28/12/2011 
non so se l’etica civica degli italiani sia al suo minimo storico, ma i segnali di uno spread in formidabile aumento ci sono tutti…la crisi del paese è certo economica, culturale, progettuale e di visione, ma forse più preoccupante è la caduta valoriale che le difficoltà economiche potrebbero accentuare in una guerra di tutti contro tutti
miko somma

Comunicato stampa di comunità lucana-mov. no oil

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Quando l’assenza diventa assenso, un presidente diventa un monarca.

  

Ciò che più di tutto dispiace nella vicenda dello strano “assenso” alla concessione per re-iniezione di gas nel sottosuolo della Val Basento, oltre alle motivazioni di carattere ambientale più volte dal nostro movimento sollevate rispetto a questo progetto e che ci pare inutile ricordare ancora, è la ormai sempre più netta convinzione di vivere in un regime.

 

 

Se infatti un regime si contraddistingue per la capacità dei propri media di piegare ogni realtà alle necessità di presentarsi come “salvifica ultima e sola possibilità”, tale distinzione ci appare del tutto calzante ad una regione dove l’assenza a 4 incontri al Ministero dello Sviluppo Economico tenuti su quella concessione nell’iter di approvazione ed a cui il presidente doveva partecipare in qualità di massima espressione amministrativa della regione, diviene l’assenso spacciato come tattica per ottenere “migliori condizioni” che nei fatti, nelle leggi e negli accordi non riusciamo ad intravedere, risultando così o un miserrimo tentativo di spacciar lana per seta o una coatta azione di by-pass di quelle tante criticità e ben pochi benefici che il progetto comporta per questa regione.

 

 

Il presidente, il suo rodato apparato informativo e l’inutile orpello di un assessore all’ambiente del tutto incompetente (ma ben diretto da chi invece costui avrebbe dovuto dirigere, il responsabile del dipartimento ambiente e già assessore per un giorno) infatti non solo millantano di un’esclusività delle decisioni in materia energetica dello Stato che avrebbe ridotto la regione alla concessione del mero assenso, dimenticando forse che la riforma del Titolo V della Costituzione attribuisce potestà concorrente alla legislazione regionale in tema di energia ed ambiente (nonostante la legge 99/09, che, intervenuta in materia, pur limitando quella devolution non inficia il principio di sussidiarietà), ma dimenticano pure che la logica prima ancora che la legge implica che lì dove esista la capacità giuridica di esprimere un assenso, esista anche possibilità legittima di esprimere un dissenso.

 

 

Dissenso che infatti non è stato espresso, dovendosi giudicare cosi l’assenso o una ammissione di incapacità rispetto alla conduzione dell’iter o la coatta volontà di raccontare menzogne imbellettate di “stringenti” monitoraggi ambientali di cui non conosciamo i dettagli, ma di cui ad esperienza fatta immaginiamo il contenuto (soprattutto perché la loro lettura passa attraverso ARPAB e l’incapacità di questa sia al trattamento sistematico dei dati stessi, sia alla sostanziale comunicazione pubblica dei dati secondo convenzioni internazionali recepite in leggi dello stato), di una allerta archeologica da attivarsi presso la sovrintendenza spacciata come una innovazione, quando si tratta di normale prassi operativa, di compensazioni ambientali (se preferite ma impropriamente dette royalties) del tutto ridicole perché liquidate ope legis e non per munificenza o bravura dei contraenti e soprattutto quando messe a confronto con esperienze meno impattanti ed invasive e con ben altre normazioni (non vorremmo così ricordare che è sempre la legge a trasferire alle regioni meridionali quote parte di compensazioni altrove incassate dallo stato), di quantità di posti di lavoro del tutto risibili e di un ulteriore “sacrificio” che la regione compie nell’interesse nazionale.

 

 

Ed è qui il punto ancor più dolente poiché se già l’interesse nazionale collide con la concessione di stoccaggio ad un colosso russo del gas in odore di liason che in Italia sembrano portar dritti a noti mentori ed in patria immaginiamo dove, e ciò nonostante le precise indicazioni europee che vanno nel settore energetico a preferire asset aziendali comunitari, ma se ne accetta il peso ingombrante e già ampiamente sopportato in Val d’Agri, come mai si continua a concedere invece che puntare i piedi e richiedere che a quel peso corrisponda non un’elemosina in forma di promesse mai siglate, ma la sostanza di un accordo che riconosca alla regione il suo ruolo?

 

 

Al presidente vorremmo così ricordare che avendo egli già firmato l’accordo sia per Tempa Rossa che il memorandum per l’aumento delle estrazioni petrolifere, con l’assenso ultimo riduce la nostra regione già damigiana petrolifera ad infrastruttura energetica tout court, completando l’architettura di una destinazione ad hub del territorio a cui nessuno ha dato democraticamente assenso.

 

 

E tutto ciò nelle pieghe di una strategia lunga che passa attraverso le “preghiere” di riduzione della zona di bonifica in Val Basento (sito di interesse nazionale) di cui solo due anni fa si fece interprete presso il Ministero dell’Ambiente l’allora assessore all’ambiente Santochirico, in coincidenza stretta con i siti oggi interessati dal progetto Geogastock, bonifica che ora appare sempre più lontana e limitata perché altri interessi sono subentrati nella sodalità di sindaci ed aziende interessate al gran movimento terra degli adeguamenti dei 14 pozzi (con nuove trivellazioni da operare per l’aumento dei calibri), della posa delle infrastrutture di raccordo al gasdotto, della costruzione delle centrali e della allocazione delle eccedenze delle stesse terre di scavo in discariche speciali.

 

 

E se sono care a certe trasversalità politico-affaristiche queste attività che creano lo sviluppo che si è sinora nutrito del nostrano “tutt’apposto”, come meravigliarsi che l’assenza diventi assenso e che un presidente diventi un monarca assoluto ed ipocrita, in grado di decidere per tutti ben oltre il suo mandato?

 

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana      

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Scheda – Il progetto di stoccaggio a Grottole-Ferrandina

28/12/2011 15:00

Sui 68 pozzi esistenti ne saranno utilizzati solo 14. Circa 700 milioni di metri cubi di capacità di stoccaggio a fini commerciali

AGR    Il progetto di Geogastock si articola su due concessioni, il Campo di Grottole Ferrandina e il Campo di Pisticci, ma l’intesa data dalla Regione è definitiva solo per il primo, mentre per il secondo prevede ulteriori valutazioni. Si tratta in entrambi i casi di siti naturali dai quali si era provveduto all’estrazione del gas.
In particolare, il Campo di Grottole-Ferrandina risale al 1958 ed entrò in produzione nel 1962. in totale sono stati perforati 68 pozzi ma quelli che saranno utilizzati per la produzione e lo stoccaggio sono in totale 14.
Per il campo di Grottole-Ferrandina, infatti, il livello considerato idoneo per lo stoccaggio di gas è un livello costituito da depositi di età pleistocenica, da considerare una trappola di tipo stratigrafico strutturale, con una tavola d’acqua individuata a – 656 metri sul livello del mare. Lo stesso livello fu utilizzato come stoccaggio da parte di ENI nel periodo 1977-1985, in seguito, per ragioni di strategia aziendale, il giacimento fu nuovamente destinato alla produzione primaria di gas.
La riconversione in campo di stoccaggio del Campo a gas Grottole–Ferrandina prevede interventi sui 14 pozzi individuati con realizzazione di nuovi completamenti e sostituzione delle tubazioni di produzione con altre di maggior diametro, la costruzione della Centrale di Compressione e Trattamento di Salandra Scalo, la sostituzione delle tubazioni esistenti (metanodotti) tra i pozzi del campo Grottole-Ferrandina e la Centrale (utilizzando i medesimi tracciati) e la posa del metanodotto di collegamento tra la Centrale e la rete nazionale alta pressione di SNAM Rete Gas.
Il deposito avrà una capacità di accumulo complessiva di un miliardo e 200 milioni di metri cubi di gas, ma solo 700 milioni di metri cubi rappresentano la capacità di utilizzo a fini commerciali, poiché i restanti 500 milioni servono a tenere il deposito in pressione per il funzionamento. Giornalmente, inoltre ci sarà una portata massima di 5 milioni e 856mila metri cubi.

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bene, siamo alle dolenti note, quelle che vanno oltre la propaganda ufficiale …a guardare la lista di lavori da compiere è chiaro a tutti che la val basento ne sarà definitivamente sconvolta a partire dalle nuove trivellazioni che riguarderanno proprio quei 14 pozzi (aumentare il diametro delle tubature significa estrarre le camice precedenti e di fatto riperforarli per aumentarne il calibro in rapporto alla reiniezione…ma certo per queste operazioni la regione non parla di nuove autorizzazioni che andrebbero concesse!!!)…

nei precedenti lanci avrete letto di una “tecnica ampiamente testata”, ma costoro dimenticano di dire che altre concessioni simili (per la verità molto più piccole) esistono in territori molto più stabili da un punto di vista geologico di quanto non sia la val basento, caratterizzata come del resto tutta la regione, da una microfratturazione imponente delle faglie che se non è indicazione di possibili movimenti delle stesse in rapporto alla rieniezione di tali quantità di gas, almeno dovrebbe far porre attenzione su un aspetto che i “grandi monotoraggi” dimenticano del tutto, l’osservazione sismografica del comportamento della faglia alla reiniezione, l’aspetto che forse più di altri preoccupa…

come si comporteranno infatti le microfaglie di fronte alla massiccia reintroduzione di ciò che è stato estratto nel corso dei decenni è materia del tutto sconosciuta e nei fatti imprevedibile…

ma a vito de filippo tutto questo non interessa affatto, a lui interessa solo che la regioni diventi sempre più una piattaforma energetica produttiva ed infrastrutturale…infrastrutture non da nulla se si considera che l’innesto ai gasdotti comporterà movimenti di terra imponenti (aspetto questo che fa gola a certe lobbies e certe ditte ben individuabili), incerte destinazioni delle terre non riposizionabili in situ (e che da qualche parte occorrerà sistemare…magari lì vicino, no?), servitù di destinazione eterne e soprattutto una domanda su tutte…

ma la bonifica di una valle (la val basento è sito di interesse nazionale in tal senso) martoriata da decenni di industria chimica pesante, di eternit e di estrazioni di idrocarburi, la faremo mai?…

certo è difficile pensare che dove si costruirà di nuovo si vada prima a bonificare per bene ed infatti in tal senso vanno lette le “preghiere” di riperimetrazione al restringimento dell’area interessata alla bonifica che l’allora assessore all’ambiente santochirico caldeggiò non più di due anni fa e che guarda caso riguardano proprio l’area su cui sorgera la parte superficiale di questo progetto…perchè ciò che sarà sotto i piedi a costoro non interessa affatto!!!

la nostra regione da oggi a pieno titolo diventa una infrastruttura energetica!!!…avete capito bene, non un territorio dove coesistono natura ed esseri umani e loro attività, possibilmente in pace reciproca, ma una semplice piattaforma da cui il gas in arrivo dal caucaso viene stoccato e ripompato a tutta italia!!!

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Geogastock; De Filippo: Utilizziamo assenso per imporre condizioni

28/12/2011 15:00

“Consapevoli dell’importanza del progetto per il Paese, ma pretendiamo garanzie e vantaggi competitivi per il nostro territorio”. Mancusi: “Siamo andati oltre le previsioni dello Stato”

 

AGR “Abbiamo utilizzato lo strumento dell’assenso – ha commentato il presidente della Regione Vito De Filippo – per intervenire nella sostanza di decisioni che la legge italiana riserva allo Stato e posso dire che il risultato è stato convincente. La Basilicata è consapevole dell’importanza, nell’interesse generale del Paese e della stessa Regione, dell’incremento delle capacità di stoccaggio di gas naturale, destinata a migliorare il grado di sicurezza ed affidabilità di utilizzo del gas per le esigenze civili ed industriali della collettività ma, così come in altri casi, chiede che a fronte del suo ruolo di servizio al Paese possa ottenere garanzie assolute e vantaggi di competitività per il proprio territorio. Lo stoccaggio è una tecnica ampiamente provata in tutto il mondo: ripristino un serbatoio naturale ormai esausto con la stessa molecola che ho spillato per anni. Ma noi abbiamo preteso ulteriori misure di tutela ambientale, anche a costo di metterne in campo di ridondanti. E sul versante della crescita, mettiamo in campo un meccanismo per l’abbattimento dei costi di energia alle imprese della Val Basento che unanimemente per gli analisti rappresenta uno dei fattori di maggiore attrattività delle imprese. In questo modo – ha concluso De Filippo – garantiamo energia all’Italia e sicurezza e sviluppo al nostro territorio”.
La Regione – ha aggiunto l’assessore all’Ambiente Agatino Mancusi – è voluta andare oltre le previsioni dello Stato in materia di garanzie ambientali. L’intesa che eravamo chiamati ad esprimere – ha spiegato – in verità non aveva questo tipo di finalità, ma la lunga fase di dialogo condotta con la società ha prodotto il risultato di condividere misure ulteriori rispetto a quelle imposte dallo Stato. Del resto tutelare l’ambiente non vuol dire bloccare ogni iniziativa, ma individuare le modalità che rendano le attività dell’uomo compatibili con l’ambiente”.

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ora lasciando perdere il commento di mancusi, che proprio evidentemente non ha ancora compreso il suo ruolo (ma povero – sono meno di due anni che è lì!!!) e non si distingue affatto dai suoi precedecessori in tema di “spezzatino ambientale”, e la critica sarebbe del tutto uno spreco di tempo, sono le parole del presidente “tutt’assentista” (cioè che assente a tutto) a confermare ancora una volta e per l’ennesima volta che la volontà di costui di proseguire lungo una strada che finora non ha portato a nulla…quella di aspettare che lo stato si accorga del peso che l’energia che forniamo via gas e petrolio ha messo sulle spalle della basilicata!!!

costui, nella sua magniloquenza provinciale dall’incerta dizione, continua a sottoporre la regione a maggiori pesi in tal settore senza che finora nulla di concreto sia stato posto sulla bilancia di una compensazione reale e di un limite che prima o poi qualsiasi persona di buon senso pur porrebbe…

inutile ricordare che se la firma del memorandum per il momento impegna la sola regione basilicata senza alcun impegno altrui, nè dello stato, nè delle compagnie, qualsiasi persona dotata di media intellettività avrebbe frapposto uno stop a qualsiasi altra richiesta in merito al settore energia, utilizzando le leggi che al contrario di cià che dice il kim il sung lucano possono arrivare a che una regione blocchi le attività di concessione attraverso il diniego…diniego che se proprio non si usa per bloccare per amor della propria terra, almeno si potrebbe usare, quello si, per aumentare la posta in gioco…

invece qui la posta si aumenta dando l’assenso (e il dostoievskjano mancusi pure parla di lunghi colloqui con l’azienda) e rimettendosi ancora una volta alla munificenza della controparte…

ci si cala le braghe, consapevolmente o meno, ma proprio l’ennesimo messaggio bulgaro-coreano di un altro “grande accordo siglato” (diciamo in questo caso assentito) a rendere oro pure le peggiori deiezioni proprio non poteva mancare…

presidente, so che legge il blog, e mi consenta così di dirle che lei sta rovinando una regione!!!

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geo-soviet lucano

Nuove prescrizioni ambientali e la Regione dice sì a Geogastock

28/12/2011 15:00

La Giunta pone nuove condizioni (anche di compensazioni economiche) nel concedere l’intesa al procedimento autorizzativo che è esclusiva competenza statale

 

AGR  La Regione Basilicata ha imposto a Geogastock misure di tutela ambientali e di compensazione economica superiori a quelle previste dalla Valutazione di impatto ambientale rilasciata dal Ministero dell’Ambiente. Le prescrizioni aggiuntive sono contenute nella delibera con cui la Giunta Regionale ha dato “l’intesa” per la realizzazione del progetto, uno strumento finalizzato alla sola valutazione tecnico-industriale del progetto, ma in cui la Basilicata, dopo una negoziazione col progetto proponente l’investimento, è riuscita a inserire prescrizioni ambientali più stringenti accanto a compensazioni economiche che saranno utilizzate per lo sviluppo delle aree interessate dall’insediamento.
In materia energetica, va ricordato, la competenza è interamente di livello nazionale, con le Regioni e le amministrazioni locali che vengono coinvolte solamente per alcuni aspetti “ordinari”, ma senza potere di autorizzare o meno l’intervento, competenza, questa, riservata al Governo. Nel caso specifico, il progetto già da 2 anni aveva iniziato ad ottenere le diverse autorizzazioni ministeriali finalizzate all’ottenimento della Concessione di Stoccaggio del Ministero dello Sviluppo Economico. Il progetto prevede due concessioni, una nei territori di Grottole e Ferrandina (concessione Cugno delle Macine) con impianti in territorio di Salandra, l’altra in agro di Pisticci (Concessione Serra Pizzuta) ma la Regione Basilicata ha espresso l’intesa solamente sulla prima, rinviando l’assenso sull’ altra, nel rispetto delle sollecitazioni e osservazioni presentate dal Comune di Pisticci.
Sul versante ambientale, la Regione ha imposto a Geogastock uno stringente piano di monitoraggio e un programma di informazione alle popolazioni.
Il piano di monitoraggio, previste, in aggiunta alle prescrizioni della “Via” nazionale, che siano realizzati specifici programmi per il controllo delle vibrazioni al suolo, delle eventuali emissioni che possono esserci tanto dal sito di stoccaggio che dagli impianti realizzati, delle condizioni della falda acquifera e della qualità dell’aria, e che tanto avvenga già prima della realizzazione e della messa in esercizio dell’impianto di stoccaggio, in modo da individuare una linea di base ambientale con cui raffrontare i valori che saranno rilevati quando l’impianto sarà realizzato e in esercizio. Le attività di monitoraggio saranno realizzate a spese di Geogastock, ma a cura di Regione, Arpab e Comuni interessati dall’insediamento, con, in particolare, una marcata responsabilità posta in capo proprio alle amministrazioni municipali. Prescrizioni che si sommano a quelle già contenute nel decreto di Via, che impone, tra l’altro, di limitare gli scavi per la realizzazione del metanodotto alla fascia strettamente necessaria, di utilizzare le migliori tecnologie disponibili tanto per la realizzazione che per l’esercizio dell’impianto, di comunicare all’Arpab i luoghi dove saranno smaltiti i vari rifiuti prodotti compresi quelli derivanti dalla perforazione e le terre da scavo non riutilizzate nonché il volume per ciascuna tipologia di rifiuto prodotto, di non superare, nella fase di stoccaggio, i valori di pressione originari dello stabilimento. Prevista anche una “tutela archeologica” con obbligo di preventiva comunicazione degli scavi da fare alla relativa sovrintendenza affinché possa inviare un proprio rappresentante ad assistere ai lavori. Sempre la Regione Basilicata ha anche aggiunto alle prescrizioni già presenti nel decreto di Via l’obbligo di dover ricorrere ad una nuova intesa con Regione Basilicata e Ministero dello Sviluppo economico per eventuali variazioni del progetto di stoccaggio sebbene nelle aree oggetto delle concessioni.
Sempre con riguardo ai territori direttamente interessati all’attività, la Regione ha imposto a Geogastock di dare vita ad una puntuale campagna di informazione che dovrà riguardare tanto il progetto di realizzazione tanto le fasi di esercizio dell’attività, innescando un rapporto di trasparenza totale su tutto quanto verrà fatto nell’area.
Accanto alle misure di tutela e monitoraggio ambientale, l’intesa approvata dalla Giunta Regionale prevede anche compensazioni economiche. Nella fase di avvio del progetto, la società dovrà corrispondere un milione a ciascuno dei comuni interessati (Ferrandina, Grottole e Salandra) e 6 milioni alla Regione, a cui si aggiungeranno altri 250mila euro l’anno (a valore indicizzato) per tutta la durata della concessione. In totale si tratta di 14 milioni di euro, a cui si aggiungeranno altri 5-6 milioni di euro di compensazioni per il mancato utilizzo alternativo del territorio, e i proventi da quote aggiuntive di tassazione ordinaria, ossia Irap, Addizionale Irpef, Imu e oneri di urbanizzazione, a livello locale (per un valore stimato che si aggira sul milione annuo), Iva, Irpef e Ires a livello nazionale. Ma la sola parte di compensazioni alle comunità locali negoziata con la società (14 milioni di euro) rappresenta il massimo vantaggio mai ottenuto da un ente italiano per opere analoghe. L’incidenza della compensazione sull’investimento è pari al 3,5%, ben 4 volte la compensazione ambientale (di questo tipo) più alta in Italia accordata a Cornegliano nel 2010 (5 Milioni di euro su un totale di investimento pari a 600Milioni, ossia lo 0,83%). Tanto le compensazioni destinate ai Comuni che quelle per la Regione saranno utilizzate a totale vantaggio dei territori interessati dall’insediamento. La Giunta Regionale ha, infatti deciso di destinare le somme di propria competenza alla costituzione di un fondo di garanzia a vantaggio delle imprese dell’area della Val Basento destinato a favorire efficientamento energetico, autoproduzione in loco da fonti rinnovabili, cogenerazione, utilizzo di motori ad alta efficienza. In tal modo saranno realizzati interventi che consentiranno la riduzione del costo energetico per le imprese che si localizzano nell’area, innescando un meccanismo di forte attrattività per nuovi insediamenti produttivi.
Infatti, uno dei principali ostacoli alla diffusione a favore delle imprese industriali di impianti per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili è proprio la difficoltà di accesso al credito. Tale difficoltà incide anche sulla possibilità di ridurre i costi energetici da parte delle imprese con interventi di efficientamento energetico e infrastrutturale e autoproduzione energetica. Il fondo di garanzia rotativo a vantaggio delle imprese dell’area della Val Basento consentirà appunto il superamento di questa criticità.

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stiamo rasentando la corea del nord…

prima balla, la competenza energetica non è completamente in mano allo stato, ma sussidiariamente compete per la riforma del titolo V della costituzione ed in via concorrente alle regioni, nonostante alcuni “rientri” della normativa operati con la 99/09…si parla di aspetti “ordinari” di procedimenti che se fossero di totale competenza statale non avrebbero alcun bisogno di pareri delle regioni (vincolanti per gli aspetti ambientali!!!), ed in ogni caso quali sarebbero questi aspetti “ordinari”?…oltre alla ordinarietà della deviazione del senso delle comunicazioni (di cui almeno la deontologia professionale imporrebbe la corretta denominazione, ma abbiamo a che fare con pennivendoli, così…), non vediamo alcuna ordinarietà in procedure che sono di per se stesse straordinarie, comportando variazioni significative dell’assetto dei territori…

seconda balla…lo stringente piano di monitoraggio e di informazione alle popolazioni in cosa consiste?…non leggiamo alcuna informazione particolare che lasci presupporre “stringenti” attività in tal senso, essendo per normativa nazionale e prassi consolidata piuttosto normale ciò che la società dovrà comunicare (se poi lo farà, visti i precedenti della val d’agri e non solo di queste grandi compagnie che operano nel nostri deserto dei tartari boiardi) ad arpab (ci facciamo una risata?), alla regione (l’arpab è un’agenzia regionale quindi non capiamo a chi altri la compagnia dovrebbe comunicare i propri dati, poichè se li comunicasse al dipartimento ambiente sarebbe bypassata un’agenzia prevista dalle leggi come organo ricevente), ai comuni (e quali competenze maturate nei settori dei monitoraggi ci sono negli organigrammi comunali fosse anche di una cittadina come pisticci, figurarsi per comuni molto più piccoli?)…la tutela archeologica poi fa realmente sbellicare propagandata come novità…esiste già e da decenni, salvo poi verificarne la reale possibiltà di tutela di beni archeologici eventualmente ritrovati rispetto ad interessi che muovono simili colossi…

ci sono poi altre balle, compensazioni ambientali comprese, che dispiegheremo nei commenti ai lanci seguenti…

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Eipli, Mattia: doverosa riflessione politica

28/12/2011 11:11Per il consigliere regionale del Pdl “la soppressione dell’Ente decisa dal Governo nazionale è avvenuta in maniera troppo frettolosa, senza una valutazione approfondita e senza una adeguata concertazione con le Regioni Basilicata e Puglia”

ACR“La lettera aperta che il commissario straordinario dell’Eipli (Ente irrigazione di Puglia, Lucania e Irpinia), Saverio Riccardi, ha scritto al presidente sen. Emilio Colombo
http://www.basilicatanet.it/basilicatanet/files/docs/DOCUMENT_FILE_579449.pdf)
sollecita una doverosa riflessione politica sul futuro dell’Ente che è strettamente intrecciato al futuro della gestione delle risorse idriche e dei grandi impianti sul nostro territorio”. Lo afferma il vice presidente del Consiglio regionale, Franco Mattia (Pdl), secondo il quale “la soppressione dell’Eipli, decisa dal Governo nazionale, è avvenuta in maniera troppo frettolosa, senza una valutazione approfondita e senza una adeguata concertazione con le Regioni Basilicata e Puglia. Tra l’altro – aggiunge – non tiene in considerazione il fatto che, come sottolinea il commissario Riccardi, produrrebbe un aggravio di spesa a carico dello Stato di circa 250 milioni di euro a fronte di un piano di rientro della debitoria messo a punto dalla struttura commissariale”.“E’ il caso di evidenziare il ruolo storico dell’Ente. L’intervento ordinario dello Stato e, soprattutto, l’intervento straordinario della Cassa per il Mezzogiorno con i Progetti Speciali 14 e 23, dettero il via – sottolinea Mattia – ad una imponente serie di opere idrauliche raggruppate per ‘schemi idrici’, interconnessi per territori e per usi. Nasceva così l’uso ‘plurimo’ ed ‘interregionale’ delle acque e la necessità di un’impostazione distributiva basata sulla definizione di un bilancio idrico condiviso tra le Regioni. Il territorio della Basilicata, nel corso degli ultimi cinquanta anni – continua Mattia – è stato interessato dalla costruzione di numerose ed importanti Opere Idrauliche che hanno permesso una accelerazione dei processi di miglioramento delle condizioni socio-economiche sia di questa Regione sia della vicina Puglia. Tutti i bacini idrografici lucani, fatta eccezione per il Lao, il Noce ed il Cavone, presentano opere di sbarramento e di accumulo lungo i corsi d’acqua principali. Attraverso la costruzione su territorio lucano di numerose opere di captazione delle acque superficiali (dighe e traverse) e di opere di interconnessione delle stesse (adduttori) si sono venuti a strutturare grandi schemi idrici che utilizzano anche acque di bacini diversi”.

“Alcuni di questi schemi idrici – prosegue il consigliere regionale del Pdl – hanno carattere interregionale in quanto trasferiscono grandi quantità di acque alle regioni limitrofe, principalmente alla Regione Puglia, un territorio caratterizzato da sempre da un grosso deficit tra disponibilità idriche e fabbisogni delle diverse utenze. I due principali Schemi idrici che assicurano il trasferimento di acqua alla vicina Puglia sono lo schema Jonico-Sinni e lo schema Ofanto. Lo schema Jonico-Sinni capta le acque del bacino del Sinni (diga di Monte Cotugno e Traversa Sarmento), dell’Agri (diga del Pertusillo e Traversa Agri-Sauro) e del basso bacino del Bradano (diga di san Giuliano). Esso rappresenta l’insieme di opere idriche più complesso ed importante presente sul territorio lucano, per assicurare l’alimentazione idrica plurima ad un vasto territorio comprendente l’arco jonico della Basilicata e della Puglia e parte dell’area nord-orientale della Calabria (area di Castrovillari)”.

“La presa di coscienza sulla sostenibilità e scarsità dell’acqua, nonché sulla fragilità delle opere strutturali – afferma ancora Mattia – ha suscitato nell’ultimo decennio una notevole riconsiderazione del settore idrico, anche in termini di leggi e normative. A questa presa di coscienza è seguito l’avvio, agli inizi degli anni 90, del processo di riorganizzazione del settore idrico. Processo lungo e difficile che solo recentemente sta avendo una concreta attuazione. La legge 36/94 (cosiddetta legge ‘Galli’ ) ha portato profonde innovazioni per la razionalizzazione del settore potabile e degli enti gestori, ma ha anche reso possibile, con l’articolo 17, un forte coinvolgimento dello Stato, per ciò che concerne la realizzazione e la gestione delle opere di trasferimento interregionale dell’acqua, consentendo, altresì, di sottoscrivere Accordi di Programma fra Regioni che condividono il sostegno reciproco per i propri fabbisogni. Su tali basi, le Regioni Basilicata e Puglia, di concerto con l’allora Ministero dei Lavori Pubblici, hanno sottoscritto in data 5 agosto 1999 un ‘Accordo di Programma’ volto a definire un quadro di riferimento a regime delle risorse idriche condivise dalle due Regioni. E’ da sottolineare che l’accordo Basilicata – Puglia, costituisce il primo esempio in Italia per una collaborazione fattiva, mutualistica e solidale di un buon governo delle acque. Infatti, analoghe esperienze si vanno profilando in altre Regioni, come la Campania e il Lazio, che a loro volta sono collegate con la Puglia e la Basilicata. Nelle motivazioni e negli obiettivi dell’Accordo di Programma Basilicata – Puglia, preminente – evidenzia Mattia – è da considerare la verifica del rapporto disponibilità/fabbisogni, sia nello stato attuale, che nella prospettiva temporale. Ciò, al fine di mettere in condizione l’Autorità di Governo di programmare gli usi dell’acqua condivisa, fra territori serviti e fra usi alternativi, anche in funzione di eventuali emergenze idriche”.

“In questo contesto nell’attualità delle norme legislative e di rispettivi ruoli ed Accordi di Programma tra le Regioni Puglia e Basilicata sulla Gestione ed utilizzo della Risorsa Idrica, nella seduta del Cipe del 3 agosto 2011 il Governo nazionale ha dato il via libera al primo atto concreto del Piano nazionale per il Sud. La delibera prevede – ricorda Mattia – il finanziamento di interventi prontamente cantierabili riguardanti grandi opere strategiche nazionali. In totale alle opere di valenza nazionale la delibera assegna 1,653 miliardi di euro che permettono di attivare un insieme di infrastrutture che nel complesso vale circa 20 miliardi di euro. La delibera Cipe prevede, inoltre, ulteriori assegnazioni per 5,817 miliardi di euro a favore di 128 infrastrutture di rilievo interregionali e regionali, in grado di attivare investimenti per oltre 10 miliardi di euro. Le infrastrutture locali non sono soltanto stradali e ferroviarie, che pure sono la parte preponderante, ma riguardano anche schemi idrici, porti e interporti, aree di insediamento produttivo, banda larga (alla Basilicata sono destinati 418,6 milioni di euro). In tutto le risorse assegnate dalla presente delibera, fra opere nazionali e opere locali, ammontano quindi a 7,471 miliardi di euro, le opere inserite nella delibera sono 134 e permettono di attivare un volume di investimenti di circa 30 miliardi di euro. In particolare sono da evidenziare complessivamente 330 milioni di euro sul Sistema Idrico alla Regione Puglia e 104 milioni di euro alla Regione Basilicata sull’attrezzamento Irriguo di circa 5000 ha (Schema idrico Basento-Bradano nelle aree di Tolve, Irsina, Palazzo, Banzi)”.

Secondo Mattia “da questi fatti deve prendere spunto la riflessione politica sollecitata dal commissario Eipli senza scorciatoie che rischiano di produrre, oltre ad ulteriori danni erariali evidenziati, disfunzioni e problemi di gestione delle opere idriche – irrigue e conseguenze (da scongiurare per tempo) per il personale”.

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riporto per intero ad adiuvandum della comprensione sul ruolo storico ed attuale dell’eipli, da molti neppure conosciuto, e sui rischi (ma quelli mattia neppure li intravede) che sull’acqua contenuta in quelle opere operino scelte di privatizzazione capziosa e silente attraverso la famigerata operazione di acqua s.p.a., voluta da de filippo e vendola…mattia dimentica però nella sua fedele ricostruzione di citare che l’ente è stato in questi ultimi anni un feudo pdl molto corposo, visto il volume di commesse che un simile ente genera naturaliter con la sua stessa presenza a governo delle acque

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lingue lucane

prima di passare all’agromento più corposo che riguarda l’affare geogastock e la reiniezione di gas nel sottosulo della già martoriata valbasento, iniziamo la giornata facendoci due risate con la clownerie a slinguate di un noto sindacalista locale…

Vaccaro (Uil): la Finanziaria Regionale tutela le fasce deboli28/12/2011 11:05

BAS“Credo che il messaggio del Natale 2011, più autenticamente laico, sia sinterizzabile in quella che il Presidente De Filippo, riprendendo una nostra forte sollecitazione, ha definito, in maniera efficace, la capacità della Basilicata di ‘stringersi a coorte’ per affrontare le difficoltà dei lucani in questo momento estremamente difficile”.
Un segnale di sensibilità sociale, di cui c’è sempre più bisogno – soprattutto da parte della politica – viene dalla Finanziaria Regionale 2012, una manovra che nonostante i pesantissimi tagli dei provvedimenti del precedente Governo Berlusconi ai quali si aggiungono gli effetti devastanti per il welfare del decreto salva Italia del Governo Monti, tutela le fasce sociali più deboli e, tra l’altro, raccoglie la proposta sindacale di rimodulare i ticket sanitari”.
E’ quanto dichiara il segretario generale della Uil, Carmine Vaccaro.
“Per noi – continua Vaccaro – il benessere, il livello di civiltà, la solidarietà e le pari opportunità devono essere garantite dallo Stato e soprattutto oggi, in un momento di grave crisi economica, i servizi pubblici devono garantire un accettabile livello di vita soprattutto per le persone più indigenti. Per questo non ci rassegniamo a un lento declino. L’economia lucana – ce lo ricorda l’ultimo studio dell’anno che sta per finire diffuso ieri da Unioncamere – dovrebbe chiudersi con una crescita prossima allo zero. Non possiamo lasciare da sole – sostiene Vaccaro – le famiglie, i precari, i lavoratori in mobilità, i cassaintegrati, gli anziani e i disoccupati. E siamo soddisfatti che la Finanziaria 2012 non abbandona i lavoratori che partecipano ai Programmi di Borsa Lavoro, gli ex Lsu, gli operai delle Vie Blu e della forestazione. Siamo qui a rivendicare il valore del cambiamento che migliaia di lucani e moltissime imprese ci hanno assegnato. A loro, alla Basilicata, alle Istituzioni con coraggio e testardaggine stiamo offrendo innanzitutto una nuova relazione, forse in Italia la stagione più avanzata e migliore di quella linea di riformismo e di responsabilità che, siamo sicuri, potrà finalmente fare bene, producendo idee coraggiose, sollecitazioni efficaci, finalmente fatti. Lo abbiamo chiamato Basilicata Obiettivo 2012 per riannodare le storie, le responsabilità, le visioni di istituzioni, associazioni, sindacati dentro l’unico filo possibile di un patto comune che funzioni davvero per creare lavoro. Per favorire la crescita. Per ridare speranza”. L’impianto delle nuove proposte politico-economiche – continua Vaccaro – si è concentrato principalmente sui tagli alla spesa pubblica senza mai valutare le ricadute sui costi sociali, in particolare alle nuove esclusioni, emarginazioni e povertà. Anzi è andato oltre affermando la necessità della privatizzazione anche di settori di tutela della dignità della persona e di beni primari quale l’acqua”.

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e credo inutile aggiungere altro…ha detto già tutto lui, citando alcuni dei programmi assistenziali (e come definirli altrimenti?) più produttivi di consenso immediato che a suo dire sarebbero un punto di cambiamento di non si sa bene cosa…confusione estrema, dunque, in quella sempre meno sapida salsa leccaderetana a cui non crede davvero più nessuno!!!

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