una mattanza

Egitto, quasi 100 i morti. Il governo si è dimesso

 Cinquantamila mila persone si sono radunate al Cairo malgrado i divieti. Carri armati schierati

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Nelle città egiziane militarizzate e devastate da un giorno di guerriglia che ha lasciato quasi cento morti, stamani si sono rianimate le piazze e i manifestanti, sfidando i carri armati schierati in strada, si sono radunati di nuovo a migliaia nel centro del Cairo, ma anche in altre città, dopo la fine del coprifuoco notturno, e scontri si segnalano a Ismailia, Alessandria e Rafah, al confine con Israele. Il governo è riunito per formalizzare le dimissioni e formare un nuovo gabinetto, come annunciato in nottata in televisione dal presidente Hosni Mubarak, mentre stamani sono parzialmente riprese le comunicazioni di telefonia mobile, totalmente bloccate ieri dalle autorità insieme a internet. L’ex direttore dell’Aiea, Mohammed El Baradei, rientrato due giorni fa in Egitto come esponente dell’opposizione, oggi ha dichiarato che Mubarak “deve andarsene”, promettendo di andare personalmente in piazza.

Ma intanto gli obitori sono pieni di cadaveri e, mentre la tv qatariota Al Jazira abbozza una stima di almeno 95 morti, quasi 90 dei quali nella sola giornata di guerriglia di ieri, mentre fonti ospedaliere raccolte dalla Reuters parlano di almeno 74 morti, di cui 68 solo ieri. Solo a Suez l’obitorio, dove stamani un centinaio di donne si è radunato in veglia vi sarebbero 12-13 cadaveri. Il bilancio in serata parlava di una ventina di morti, 25-26 dall’inizio della rivolta il 25 gennaio. Stamani al Cairo, terminato alle 07:00 (le 06:00) il coprifuoco, dopo una notte di relativa calma, nel centro del Cairo i manifestanti hanno iniziato a radunarsi anche nella centrale piazza Tahrir, malgrado le forze di sicurezza abbiano sparato in aria colpi di avvertimento: prima centinaia, divenute poi almeno 50 mila. Manifestazioni si segnalano anche in altre città, con scontri ad Alessandria (dice Al Jazira) e un corteo a Suez. La situazione della sicurezza appare instabile: fra carcasse di auto bruciate, edifici fumanti (come la sede del partito di Mubarak), la polizia è sparita completamente dalle strade del centro e solo carri armati e autoblindo dell’esercito rimangono a presidiare le sedi di Parlamento, governo, Museo egizio le ambasciate fortificate di Stati Uniti e e Gran Bretagna e gli altri punti nevralgici. La mattina presto, intanto si segnala il saccheggio d’un supermercato Carrefour alla periferia del Cairo.

Sul piano internazionale il presidente Usa, Barack Obama, alleato dell’Egitto, è intervenuto per la prima volta e, dopo aver parlato con Mubarak dopo il suo discorso, lo ha invitato a “mantenere i suoi impegni” di assicurare più democrazia: “Gli Stati Uniti sostengono il diritto di libera associazione e la libertà di esprimersi in Egitto, come in tutto il mondo”. Sul fronte opposto l’Iran, le proteste egiziane sono in linea con “un’ondata islamica” che vuole “la giustizia”. Fonti dell’aeroporto del Cairo, intanto affermano che la compagnia aerea El-Al sta organizzando il rimpatrio di centinaia di israeliani. 

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egitto in fiamme

Egitto, decine di cadaveri. Il governo si è dimesso

 

Al Jazira, almeno 50 morti da martedì. Atti di vadalismo al Museo egizio del Cairo

 29 gennaio, 12:10

IL CAIRO  – La tv egiziana ha annunciato le previste dimissioni del governo.

La polizia, appoggiata dall’esercito, ha esploso colpi in una via laterale del centro del Cairo che conduce a piazza Tahrir dove è in corso un raduno di protesta ma non è chiaro se si siano stati sparati proiettili veri o solo di gomma Lo riferisce un testimone sul posto. Nella strada i manifestanti sono fuggiti.
Le forze armate hanno “invitato i cittadini ad evitare assembramenti e a rispettare il coprifuoco”: lo hanno annunciato la tv e la radio di Stato egiziane riferendosi al divieto di circolare nelle ore notturne.

Ma sta crescendo, e secondo fonti giornalistiche ha raggiunto l’ordine delle “migliaia”, il numero di manifestanti contrari al regime del presidente Hosni Mubarak che si stanno radunando.
E intanto i servizi di telefonia mobile, bloccati ieri dalle autorità insieme a internet in connessione alle rivolte di piazza, hanno ripreso parzialmente a funzionare in mattinata. Lo constatano fonti giornalistiche sul posto.

 

FONTI, 30 CADAVERI TRA CUI 2 BAMBINI AL CAIRO  – Trenta corpi, tra cui quelli di due bambini, sono stati portati all’ospedale Damardash del Cairo in seguito ai disordini di ieri. Lo riferiscono fonti sul posto.
I corpi sono stati trasportati al nosocomio El Damardash nel centro del Cairo tra le 13 e le 23 di ieri, ha precisato la fonte ospedaliera aggiungendo che i bambini avevano sette e quattro anni.

 

AL JAZIRA, 53 MORTI IL BILANCIO PROVVISORIO – E’ di 53 morti il bilancio provvisorio delle vittime nelle manifestazioni di protesta in corso in tutto l’Egitto da martedì scorso, lo calcola la Tv araba Al Jazira. L’emittente precisa che nelle ultime ore cinque morti si sono registrati a Damnhur nel delta del Nilo.Il bilancio di vittime che era stato possibile stilare ieri, seconda “giornata della collera” per il venerdì di preghiera, era di almeno una ventina di morti, di cui undici solo a Suez, cinque al Cairo, due a Mansura e uno nel Sinai. Nella sola capitale i feriti sono oltre mille.

 

ATTI DI VANDALISMO A MUSEO EGIZIO DE IL CAIRO – Circa 40 persone sono state arrestate stamani da militari egiziani dopo che erano stati colti in flagrante mentre compivano atti di vandalismo e tentavano di trafugare reperti archeologici dal celebre Museo egizio del Cairo. Lo riferiscono testimoni oculari all’ANSA.

 

EL BARADEI, MUBARAK DEVE ANDARSENE – Mohammed El Baradei, l’ex direttore generale dell’Aiea e leader di uno dei movimenti di opposizione egiziani, ha detto oggi in un’intervista a France 24 che il presidente Hosni Mubarak “deve andarsene”.
“Scenderò in piazza oggi con i miei colleghi per contribuire a un cambiamento e per dire al presidente Mubarak che se ne deve andare”. L’ex capo dell’agenzia per l’energia atomica (Aiea) e premio Nobel per la pace 2005, El Baradei ha così continuato: “il presidente Mubarak non ha capito il messaggio del popolo egiziano. Il suo discorso è stato del tutto deludente. Le proteste continueranno con maggiore intensità fino alla caduta del regime. Quando un regime si comporta con tale bassezza ed usa gli idranti su uno che ha vinto il Nobel per la pace, vuol dire che è l’inizio della fine e che è ora che se ne vada”.

 

GIORNO DOPO LA BATTAGLIA,INCENDI E TANK – La scena che si presenta davanti agli occhi dopo la battaglia che è infuriata nel centro del Cairo per tutta la notte è di carcasse incendiate di auto e autoblindo lungo le strade, rese quasi inagibili da sassi, pietre e cartelli divelti, e di carri armati e soldati in assetto di guerra a presidiare i luoghi nevralgici. Poco dopo la fine del coprifuoco decretato dal presidente Hosni Mubarak per cercare di arginare le violente manifestazioni di piazza, continuano ad uscire nuvole nere ed acri di fumo dalla sede del partito del Rais ed è in fiamme anche l’edificio accanto, quello del Consiglio supremo delle donne.

L’esercito presidia i punti nevralgici della città, soldati armati sono all’interno del cortile del Museo egizio e carri armati presidiano la grande piazza Tahrir, luogo simbolo di questa rivolta, cominciata martedì scorso. Carri armati anche al Museo egizio e sulla così detta Corniche, il lungo Nilo, tre mezzi corazzati pesanti di questo genere sbarrano la strada del Lungo Nilo ad auto e pedoni presso la televisione di stato, che i manifestanti hanno cercato di assaltare nella notte. Rottami ancora fumanti di camionette della polizia rendono difficile il passaggio sul grande ponte dei Leoni, che collega il centro del Cairo all’isola di Zamalek

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usura

Sos Impresa su rapporto Eurispes Impresa29/01/2011 10:00BAS   Il Rapporto Eurispes 2011 sull’usura conferma che in Basilicata, anche se la situazione è “meno problematica” di Calabria e Campania, in un contesto socio-economico di difficoltà, come è quello attuale, i fenomeni di “sofferenza” delle famiglie tendono ad aumentare spingendo un numero elevato di lucani nelle mani dei “cravattari”: è il commento di “SOS Impresa Basilicata”, Associazione costituita nella nostra regione sul finire dello scorso anno per iniziativa della Confesercenti.
L’Indice di Rischio Usura che Eurispes attribuisce alla Basilicata è pari a 79,9 (l’indice calcolato sulla base di vari fattori socio economici oscilla in Italia da un minimo di 60 ad un massimo di 90). Il punto di partenza è che il 28,6% delle famiglie non ha un reddito mensile tale da consentirgli di arrivare alla fine del mese; il 42,9% può sostenere economicamente le proprie esigenze di consumo solo utilizzando i propri risparmi; il 23,3% e il 18,1% delle famiglie, rispettivamente, dichiarano difficoltà nel pagamento delle rate del mutuo e del canone di affitto.
Un ulteriore indicatore di “sofferenza” delle famiglie e delle imprese italiane è costituito pertanto dalla diffusione del fenomeno dell’usura che è solo in parte quantificabile sulla base del riscontro giudiziario delle denunce, come dimostra la differenza sostanziale tra il numero di quest’ultime e quello del numero di richieste di assistenza ed aiuto rivolte agli osservatori privilegiati, quali le Fondazioni Antiusura o le stesse associazioni di categoria. Tale differenza, dovuta principalmente alla ridotta propensione di famiglie e imprese a denunciare alle Autorità giudiziarie i casi di usura – scrive Eurispes nel Rapporto – “porta a ritenere più appropriato parlare di livello d i permeabilità di un territorio e di vulnerabilità dei diversi contesti sociali ed economici rispetto al fenomeno dell’usura, piuttosto che rimanere ancorati al solo dato ufficiale relativo al numero di denunce”.
Tali fenomeni di “sofferenza” coinvolgono, allo stesso modo – commenta Salvatore Groia, presidente di SOS Impresa Basilicata – il sistema produttivo e, in particolare, il sistema delle piccole e medie imprese, che rappresentano oltre il 99% delle imprese attive in Basilicata e che, oltre alle difficoltà congiunturali e strutturali, si trovano a dover affrontare un problema di accesso al credito, dovuto anche all’entrata in vigore dell’accordo di “Basilea2” che impone regole molto più stringenti nell’erogazione del credito da parte degli intermediari finanziari. Proprio per la loro natura, le Pmi sono ritenute più rischiose e viene loro attribuito un rating molto basso, con una consegu ente minore possibilità di accesso al credito che, qualora venga loro concesso, è aggravato dall’applicazione di condizioni contrattuali particolarmente gravose.
SOS Impresa ricorda che sono stati 184 in Basilicata (131 in provincia di Potenza e 53 in quella di Matera), nel 2009, gli episodi relativi al racket estorsioni-usura con 80 incendi dolosi, 56 denunce e 48 danneggiamenti e 2 sequestri per usura.
Secondo uno studio di Confesercenti-SOS Impresa, l’usura ha un giro d’affari in Basilicata di 270 milioni di euro (su 20 miliardi di euro complessivi), ha coinvolto negli ultimi due anni ben 3mila commercianti lucani, pari al 18,7% degli operatori economici attivi, a cui è stato applicato un tasso d’interesse sui prestiti in media pari al 10% mensile
Quanto ai beni confiscati alla criminalità organizzata, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Agenzia nazionale che ha annunciato l’apertura di nuove sedi a Palermo, Napooli e Milano, all’1 novembre di quest’anno, sono 11.152 i beni confiscati definitivamente, con una distribuzione geografica che e’ del 44,57% in Sicilia, 15,06% in Campania, 13,85% in Calabria, l’8,58% in Lombardia, l’8,12% in Puglia, il 4,32% nel Lazio e, al di sotto del 2%, via via le altre Regioni. Infine, la Fondazione per il Sud tra le iniziative per rafforzare la cultura della legalità ha già finanziato 124 progetti “esemplari”, cioè potenziali modelli di riferimento per il territorio, e la nascita delle prime 3 “Fondazioni di Comunità” del Mezzogiorno (Salerno, Napoli, Messina), interessando 6 regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna, Sicilia), oltre 1.000 organizzazioni coinvolte nelle partnership (terzo settore e volontariato, enti e istituzioni, privati), circa 55.000 destinatari diretti, soprattutto giovani, e migliaia di beneficiari indiretti.

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