comunicato stampa comunità lucana-mov. no oil

Le difficoltà del momento.

 

 

Egregio presidente De Filippo, apprendo senza alcuna costernazione le sue dichiarazioni alla stampa circa la petrolizzazione dell’economia lucana che “non potrebbe fare a meno del petrolio” (tema tra l’altro dal sottoscritto discusso in primavera con il segretario regionale del suo partito), ma che, a suo dire, non comporterà alcun nuovo pozzo “che il territorio lucano non potrebbe sopportare”.

  

Era quanto già conoscevamo da tempo ed almeno dal dicembre ‘07 dalle dichiarazioni congiunte con l’allora presidente di Confindustria, Martorano, che oggi per alchimie sconosciute siede nella nuova giunta da lei presieduta, circa la creazione di un hub petrolifero in Basilicata. Così quelle difficoltà del momento, come lei afferma, paiono più un mascheramento di quanto già precedentemente stabilito in una dichiarazione che certo aveva radici più lontane, quando l’aria di crisi non si annusava, se non da alcuni tratti di sistema che riguardavano più la struttura di un assetto finanziario che creava bolle strutturali una dietro l’altra, che quanto da noi realmente si percepisse.

  

Non regge così la teoria della “necessità del momento”, seppure sia innegabile che in un momento di congiuntura locale che interseca crisi locali produttive a crisi globali mondiali i proventi del cespite del petrolio assumano caratteristiche rilevanti per un’economia che va spegnendosi ed una società che si restringe nel bisogno (non le dirò che la nostra ostilità politica nei confronti del tema sia per questo calata, ma ci animano alcune considerazioni di natura più ampia del solo ambientalismo, come pure immagino sarà al corrente), e non regge simile teoria proprio nell’ottica di quel momento storico che impone di guardare al futuro, programmando in sua funzione gli interventi dell’oggi.

  

Ed oggi l’economia lucana rischia, come spesso abbiamo avvertito, di andare verso mono-colture del petrolio che legano a filo doppio il destino della regione a fluttuazioni e capricci del mercato globale o comunque del “nervoso” andamento del prezzo del greggio che, seppure in prevedibile aumento, non si sottrae a speculazioni sui futures che sappiamo agire a volte anche al ribasso. Così mentre logica ci imporrebbe diversificazione delle basi produttive, la sua logica spinge verso abbracci più stretti alla industria estrattiva ed al suo indotto, che nessuno per la verità ha ancora visto, ed alla finanza che ne governa il prezzo, nella negazione stessa di ogni regola di buon senso che la storia del confronto tra economie fragili e struttura delle multinazionali insegna.

  

Ed in un contesto del genere quanto varrebbe quell’effetto moltiplicatore che le royalties, se investite in infrastrutture e non in locuste quali il P.O. Val d’Agri, potrebbero attivare anche alla luce di “voci” che darebbero per fattibile una “cartolarizzazione” dei proventi delle stesse royalties?

  

Naturalmente obietterà che l’economia lucana non è solo petrolio, anche se ne diviene bandiera, e la sua industria che “speriamo” di attirare, ma l’investimento regionale si incentra su energie rinnovabili, purtroppo nelle identiche logiche di confronto che apprezziamo nel PIEAR e nella sua realizzazione, con i suoi annessi sulle bio-masse (quindi sui rifiuti assimilati), sul turismo, la cui promozione appare schizofrenica in rapporto a quanto la regione offre nella pratica (vendiamo una Basilicata “facile” che non esiste) e via discorrendo, ma non potrà negare la realtà che la regione dipenderà, nel prosieguo di tali logiche, sempre più strettamente dalle multinazionali dell’energia e dalla FIAT, con i prevedibili effetti che comporterebbe occupazionalmente l’andata via anche di uno solo degli attori di un sistema di relazioni sul territorio che, come ripetiamo ormai da anni, è ormai imperniato sulla colonialità.

  

Appare quindi ovvio che, in simili casi, la posta traslocherebbe proprio sul ricatto occupazionale e sul conseguente crack sociale, ponendo le basi di una partita alla difesa di posti di lavoro in cambio di concessioni sul territorio che nel caso del petrolio significano una attivazione massiva delle istanze ed i permessi di ricerca che coprono la gran parte della regione.

  

Ed è in un clima del genere che dovremmo valutare l’assioma che “non un solo pozzo sarà realizzato in aggiunta” non agli attuali, ma ai previsti? Spiacente, ma a normativa vigente che ha spostato la palla autorizzativa sempre più nelle competenze dello Stato, ed a forze in campo, le sue parole sono destinate a suonare come una beffa nella beffa più generale del petrolio lucano.

  

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana – Movimento No Oil.