Ue: procedura contro Italia sui rifiuti

(ANSA) – BRUXELLES, 27 FEB – Bruxelles apre nei confronti dell’Italia una procedura d’infrazione per ”almeno 102 discariche, di cui tre di rifiuti pericolosi, non conformi alla direttiva Ue del 1999, in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna e Umbria. Chiusa invece la procedura di infrazione per le concessioni delle spiagge: le misure prese vanno bene, si allineano alla normativa europea, finora non era avvenuto.

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ho una idea su quale possano essere quelle lucane…farovvi sapere…se vogliamo ancora far finta di non vedere che abbiamo “qualche strana operazione” nel sistema rifiuti in basilicata, possiamo farlo, ma a voler aprire gli occhi…ma voler aprire gli occhi c’è il nostro piano rifiuti per il quale nei prossimi giorni ci saranno forse novità… 

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Com. stampa Comunità Lucana-Movimento No Oil verso il partito della Comunità Lucana

 questo comunicato non è stato inviato al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

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La delocalizzazione dell’istanza.

  

I nostri dubbi iniziali sull’opportunità di partecipare alla manifestazione “mo basta”, poi stemperati nella necessità ravvisata di mantenere un atteggiamento responsabile sulla vertenza e così partecipare pur se in maniera critica sulle modalità di convocazione e sulle parole d’ordine, si sono rivelate purtroppo fondate nell’amara constatazione che da quella piazza sia venuto fuori solo un moto di pancia che non sembra preludere ad altro che ad un imbarbarimento vertenziale sino alla scomparsa del tema stesso.

  

Nella più ferma convinzione che chiunque abbia diritto di appropriarsi di una questione e portarvi il suo specifico, non possiamo però non notare che il livello dialettico degli interventi susseguitisi ha palesato in maniera chiara non solo una incerta impreparazione e bassa conoscenza della tematica complessa che le estrazioni nella nostra regione comportano nella necessità di incrociare considerazioni di natura ben più complessa dell’ammontare delle royalties percepite – pur essendo un problema serio di cui si veve però discutere nel recinto legislativo nazionale e nella realtà operativa – ma l’approccio distorsivo ed imbarbarente, indugiante più ad applauso facile e comunicazione da suburra, che alla chiarezza di una piattaforma di rivendicazione vera e propria.

  

Ma non è certo in discussione il livello dialettico degli interventi, quanto proprio quella piattaforma che a tratti sembrava raggiungere il parossismo di voler considerare la piazza e chi la rappresentava come elemento compositivo di ipotetici, irreali, ridicoli “tavoli di concertazione” con le compagnie, in forme di improbabile rappresentanza delle istanze dei cittadini bizzarra in sostituzione di istituzioni contestabili nella monocrazia finora imposta sul tema.

  

In poche parole ed in un taglio antropologico, un calderone ribollente di dolenze, dove è il sentimento che tenta di assumere valore non misurabile di rappresentanza e non la ragione organizzata in forme democratiche, a tentare di riassumere le criticità evidenti in una istanza il cui valore appare confuso.

  

Percorsi pericolosi, a Potenza, come ovunque, che nascendo dalla dissoluzione dell’istituzione come il  luogo della rappresentanza politica dei bisogni collettivi, in quel ruolo di terzietà “tecnica” assunto dalle forme di governo nella mediazione tra interessi pubblici ed interessi privati, pongono problematiche di natura ben più ampia sulla tenuta stessa di un sistema incapace di dare risposte alle domande dei cittadini, lasciando spazio a quell’anti-politica più viscerale e passibile di etero-direzioni di natura varia.

  

A chi giova quindi, nel caso specifico, creare basi di rivendicazione confuse al punto da apparire molto facilmente smontabili da una qualsiasi controparte? A chi giova individuare interlocutori che assumono le fattezze dei Masaniello nell’incertezza della rappresentatività, della ragione dell’istanza e persino di un minimo ruolo di organizzazione sociale della stessa oltre i circuiti influenzabili dei social network? A chi giova, infine, tentare di disarticolare quelle forme di conoscenza della materia che faticosamente si è tentato di costruire in questi anni nell’interlocuzione con i lucani, sui giornali come nei luoghi stessi, per riprecipitare elementi critici ormai acquisiti in un pentolone dove questi si riconfondono?

  

La presenza stessa tra gli organizzatori ed i convenuti – presenze ovviamente del tutto legittime – alla manifestazione di bizzarri movimenti meridionali indipendentisti provenienti da fuori regione con il loro carico revanchista neo-borbonico duo-siciliano, confusi da alcune testate per ambientalisti, è sintomo che la tematica petrolio lucano rischia di diventare uno straccio buono per ogni bisogna. Ed è anche di questo che occorre ragionare, di quanto cioè la banalizzazione dell’istanza petrolio e delle altre citate e richiamate nella manifestazione, si rendano preda di fanatismi interessati, divergendo dalle richieste che sono certo l’aumento delle royalties, ma anche i controlli sanitari-ambientali, la programmazione e rispetto delle vocazioni del territori, nell’interruzione della pericolosa tendenza alla petrolizzazione ed infrastrutturazione energetica di quasi tutta la regione.

  

Sabato è andato in scena un copione già visto, la delocalizzazione dell’istanza dal fatto concreto in sé, a significante buono per ogni utilizzo, ed esattamente come per la questione palestinese, la questione petrolio lucano, come Fenice o Itrec, rischia di diventare materiale utile a tendenze in atto nella società meridionale che non lasciano preludere a nulla di buono per la stessa.

  Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil

ed eccovi a seguire il secondo comunicato della giornata che prego di leggere con molta attenzione, cercando di riflettere sul senso di ciò che scrivo e non solo su ciò che a letture superficiali potrebbe apparire

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Com. stampa Comunità Lucana-Movimento No Oil verso il partito della Comunità Lucana

 questo comunicato non è stato inviato al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

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Un re magio ritardatario.

  

Appare offensivo alla ragione l’ottimismo di maniera dell’alto dignitario regionale posto a capo della struttura amministrativa del dipartimento Ambiente, nel mentre si rivendica di fronte alle telecamere l’avvio sulla carta a “soli” 14 anni dalla firma degli accordi di programma sul petrolio della Val d’Agri dell’osservatorio ambientale, attribuendo serafico a non meglio specificati problemi amministrativi, l’avvio dell’unica struttura che avrebbe consentito la misurazione del “punto zero” in grado di poter misurare le variazioni ambientali intervenute, ciò determinando quello stato di totale inconoscibilità delle stesse che invece supponiamo essere stato accuratamente predisposto.

  

Ed appare ancora più offensivo che egli ci ricordi come fu solo nel 2008 – aggiungiamo grazie alle pressioni di gruppi quali quello che rappresento – che si palesò la necessità di realizzarlo, nel 2010 che si arrivò ad una formalizzazione ed a data attuale un avvio teorico che nei fatti è l’osservazione di un “punto zero” che tale non è più da 14 anni e che nulla aggiungerà a quanto già conosciamo.

  

E se persino alla domanda della giornalista che lo sollecita circa la rilevazione di diossine nel caso specifico dell’inceneritore Fenice, egli risponde che saranno registrate solo le sostanze per le quali esistono sensori, la sensazione che si stia riprecipitando nella melma è pressoché totale – anzi nel vago sentore che da oggi questa melma diverrà in qualche modo tombale.

  

Sono anni che chiediamo a gran voce di intervenire decisamente sulla gestione degli enti proposti ai controlli ambientali, a cominciare dallo svincolare le nomine agli stessi da ogni forma di controllo politico, nell’evidenza che se è la politica stessa a perseguire pervicacemente un dato modello (o una idea di esso) di sviluppo che, declinato nella nostra regione ha comportato l’allentamento dei vincoli posti dalla legge a garanzia di abusi e commistioni, come potrebbe la stessa politica volersi dotare di strumenti umani e tecnici efficaci? Ed infatti mai si è intervenuti a rischiarare le tante zone grigie che sono il grande punto di domanda per il quale non bastano centri di monitoraggio senza interventi sul chi li gestisce ed in nome di quali principi.

  

Per essere chiari, se l’impostazione di fondo è quella di porre l’istituzione in funzione di terzietà tra gli interessi pubblici alla corretta gestione dei dati ambientali e talune esigenze produttive che sono mero interesse privato, non ci siamo affatto poiché interesse primario di queste è porsi in funzione di garanzia dei primi nel rispetto dei parametri costituzionali e legislativi ordinari a tutela di salute e ambiente contro i secondi che, seppur garantiti anch’essi, ai primi sono appunto subordinati.

  

Non ci soddisfa così l’avvio, a tanti anni di ritardo e nel clima generale descritto, di simile iniziativa, e non ci soddisfa l’atteggiamento saccente e distaccato di un burocrate di lusso nel descrivere una operazione “dovuta”, quando logica e rispetto della popolazione avrebbero voluto il presidente De Filippo stesso chiedere scusa per il ritardo di questi anni e per l’inerzia della politica nel dar stimolo agli organi amministrativi ai quali oggi pare tutto sia imputabile in un infantile gioco dello scaribarile che è segno e limite di una classe dirigente incapace di pensare oltre il proprio mandato.

  

Una classe dirigente cui evidentemente non è ancora passata la voglia di prendere in giro la gente con annunci, proclami, suadenze e mascheramenti nell’evidenza di un’impreparazione palese alla gestione dell’ordinario come dello straordinario.

  

Ci chiediamo allora se tra le attività del monitoraggio vi sia anche la strana “valutazione di impatto emozionale”, di cui nessuno ha compreso la natura, ed in caso questa fosse parametrata, su quale emozione essa sia stata tarata, sperando che non sia su quel “punto zero” emozionale mostrato dal funzionario dirigente a cui è stata affidata, come un re magio giunto in po’ in ritardo, la novella di un evento che cambierà la nostra regione.

   

Miko Somma, coordinatore regionale di Comunità Lucana-Movimento No Oil

il centro di monitoraggio…un po’ tardi!!!

vi posto una serie di lanci sulla “notizia del giorno”, l’avvio (a parole) del centro di monitoraggio ambientale…leggerissimamente in ritardo, purtroppo, ed a danni ormai avvenuti…una coperta, quindi…risponderò con un comunicato stampa…

Al via il Centro di monitoraggio ambientale in Basilicata

27/02/2012 13:24

Nel sistema confluiranno dati sul monitoraggio di acqua, aria e sui movimenti franosi. Il Centro sarà interconnesso con il Dipartimento Ambiente, la Protezione Civile e l’Osservatorio ambientale della Val d’Agri

AGR   Al via il Centro di monitoraggio ambientale. Realizzato dal Dipartimento all’Ambiente e gestito dall’Arpab, la nuova struttura sarà il “cruscotto ambientale” della Regione Basilicata, cioè il punto dove convergeranno tutte le informazioni relative allo stato dell’ambiente e dai cui partire per mettere a punto le misure e le politiche ambientali.
Oltre ai dati rilevati ed elaborati attualmente, confluiranno, infatti, sul sistema ogni nuovo dato sui monitoraggi, come, per esempio, sull’Eni in Val d’Agri, sulla Total a Tempa Rossa, e sulla Fenice in connessione con la Protezione civile, il Dipartimento Ambiente e l’Osservatorio ambientale della Val d’Agri, così da avere in tempo reale le informazioni.
Il Centro di monitoraggio ambientale è stato presentato questa mattina in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Regione Vito De Filippo, l’assessore regionale all’Ambiente Vilma Mazzocco,il dirigente generale del Dipartimento Ambiente Donato Viggiano e il dirigente generale dell’Arpab Raffaele Vita.
Le attività del Centro sono focalizzate principalmente sulle tematiche del monitoraggio dell’inquinamento atmosferico, del monitoraggio qualitativo e quantitativo delle acque e dei movimenti franosi, ma il sistema potrà essere applicato a tutte le tematiche ambientali di competenza dell’Arpab.
I dati raccolti confluiranno in una Rete di monitoraggio ambientale. Oltre alle nuove stazioni e ai nuovi sistemi è prevista la riattivazione d 31 stazioni meteorologiche già dispiegate sul territorio della Regione Basilicata ma inutilizzate e la realizzazione di due Laboratori mobili per il monitoraggio della qualità delle acque e dell’inquinamento atmosferico.
Il cuore del Centro di monitoraggio ambientale è rappresentato dal Centro di controllo, che è situato nella sede dell’Arpab. Questo è il punto di convergenza dei dati provenienti dalle diverse fonti (stazioni di acquisizione, laboratori fissi e mobili, fonti informative esterne), per essere poi organizzati e catalogati in archivi. Il Centro, inoltre, avrà anche la funzione di gestire l’interfaccia di esposizione dei dati verso gli utenti

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…e ci preoccupa infatti che sia l’arpab a gestire il tutto!!!!

—————————————————————————————Centro ambientale, De Filippo: fatto tesoro di esperienze

27/02/2012 13:26

“In passato innegabili scoperture, ma la Basilicata ora può vantare un sistema di controllo ambientale territoriale come pochi al mondo”

AGR  “Abbiamo messo in campo un sistema evoluto e innovativo per controllare e monitorare le criticità che gravano sul territorio. Un sistema che controlla efficacemente gli impatti ambientali su scala regionale, potenziando sia le funzioni di controllo che le tecnologie di monitoraggio”. Così il presidente della Regione Vito De Filippo in occasione dell’inaugurazione del centro di monitoraggio Arpab.
“Avere a disposizione un centro di controllo unitario nel quale far confluire le informazioni più dettagliate sulle condizioni dell’ambiente ma anche del territorio, quali il movimento franoso – ha spiegato De Filippo – consentirà all’Aparb, ma anche a tutti gli enti con competenze nel settore di intervenire tempestivamente, facendo affidamento su risposte immediate sullo stato e la qualità dell’ambiente, e di programmare in modo più efficace le politiche del territorio”.
Il presidente ha anche osservato che “il Centro sarà altrettanto efficace per dare risposte anche alle esigenze di garanzia ai cittadini lucani, che chiedono giustamente certezze e chiarezza sullo stato dell’ambiente in Basilicata. La nostra regione si è trovata a fare i conti con insediamenti che rappresentavano una novità anche a livello nazionale e nel passato, anche recente, ha fatto registrare alcune innegabili quanto significative scoperture su versante ambientale. Ma l’avvio di questo centro, come di altre iniziative, dimostra che abbiamo saputo fare tesoro di esperienze ed errori e che oggi la Basilicata ha un sistema di controllo ambientale come pochi territori al mondo”.

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….neppure chiede scusa, costui!!!

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Centro ambientale, Mazzocco: strumento di trasparenza

27/02/2012 13:32

“E’ finalizzato a migliorare la governance ambientale, di pari passo con il processo di riforma dell’Arpab che abbiamo avviato e che ci impegniamo a concludere in tempi brevi”

AGR  “Il Centro di monitoraggio ambientale conferma l’attenzione della Regione verso le problematiche ambientali. Presto sarà attivo un sistema nel quale confluiranno tutte le informazioni sullo stato dell’ambiente in Basilicata”. Lo ha detto l’assessore regionale all’Ambiente Vilma Mazzocco alla presentazione della struttura.
Un monitoraggio rigoroso, puntuale, scientificamente attrezzato, può costituire – ha detto ancora l’assessore – uno strumento di trasparenza a difesa dei valori della sostenibilità e per affrontare nel modo più efficace le emergenze ambientali, laddove si presentano.
Il Centro, dunque, è finalizzato a migliorare la governance ambientale, di pari passo con il processo di riforma dell’Arpab che abbiamo avviato e che ci impegniamo a concludere in tempi brevi, per far fronte alle mutate esigenze e al diverso quadro normativo del sistema delle agenzie. Una sfida che è un impegno a fare, al fine di fornire risposte concrete al necessario controllo dell’ambiente”.

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…costei neppure prenderla in considerazione!!!…

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Che cos’è il Centro di monitoraggio ambientale27/02/2012 13:34

AGR  Il Centro di monitoraggio ambientale, realizzato da un raggruppamento di imprese da sempre impegnate nella prevenzione e gestione dei rischi ambientali (Sma, Tab consultino e Ebc), rappresenta un sistema aperto e modulare in quanto sarà possibile integrare ulteriori sottoreti di monitoraggio nell’ambito delle tematiche già trattate o di nuove di interesse dell’Arpab.
La Rete di monitoraggio ambientale è suddivisa in vari sottosistemi.

Sottosistema di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico: ha come scopo il potenziamento del sistema di monitoraggio dell’inquinamento atmosferico esistente attraverso la realizzazione di un sistema di misura del profilo del vento e della temperatura nello stato limite dell’atmosfera. I dati provenienti dalla rete pre-esistente potranno essere, inoltre, utilizzati per la validazione del sistema modellistico di diffusione degli inquinanti sul territorio.

Sottosistema di monitoraggio delle acque: prevede l’installazione e configurazione sul territorio di 42 stazioni di monitoraggio per le precipitazioni anche nevose, per misurare i parametri caratterizzanti la qualità delle acque e per valutare il livello dei principali corsi d’acqua e per controllare gli invasi. I dati raccolti saranno utilizzati per alimentare il modello meteorologico, per la modellazione del ciclo idrologico (in ambiente Gis), per la simulazione afflussi-deflussi e per l’analisi di impatto di carichi inquinanti puntuali o diffusi.

Sistema di monitoraggio delle frane: ha come obiettivo di monitorare, in via sperimentale i fenomeni franosi presso due siti nelle aree di Miglionico e Maratea, che presentano un rischio giudicato elevato. La strumentazione permetterà di delimitare con esattezza il fenomeno, in termini di estensione reale e di profondità, di definire le tipologie dei movimenti in atto, comprese le variazioni, e di stimare le soglie di allerta.
I dati misurati saranno visualizzabile tramite la sezione operativa del Centro di controllo, dove saranno validate dagli operatori.

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….le ditte che lo hanno realizzato…ecco, cosa è il centro di monitoraggio!!!

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Cosimo Latronico (Pdl) su Imu su immobili della Chiesa27/02/2012 09:41

BAS  “Gli immobili della Chiesa o delle associazioni noprofit destinati ad offrire servizi sociali alle comunità non possono essere tassati ai fini dell’Imu al pari di ogni altro immobile”. Lo ha dichiarato il senatore del Pdl, Cosimo Latronico . “Non si tratta di garantire privilegi, ma di riconoscere il grande valore e l’utilità sociale di iniziative che nascono dal basso per l’affronto diretto di bisogni che altrimenti lo Stato non riuscirebbe ad esaudire se non a caro prezzo. Il governo deve tenere conto del risparmio in termini di costo che realizzano le iniziative autopromosse nel campo educativo ed assistenziale in tanti comuni del nostro Paese”.

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latronico, non faccia lo gnorri…la questione non riguarda affatto il no-profit nell’accezione che normalmente le “persone normali” darebbero al termine (e voi non siete certo persone normali a quanto pare)…qui è in ballo la questione delle scuole cattoliche e della tassa che queste per la prima volta dovrebbero versare, altro che no-profit…le scuole cattoliche sono a tutti gli effetti una macchina di denari e di profitti per l’articolato mondo ecclesiale che vive di contatti lobbystici con buona parte della politica…e francamente in un momento in cui tutti (o quasi) gli italiani sono costretti a “dare”, non vedo perchè anche i “preti” non debbano dare!!!…la sua è pura retorica di copertura di una inamissibile realtà con cui ci tocca convivere…e la fede non riguarda questa faccenda…la faccia finita, dunque!!!

chiaramente sappiamo che il governo monti sarà molto ossequioso verso i vescovi e che ancora una volta la si farà franca!!!…mi chiedo, ma quando diventerà l’italia un paese normale?

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27/02/2012

qualcuno vuol mandare in vacca la situazione petrolio ed il livello della critica che faticosamente, punto per punto, in questi anni si è costruito con un lavoro duro e costante, fatto di studio delle “carte” e di impegno militante nelle situazioni…faccio appello al senso di responsabilità di alcuni che so essere in buona fede perchè si ritorni al tema concreto delle estrazioni e perchè ci si faccia una domanda…a chi giova creare divisioni?…credo sia chiaro a tutti o dovrebbe esserlo, ma – attenzione! – non è tollerabile che si scenda al “mal di pancia” per cercare minimi comuni denominatori, perchè quel mal di pancia è addomesticabile come finora lo è stata la bassa consapevolezza della gente

miko somma

una sintesi di tre giorni – mo’ basta…

punto duro, la manifestazione “mo’ basta” a potenza…diciamolo subito che si è trattato a nostro avviso di un fiasco totale…

i nostri timori di quella derapata nella vulgata che allontana dai temi per concentrarsi sulle viscere si sono rivelati non solo fondati per la conoscenza dei personaggi che promuovevano la manifestazione, ma per l’ascolto reale di una serie di considerazioni banali, esposte alla “pescivendola” (con tutto il rispetto per gli operatori ittici), in cui il tema delle estrazioni di petrolio si perdeva in un calderone di luoghi comuni utili semmai alla banalizzazione del tema…sono sinceramente pentito di esserci andato, nonostante l’isitinto e la ragione mi spingevano ad ignorare la cosa…chiariamo subito, non si tratta di snobismo, ma di considerazioni strettamente politiche su un tema in cui ogni “stupidaggine” viene o potrebbe essere utilizzata per “marchiare” la lotta contro le estrazioni come un mal di pancia derivato…appunto contro le estrazioni…ecco il punto!!!…

a giudicare da molti interventi il problema sembra essere nelle royalties percepite, basse senz’altro, più che nei danni alla programmazione, all’ambiente (usato dai più come pura scusa), alla salute (da dimostrarsi, nonostante ne sia più che sicuro, con gli idonei mezzi e nelle procedure ufficiali di valutazione perchè diventino un “fatto”), ma c’era da aspettarselo tra comici e saltimbanchi che hanno affollato il camioncino che fungeva da palco, nel tripudio di bandiere “insurgenti” di un indipententismo meridionale ridicolo, quanto fuorviante nel contesto specifico…quale le proposte?…quali i documenti?…quali le rivendicazioni?…

e come mai l’intervento del sottoscritto che qualcosa in merito al petrolio pur ne sa e che probabilmente avrebbe dato un tono, è stato volutamente fatto scivolare fino a quando la piazza si è svuotata tanto che al richiamo all’intervento ho giudicato a quel punto inutile persino fare un saluto, tanto la situazione era stata compromessa dalla testimonialità inconcludente degli oratori che a tratti litigavano ferocemente per strapparsi di mano il microfono…la gente intervenuta?…sono arrivato a corteo già finito, ma ad occhio e croce la mia esperianza mi ha fatto concludere in massimo 350-400 i partecipanti (ho comunque visto molti ragazzi nelle strade intorno e nella vicina santa maria festeggiare il giorno di vacanza)…deludente però non la partecipazione (i numeri sono generalmente bassi in basilicata), ma la qualità del tutto…così non si fa la lotta contro un fenomeno complesso quale il petrolio…

pomeriggio poi al limite del delirio…convocazione di movimenti e gruppi per la costituzione dell’ennesima rete dei movimenti…un delirio appunto!!!

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