30/11/2011

intelligenza, serietà e competenza non sono tanto infettive come nevrosi e pressappochismo, ma mi sono prefisso di far da untore delle prime per una loro più rapida trasformazione in pandemia…si accettano aiutanti e collaboratori

miko somma

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Che siano i cittadini a scegliere.

 

 

Che il sindaco di Marsicovetere e quindi di Villa d’Agri, Cantiani sia politico docilmente inquadrato in una filiera di consenso presidenziale è cosa nota a molti, non stupisce quindi che le sue posizioni sul petrolio risentano d’ordini di scuderia univoci e che provo a sintetizzare con – il petrolio non si tocca nella regione che non si sa vendere!

  

Le sue dichiarazioni rilasciate alla stampa di “volere i pozzi di petrolio” non spostano di mezza virgola quanto già conoscevamo sulle opinioni in materia del sindaco e del suo consiglio, che il petrolio cioè coincida con le royalties e che tutto il resto poco importi, salute dei cittadini e dignità del vivere civile compresi. Perché se di fatto poco cambia se si realizzano uno o più pozzi nel territorio di un comune quando ai suoi confini ve ne è abbondanza, altra cosa è invocarne la presenza per gratia maiestatis anche in difformità all’aspettativa civile che gli appetiti Eni si fermino almeno di fronte all’ospedale.

  

Se il problema del sindaco sono le royalties dirette che al suo comune andrebbero (il 15% del 7% ex d.l. 625/96, essendo l’ulteriore 3% vincolato ad un bonus carburanti che per la verità non si è ancora visto) e ciò è posto su di un gradino superiore ad ogni altra considerazione, in virtù forse di quelle “meraviglie” che le stesse potrebbero portare al comune valligiano (e la cui parte pedemontana lascia alquanto a desiderare sia esteticamente che funzionalmente, nonostante i copiosi interventi finanziati dal PO Val D’Agri e quindi dalle royalties incassate dalla Regione), è allora chiaro che ogni altra idea in merito alla presenza di un pozzo di petrolio a poca distanza da un ospedale vada etichettata come “radicalismo ambientale di una ventina di soggetti”, con un pessimo gusto che rasenta l’inciviltà.

  

Che esiste radicalismo ambientale e che esistano anche guitterie fuori luogo è cosa certa, che invece si incaselli ogni forma di civile protesta in quella sorta di “marchio d’infamia allarmista” a cui alcune cordate del fare tendono a ridurre ogni dissenso, persino quello organizzato in forma di pensieri coesi e proposte alternative, è cosa che appare di recente come l’unica risposta che costoro conoscano a tamponare criticità a cui non viene mai data risposta e che qualche dubbio pure dovrebbero creare a chi, massima autorità sanitaria nel luogo in cui è stato eletto, riduce a mere esigenze di bilancio quel che il principio di precauzione dovrebbe far respingere, la tutela della salute umana ed ambientale.

  

Non sappiamo cioè se più di tre indizi facciano prova, inchiesta sull’ARPAB, morie di pesci, fioriture di alghe, presenza di sostanze inquinanti allogene nel Pertusillo, mancanza di monitoraggi efficaci e di riscontri epidemiologici, scarso o nullo apporto occupazionale del comparto petrolio, mancanza del piano di emergenza del centro olii di Viggiano – almeno uno conosciuto dalla popolazione e quindi ex legis  riconoscibile come tale – inquinamento della falda acquifera e via discorrendo il lungo elenco di quelle criticità conclamate che le sensibilità fanno percepire come allarmismi o domande inevase, ma crediamo che qualche dubbio in merito al primo cittadino pur dovrebbe sorgere.

  

Ed invece nulla di tutto questo. Il sindaco Cantiani, più realista del re, invoca il mendicio di ottenere i suoi pozzi, quelli che gli consentirebbero di dar respiro al suo bilancio, quasi che un sindaco sia più il dirigente di un’azienda da portare ad utile che la massima autorità civile che un comune esprima.

  

Così proprio perché crediamo che un sindaco ed un’assise comunale siano altro dall’amministratore delegato e dal consiglio di amministrazione di un’azienda, nello stigmatizzare l’intervento di Cantiani come irrituale (un sindaco concede a norma di legge e non prega), offensivo (nei confronti di soggetti impegnati in un confronto civile e non in una rissa diffamatoria) e deleterio (in un momento in cui una bozza accettata di ulteriore impegno alla destinazione petrolifera della regione, il memorandum, è nei fatti ignorata nella contropartita all’impegno stesso), chiediamo che nelle more di iter di richieste e di autorizzazioni, si mettano i cittadini di Marsicovetere di fronte alla domanda se accettare o meno quei pozzi attraverso l’indizione di un referendum locale.

  

Che siano i cittadini a scegliere e non il sindaco ad imporre invocando piazze di recente memoria.

  

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil

 

cantiani scrive a de filippo

vi allego in formato jpeg copia dell’articolo della gazzetta sulle richieste del sindaco di marsicovetere (quindi della frazione di villa d’agri) cantiani al governatore de filippo sulla ripresa dell’iter autorizzativo per i pozzi di petrolio eni che interessano questo comune ed in particolare il pozzo alli 2 a poche centinaia di metri dall’ospedale civile…inutile dire che risponderò con comunicato stampa immediato e nello stile propositivo che conoscete…

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30/11/2011

le relazioni corte tra politica e cittadini in basilicata sono fondate sull’equivoco del diritto-favore come sintesi della sudditanza del bisogno e della scorciatoia personale al suo soddisfacimento…in estrema sintesi, questi politicanti vergognosi sono figli della persone che li votano credendo che l’etica nasca e termini nell’io e nel gruppo familiare e non nel sociale, ed è in questo sfacelo amoral-familistico che si auto-replica la politica baronale che ci affligge

miko somma

30/11/2011

triapiantare un alberello è un po’ come la politica che mi piacerebbe praticare…non pensi alla fatica di metterlo a dimora, pensi ai frutti del domani e così quella fatica diviene un dolce inizio di un’attesa dolce

miko somma

COMUNICATO STAMPA: Conferenza di servizi del 28 nov 2011. Piano di Bonifica presentato da Fenice-EDF

Finalmente un clima diverso. Durante l’ultima Conferenza di servizi tenutasi a Melfi per approvare il piano di bonifica presentato da Fenice-EDF, i rappresentanti di Regione, Provincia, Arpab e del Comune di Melfi hanno saputo tener testa alle pretese del colosso.

Un atteggiamento critico, attento e soprattutto compatto nei confronti di un interlocutore ostinato che ad un certo punto ha arrogantemente minacciato perfino di abbandonare la seduta. Rispetto! Questa deve essere d’ora in avanti la parola d’ordine. Rispetto per le popolazioni e per le Istituzioni che le rappresentano.

Il nostro Comitato è sempre stato critico, e continueremo ad esserlo, nei confronti di chi si mostra “indulgente”, “distratto” o addirittura “subalterno” nei confronti di un soggetto che, pur avendo torto marcio, fa la voce grossa e continua con atteggiamenti minacciosi.

In questa regione ci sono competenze e professionalità in grado di far valere le ragioni dell’interesse pubblico, ma queste devono potersi esprimere sempre, in ogni sede e senza timori. Una battaglia che si combatte sul piano tecnico-amministrativo e con sinergia.

A distanza di due anni e mezzo dalla ormai famosa “autodenuncia” di Fenice-EDF emergono ancora perplessità e dubbi. Per questo continuiamo ad insistere che non vi sono i presupposti per il rilascio dell’AIA che va definitivamente bocciata.

Così come va respinta senza indugi la richiesta di bruciare 39.000 tonn di rifiuti urbani all’anno.

Va chiarito una volta per tutte il concetto di “sito contaminato” al di la dell’interpretazione delle norme e dei cavilli. Fenice-EDF deve mettersi in testa che la sua attività si svolge in un ambiente che, oltre ad essere intossicato dall’inquinamento delle falde per causa sua, ormai la considera ostile.

Un’ostilità provocata dalla continua mancanza di rispetto e di riconoscimento della dignità dei lucani.

Comitato Diritto alla Salute.

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27/11/2011

imposta straodinaria all’1-2% sui patrimoni superiori ai 3 milioni di euro, accordo con la svizzera sul sostituto d’imposta ai patrimoni espostati, aumento delle aliquote irpef sui redditi maggiori, permuta di quote immobili pubblici con titoli in scadenza detenuti da privati e banche italiane a taglio del montante, lotta all’evasione con pene fino ai 15-20 anni per i grandi evasori, taglio a scalare partendo dal 50% per gli emolumenti dei manager pubblici, riduzione drastica dei costi della politica, taglio del 10% delle spese militari e cessazione delle missioni fuori dal mediterraneo, redazione immediata dei costi standard per la spesa pubblica, rientro della quota debito detenuta da organismi dello stato…queste sarebbero alcune misure serie e non depressive (per quanto la patrimoniale lo sia sempre), in aggiunta al varo immediato delle economie cicliche regionali fondate sull’autosufficienza energetica ed alimentare…ah dimenticavo, nuove elezioni al più presto per sostituire questa classe dirigente politica del tutto fuori luogo!!!

miko somma

27/11/2011

la vendita richiesta dall’e.u. della quota pubblica del 30% di eni (golden share), apre prospettive abbastanza inquietanti per la regione…se è vero infatti che con lo stato dentro alla società la “fregatura” alla lucania è stata amara (grazie anche alla complicità dei politicanti locali), con altri privati che succederà al maggior giacimento europeo (oltre 900 milioni di barili accertati e 2/3 miliardi “accertabili” nella regione) e soprattutto ad una zona protetta (parco nazionale val d’agri)?…ci pensino coloro che a chiacchiere sono contro il petrolio, poi essendo parte di una filiera di consenso al governo regionale, nei fatti permettono il continuare dell’andazzo tutt’appostista che domina sul petrolio e le sue contraddizioni con la scusa di 130 milioni/anno di euro di royalties (che servono ad oliare il clientelismo locale con l’inutilità di interventi finanziati con le royalties) e che fanno “economia”…bravi, voi continuate a mandare avanti i guitti ed i bizzarri, che loro mandano avanti le trivelle…noi abbiamo un’altra strategia!!!

miko somma

27/11/2011

piano rifiuti…non attendo più alcuno, vado per la mia strada o si perde del tempo prezioso

miko somma

anche perchè chi voleva o doveva emendarlo o non lo ha letto o è in stato di catatonia da slogan

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26/11/2011

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vorrei essere chiaro su una cosa…le decisioni si prendono nelle sedi istituzionali ed è lì che dobbiamo andare a far valere le nostre ragioni in percorsi inequivoci ed orientati a concretizzare in decisioni i progetti ed i sogni che ci agitano…

 

in altre parole occorre contarsi per frenare, correggere e quindi sostituire ciò che non ci piace con pratiche di governo coerenti che vadano incontro alla volontà del popolo e non a quella dei mercati oligarchici e dei gruppi di potere di ogni tipo…

le elezioni non sono il momento in cui termina la politica, ma il momento in cui essa transita per stabilire quali saranno le idee predominanti…

a noi quindi comprendere la necessità del momento ed al momento opportuno praticare quel percorso che “non percorso” conduce solo alla continuità di quei mercati e quei gruppi e dei loro “portatori d’acqua”…ma ogni percorso necessita di un sentiero che stiamo provando da tempo a tracciare e che faticosamente comincia ad emergere nella sua necessità…

occorre lavoro, lavoro comune in una idea comune e democratica, senza preconcetti od ipocrisie sul fine e sui mezzi…noi saremo presenti ad ogni elezione, quando si terrà, perchè siamo presenti ogni giorno nella società e nelle sue istanze e non deleghiamo più ad alcuno la rappresentanza delle nostre idee e del mondo che vogliamo, a cominciare dalla nostra regione…a voi partecipare attivamente con noi, mettendoci faccia, idee e cuore…

da ora e per qualsiasi domani a cui saremo chiamati a dire la nostra

miko somma

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firmata l’ordinanza per l’alluvione…

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dunque, dopo nove mesi (meno qualche giorno) ed una notte ed una giornata carica di tante aspettative, finalmente arriva l’ordinanza firmata dal presidente del consiglio monti che sembra avviare a soluzione, per lo meno parziale visti i pochissimi soldi messi sul tavolo della messa in sicurezza del territorio e dei risarcimenti, lo scandalo dell’alluvione nel metapontino…

rimpalli di responsabilità, cecità e balletti del governo avevano semplicemente “cancellato” un diritto al risarcimento ed alla messa in sicurezza, altrove prontamente riconosciuto…

certo, alluvione riconosciuta, ma usata per un esperimento di “chissenefrega” da parte dell’allora governo berluskoni che inventa nel decreto milleproroghe una formuletta che sblocca gli aiuti dello stato solo in presenza di un aumento della tassazione locale…insomma la storia la ricorderete, come ricorderete le lotte, i presidi, le occupazioni e gli scioperi della fame (ultimo quello del portavoce) del comitato terre joniche che da sempre sosteniamo…

l’annuncio era stato fatto pervenire al presidio del comitato presso le tavole palatine a metaponto (il famoso tempio di hera del VI sec. a.c.) già nel pomeriggio e si è avuta prova della sua esistenza in serata, portato dall’assessore regionale di basilicata alle infrastrutture rosa gentile (che una volta tanto qualcosa di positovo ha pur combinato)…

una donna del comitato, patrizia bitetti, lo ha letto in assemblea e finalmente uno spiraglio si aperto in una vicenda che aveva dello scandaloso…domani mattina il comitato deciderà sulla sospensione dello sciopero della fame da parte del suo portavoce…

l’ordinanza firmata oggi, pur nell’esiguità delle somme a disposizione, almeno pone un punto fermo per il territorio e le comunità alluvionate…la speranza di non essere cittadini di serie b, la speranza di non essere un territorio dimenticato…

a nome di comunità lucana-movimento no oil esprimo soddisfazione per il risultato ottenuto, pur nell’amarezza dei tempi lunghi per una benedetta firma, ed invito il comitato alla massima sorveglianza sull’impiego delle somme…l’esperienza ci insegna che per festeggiare avremo tempo, ma per tenere gli occhi aperti non c’è un istante da perdere…

un abbraccio a tutto il comitato terre joniche da tutti noi di comunità lucana-movimento no oil…la vostra vittoria può dare respiro anche alle altre lotte!!!

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25/11/2011

la mia più grande soddisfazione per la firma dell’ordinanza per l’alluvione nel metapontino…gente di puglia e gente di basilicata, unico disastro, unica gestione pessima del territorio, ma questo non è il tempo che per una vittoria popolare che da nove mesi si attendeva

miko somma

Com. stampa comunità lucana-mov. no oil

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Oltre il fondo non si può raschiare.

 

L’attuale quadro di relazioni politiche che sorregge il sistema di governo della regione, dei territori, di enti intermedi, agenzie e società pubbliche pare sia giunto ad un punto di frizione che compromette la sua tenuta, a partire dalla sempre più palese difficoltà a ricomporre le contraddizioni nell’usuale consorteria della spartizione secondo un manuale Cencelli tutto alla lucana ormai forse in crisi.

 

 

Ciò vale a dire che se il sistema tendeva a ripagare gli apporti di consenso a maggioranze “bulgare” sulla base di postazioni da distribuire equivalenti a consorterie da praticare basandosi su disponibilità di fondi pubblici da gestire da queste, gli stessi apporti andavano prioritariamente “pesati” e valutati anche in base alla continuità di consenso assicurata da figure chiave identificabili nel cerchio ristretto di pochi uomini politici di lungo corso, e non sfuggono così le immagini al tavolo di maggioranza di pochi giorni fa convocato a suggello della “verifica dai tempi lunghi”, le presenze di vecchi inossidabili insieme a quelle dei referenti partitici che compongono la giunta. Ma partiamo dalla disamina storica.

  

Era pratica ben rodata ai tempi della “balena bianca”, al fine di assicurare una pax tra differenti anime correntizie o baronali (il caso tipico) che nella DC lucana convivevano, pesare appunto il consenso e trasformarlo in postazioni anche sulla base di prassi di continuità, e tale pratica è felicemente traslata negli anni ‘90 in ciò che, partito come un argine per frenare la dissoluzione dei grandi partiti dopo la tempesta di mani pulite, divenne un “laboratorio” del centrosinistra che in Basilicata, terra di statica stabilità politica, era più facile che altrove usare come modello per le aggregazioni del futuro.

  Ma i grandi partiti di massa si erano comunque dissolti e venuta così meno la patriarcalità assicurata localmente dai grandi vecchi e dai loro primitivi sistemi di consenso, si creò la necessità di un nuovo patto consortile regionale non tanto tra i partiti che nascevano dalla scomparsa del soggetto politico DC e dagli altri partiti in liquidazione o rapida mutazione, quanto tra gli esponenti di questi e detentori di pacchetti rodati e certi di voti nei territori in grado di assicurare continuità di governo reale.

 

 Se apparentemente quindi poco o nulla cambiava nella profonda feudalità storicizzata dei rapporti di consenso locale (sistema del diritto-favore o pratiche generalizzate di clientelismo locale), rapporti di consenso nel quale il dominus ed il suo clan di riferimento rimanevano a cardine, ciò che mutava era il moltiplicarsi di punti di riferimento a cui poter riportare quel consenso e che, superando la logica del patto correntizio o baronale che a monte legava i rapporti di gestione in un unico soggetto politico, la DC lucana, doveva ora rivolgersi si agli stessi soggetti individuali, ma in un quadro non più referente alla struttura-soggetto politico che diluiva le postazioni personali in un simulacro di unità valoriale, ma a più soggetti che identificavano il valore nella personalità.

 

 

Detto ancor più semplicemente se alla DC ed al suo monocolore di fatto, si sostituiva il centrosinistra eterogeneo che dai prodromi pre-uliviani passa poi al PD che accorpa i democristiami margheristi ed i diessini moderati, e ad i suoi accordi con quanto da se stesso e dalle sue componenti originarie era negli anni fuoriuscito, in Basilicata ciò che vince non è il programma che fa sintesi tra pensieri diversi, quanto il patto che fa gestione tra pratiche coincidenti e le relazioni locali su cui essa si fonda.

  

Ma la gestione poco riporta al sistema del consenso locale, se non contiene denari su cui costruire e mantenere lo stesso, denari identificabili nei finanziamenti pubblici, siano essi statali o comunitari, e nel sistema di spesa delle royalties petrolifere – evento questo trattato dal sottoscritto più volte e che devierebbe ora l’esposizione – risultando così facile comprendere che se al diminuire di finanziamenti si restringe la platea beneficiaria delle ricadute clientelari di questi, ogni patto centrale salta, poiché in crisi il sistema di consenso locale non risponderebbe più ai suoi referenti locali.

  

Come esempio, pensiamo alla formazione professionale, alle ingenti partite finanziarie insistenti, ai progetti ed agli attori di somministrazione e tutoraggio, persino ai frequentatori dei corsi formativi, una pluralità di soggetti interessati dalla spesa, quindi una platea organizzabile in una filiera vettoriale che vive sulla quantità dei fondi a disposizione, ergo un bacino di consensi. Potremmo continuare con le infrastrutture od i bizzarri trasporti locali, con l’acefala politica agricola o di sviluppo economico, con i piani di forestazione o la sanità con gli affari in orbita intorno alla principale voce di spesa regionale, e via discorrendo, fino a toccare il ridicolo sistema di monitoraggi ambientali.

  

Ciò che quindi oggi è in crisi non è il progetto, inesistente e comunque relegato allo slogan elettorale, ma il patto di gestione che sull’abbondanza o meno di fondi trae origine. Ciò che fa emergere la crisi, quindi, non è che il diminuire dei fondi a disposizione per il mantenimento della rete di clientele o la maggiore necessità di rendicontazione al dante causa per l’aspetto tecnico e formale della gestione e non ultimo per l’aspetto politico alla pubblica opinione in rapporto agli scadenti risultati raggiunti, in un affresco chiaro di contraddizioni come effetti e non cause della stessa crisi.

  

Il clientelismo baronale lucano ha così i giorni contati perché oltre il fondo non si può raschiare?

  

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil

25/11/2011

sono anni che giro la regione per conoscere e condividere criticità e problemi e dovunque ne abbia avuto la possibilità di proporre un’altra idea della nostra regione a partire dall’abbandono di quelle relazioni corte basate sullo scambio diritto-favore tra cittadini e feudatari politici che ammorbano ogni idea di cambiamento…vedremo quanto si sarà costruito verso un progetto, nel frattempo mi godo la straordinaria esperienza di aver conosciuto molta gente vera

miko somma