chiesa e l’11 settembre

vi propongo questo interessante intervento di giulietto chiesa sull’11 settembre…condivisibili o meno, le tesi di chiesa sono sempre interessanti e non banali (io personalmente ne condivido la buona parte)…

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Chiesa: “Due terroristi in casa di un agente, Cia ed FBI sapevano. La versione ufficiale sull’11 settembre è falsa”

di Ignazio DessìCommenta 

Dieci anni dall’attacco alle Twin Towers, dieci anni dall’evento che ha scosso il mondo, ma anche dieci anni di bugie, di depistaggi e di domande senza risposta. Per Giulietto Chiesa, giornalista, ex inviato a Mosca dell’Unità e della Stampa, scrittore, politico e componente del 9/11 Consensus Panel, ci sono molte “pistole fumanti” che indicano quanto sia falsa la versione ufficiale sull’11 settembre e come i cittadini siano vittime di possenti “armi di distrazione di massa” in mano a potentati che “controllano le mainstream corporate dell’informazione”.

Giulietto Chiesa, cosa c’è davvero dietro e oltre l’11 settembre?
“C’è il grande cambiamento della storia che gli Usa hanno imposto al resto del mondo quando si sono accorti che stavano per perdere la supremazia, impostando un cambio di linea elaborato da tempo dai centri di ricerca statunitensi come si evinceva dal Progetto sul nuovo secolo americano (Project for the New American Century) e dai Documenti sulla sicurezza nazionale Usa del 2000. Si è trattato di una operazione tipo Pearl Harbor, finalizzata a dare agli Stati Uniti il ruolo di vittime per cementare tutto l’Occidente attorno a loro e a certi interessi. E l’operazione è riuscita perfettamente, visto che da un decennio siamo in guerra contro il terrorismo internazionale costruito da loro stessi, o meglio dagli stessi che hanno progettato l’11 settembre, creando un drappo verde islamico da agitare contro l’infuriato toro occidentale”.

Eppure gli Stati Uniti, a voler essere precisi, sembrano avere ancora grosse difficoltà sia dal punto di vista politico-internazionale che economico.
“Certo, tutto ha funzionato per sei anni, poi nel 2007 la crisi è riesplosa con virulenza amplificata e ci troviamo nella stessa situazione del 2000, solo che ora gli Usa sono quasi in bancarotta. Per questo, dicendo che occuparsi dell’11 settembre non è un esercizio storico ma una riflessione sul presente e sul futuro, dico che noi siamo di nuovo in grave pericolo, perché il superclan mondiale che ha organizzato i fatti di Ground Zero è ancora al potere e si batterà con tutti i potentissimi strumenti a disposizione per mantenerlo”.

Ma praticamente da chi è stato organizzato l’abbattimento delle torri gemelle, dai servizi segreti statunitensi?
“Sgomberiamo il campo dall’equivoco: quando si dice che l’America ha fatto da sola si dice una sciocchezza, perché non sono gli americani che hanno agito ma alcuni cittadini americani con alcuni cittadini pachistani, arabo-sauditi e israeliani, tutti personaggi molto importanti e spesso con doppi e tripli passaporti”.

Quindi la Cia e gli altri servizi occidentali non c’entrano nulla?
“Un servizio segreto non lascia mai la firma in operazioni di questo genere. Casomai si prendono dei gruppi operativi, li si fa dimettere dai servizi, scomparire ed agire per conto proprio, o in conto terzi, per realizzare certe operazioni con gli stessi collegamenti e mezzi che avevano prima. Trovare la firma della Cia sull’11 settembre quindi è impossibile. Si può tuttavia affermare che una operazione simile non può essere condotta senza l’intervento (diretto o indiretto) e senza il finanziamento e le strutture di conoscenza ed operative di cui dispongono i servizi segreti. Il primo a fare questa osservazione del resto non sono stato io ma Andreas von Bülow, ex Segretario della Difesa e Ministro della Tecnologia nel governo tedesco, dopo pochi minuti dall’avvenimento, e assieme a lui altre decine di personalità internazionali come lo stesso ex presidente della Repubblica italiana Francesco Cossiga. Tutto però è stato seppellito dal silenzio e, anche se qualche notizia circola ancora su Internet, non se ne parla più”.

La tragedia del World Trade Center ha portato alle guerre in Iraq e in Afghanistan e oggi la Libia è scossa dalla guerra civile. D’altro canto Siria e Iran sono nel mirino dell’Occidente. Pensa possa essere stato il petrolio l’obiettivo vero della grande manipolazione?
“No, il petrolio c’entra ma non è il motivo principale. L’11 settembre è stato organizzato non per il petrolio ma per il dominio globale. Anche in Libia la guerra è stata fatta per il ‘controllo’ perché l’Africa, per esempio, diventerà un grande territorio di scontro per il contenimento della Cina. In Medioriente invece ci sono altre cose determinanti: c’è per esempio lo stato di Israele e c’è un problema di gestione geopolitica delle aree che non sempre e necessariamente ha a che fare col petrolio”.

Eppure è singolare che tutti i territori toccati dalla guerra abbiano grandi giacimenti petroliferi o siano fondamentali per il controllo delle risorse energetiche.
“Il petrolio è una componente per fare affari, come gli appalti per la ricostruzione dei paesi reduci dalla guerra. Il petrolio dell’Iraq, per esempio, ora è interamente in mani americane e c’è un paese da ricostruire con i soldi degli iracheni”.

Ma lei quali fatti può citare per dimostrare che l’attentato alle Torri Gemelle non è stato un attentato di Alqaeda ma qualcos’altro, voluto da un certo establishment mondiale titolare di interessi colossali?
“In un nuovo libro uscito in questi giorni (Zero2, edito da Piemme) io indico non più ipotesi ma vere e proprie prove sulla falsità della versione ufficiale. Questioni che in paesi democratici richiederebbero l’apertura di opportuni processi”. 

Ci faccia qualche esempio concreto.
“Gliene faccio alcuni. Del fatto che i piloti degli aerei non erano in grado di pilotarli si è parlato ampiamente. Ma bisogna anche considerare che i due presunti piloti del volo American Airlines AA77 (al-Anjour e al-Mihdhar) che avrebbe colpito il Pentagono hanno vissuto per quasi un anno a San Diego in California a casa di un agente della FBI, mai interrogato, come è stato documentato da giornalisti come Philip Shenon del New York Times che pur non crede alla teoria del complotto. Inoltre i due sono stati finanziati da un altro doppio agente dell’FBI e dell’Arabia Saudita, Omar Al Bayoumi, che trasmetteva loro denaro proveniente dalla moglie dell’ambasciatore saudita. Questi documenti si trovano negli archivi dell’FBI e dimostrano che questa organizzazione sapeva da mesi quanto stava per accadere. I due terroristi erano stati seguiti passo per passo, si sapeva che un anno prima avevano partecipato a Kuala Lampur a una riunione nella quale si stava progettando l’attentato e la Cia aveva ricevuto precise segnalazioni dalla NSA (National Security Agency), la più importante agenzia di sicurezza Usa. La riunione era stata registrata e i due seguiti fin negli aeroporti mentre i loro passaporti, fotocopiati, evidenziavano un visto multiplo di ingresso negli Usa dato loro dalla Cia”.

Richard Clarke, ex capo dell’antiterrorismo americano, ha però sostenuto che la Cia aveva tenuto nascosta la loro presenza all’FBI.
“E allora come si spiega che i documenti erano anche nei loro archivi? No, c’è solo da chiedersi chi sia stato a impedire che queste informazioni attivassero le contromisure operative. Distrazione? Strano che si distraggano tre servizi segreti americani contemporaneamente. Perlomeno sospetto. E di più: visto che tali cose sono state accertate, perché non si chiamano i responsabili a testimoniare sotto giuramento? Evidentemente godono di potenti coperture politiche”.

Inoltre?
“Inoltre vorrei citarle alcuni record mondiali assoluti. Sono crollate tre torri in acciaio nello stesso giorno, su se stesse, verticalmente, alla velocità di caduta libera e, a questo proposito, ci sono più di 1200 ingegneri e architetti di tutto il mondo, soprattutto americani, pronti a giurare come ciò contrasti con tutte le leggi della fisica e con tutte le conoscenze di architettura sugli edifici in acciaio. Dire che le torri sono cadute perché colpite dagli aerei e si sono afflosciate su se stesse per il calore dell’incendio provocato dal carburante è totalmente inattendibile. E poi perché è caduta anche una terza torre d’acciaio (la WTC7 di 47 piani ndr) che non è stata colpita da alcun aereo? Difficile sia stato il calore degli incendi delle altre due”.

Allude anche al fatto che nelle polveri di Ground Zero sono state accertate tracce di esplosivo?
“Sì, nelle polveri raccolte a Ground Zero, accuratamente verificate e analizzate dal professor Niels Harrit esperto in nanoscienze e nanotecnologie, docente all’Università di Copenhagen, sono state rinvenute tracce di super-termite, potente esplosivo ad uso esclusivo dei militari. Questo esplosivo produce temperature altissime tali da poter fondere metalli che fondono solo sopra i 1500 gradi, cosa impossibile con l’incendio del kerosene. Quelle sostanze non dovevano essere lì, tra le polveri delle torri”.

Ci sono altri record particolari?
“Altro record mondiale assoluto, divertente se non esilarante, è quello delle scatole nere dei quattro aerei dirottati. Se ne è trovata solo una su otto, una cosa statisticamente impossibile. Ma c’è di più: quella rinvenuta, ufficialmente attribuita al volo America Airlines AA77 che avrebbe colpito il Pentagono, è stata tenuta segreta per anni e solo recentemente, applicando il Freedom of Information Act, il ministero del Trasporto Aereo Usa ne ha divulgato il contenuto. L’Associazione dei piloti per la verità sull’11 settembre ha analizzato la cassetta stabilendo così che non si riferisce al volo AA77. Emerge inoltre che la cabina di pilotaggio dell’aereo non è mai stata aperta rendendo quindi impossibile l’ipotesi del dirottamento. Ma ancora, com’è possibile che l’AA77 abbia cambiato rotta in volo se quell’aereo non può farlo? Del resto il Boeing 757-223 non può neppure partire se il suo sistema di radiolocazione non corrisponde alla sua rotta. Invece questo è partito ma da una porta che si trovava a 90 metri di distanza. Facile dedurne che si trattava di un altro aereo. La scatola nera in realtà è stata manipolata e appartiene probabilmente a un aereo militare”.

Chi può aver posto in essere questa incredibile opera di manipolazione?
“Non certo i 19 terroristi o Bin Laden, che per altro non è mai stato incriminato, ma qualcuno con mezzi molto sofisticati a disposizione. E’ possibile che i ‘Piloti per la verità dell’11 settembre’ siano tutti pazzi ma, viste le incongruenze emerse, non sarebbe il caso che un magistrato convocasse le parti in causa per farle deporre sotto giuramento? Invece no. Questa incredibile cassetta è agli atti ma è come se non esistesse. Eppure stiamo parlando di prove provate che dimostrano come qualcuno ha maneggiato e truccato le carte non solo nel momento dell’11 settembre ma anche dopo”.

Coloro che sollevano dubbi sulla versione ufficiale sull’11 settembre vengono spesso definiti “complottisti”, visionari, “sempliciotti” poco avvezzi a capire la realtà, e in qualche caso demagoghi populisti di probabile estrazione fascistoide o marxistoide. Ma dall’altra parte si risponde che sono più sempliciotti coloro che si bevono acriticamente qualsiasi versione forniscano gli Usa o i vari potentati politico-finanziari di turno. Lei cosa ne pensa?
“C’è gente che afferma spesso di avere in odio tutti quelli che si pongono domande e vorrebbero sapere. Che vengono definiti complottisti e sempliciotti, pazzi o visionari, fascistoidi o estremisti di sinistra. Ma in verità si tratta di un metodo consolidato: onde evitare di entrare nel merito, chi non ha argomenti rovescia sulle persone i propri giudizi. Eppure si sta solo chiedendo di rispondere a delle domande attualmente senza risposta. Cosa debbo dirle, a me questi qui sono indifferenti. Io non ho in odio nessuno e constato solamente che tale modo di procedere impedisce di giungere a una qualche conclusione ragionevole”.

E, in definitiva, alla verità?
“Sì, in definitiva alla verità”.
 

08 settembre 2011 

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