31/08/2011

in questo paese l’unico elemento di democrazia reale rimastoci pare essere diventata la prescrizione breve dei reati di corruttela, che infatti interviene indistintamente per i corrotti di destra e per quelli di sinistra…ops, naturalmente provate le accuse, condotti i gradi processuali e preso un calmante popolare per il mal di stomaco

miko somma

31/08/2011

il paese sta andando a rotoli per un puro gioco di sopravvivenza elettorale…in queste condizioni la logica imporrebbe tassazioni più severe per chi più può dare (ed è chiaro che diventerebbe una vessazione per chi le tasse già le paga), ma è inevitabile..pensare di mettere a bilancio proventi dalla lotta all’evasione fiscale è come pensare di andare in vacanza con una vincita a qualche super-deretano-rotto che questo paese tollera fin troppo..che vada a casa questo governo di incompetenti!!!

miko somma

31/08/2011

visto dalla lucania, fioroni è un idiota…pensi ad auto-sopprimersi lui ed la sua corrente di demo-riciclati nel pd, piuttosto che pontificare su una regione che neppure conosce e di cui forse neppure conosce il contributo sostanzioso al paese in termini di bolleta energetica…o il pd lucano chiede ragioni di tale stupidaggine o in qualche modo è sodale di queste bestialità fuori dalla storia

miko somma

Com. stampa comunità lucana-movimento no oil

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Il cumulo autorizzativo ed il regalo

  

La recente Delibera di Giunta Regionale n.1177 dell’08/08/11 pur non innovando in alcun modo la questione petrolio in Val d’Agri, trattandosi in larga misura di atti dovuti in conseguenza di accordi già stipulati e normazioni intervenute, pone una lunga serie di riflessioni alla luce del memorandum di intesa firmato nella parte concessoria della disponibilità della Regione Basilicata e non seguito da alcuna novità in tema di adeguamento di royalties o interventi sul mercato occupazionale locale, nonostante il fiume di parole speso dal presidente & co. circa le mirabilie che da una nuova intesa sarebbero derivate per un’economia sempre più in simbiotica relazione alle estrazioni stesse.

 

 

Nei fatti concreti però se l’intesa ha riguardato la palese disponibilità della Regione ad un aumento delle estrazioni di greggio e dell’annessa lavorazione presso il centro olii di Viggiano e costruendo centro olii di Tempa Rossa per una quota di circa 180.000 barili/giorno nella sin troppo facile scusa di un mancato apporto del greggio libico alla bilancia energetica nazionale a fare da volano di una responsabilità nazionale alquanto malintesa e forse abbastanza equivoca, visti i tempi e modi con cui la crisi libica si è intrecciata alla COPAM nel processo di un’accelerazione della petrolizzazione della Basilicata già ampiamente visibile e dal sottoscritto spesso denunciato, ma nonostante ciò ad una intesa in cui il venditore chiede all’acquirente di fare il prezzo non ha fatto seguito contropartita alcuna che pur giustificasse tanta disponibilità, fissando l’impressione di una patente presa in giro.

 

 

Vorremmo così, alla luce di questi “avvenimenti spiacevoli”, comprendere quale sia la ratio di tanta solerzia della giunta regionale di permettere all’ENI il raggiungimento di una quota di estratto già fissata a 104.000 barili/giorno nel 1998 e ad oggi ancora ufficialmente non raggiunta – la famosa condizione sospensiva che già nel 2001 fece dannare l’allora presidente fino a portarlo alla soglia di BEI (Banca Europea degli Investimenti), partecipata ENI, per una anticipazione delle royalties,  poneva il raggiungimento di questa quota di estratto nella “bizzarria” di un accordo in cui uno dei contraenti evidentemente non sapeva cosa firmava – mentre non possono considerarsi esaurite le domande sul controllo puntuale dello stesso estratto da parte di organismi regionali.

 

 

Vorremmo così comprendere come mai ci si prende la briga di fissare nella delibera di giunta una strana autorizzazione alla perforazione di 3 nuovi pozzi di ricerca, di 6 pozzi per l’estrazione, della messa in allestimento produttivo di 7 ulteriori pozzi già perforati, della posa di condotte per i pozzi presenti e futuri, della conversione di un pozzo esaurito in pozzo di re-iniezione, di adeguamenti impiantistici del plesso di Viggiano, già ampiamente assentiti dalla stessa Regione, ribadendo però che tali opere saranno soggette a Valutazione di Impatto Ambientale. Delibera apparentemente inutile quindi, che pare ribadire quanto già accettato nel Piano Industriale ENI a pieno titolo facente parte dell’accordo di programma del ’98 che contrattualizzava le estrazioni in Valle dell’Agri, e che sembra ricordare a questa compagnia che la sua attività è soggetta alle leggi.

 

 

Perché allora fissare in una delibera quanto ancora resta da fare rispetto ad un accordo siglato da anni? Porre limiti ad un agire di ENI che finora ha di fatto operato come credeva, in quella beota acquiescenza – definiamola così – che ha caratterizzato alcuni atteggiamenti minimal della politica lucana nei confronti delle estrazioni, fissando così il punto della situazione per rialzare la posta, o  permettere ad Eni di adeguare gli accordi sulla base dei dinamismi propri dei giacimenti, quindi condizioni non previste negli accordi iniziali, ma che proprio durante la COPAM sono state ribadite come nuovi elementi da mettere in campo in una relazione con il petrolio che durerà decenni?

 

 

Le dimensioni dei contraenti sono talmente sbilanciate da far pensare che la delibera più che porre limiti, sia un regalo sotto la forma di un preventivo cumulo autorizzativo dal sapore di assenso tutto politico che prefigura più facili strade agli iter concessori di una regione che dopotutto non ha mai fatto difficoltà. Figurarsi se poi qualche voce indica in un ministero di un governo futuro un approdo ad un politico nostrano che si sia distinto in favore di interessi nazionali quali il petrolio pare sia.

 

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil

per maggiore conoscenza, si acclude il file pdf della dgr 1177 08/08/2011

deliber-variazione-intesa-eni.pdf

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31/08/2011 

la basilicata del presidente de filippo è un non-luogo dominato dall’incoerenza di un pensieroso “tutt’apposto” in cui la realtà si confonde con la volontà in una melassa che presuppone sudditi e non cittadini, pennivendoli e non giornalisti, promesse e premesse e non mai fatti, filiere lunghe di baronaggio clientelare, accattonaggio e soprattutto un concetto di democrazia da pollaio…e mi pare a volte di esserne l’unico oppositore

miko somma

31/08/2011

il teatrino tragicomico sulla manovra bis credo riveli, nell’imminenza della ormai solita figuraccia europea, una sola verità: siamo governati da idioti ed a costoro si oppongono altri idioti…idioti di tutta italia ed a tutte le latitudini unitevi e possibilmente “annate a morì ammazzati” prima di trascinare il paese nel ridicolo

miko somma

da lavello…il comitato ed il comunicato

ricevo dagli amici del comitato diritto alla salute di lavello e volentieri pubblico il seguente:

COMUNICATO STAMPA

 

Con un incomprensibile ed inaccettabile ritardo, sul sito ufficiale dell’ARPAB questa mattina sono stati pubblicati gli ultimi dati del monitoraggio dei pozzi di FENICE-EDF risalenti a luglio scorso.

 

Stessa musica dei mesi precedenti: ancora NICKEL e MANGANESE. Anzi no, è sparito l’ARSENICO! forse perchè la parola “ARSENICO” è più nota al grande pubblico e fa più paura?La situazione è davvero tragica: i metalli pesanti continuano ad accumularsi nell’ambiente e Fenice continua a bruciare.

 

E’ del tutto evidente che i tentativi di messa in sicurezza posti in essere da Fenice fino a questo momento, non sono serviti a nulla!

 A questo punto, secondo quanto stabilito nella convenzione di AARHUS, chiediamo:

1. che vengano pubblicati anche i dati relativi ai 22 pozzi alla barriera idrica posta in essere;

2. che vengano pubblicati i famosi dati “secretati” dalla Procura di Melfi ora nelle disponibilità di ARPAB;

3. che la pubblicazione dei dati sia in continuo ed in tempo reale. 

Come se non bastasse, nelle poche occasioni dove la politica incontra la gente, non ci viene data la possibilità di parlare e di chiedere spiegazioni. E’ successo domenica 28 agosto a Lavello durante la Festa Democratica del PD locale. E’ intervenuto l’on. Gianni PITTELLA vice presidente vicario del parlamento europeo al quale avremmo voluto rivolgere “pubblicamente” poche ma significative domande.

L’abbiamo fatto comunque a fine convegno, in sede privata, dietro il palco: “on. PITTELLA, la convenzione di AARHUS ed il Principio di precauzione sono validi anche in Basilicata?” Ovviamente lui ha risposto che sono validi in tutti i paesi della Comunità Europea. A questa è seguita una seconda domanda: “Ma allora perchè in questa Regione si permette che un inceneritore continui la sua attività pur inquinando le falde acquifere dal 2007?”, a quel punto PITTELLA ha estratto un taqquino, ha preso nota impegnandosi a chiedere lumi al presidente della Regione De FILIPPO. 

All’inizio di agosto abbiamo sollecitato un consiglio comunale aperto sul tema, ma ad oggi, nè maggioranza, nè opposizione ritengono il tema degno di attenzione.

Come pure senza risposta sono rimaste le richieste fatte dalle popolazioni scese in piazza l’8 luglio scorso a Lavello.

A questo punto alzeremo la voce con una nuova manifestazione, ma questa volta avrà luogo di fronte ai cancelli di FENICE.Prima o poi qualcuno dovrà ascoltarci.  

Comitato “DIRITTO ALLA SALUTE” – LAVELLO

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MOVIDA POTENTINA.

La tre giorni di intenso divertimento è cominciata. E tutto è stato organizzato da semplici cittadini…. e senza “svenarsi” economicamente. Seguiremo il prosieguo dell’iniziativa e, alla fine, tireremo le somme. Questo blog sta seguendo con attenzione la cosa. E significherà pure qualcosa il fatto che se alcuni cittadini si muovono, qualcosa si ottiene e senza grossi sacrifici? Ecco, i cittadini dovrebbero “muoversi” di più, secondo noi. Ma non precorriamo i tempi. All’inizio della prossima settimana, si parlerà di queste tre serate di Movida Potentina in maniera più approfondita.

Antonio Bevilacqua. Responsabile di Comunità Lucana – Movimento no oil per la città di Potenza.

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18/08/2011 

manovra bastevole o no, ingiusta o no, quello che passa è una limitazione de facto della sovranità politico-economica e sociale del paese, una prigione costruita dai fautori del liberismo all’europea con la complicità degli orchitici politicanti nostrani…prevedo una rapida “franchizzazione” del paese

miko somma

11/08/2011 

in comm. affari costituzionali alla camera stamane in diretta tv è andata in scena la surreale recita a soggetto sulla “necessità” di modifica costituzionale per inserirvi il pareggio di bilancio come panacea alla crisi..ciò che risulta evidente sia a destra che a sinistra è l’incapacità di comprendere la necessità di una sterzata dei concetti finora seguiti in economia per un governo della programmazione della politica sulla “libertà”..purtroppo a quanto pare la politica non c’è affatto!!!

miko somma

comunicato stampa comunità lucana-mov. no oil

Le difficoltà del momento.

 

 

Egregio presidente De Filippo, apprendo senza alcuna costernazione le sue dichiarazioni alla stampa circa la petrolizzazione dell’economia lucana che “non potrebbe fare a meno del petrolio” (tema tra l’altro dal sottoscritto discusso in primavera con il segretario regionale del suo partito), ma che, a suo dire, non comporterà alcun nuovo pozzo “che il territorio lucano non potrebbe sopportare”.

  

Era quanto già conoscevamo da tempo ed almeno dal dicembre ‘07 dalle dichiarazioni congiunte con l’allora presidente di Confindustria, Martorano, che oggi per alchimie sconosciute siede nella nuova giunta da lei presieduta, circa la creazione di un hub petrolifero in Basilicata. Così quelle difficoltà del momento, come lei afferma, paiono più un mascheramento di quanto già precedentemente stabilito in una dichiarazione che certo aveva radici più lontane, quando l’aria di crisi non si annusava, se non da alcuni tratti di sistema che riguardavano più la struttura di un assetto finanziario che creava bolle strutturali una dietro l’altra, che quanto da noi realmente si percepisse.

  

Non regge così la teoria della “necessità del momento”, seppure sia innegabile che in un momento di congiuntura locale che interseca crisi locali produttive a crisi globali mondiali i proventi del cespite del petrolio assumano caratteristiche rilevanti per un’economia che va spegnendosi ed una società che si restringe nel bisogno (non le dirò che la nostra ostilità politica nei confronti del tema sia per questo calata, ma ci animano alcune considerazioni di natura più ampia del solo ambientalismo, come pure immagino sarà al corrente), e non regge simile teoria proprio nell’ottica di quel momento storico che impone di guardare al futuro, programmando in sua funzione gli interventi dell’oggi.

  

Ed oggi l’economia lucana rischia, come spesso abbiamo avvertito, di andare verso mono-colture del petrolio che legano a filo doppio il destino della regione a fluttuazioni e capricci del mercato globale o comunque del “nervoso” andamento del prezzo del greggio che, seppure in prevedibile aumento, non si sottrae a speculazioni sui futures che sappiamo agire a volte anche al ribasso. Così mentre logica ci imporrebbe diversificazione delle basi produttive, la sua logica spinge verso abbracci più stretti alla industria estrattiva ed al suo indotto, che nessuno per la verità ha ancora visto, ed alla finanza che ne governa il prezzo, nella negazione stessa di ogni regola di buon senso che la storia del confronto tra economie fragili e struttura delle multinazionali insegna.

  

Ed in un contesto del genere quanto varrebbe quell’effetto moltiplicatore che le royalties, se investite in infrastrutture e non in locuste quali il P.O. Val d’Agri, potrebbero attivare anche alla luce di “voci” che darebbero per fattibile una “cartolarizzazione” dei proventi delle stesse royalties?

  

Naturalmente obietterà che l’economia lucana non è solo petrolio, anche se ne diviene bandiera, e la sua industria che “speriamo” di attirare, ma l’investimento regionale si incentra su energie rinnovabili, purtroppo nelle identiche logiche di confronto che apprezziamo nel PIEAR e nella sua realizzazione, con i suoi annessi sulle bio-masse (quindi sui rifiuti assimilati), sul turismo, la cui promozione appare schizofrenica in rapporto a quanto la regione offre nella pratica (vendiamo una Basilicata “facile” che non esiste) e via discorrendo, ma non potrà negare la realtà che la regione dipenderà, nel prosieguo di tali logiche, sempre più strettamente dalle multinazionali dell’energia e dalla FIAT, con i prevedibili effetti che comporterebbe occupazionalmente l’andata via anche di uno solo degli attori di un sistema di relazioni sul territorio che, come ripetiamo ormai da anni, è ormai imperniato sulla colonialità.

  

Appare quindi ovvio che, in simili casi, la posta traslocherebbe proprio sul ricatto occupazionale e sul conseguente crack sociale, ponendo le basi di una partita alla difesa di posti di lavoro in cambio di concessioni sul territorio che nel caso del petrolio significano una attivazione massiva delle istanze ed i permessi di ricerca che coprono la gran parte della regione.

  

Ed è in un clima del genere che dovremmo valutare l’assioma che “non un solo pozzo sarà realizzato in aggiunta” non agli attuali, ma ai previsti? Spiacente, ma a normativa vigente che ha spostato la palla autorizzativa sempre più nelle competenze dello Stato, ed a forze in campo, le sue parole sono destinate a suonare come una beffa nella beffa più generale del petrolio lucano.

  

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil.

comunicato stampa di Comunità Lucana-Mov. No Oil

 

 

E finalmente si scoprì l’acqua calda

 

 

I progressi dell’agire umano vanno sempre incoraggiati, sostenuti e se possibile indirizzati al giusto verso perché non risulti sminuito, o addirittura reso vano, lo sforzo dell’uomo per migliorar se stesso e la propria comunità attraverso proprio l’agire pionieristico.

  

Risulta allora del tutto da incoraggiare, da sostenere e se possibile indirizzare lo sforzo dell’ARPAB che finalmente scopre che sotto il centro olii di Viggiano qualcosa non funziona e – meraviglia – trova appunto nella falda del relativo sottosuolo sostanze inquinanti abbondantemente trattate sopra, nelle fasi industriali di desolforizzazione del greggio. Cosi quell’impianto, finora trattato come un santuario, pare emettere qualcosa che potremmo definire inquinamento, esattamente come altri impianto simili.

  

L’ARPAB scopre allora l’acqua calda e tutto sommato non è neppure la prima volta che la scopre, giacché anche all’impianto Fenice di Melfi scoprì la presenza, nella falda sottostante il plesso, di quel diffuso inquinamento che allora non si volle denunciare pubblicamente, nonostante precisi obblighi di legge, per non diffondere “allarmismo”, ma erano altri tempi, quelli del “tutt’appostismo” sigillitiano, oggi a viale del Basento vige un nuovo corso, il “dialogo tra sordi” che tale registriamo.

  

Abbiamo dunque per la prima volta accertato che quell’attività svolta presso il centro olii di Viggiano inquina e che quindi la nostra agenzia regionale di protezione ambientale funziona? Certamente no, sia in caso che nell’altro, ma che qualcosa non vada per il giusto verso è la prima volta che se ne accorge anche l’ARPA-B, l’unica agenzia ambientale d’Italia che non può validare i propri dati se non attraverso il costoso ausilio di altre strutture e così siamo certi che qualcosa di notevole sia accaduto, e nonostante radicali fuochi fatui che si incendiano ad intervalli regolari, godiamoci la scoperta – si fa per dire – prima che il sudario di una forma ancor più subdola del tutt’apposto cali nei panni di limiti di legge interpretati a mo’ di elastico, agendo sui parametri oggettivi sui quali i limiti stessi sono tarati.

  

Questa volta si considererà il fatto che in una zona di prossimità ad un parco nazionale (e di cui pur contrada Vigne avrebbe dovuto far parte come del resto tutto il fondovalle nella prima perimetrazione del parco nel ’91) quei limiti non si possono considerare alla stregua di quelli validi in qualsiasi zona industriale del paese? Si considererà che tale evenienza accade nei pressi di un bacino artificiale da cui è tratta anche acqua ad uso umano, oltre che irriguo e come tale indirettamente ricadente sulla stessa salute umana? Si considererà, in concomitanza con altri fattori, il rischio di ricadute dirette di un inquinamento sull’agricoltura locale nella collocazione dei suoi prodotti sui mercati in un momento di forte pressione della crisi e che a pagare è sempre la verità e non il mascheramento della stessa?

  

Non parlo così di mera formalità di legge, quanto di quella più sottile attività di programmazione del territorio che pure altrimenti avrebbe dovuto consigliare i fautori della scelta scellerata di allocare in quel punto l’attività e che oggi, alla stregua delle tante contraddizioni, non hanno però imposto alcuna prescrizione ad un impianto che in 25 giorni di sosta per manutenzione pure avrebbe potuto agire per mitigare alcuni effetti. E se Regione nulla disse, Parco commissariato zitto stette.

  

Sul petrolio ed il centro olii di Viggiano siamo giunti alla schizofrenia di un sindaco che nel mentre elogia l’ENI, non concede licenza edilizia per la costruzione di una ulteriore linea di produzione, di 3 lontre, animali notoriamente amanti delle acque pulite che appaiono nel laghetto a poche centinaia di metri dal centro olii – e la notizia fece certo scalpore innocentista – ma spariscono dopo pochi giorni (vista la posizione del laghetto, facile che siano arrivate e andate via in autostop), ma anche di morie di pesci e fioriture algali nel vicino lago, ben più grande, del Pertusillo, di monitoraggi sulle emissioni tanto difformi da far supporre differenti universi matematici di riferimento o di quella ridondante vox populi preoccupata e terrorizzata di quanto accadrebbe al centro olii, ma che fortemente aspira a sistemare un figlio, affidandosi per la bisogna alle consuete filiere oliate del consenso locale.

  

Ciò nonostante, scopriamo grazie all’ARPAB l’acqua calda – l’impianto inquinamento pur produce – e così speriamo di scoprire presto come usarla prima che raffreddi. E tanto per essere più chiari, che si faccia piena luce sull’attività di ciò che non è un santuario inviolabile, ma solo un impianto industriale.

     

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil.

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Comunicato stampa Comunità Lucana-Mov. No Oil

Un incontro pubblico ed i fatti della politica

 

 

Essendo il limite tra farsa e tragedia assai fine e molto spesso rilevabile solo nell’accentazione che di un avvenimento si percepisce nell’attimo – o si vuol far percepire, trovandoci allora nella narrazione – se quanto ultimamente accaduto sul bonus benzina, la sua sospensione, sia  tragedia della politica o farsa grottesca, paradigma dell’evidente scollamento con la realtà dei cittadini, agli stessi giudicarlo senza partigianerie, poiché è chiaro che il problema degli idrocarburi estratti nella nostra regione non si affronta con visioni di destra o di sinistra, ma partendo da una seria riflessione sulla nostra regione.

  

E la riflessione non può che ovviamente non transitare dal pessimo stato della nostra economia che si sta dissecando, dalle pessime aspettative dei cittadini per il loro futuro e dalla sensazione di questi che le consorterie politico-tribali abbiano ingurgitato voracemente sia il passato che il presente, fino a cancellare la presenza di un domani, in un quadro a tinte fosche che a Potenza, come già a Roma, qualcuno ha finora evitato di palesare con chiarezza, in un refrain che le politiche di governo hanno assunto a canone salvo presentare un conto il cui ammontare si attribuisce sempre all’ “altro da sé”.

  

Così dopo aver tristemente constatato che un modello economico periferico come quello lucano non regge alla globalità spacciata come nuova frontiera, non regge con una classe dirigente impreparata alla gestione dalla consuetudine eterna al potere, non regge con un sistema sociale ancora fondato sullo scambio favore-diritto, non regge senza un progetto realistico di quale Basilicata permettersi e quale volere, ogni discorso su ipotetici maggiori gettiti dagli idrocarburi estratti non può non partire da una semplice domanda, “cosa ne faremmo di maggiori introiti derivati da una battaglia bipartizan per l’aumento delle royalties a parità di estratto?”, evitando ogni pericolosa analogia introiti-estratto.

  

Se ipotetici maggiori gettiti servissero al mantenimento dell’asfittica pletora di clientele baronali che fa da setaccio sempre più fine ad ogni investimento sul territorio, se servissero al mantenimento di un sistema di consulenze, incarichi, promozioni e posti di sottogoverno o alla proliferazione di posizioni organizzative in regione & dintorni sul quale regge buona parte del tutt’apposto che chiosa sereno su ogni denuncia pubblica, se servissero al non-progetto di spostare sempre le stesse cifre in bilancio per gonfiare mediaticamente l’operato amministrativo o peggio a prefigurare la Basilicata in saldo che si prospetta dietro operazioni come l’hub energetico, a nulla maggiori royalties servirebbero.

  

Ma se lo sforzo fosse la messa in cantiere di un’altra Basilicata, capace di coniugare armonia sociale e rispetto dei diritti nella costruzione di una solidarietà senza elemosine, capace di costruire una rete di agricoltura, servizi, artigianato, turismo e manifattura fondata sul brand dell’incontaminatezza reale e dell’inconsueto culturale e paesaggistico da difendere da tentazioni dei veloci passaggi di svendita che il mercato impone, capace di fare differenza in un contesto globale in cui tutto si assomiglia e di essere ferocemente conseguente a quel cantiere, a cominciare da un rinnovamento di classi dirigenti che non si esaurisce nella sola anagrafe, proseguendo per una via “etica” alla gestione con il faro del merito, ecco che la battaglia per l’aumento delle royalties troverebbe un senso e potrebbe rivelarsi la pietra angolare sul quale erigere una regione “altra”.

  

Il progetto quindi, e le strade per percorrerlo, quindi il giusto posizionamento delle problematiche sia a livello statale che regionale, problematiche che non si affrontano solo a via Verrastro, ma anche e soprattutto nelle aule parlamentari, in ciò richiedendo alla politica lucana espressa o che si esprimerà nelle sedi della volontà popolare di essere per una volta più lucana che di destra o di sinistra.

  

Non è quindi una COPAM che strombazza fintamente una condivisione sulla quale si è già presa una decisione attraverso un memorandum, da cui chiediamo al presidente De Filippo di tirarsi indietro, e non è la discutibile gratia maiestatis del bonus benzina, di cui chiediamo la conversione in royalties per le regioni produttrici, ma è l’incontro pubblico la via che seguiremo per sollecitare i parlamentari lucani a farsi interpreti di una proposta di legge per regolare la materia in considerazione del nostro apporto alla bilancia energetica nazionale, ed ai consiglieri regionali di richiedere il varo di una commissione ad hoc per monitorare la situazione ed elaborare regolamenti per le competenze locali.

  

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil.

ancora da tramutola

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ecco cosa significa messa in sicurezza a tramutola..

alcune foto si riferiscono alla immediata messa in sicurezza fatta dalla solerte amministrazione non appena su questo blog sono state pubblicate le foto, le altre invece, riguardanti altre zone del paese, servono solo per rendere un’idea di cosa in genere si intenda per messa in sicurezza!

queste sono le meraviglie tirate fuori dal cilindro per convincere gli ingenui cittadini, che basta un pò di nastro di plastica o qualche asse di legno, per garantire la incolumità delle persone..e tutti sono pronti ad abbassare il capo e dire che tutto continua ad andare bene, per non offendere, mai sia, l’amministratore di turno!!

gente, state tranquilli, perchè appena possibile, a questa fase di messa in sicurezza, seguirà la successiva, quella  in auge in questo paese prevista per la rivitalizzazione del centro storico, ossia abbattimento di tutto quello che fa storia per lasciare  il posto a piazze con annessi giochi per bambini laddove abitano gli assessori e i consiglieri di turno, e semplici parcheggi dove invece abitano i cittadini senza titoli elettorali!!

complimenti, questo è il paese che abbiamo scelto di avere, una tramutola viva dove ogni scelta è espressione di volontà libere!!

marica la salvia coordinatrice cittadina di comunità lucana-movimento no oil

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