da lavello

COMUNICATO STAMPA

  

SENTENZA DEL TAR

 

La decisione del TAR in merito all’annullamento della sospensione dell’attività di Fenice-EDF da parte della Provincia è inaccettabile.

Tutto l’impianto del ricorso presentato da Fenice si basa su poco chiare dichiarazioni dell’Arpab in merito alla diminuzione dei contaminanti in falda e sull’ennesima, offensiva dichiarazione da parte dell’ASP sulla base della quale in assenza di una indagine epidemiologica non è possibile stabilire una relazione tra l’inquinamento delle falde e le patologie delle popolazioni residenti nella zona del Vulture-Melfese.

Ancora una volta è venuto meno il rispetto del Principio di Precauzione a danno delle popolazioni ed in favore di un soggetto privato che svolge una attività con forte impatto ambientale e fuori da ogni ragionevole controllo.

Nell’ultimo Consiglio Regionale, per l’ennesima volta l’assessore all’Ambiente Agatino Mancasi ha parlato utilizzando il verbo futuro “faremo”, “costruiremo”, “controlleremo”.

Non c’è più niente da controllare! L’inquinamento delle falde è una certezza dal 2002 e continua tuttora, checché ne dica l’ARPAB. Delle  diossine liberate nell’aria in questi anni di attività l’ARPAB non è in grado di dirci assolutamente nulla perché ancora oggi non hanno i mezzi per poterle rilevare. Non sapremo mai se queste sono rimaste al di sotto dei limiti. Per non parlare della assoluta mancanza di indagini biologiche.

La Procura di Potenza, con la conferma del GIP, sta indagando sul reato di “Disastro Ambientale”

I 12 Comuni della zona Vulture-Melfese hanno espresso la loro ferma contrarietà all’attività dell’inceneritore con un Consiglio Comunale congiunto.

Ma tutto questo evidentemente non basta e la sentenza del TAR è una vera doccia fredda che aggiunge danno al danno.

In questo scenario sono inaccettabili i continui toni minacciosi di Fenice-EDF che chiede il risarcimento del danno e parla della sostituzione del forno a griglia come un intervento di revamping. La sicurezza dell’impianto è incerta. Abbiamo ancora ben impresse nella mente le foto dell’incendio notturno che si è sviluppato il 2 ottobre scorso e che ha tenuto impegnati i vigili del fuoco per sei ore.

Noi andiamo avanti nel ribadire la nostra totale contrarietà all’attività di questo impianto e la sua assolutà “inutilità”.

Se non vi saranno chiari segnali da parte degli organi competenti siamo pronti ad altre significative manifestazioni.

Comitato “Diritto alla Salute”

Lavello PZ

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Il risveglio dal “sogno lucano allo sviluppo”

 

Da un consiglio regionale ci si aspetta che sia anche una sede di ampio dibattito in grado di riportare nel proprio interno quelle differenze di idee e sensibilità che attraversano la società e non soltanto gli schieramenti politici di appartenenza, in una sorta di ideale mappa della società civile dove i confini e le catene montuose non sono disposte nel capriccio della parte, ma nell’oggettività delle cose.

 

 

Così non ci si poteva aspettare dal consiglio regionale del 03 u.s. che commentasse in alcun modo il perdurare stabilito dal Tribunale della Libertà dello stato di arresto domiciliare per il direttore ARPAB ed un alto funzionario della stessa agenzia, cosa questa che se apre domande che se vanno oltre il provvedimento cautelare temporaneo per arrestarsi certo alla presunzione di innocenza, non attiene  nel merito alla politica ed al suo dibattito, ma l’analisi di fondo di alcune scelte discutibili poteva dare origine ad una ben più produttiva e serena analisi del passato atta ad impedire il perdurare, o peggio la reiterazione, di quanto finora si è nell’evidenza sbagliato. Di questo purtroppo non s’è vista, tranne qualche iniziativa personale, traccia alcuna ad indicare quantomeno la comprensione reale di quanto accaduto nella gestione di un passo fondamentale dei processi industriali, il sistema dei controlli.

  

E quanto è accaduto, uno stato di accusa che riguarda la situazione di Fenice e la prospettazione del reato di disastro ambientale in un concorso alquanto preoccupante tra controllori e controllati, non è argomento sul quale si possa passare un colpo di spugna che cancelli il passato per concentrarci sul solo futuro, dimenticando che la qualità del secondo nasce sempre da quella del primo.

  

Il lungo dibattere pareva più incentrato su una già prossima campagna elettorale nazionale e – dicitur – anche regionale, che su letture più attente di un evitabile disastro ambientale, quello lucano, che pur altre risposte avrebbe preteso che non gli scongiuri che a tratti ridicolmente si è ascoltato.

  

Il punto è che se su Fenice qualcosa è stato “deviato”, è probabile che ciò sia accaduto anche altrove in una sequenza di allarmi che, tacciati spesso di allarmismi, non hanno finora avuto risposte, oltre a quelle bizzarrie di dati non corrispondenti alla realtà oggettiva, percebile ed osservata di cui fin troppo spesso si è parlato, ed è a partire da questo punto che si sarebbe dovuti partire nella critica e serena discussione sulla qualità tecnica degli enti di controllo, dei parametri adottati, delle persone scelte e degli accordi sottoscritti, non certo somministrandosi l’auto-assoluzione per un passato commesso da altri e condito spesso di banalità retoriche buongoverniste, malpanciste o di mera opposizione o di generici appelli alla responsabilità di un pater familias in realtà patrigno, persino all’uso disinvolto di mantra contro l’anti-politica allarmista che risveglia da un certo “sogno lucano allo sviluppo”.

  

Nella desolazione di una destra che si ammanta di strumentale demagogia anti-sinistra, scoprendo a tratti un’inedita vocazione ambientalista che certo già ai confini regionali cambia decisamente il suo senso, negli avvitamenti su se stessa delle forze di maggioranza e nelle contorsioni dal “fare” di una giunta che pare avviata alla convivenza triste tra realtà e volontà che non è solo di palazzo Chigi, ciò che si è ascoltato, tranne i lodevoli interventi di Mazzeo e di Mollica, non è forse ciò che andava detto a lume di ragione, cioè che in Basilicata sul sistema di sviluppo industriale, di cui gli enti di controllo e monitoraggio sono parte strutturale, si è completamente sbagliata mira, se non peggio.

  

Non è in alcun modo ammissibile un “chi ha avut’, avut’, avut’..” od altrui responsabilità a discarico di proprie, confondendosi così storia e legislazione, nonché la continuità delle filiere politiche regionali, a giustificare omissioni e facilonerie con cui finora si è condotta una gestione disinvolta di incresciose situazioni ambientali, nel gran circo del tutt’apposto che da favola obnubilante ritorna così in forma di auspicio per il futuro.

  

Altrettanto inammissibile risulta di conseguenza la promessa prossima ventura di agire con maggiore avvedutezza, strumenti più adeguati e modalità più stringenti di cui la replica dell’attuale assessore si è fatta carico, nel tentativo assai deludente di risvegliare un’aula in larga parte emigrata in corridoio a fumare e chiacchierare, celiando amabilmente.

  

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil

04/11/2011

un errore che spesso si compie è la ricerca di un’eccessiva semplificazione rispetto alla complessità dell’esistente…per conoscere ed intervenire su una realtà spesso da decostruire completamente, prima di essere rimontata, occorre studiare ed impegnarsi…un’attività che dovrebbe essere strutturale alla costruzione di una nuova classe dirigente e che troppo spesso trovo latitante nell’indignismo di base che spinge molti di noi ad una sin troppo facile critica all’esistente nell’assenza (o magari invisibilità) di progettualità espresse…non parlatemi così di semplicità, piuttosto prepariamoci a “farci il mazzo”

miko somma

Pubblicato in Blog

04/11/2011

trovo leggermente irritante che nel mentre l’fmi ci monitora come fossimo degli inabilitati alla gestione dei passaggi economici per tappare la falla debito pubblico ed aumento degli interessi su questo, qualcuno nega che di fatto il paese lo stiamo consegnando a questi squali del monetarismo che, nati a bretton woods per gestire gli squilibri finanziari dei paesi occidentali, sono diventati una “loggia”…questo qualcuno deve allontanarsi subito dal governo del paese, mentre ci si avvia senza indugi alle elezioni

miko somma

04/11/2011

esiste uno spazio del pensiero politico che rompe lo schema del pensiero unico dominante e che nei fatti pare essere l’unica “rivoluzione” possibile…il progetto e la società come referente unico in un ribaltamento delle priorità che coinvolge ambiente, produzione, culture ed attitudini…provo a praticarlo

miko somma