28/02/2012

consiglio regionale-pomeriggio…prorogata a grande maggioranza di ulteriori 8 mesi (sui 4 inizialmente previsti) la missione della commissione d’inchiesta consiliare su fenice, nonostante, come da alcuni interventi evidenziato, il timore che questo possa essere letto dalla pubblica opinione come un insabbiamento…rimane inspiegabile la reticenza (parole del presidente della stessa commissione, pagliuca) di alcuni uffici regionali che inspiegabilmente non hanno fornito alcuna risposta ai 17 quesiti di sintesi che gli erano stati richiesti ed a cui erano obbligati a rispondere…che si aspetta a sanzionare questi uffici e, nel caso emergesse palese volontà dei funzionari a non aver voluto dare risposte, a licenziarli, come da legge (infedeltà del dipendente)?

 miko somma

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documento informativo da diffondere

quello che vedete è un documento che abbiamo preparato nello specifico del permesso di ricerca per idrocarburi Frusci e che diffonderemo a breve nelle comunità interessata con la collaborazione di gruppi, comitati ed associazioni locali con le quali siamo già in operatività…

documento informativo di carattere generale che però crediamo sia diffondibile in qualsiasi altra zona della regione interessata da simili procedure…

 

documento che cerca di rispondere alle prime domande che un cittadino si farebbe se fosse richiesta la sua partecipazione ai processi decisionali (come tra le altre la legge prescrive), senza particolari accenni a questioni ambientali e di programmazione del territorio più complesse…..

vi preghiamo pertanto di scaricare il documento word al link sottostante, apporvi le correzioni riguardanti il nome del permesso specifico (ed ovviamente le annotazioni specifiche), aggiungere il simbolo o nome dell’associazione o comitato interessato (ovviamente vi consigliamo di contattarci per definire megliori modalità di comunicazione) e cominciare a diffonderlo tra la popolazione delle comunità interessate…

 

cerchiamo di lavorare insieme ed in sinergia per fermare questa follia che sta trasformando la regione in un unico campo di estrazione di greggio, trasformando la nostra terra in una damigiana petrolifera…

 

NOI NON SIAMO D’ACCORDO!!!

 

Poche ed immediate cose da conoscere sul permesso di ricerca per idrocarburi Frusci.

  

Il permesso di ricerca di idrocarburi Frusci è uno dei tanti permessi accordati dall’UNMIG, un ufficio del Ministero dello Sviluppo Economico deputato alla gestione delle risorse minerarie nel territorio italiano, per la ricerca di petrolio e gas naturale nel sottosuolo italiano, e nello specifico nel territorio della regione Basilicata, quasi unica fornitrice di idrocarburi liquidi e tra le principali per il gas metano, in un contesto che vede circa il 65% del nostro territorio impegnato od impegnabile in attività di ricerca, estrazione, stoccaggio e trattamento.

 

 

Visto il carattere strategico della risorsa idrocarburi è facile comprendere come questa possa diventare prioritaria nella programmazione dello sviluppo dei territori ed inficiarne nei fatti altre vocazioni degli stessi che pur dovrebbero far da guida proprio alla programmazione. E se fino ad ora, in un recinto normativo che pur consentiva alle regioni di poter opporre dei rifiuti, la regione Basilicata non ha mai pronunciato un solo no rispetto alla dislocazione sul proprio territorio di simili iniziative (a testimonianza del carattere invasivo delle attività legate agli idrocarburi), con alcune recenti e recentissime normazioni, tale possibilità viene ad essere sensibilmente ridotta fino a prefigurare una vera e propria perdita di potestà degli enti preposti.

 

 

Occorre sapere che le attività di ricerca, estrazione e trattamento degli idrocarburi sono per loro natura attività ad alto impatto ambientale in ogni parte del mondo, mentre da noi, pur in presenza di leggi dello stato e regionali e di enti istituzionali dedicati ai monitoraggi di tali impatti (ARPAB), non si è riusciti finora a stabilire quale sia l’impatto stesso, fino a creare una situazione che appare talmente melmosa e contraddittoria da suscitare allarme sulla volontà stessa di monitorare tali attività in modo coerente alla loro pericolosità.

 

 

Purtroppo molto spesso in sede di discussione sulla opportunità di concedere il proprio territorio a simili iniziative si riscontrano alcune carenze istituzionali (la Regione non pare fungere da consulente agli uffici comunali nella fornitura delle informazioni necessarie alle valutazioni di merito) ed alcune carenze di tipo democratico che pure dovrebbero essere, per legge dello Stato, parte essenziale del processo di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte. Nel primo caso, i comuni sono lasciati soli in scelte complesse che imporrebbero valutazioni tecniche che molto spesso essi non sono in grado di elaborare per ovvi motivi di competenze specifiche, nel secondo ai cittadini durante i processi di coinvolgimento non sono forniti tutti gli strumenti di valutazione sufficienti ad elaborare un discorso globale sulla opportunità di assentire a tali decisioni.

 

 

Se quindi ai comuni che chiedono agli uffici regionali competenti molto spesso si risponde con generiche tranquillizzazioni sulla natura limitata allo studio degli interventi di ricerca, omettendo di comunicare che tali passaggi, una volta assentiti, sono propedeutici ai successivi interventi reali di ricerca e realizzazione di attività estrattive, ai cittadini molto spesso viene ridotto il tema ad un puro discorso che attiene ai ristori economici, le cosiddette royalty.

 

 

Andiamo allora a chiarire che le royalty sono stabilite sul valore dell’estratto e sulla sua quantità e sono fissate da una legge dello Stato valida quindi su tutto il territorio nazionale al 7% del valore totale di questo (una recente normazione le ha aumentate al 10% attraverso la costituzione di un fondo esclusivo e dedicato per un bonus carburanti) e che di questo 7%, solo il15% di questo viene attribuito ai comuni che ospitano pozzi produttivi (quindi più o meno l’1% del totale del valore dell’estratto), e solo a quelli, il restante 85% alle regioni (solo quelle meridionali). Parliamo allora di un incasso di royalty solo a pozzo produttivo trivellato ed operante e non certo a dazioni di denaro per tutte le operazioni preliminari, comprese le attività di realizzazione di pozzi di esplorazione, logica conseguenza della ricerca preliminare sulla composizione degli strati del sottosuolo.

 

 

E’ fuorviante quindi che ai cittadini si parli di royalty e benefici, quando queste se ci saranno, avranno concretezza solo nel caso di pozzi operativi che è competenza esclusiva della società petrolifera individuare nel perimetro del permesso, quindi non necessariamente nel comune che ospiterebbe anche un pozzo di ricerca, e pur nel caso di allocazione dei primi nel territorio del comune e così di dazione diretta di royalty, sarebbero soggetti comunque ad alcune limitazione di bilancio come il cosiddetto Patto di Stabilità che limita l’espansione dei bilanci comunali anche in presenza di risorse proprie.

 

 

Nello specifico del permesso di ricerca per idrocarburi Frusci, occorre precisare che si è nella fase iniziale di un processo che coinvolge più comuni di un’area e che porterà inevitabilmente a tutte le fasi successive di ricerca ed esplorazione sulle quali proprio le recenti normazioni sottraggono un vero e proprio potere decisionale ai comuni, fino al punto di superare persino la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale pur in presenza di zone protette e vincoli di natura idrogeologica, paesaggistica ed archeologico-culturale, vincoli sui quali molti comuni e la stessa regione Basilicata hanno investito finora ingenti risorse finanziarie per favorire il turismo e l’agricoltura di qualità, in un processo semplificato di concessione delle autorizzazioni.

 

 

In altri termini, quale turista verrebbe mai a visitare un paese per le sue bellezze naturali e storiche o per degustare prodotti tipici in presenza di attività impattanti quali l’estrazione ed il trattamento di idrocarburi? La Val d’Agri è lì a testimoniarci che il petrolio non può convivere con alcuna altra attività, poiché la sua rilevanza è tale da far convergere ogni attenzione su di esso.

 

 

Molto spesso ascoltiamo di miraggi di posti di lavoro che sarebbero una conseguenza diretta od indiretta delle attività di estrazione, ma occorrerebbe dire che mentre un lavoro direttamente connesso a queste attività necessita di competenze specifiche che finora non si sono formate e sono così assenti nei curricula dei nostri lavoratori, dando semmai queste attività luogo a temporanee occupazioni a carattere strettamente di manovalanza, lavoro indirettamente connessi alle estrazioni riguardano comunque settori di alta specializzazione ed attività imprenditoriali che sono poco presenti nelle potenzialità offerte dai territori interessati e ricordiamo ancora che è sempre la Val d’Agri e la sua esperienza a raccontarci che le conseguenze occupazionali rimangono residuali e molto spesso confinate al recinto delle relazioni con politici locali e regionali.

 

 

Ulteriore considerazione da sottoporre ai cittadini perché una scelta sia possibile nella pienezza delle informazioni necessarie ad esprimere un giudizio libero è quella che pur ammettendo che gli idrocarburi siano presenti e sia economicamente conveniente alle compagnie estrarli (ricordiamo che esistono parametri evidenti che mettono in relazione le quantità estratte, quindi il loro valore, con le spese necessarie ad estrarli), nello specifico della zona di territorio compresa nel permesso Frusci ciò comporterebbe la necessità di realizzazione di un centro olii atto a privare il greggio delle componenti a base di zolfo ed altre impurità, e di un oleodotto di collegamento a quello che dalla Val d’Agri conduce alle raffinerie di Taranto, attività queste che comportano non solo un consumo di territorio notevole ed impatti ambientali che i precedenti nella nostra regione non aiutano a definire nella loro reale pericolosità, creando al meglio ansie nei cittadini, ma che allontano con la loro presenza ogni reale processo di sviluppo degli stessi in accordo alle proprie vocazioni territoriali.

 

 

Non si solo ambiente e di sua tutela, anche in relazione alla salute dei cittadini, sono fatte le nostre preoccupazioni, ma di un vivo timore che dicendo si oggi ad una attività apparentemente limitata a studi del territorio, ma in diretta relazione a tutti i passaggi che portano al petrolio ed al gas estratto e trattato, la nostra terra diventi altro da ciò che ci è stata tramandata e così altro ancora da ciò che tramanderemo ai nostri figli, in un perverso meccanismo che, guardando al complesso di una regione intera, di cui ogni frazione è parte del tutto, avviata ad essere “colonizzata” in nome del profitto dei pochi e della distruzione dei tanti.

 

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poche-ed-immediate-cose-da-conoscere-sul-permesso-di-ricerca-per-idrocarburi.doc

 

 

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