discarica a satriano

nel ricordare che oggi lunedì 3 gennaio alle ore 17.oo presso l’aula consiliare del centro del melandro si terrà un incontro sul tema a cui il sottoscritto e comunità lucana parteciperanno, pubblico una ricostruzione della vicenda che gli amici della ola molto dettagliatamente forniscono…

la nostra contrarietà a questa discarica è assoluta, ricorsi o non ricorsi, e crediamo che la politica regionale lucana e segnatamente della provincia di potenza debbano dire al più presto qualcosa in merito, ponendo in essere la definitiva cancellazione di quella discarica da ogni piano dei rifiuti…

La questione della discarica controllata tipo 2B nel territorio comunale di Satriano, viene posta dalla Ditta Michele Tolla SpA nel lontano 1997 allorquando, nell’ambito della programmazione regionale che da facoltà ai privati di avanzare proposte di realizzazione di impiantistica per la gestione dei rifiuti, la ditta di proprietà del costruttore edile Michele Tolla di Potenza presenta la propria proposta alla Regione nel mese di marzo 1997. La Giunta Regionale della Basilicata, presieduta all’epoca da Angelo Raffele Di Nardo (Bubbico – Assessore all’Ambiente), nonostante il parere contrario dell’Amministrazione Comunale di Satriano dell’epoca, rilascia alla ditta Tolla SpA l’assenso ed invita la ditta a presentare il progetto, stabilendo che i lavori avrebbero dovuto essere iniziati entro un anno. La Giunta Provinciale di Potenza rilascia parere positivo sul progetto. Nel 1998, ai sensi della L.R.47/98, la Giunta Regionale della Basilicata esprime giudizio favorevole di impatto ambientale (VIA) prescrivendo la riduzione dell’area interessata dalla discarica ed alcune opere di mitigazione e mascheramento a verde, stabilendo l’efficacia temporale del giudizio positivo di compatibilità ambientale in anni 3 (entro il 2002 maggio).Viene prescritto in anni tre, il termine di realizzazione della discarica di località Pietra Congolo, nel Comune di Satriano, al confine del territorio del Comune di Tito. Sul procedimento l’Amministrazione Provinciale non esprime alcun parere, intendendosi in tal modo positivo per “silenzio assenso” previsto ai sensi dell’art.13 della L.R. 47/94. La Regione Basilicata non si esprime però sul progetto suscitando l’immediata richiesta di sollecito da parte della società Tolla SpA, mentre l’iter subisce una battuta d’arresto dovuta ad un ordine del giorno approvato del 1998 dal Consiglio Regionale che invita la Giunta Regionale a sospendere l’iter di autorizzazione del progetto. Sul Consiglio Regionale sono intervenute con decisione le Amministrazioni Comunali di Satriano e Tito, i Comitati locali ed i cittadini del Melandro che si oppongono alla realizzazione della discarica. Ma la società Tolla SpA non demorde e presenta istanza di proroga dell’autorizzazione. Nel mese di Gennaio 1999 viene convocata la Conferenza dei Servizi ai sensi dell’art. 27 del D.lgs n. 22 del 1997 che recepisce l’istanza del Comune di Tito che chiede di farne parte. Nel mese di Dicembre 1999 i sindaci di Satriano e Tito presentano un documento che evidenzia numerose osservazioni e rilievi contro la realizzazione della discarica per rifiuti speciali che presenta una capacità di oltre 400 mila mc. Nel frattempo con legge regionale del 14/12/1999 n. 34 viene abrogata la L.R 14/1996 adottando il nuovo Piano di Regionale di Gestione dei Rifiuti. La discarica – viene ribadito – dovrà adeguarsi alla nuova normativa regionale. Nel mese di Settembre 2000 la Giunta Regionale presieduta dall’Arch. Filippo Bubbico stabilisce che la Conferenza dei servizi non può esprimere un proprio parere in ordine al progetto. Decisione questa seguita da un nuovo sollecito da parte della Ditta che minaccia azioni legali. Nel frattempo la vicenda ella discarica si intreccia con quella del nascente parco nazionale della Val d’Agri previsto dalla Legge n. 394/1991. Sulla stampa locale (La Nuova Basilicata del 11/1/2001) l’attuale portavoce dell’attuale presidente della Giunta Regionale, Nino Grasso scrive con consapevole lungimiranza  “sorge il sospetto – e lo diciamo con molta franchezza – che la classe dirigente regionale sappia bene che in sede di giudizio dinanzi al TAR o al Consiglio di Stato la Tolla Michele SpA potrà far valere le proprie ragioni producendo tutte le osservazioni si qui concesse dagli uffici preposti. Per cui alla fine la discarica di Satriano si farà comunque. Salvo che, a quel punto, gli amministratori regionali potranno dire alle popolazioni della zona: non è colpa nostra. Sono stati i giudici a portarvi l’immondizia sotto casa”. Quanto scritto da Nino Grasso non é solo una semplice constatazione ma può essere interpretato come una strategia studiata a tavolino se è vero come è vero che la decisione pilatesca ha un precedente importante nella vicenda che negli anni Novanta si sviluppa intorno all’inceneritore Fenice nell’area di San Nicola di Melfi dove saranno proprio i giudici a fare quello che la classe politica auspica ma non osa fare per non contrariarsi l’elettorato. La questione della discarica di Satriano é scottante e vede infatti contrarie le comunità e le amministrazioni contro le quali c’è solo l’arma della giustizia amministrativa da evocare con provvedimenti amministrativi contraddittori prima autorizzati e poi negati, solo per indurre a ricorsi ai giudici amministrativi – come scrive Grasso – dagli esiti scontati.E’ in questa direzione che deve essere interpretato il voto contrario della III Commissione Consiliare presieduta dall’ex esponente dei Verdi Francesco Mollica ed il ricorso ad esperti esterni (Università la Sapienza, Unibas) pagati dalla Regione per acclarare tesi opposte  a quelle in precedenza approvate dagli stessi uffici regionali mentre la ditta Tolla continua a ricorrere presentando diffide e ricorsi amministrativi. L’inclusione dell’area di Pietra Congolo nel perimetro del parco nazionale della Val d’Agri finirà all’epoca per porre un freno all’istituzione del parco nazionale dove ci sono le autorizzazioni petrolifere da dare. Un gioco ad incastro che accomuna due questioni solo apparentemente slegate fra loro ottenendo lo stesso risultato di praticare la cosiddetta governance del territorio. La querelle della discarica e dell’istituzione del parco vede dal 2001 in poi cimentarsi l’intera classe politica, in gran parte consapevole che “la discarica si farà”. La giunta provinciale di Potenza presieduta da Vito Santarsiero prova a fare un passo in avanti ad escludere cioè  la discarica di Satriano dal Piano Provinciale dei Rifiuti. Dal cronista dell’epoca Nino Grasso apprendiamo l’imbarazzo del presidente Santarsiero allorquando chiede lumi alla Regione in merito alla discarica di Satriano chiedendo “serve o non serve?”. Nino Grasso scrive (La Nuova Basilicata del 9 Aprile 2002) ”…non si può non ammettere che, sia pure non nelle dimensioni previste a Satriano, vi è una esigenza di qui al 2010 sul territorio provinciale di Potenza in base al piano rifiuti è quella di avere un impianto di 60 mila metri cubi nel comprensorio del Potentino, a cui dovrebbe aggiungersi un possibile ampliamento della discarica di Guardia Perticara (ndr Semataf)  per altri 100 mila metri cubi e un impianto di ulteriori 100 mila metri cubi per lo stoccaggio delle scorie di Fenice di San Nicola di Melfi…ma il punto non è questo. Il punto è:poniamo che per ora la Provincia vada avantoi per la propria strada. E quindi autorizzi un nuovo impianto nel comprensorio del Potentino. Poi faccia ampliare la discarica di Guardia Perticara. E infine dia il via libera all’impianto di scorie di Melfi ”Nel frattempo la Tolla SpA sarà andata avanti per la propria strada: ordinaria o giudiziario…per Satriano i tempi stanno diventando biblici. E questi ritardi hanno contribuito a creare un velenoso clima di sospetti che alla fine danneggia tutti: le amministrazioni, le popolazioni della Val d’Agri, in attesa di un parco che non arriva…”. Dalle colonne della Nuova i sindaci di Satriano, Vincenzo Giuliano e di Tito, Nicola Fermo (Centro Destra)denunciano la politica gattopardesca degli amministratori regionali ivi compresi “alcuni tecnici in precedenza di parte della società incaricati successivamente dalla Regione. I cittadini denunciano la pericolosità della discarica che dovrebbe smaltire rifiuti speciali e ogni tipo di veleni chimici. Un elenco lunghissimo – denunciano –facilmente verificabile da pagina 13 a pagina 18 della relazione del progetto della discarica. Sono sotto gli occhi di tutti – ribadiscono i sindaci –le vicende dell’inceneritore Fenice. Nel mese di Aprile 2002 la giunta regionale della Basilicata in attesa che il Consiglio regionale approvi l’intesa in merito alla proposta di perimetrazione del parco nazionale che include l’area della discarica di Satriano approvata con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 552 successivamente riformulata con Delibere di Giunta Regionale n.809 del 5/6/2006 e n. 537 del 17/4/2007 anche a seguito dei rilievi di legittimità della Corte dei Conti. Con Decreto del Presidente della Repubblica del 8 dicembre 2007 viene istituito il parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese. Tutto risolto dunque circa la destinazione dell’area di località Pietra Congolo? Il tenace quanto irriducibile imprenditore Tolla, attraverso la società Tyke srl, divenuta titolare del diritto societario del progetto di discarica in data 12 maggio 2008 (num Registro Generale 4463/2008) presenta ricorso per l’annullamento del DPR 8/12/2007 contro il Comune di Satriano, Regione, Provincia di Potenza, Ministero dell’Ambiente e Corte dei Conti (in seguito stralciata)e Consiglio di Stato che riceve con Ordinanza del 9 Ottobre del TAR del Lazio la trasmissione degli atti. Con sentenza n. 4463/2008 il TAR del Lazio da ragione alla società ricorrente.Il Comune di Satriano – comunica alla Ola il sindaco di Satriano – riceve comunicazione della Sentenza del TAR del Lazio il 23 ottobre 2010. La Ola fa rilevare come nella sentenza si rilevino incongruenze. Dalla lettura del testo della sentenza del TAR del Lazio del 13 ottobre scorso – al quale nel 2008 si era rivolta la società Tyke srl, nella persona del suo rappresentante legale, l’avvocato Pellegrini di Roma – emergerebbero, secondo la OLA, contraddizioni, lacune e complicità, ad iniziare dalla non costituzione in giudizio, prima della sentenza, da parte del Comune di Satriano e della Provincia di Potenza e da alcune motivazioni espresse dalle amministrazioni comunali dell’epoca, in merito alla perimetrazione del Parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese. Intanto il giallo si infittisce e la politica riapre una ferita che si pensava chiusa sulle sorti legati alla realizzazione della discarica di Pietra Congolo che vede la Tyke srl intenzionata a far valere le proprie ragioni contro quelle delle comunità chiamate nuovamente a difendere il proprio territorio. [A cura del Gruppo di Lavoro Olawatch]

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