pubblica e al rispetto del patto di stabilità.A fronte di una considerevole riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato, pari a circa 112 milioni di euro (20 dei quali, riguardanti la materia dei trasporti, dovrebbero essere recuperati in base ad un accordo raggiunto nella Conferenza Stato – Regioni) la legge finanziaria intende realizzare una razionalizzazione delle risorse a disposizione, confermando per il 2011 il divieto di istituire nuovi comitati, commissioni e altri organi collegiali che comportano oneri aggiuntivi a carico del bilancio regionale e stabilendo che le spese degli enti strumentali non potranno essere superiori al complesso delle entrate accertate nell’anno.

Anche quest’anno la finanziaria regionale prevede una serie di misure di sostegno all’economia, alle famiglie ed alla cooperazione territoriale. Confermato lo stanziamento per l’Università degli studi della Basilicata che quest’anno è di 10 milioni di euro( e 1 milione di euro per il diritto allo studio universitario). Per il “Programma regionale di contrasto delle condizioni di povertà e di esclusione sociale” previsti 4 milioni di euro. Previsti inoltre stanziamenti destinati alla ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico (28 milioni di euro), alla politica agricola regionale (46 milioni di euro), alla forestazione (45 milioni di euro), al progetto “Vie Blu” (12,5 milioni di euro), al trasporto pubblico regionale (138 milioni di euro), al Programma operativo Val d’Agri (40 milioni di euro) e al Programma per il Senisese (29 milioni di euro). Di nuova istituzione è invece il fondo di garanzia per il capitale circolante delle imprese, con una dotazione di 10 milioni di euro. Riconfermati gli stanziamenti per il Fondo di prevenzione e solidarietà per le vittime dell’usura e dell’estorsione (400 mila euro), per la stabilizzazione dei lavoratori Asu autofinanziati (1,1 milioni di euro), per l’inserimento lavorativo dei soggetti diversamente abili (1 milione di euro) e il contributo alle Amministrazioni provinciali per l’attuazione del piano provinciale di supporto organizzativo per il trasporto e per l’attivazione di progetti educativi individualizzati per gli studenti diversamente abili o in situazioni di svantaggio (420 mila euro).

In materia di governance territoriale e settoriale, sono previste alcune misure di razionalizzazione e di armonizzazione alle disposizioni nazionali in materia di esercizio in forma associata delle funzioni fondamentali dei Comuni (decreto legge n. 78 del 2010 convertito in legge n. 122/2010) e della governance del servizio integrato idrico e dei rifiuti (legge n. 42/2010). Previsto l’esercizio in forma associata delle funzioni fondamentali di amministrazione, gestione e controllo, di polizia locale, di istruzione pubblica, gestione degli asili nido, assistenza scolastica dei Comuni con meno di 5.000 abitanti. Contestualmente all’istituzione delle “aree programma” che dovranno assicurare, attraverso la costituzione di apposite conferenze di sindaci, la rappresentanza dei territori nella gestione delle politiche regionali, entro sei mesi è prevista l’estinzione definitiva della Comunità montane. Viene inoltre abrogata la legge regionale n. 11/2008 sulle Comunità locali. Cambia, infine, il sistema di gestione del Servizio idrico e dei rifiuti, con la conseguente abrogazione dell’attuale sistema di governo delle Autorità d’ambito e la contestuale istituzione di una “Conferenza interistituzionale idrica” e di una “Conferenza interistituzionale di gestione dei rifiuti”.
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Consiglio regionale, approvato il bilancio 201122/12/2010 23:25Tre miliardi e 310 milioni di euro l’ammontare complessivo della manovraACRIl Consiglio regionale della Basilicata ha approvato a maggioranza (17 voti favorevoli, quelli di Pd, Idv, Udc, Sel, Pu, Api, Psi; 9 voti contrari, quelli del Pdl, e di Mpa; ) il bilancio di previsione per il 2011 ed il bilancio pluriennale per il triennio 2011/2013. L’ammontare complessivo della manovra, al netto delle contabilità speciali, è di circa 3 miliardi e 310 milioni di euro, al netto delle partite di giro, a fronte dei 3 miliardi e 496 milioni del 2010.Il limite massimo di indebitamento, cioè la possibilità di ricorrere al mercato finanziario, per il 2011, è di circa 123 milioni di euro.

Quanto alla specifica destinazione delle risorse del bilancio 2011, viene ancora una volta confermato lo stanziamento per l’Università degli studi della Basilicata, che quest’anno è di 10 milioni di euro (e 1 milione di euro per il diritto allo studio). Per le politiche di sostegno all’occupazione ed all’inserimento lavorativo (Lsu e lavoratori svantaggiati) le risorse ammontano a circa 14 milioni di euro, per l’istruzione e formazione professionale sono previsti circa 25 milioni di euro.

Per il completamento del Programma operativo Val d’Agri, sono stati stanziati circa 40 milioni di euro, mentre 29 milioni saranno utilizzati per interventi di valorizzazione delle risorse turistiche, storico – ambientali, culturali e sportive del Senisese.

Questi gli stanziamenti per i settori produttivi: 110 milioni di euro per l’industria (di cui 73 milioni di euro sono destinati alle piccole e medie imprese, comprensivi del fondo di garanzia per il capitale circolante delle imprese, con una dotazione di 10 milioni di euro, e 34 milioni di euro alla reindustrializzazione della Valbasento) 46 milioni di euro per l’agricoltura, 7 milioni di euro per il turismo, 28 milioni per ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico e 138 milioni di euro per la gestione dei servizi di trasporti. Per la forestazione lo stanziamento è di circa 44,5 milioni di euro.

Il finanziamento complessivo per le politiche sanitarie è pari a 1 miliardo e 130 milioni di euro.

Agli stanziamenti ordinari vanno ad aggiungersi i fondi della programmazione comunitaria 2007/2013. Per i programmi finanziati dal Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) sono previsti 578 milioni di euro, di cui 27 milioni di fondi regionali, mentre per quelli finanziati dal Fse (Fondo sociale europeo) lo stanziamento è 175 milioni di euro, di cui 11 milioni di fondi regionali.

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dunque, come annunciato, passiamo ad una disamina di questa finanziaria 2011 che ancora una volta ha sul collo il fiato della mancanza di fondi, mancanza resa ancora più acuta dall’ingente riduzione di fondi dello stato…ma seppur di necessità virtù, non basta evocare lo spettro del “nemico” a palazzo chigi per giustificare una manovra che non investe direttamente su settori strategici, ma continua la sua politica di elemosine parziali e clientelari…

come definire quei 10 milioni (in larga parte provenienti dalle royalties del petrolio) postati su una università che non si comprende bene cosa realmente sia, un centro di ricerca e formazione utile all’elaborazione di strategia di uscita dalla marginalità o piuttosto, come è vero, un centro di privilegi per una casta di interessati professoroni dalle dubbie qualità…sia chiaro non si tratta di un attacco stile gelmini, ma la serena constatazione che se dietro ai pericolosi progetti sulle bio-masse, dietro la programmazione dei rifiuti, dietro la gestione allegra delle coste e dei fiumi lucani, del disessto idrogeologico curato con le speranze ci sono alcuni di questi “dottori” mi chiedo se sia giusto donar soldi a chi intende svendere la regione…

il “programma regionale di contrasto delle condizioni di povertà e di esclusione sociale” con 4 milioni di euro postati è la solita elemosina gestita elettoralmente dai sindaci con liste regionali formate su indicazione degli stessi (niente di diverso da programmi simili che in passato hanno diffuso il senso di assistenzialismo con cui in molti casi bisogna fare i conti in regione), ma come al solito si regala il pesce invece della canna da pesca…

gli stanziamenti destinati alla ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico (28 milioni di euro) fanno letteralmente sorridere poichè rappresentano molto meno dell’1% della manovra totale, confermando la tendenza italiana al suicidio della conoscenza e se teniamo conto che nella  maggior parte dei casi questi denari andranno alle filiere di clientele gestite dagli organi intermedi, capiamo facilmente quanto di questo investimento finirà realmente all’innovazione…

la politica agricola regionale (46 milioni di euro) sconta ancor di più le clientele sul territorio con progetti di “eccellenza” che rimangono sulla carta dopo le corpose false fatturazioni che aumentano il valore dei progetti a finanziamento e quindi il bonus da ricevere, non hanno peraticamente alcuno strumento di controllo reale sulla qualità dell’investimento e soprattutto finiscono sempre nelle mani degli stessi soggetti (torneremo sull’argomento specificatamente e facendoci ancora un po’ di nemici, una nostra specifica vocazione a quanto pare), dimenticando però quasi del tutto l’agricoltura generalistica, quella che dovremmo trovare sulle nostre tavole quotidianamente (dove invece al meglio troviamo prodotti di bassa qualità e provenienti da altri lidi produttivi)…

della forestazione (45 milioni di euro) abbiamo molte volte parlato definendola come prodromica all’instaurarsi di una “dittatura dei forni” da praticarsi attraverso le bio-masse…

il progetto “Vie Blu” (12,5 milioni di euro), colossale truffa clientelare e soprattutto inutile quando non dannosa alla tenuta dei fiumi lucani… 

il trasporto pubblico regionale (138 milioni di euro), che ancora una volta invece di rilanciare sull’autonomia di un sistema di trasporti locale tarato sulle reali esigenze e sui reali diritti, consegna generose prebende alle aziende di trasporto, senza neppure pretendere servizi decenti o quantomeno umani…

il Programma operativo Val d’Agri (40 milioni di euro) ed il Programma per il Senisese (29 milioni di euro), sono l’apoteosi della clientela, il primo nei fatti di centinaia di milioni impegnati e spesi per giochetti dei sindaci ed opere quasi sempre inutili e fuori dalla logica, il secondo per gli appatiti che già si stanno muovendo su quelle cifre…

diremo in seguito delle “aree programma”, una bufala che va a sostituire le comunità locali che a loro volta hanno sostituito le comunità montane (che comunque ancora esistono in un coimmissariamento lungo due anni finora ed allungabile di ulteriori sei mesi salvo proroghe che a parole si escludono e nei fatti si fanno come sempre con la scusa che non si è terminata la fase liquidatoria delgli enti, cioè il nulla)…

la formazione è una di quelle aree di intervento poi dove ci pare che se i denari siano stati praticamente sprecati finora per il mantenimento di una pletora di interessi privati organizzati in quasi 200 enti formatori accreditati sul territorio regionale, anche i milioni di oggi finiranno in quel solco…chiunque abbia frequentato corsi di formazione sa di cosa si stia parlando e non mi si venga a dire che le percentuali di operatività rappresentate fa apofill ed ageforma (i due enti provinciali a cui è delegata la formazione) siano altro che una fotografia impietosa non solo di un fallimento, ma di una gestione davvero bizzarra…prima o poi pubblicherò l’elenco dei corsi di formazione accreditati e ne discuteremo…

sui fondi per la reindustrializzazione il capitolo diventa poi comico…bene, confermiamo gli investimenti, ma non ci sono le aziende e quando ci sono i requisiti mancano…

ma la faccio breve e vi risparmio chiacchiere sul resto della finanziaria, per lo più bloccata dalla sanità…

ciò che emerge è ancora una volta l’incapacità di pensare a sistemi altri in grado di connettere l’ordinaria amministrazione di questo disastro chiamato basilicata con una “visione” alta ed altra anch’essa di ciò che la regione potrebbe diventare e che spesso questo movimento ha indicato nell’incontaminatezza del territorio come volano di uno sviluppo diverso dagli indici finanziari, dal turismo di massa, dalla politica delle etichette senza prodotto in agricoltura, dalla ciclizzazione dei rifiuti, da una politica economica rispondente ai bisogni della gente e non ai profitti degli imprenditori…

dove sono gli investimenti di rottura del ciclo negativo?…non se ne vedono, poichè la rottura di questi cicli sono principalmente la rottura delle dipendenze da sistemi esterni alla regione che ingabbiano ogni dinamica economica nel bisogno del lavoro e dei ricatti che ne seguono immancabilmente…vogliamo fare forse l’esempio della fiat?…

ma troppo lungo sarebbe in un solo articolo che rischierebbe di essere illegibile tentare di riassumere le contrarietà di fondo che esistono a queste previsioni di spesa che sono e rimangono di fondo, riguardando una diversa visione del mondo e dei rapporti che in esso esistono tra tutte le sue principali componenti, società, mercato, ambiente…vi invitiamo pertanto a ricercare nell’identico articolo postato un anno fa sullo stesso tema non solo la corrispondenza tra il fiato corto di oggi e quello di ieri in tema di programmazione, ma le ragioni che ancora una volta ci spingono a guardare negativamente una politica regionale che ci collassa nella marginalità nel mentre blatera di internazionalizzazione, mercato globali e competitività…

in questa terra ora più che mai dobbiamo fare altro…ed una basilicata che sappia trovare una sua autonoma strada è ancora l’obiettivo di questo movimento

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storie di destra, nell’assenza di una sinistra

Stefania Prestigiacomo: “Lascio il Pdl, per ora resto ministro”“Lascio il Pdl, vado nel gruppo Misto”: così Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente, annuncia lo strappo con il Pdl dopo che la maggioranza non ha appoggiato il rinvio della legge sulla libera imprenditorialità. A chi le chiede se intende restare al governo, Prestigiacomo dice: “Resto finché Berlusconi lo riterrà”. Al suo fianco si schiera Mara Carfagna che chiede a Berlusconi un immediato intwervento per recuperare la Prestigiacomo al Pdl.Prestigiacomo lascia il Pdl  – Nell’Aula della Camera il ministro dell’Ambiente vota diversamente dalla maggioranza, e non per errore. L’Assemblea di Montecitorio respinge per soli tre voti la proposta di sospendere l’esame il testo sulla libera imprenditorialità ed il sostegno del reddito avanzata dal Pd e sostenuta dalla Prestigiacomo che vota a favore della sospensione. Dopo il voto, visibilmente contrariata, prende le sue carte e lascia di corsa l’Aula, mentre dai banchi del Pdl c’é chi grida : “dimissioni, dimissioni”.Nel Pdl scoppia il caso Prestigiacomo  – Nella maggioranza appena uscita per il rotto della cuffia dalla prova di forza con Fli sulla sfiducia scoppia dunque la grana Prestigiacomo. Al culmine di una lunga serie di dissapori e veri e propri incidenti di percorso il ministro dell’Ambiente ha annunciato a sorpresa la sua uscita dal Pdl. Visibilmente scossa, praticamente in lacrime, il ministro parlando con i cronisti in Transatlantico ha spiegato: “Non mi riconosco più nel Pdl, pertanto resterò al governo, ma mi dimetto dal gruppo e mi iscriverò al Misto”. “Parlerò direttamente a Berlusconi” della vicenda, ha poi aggiunto.Fli: Su Prestigiacomo bell’esordio dei ‘responsabili’ – Bell’esordio del gruppo dei responsabili. Noi ci eravamo appellati al senso di responsabilità dell’onorevole Moffa, ma sono riusciti a provocare oggi l’addio della Prestigiacomo al Pdl…”. Così Antonio Buonfiglio e Angela Napoli, deputati di Fli, commentano lo strappo del ministro e il ruolo che nella vicenda ha rivestito il gruppo dei ‘responsabili’ che sostengono l’esecutivo. Tutto questo è avvenuto, aggiungono, “a distanza di pochi giorni” dalla scelta di Moffa e degli altri ex Fli di non sfiduciare l’esecutivo lo scorso 14 dicembre.Schifani: Prestigiacomo? Credo Micciché non c’entri – È l’opinione del presidente del Senato, Renato Schifani, interpellato durante la tradizionale cerimonia di scambio di auguri natalizi con la stampa parlamentare. “Non credo a nulla di tutto ciò – ha detto la seconda carica dello Stato – non credo Micciché c’entri in questa vicenda. Si sta occupando bene della sua forza politica. Da quello che leggo si tratta di questioni legate a iniziative legislative del ministro Prestigiacomo. Non credo a dietrologie o altro”.”Non conosco il merito di questa vicenda – ha proseguito Schifani – non posso dire molto. Evidentemente c’è una tensione tra lei e Cicchitto ma non ne conosco nel merito le motivazioni. A caldo ho parlato di scontro personale, ma dietro questo scontro probabilmente c’è qualcosa di politico ma non sta a me entrarci. Mi auguro si chiarisca”.Idv: Sfiducia Moffa a Prestigiacomo supera demenzialità – A giudizio di Italia dei Valori “il teatrino messo in scena in aula alla Camera supera ogni limite di demenzialità e spiega bene – afferma il vicecapogruppo dell`Italia dei Valori alla Camera Antonio Borghesi – come si sia potuti arrivare ad una situazione politica come quella in cui ci troviamo: Moffa, Pdl, ex finiano, che sfiducia il ministro Prestigiacomo era già uno spettacolo, completato poi dal salvataggio della ministra ad opera di Fli”.Finocchiaro: “La maggioranza non c’è più – “Le dimissioni e il passaggio della Prestigiacomo al gruppo Misto – secondo la la presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro – testimoniano ancora una volta che questo governo e questa maggioranza non ci sono più”. “La fiducia del 14 è stata solo numerica. Ma politicamente sono finiti. Noi e il Paese ne siamo consapevoli. Non riesco a capire come facciano Berlusconi e i suoi amici a non rendersene conto”.Cesa: “Il caso dimostra totale confusione” – “Il voto in Aula sul provvedimento per l’imprenditorialità ha messo in luce da una parte la responsabilità della nostra opposizione e dall’altra la totale confusione del governo, come dimostra il caso Prestigiacomo. La maggioranza si chiarisca le idee, perchè così non si può più andare avanti”, ha commentato il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa.Cicchitto: “Dispiace ma devo ascoltare il gruppo” – Il presidente dei deputati si dichiara dispiaciuto per le annunciate dimissioni del ministro Stefania Prestigiacomo dal gruppo parlamentare ma rivendica la scelta fatta in aula dalla maggioranza, in contrasto con il ministro. “Sono assai spiacente per cio’che ha dichiarato il ministro Prestigiacomo,ma ho il dovere in primo luogo di ascoltare i parlamentari del gruppo che hanno lavorato per lungo tempo a questo provvedimento senza che fosse venuta nessuna indicazione diversa da parte del ministro. Su questo provvedimento, che va incontro alle esigenze delle piccole imprese – sottolinea Cicchitto- si e’ registrato un largo schieramento favorevole che e’ andato al di la’ della maggioranza avendo avuto il consenso dell’Udc e del Fli”.Mara Carfagna: “Avverto un disagio diffuso” – Il Ministro fa appello al Premier Silvio Berlusconi per fare ogni sforzo per recuperare la presenza del ministro Stefania Prestigiacomo all’interno del Pdl. “Spero che il Ministro Prestigiacomo ci ripensi e resti nel Popolo della libertà. Se così non fosse – dice Carfagna- la perdita sarebbe soprattutto per il partito, che vedrebbe allontanarsi un`esponente molto radicata, un`ottima parlamentare, un Ministro dalle capacità indiscusse, riconosciute anche al di fuori dai confini del centrodestra, e dimostrate, tra l`altro, ancora questa mattina durante il Consiglio dei Ministri”. “In ogni caso – aggiunge- sarebbe sbagliato sottovalutare l’accaduto: il disagio espresso da Stefania Prestigiacomo nei confronti di un partito nel quale, troppo spesso, si preferisce, per fretta o disattenzione, non prestare ascolto alle idee diverse, è molto diffuso”, aggiunge. “Sono certa che il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, come sempre ha fatto, sarà capace di trovare una soluzione ai problemi posti dalla collega, ma, allo stesso tempo, sogno un Partito che sia in grado di sintetizzare da solo punti di vista diversi, pronto ad assorbire le differenze piuttosto che enfatizzarle, che ha voglia di costruire consenso invece di soffiare sul fuoco ed, eventualmente, bollare posizioni politiche come “capricci”, magari “da donne””, conclude Carfagna

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domani (oggi, sempre lo stesso problema a scrivere a tarda ora) un’analisi accurata del bilancio 2011 approvato oggi in consiglio regionale…non ci sono sostanziali novità da commentare se non la continuazione di una politica al ribasso dallo stile ragioneristico e come sempre dallo stampo clientelar-basso-imperiale…entreremo nei dettagli, cercando come sempre di toccare le questioni chiave che le cifre nascondono e non le cifre in se stesse (forse è questa l’unica maniera di leggere oggi i bilanci istituzionali), ma evidenziando ciò che si sarebbe potuto fare e non si fa per vizi ideologici di fondo

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