28/02/2013

ci sono momenti in cui il presente sembra già essere stato storia ed uomini che appartengono a quel passato pur senza averlo vissuto…i progetti invece appartengono alle speciale categoria del domani che si costruisce nell’oggi

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riflessioni…

I dati venuti fuori dalle urne, e oggi evidenti nelle difficoltà a comporre un governo, testimoniano certamente una necessità di cambiamento, d’altronde visibile, sulla cui qualità però molti analisti e cittadini si stanno interrogando, vista la sua palese illeggibilità immediata tra i visceralismi anticasta ed i ragionamenti più o meno meditati che pur compongono una richiesta di cambiare non solo passo, ma gambe, ma testimoniano anche e come conseguenza di uno stallo istituzionale molto pericoloso. 

Ma prima di continuare, vorrei premettere subito che la principale responsabilità della attuale situazione è tutta da postarsi sulla incapacità del PD di leggere la realtà che poco per volta si stava componendo intorno ad un paese senza più punti di riferimento nella crisi economica e nel quale le sofferenze economiche e sociali diventavano sempre più acute persino per strati sociali che si ritenevano fino ad oggi al sicuro, ed essere conseguente a questa lettura nell’impostazione di un proprio ruolo di alternativa politica, ruolo d’altronde evidente dopo i distastri berlusconiani ed il governo tecnico, in una previsione politica generale che solo fino al dicembre scorso lo vedeva come il vincitore certo della competizione elettorale, tanto che fino all’ultimo momento la proposta di modifica delle elegge elettorale si giocava sul suo raggiungere o meno, in coalizione, almeno il 42% dei consensi.

Ma la prima responsabilità del PD è  nel non aver richiesto a gran voce di andare subito ad elezioni all’indomani della caduta rovinosa di un governo di destra la cui inefficienza ed inerzia era divenuta pericolosa per la minima tenuta del paese, e di essersi del tutto appiattito su una presunta necessità dell’avere al governo un tecnico di cui purtroppo sin dall’inizio era chiara la vocazione a non esser tale, nella complicità colposa del Presidente della Repubblica che pur gli aveva dato un incarico ad occhi chiusi e seggio a vita senza tuttavia neppure pensare di limitarne la sfera d’azione a quei pochi provvedimenti urgenti che erano necessari per la tenuta immediata dei conti del paese, un tecnico così chesi era presto rivelato ideologicamente orientato a quella macelleria sociale senza precedenti che ha devastato ulteriormente il paese in nome di un controllo dei bilanci che sarebbe stato più urgente ed utile ricontrarrare in Europa, sbattendo se possibile i pugni sui tavoli, che imporre al pese con logiche recessive di austerity guidate da un feroce spirito ideologico. 

Spirito che era tipico dei salotti buoni dell’economia e dal quale il PD è sembrato poco distinguersi, finendo per diventare agli occhi dell’opinione pubblica da un partito a forte senso di responsabilità istituzionale di fronte alla prospettiva di una catastrofe finanziaria, piuttosto un partito complice di un sistema che faceva pagare i conti di una crisi creata dalla speculazione finanziaria e dall’assurda gestione dei debiti pubblici ai popoli invece che chiederne conto a chi proprio da quei salotti era stato invitato negli anni precedenti a finanziarizzare sempre più l’economia produttiva nel ricorso a titoli finanziari rivelatisi poi tossici, ed i bilanci dello stato nell’invito a mettere sul mercato internazionale quote crescenti di debito pubblico che andavano ad originare la speculazione sui titoli di stato e la conseguente dipendenza dei governi dal sistema finanziario stesso. Primo errore di fondo dunque fondere la propria immagine con quella macelleria, partecipando a volte del tutto acriticamente ad un consenso poco meditato e troppo spinto da quel senso di necessità che a tanti è parso solo una banale cialtroneria conviviale ad un desco senza progetto utile al paese reale e non certo il meditato e sofferto percorso sul quale si è voluta costruire un’immagine di responsabilità.

La seconda, ancor più grande responsabilità del PD è nell’aver condotto una campagna elettorale in cui il profilo è stato talmente basso da essere percepito come assente alle risposte sociali ed economiche che la popolazione attendeva, risposte che invece erano divenute nel frattempo preda di populismi e vagheggiamenti riassumibili nelle posizioni elettoralmente più comode del PDL e di Grillo. 

In sintesi ciò che è apparso chiaramente è stato un PD alla difesa del sistema, un partito di sistema dunque, colluso e complice di dinamiche che nel frattempo si svelavano in scandali continui, dove pur se in via minoritaria al PDL, era comunque sentito partecipe, un partito che così faceva appello ad una sorta di senso di responsabilità auto-assuntosi ad unico motivo per cui votarlo.

Un partito stanco, dopo essersi sfiancato in una lotta intestina alle primarie, e che non è mai entrato nel merito di alcuna proposta convincente a livello comunicativo, mentre comodamente gli altri facevano campagna elettorale giocando al rialzo dell’offerta elettorale.

Infine ancora gli appelli al voto utile e le proposte di desistenza, percepite dai più come isterismi verso forze politiche che prima erano state emarginate per quello spirito di auto-sufficienza che già fu di Veltroni, ben riassunto in quella vocazione maggioritaria del partito che dette origine alla sconfitta elettorale del 2008 ed alla cancellazione delle sinistre dalla rappresentatività, e poi si pretendeva di blandire ed ammansire con appelli tardivi e fuori da ogni logica.

Non poco infine ha contato l’aspetto un po’ blaséè di Bersani, così emiliano nella sua comunicazione a base di giaguari da smacchiare, di frasi tronche perché a suo giudizio tutto era chiaro e si poteva ben riassumere in una alzatina beffarda di spalle ed un sorrisetto, di appuntamenti elettorali al chiuso e percepite come riunioni private ed un po’ borghesi, di liste che seppur “primarizzate” molto poco avevano dato il senso di un reale rinnovamento politico anche lì dove si era riusciti a praticare la “faccia nuova” (e comunque sentita sempre come d’apparato). In sostanza il PD non proponeva politica e politiche, ma conservazione degli organigrammi in una verniciatina di gioventù, tra le altre in molti luoghi neppure praticata.

E tutto questo mentre Berlusconi si magnificava sul suo mezzo più congeniale, la televisione, dove poteva montare e rimontare ogni verità possibile ed immaginabile nella regia di un evento che racconta favole ed a cui nessuno chiede possano diventare realtà, quanto piuttosto che facciano show – ed il personaggio è un istrione gigionesco avvezzo alle regole della comunicazione per icone di ragionamento, più che per ragionamento stesso – e mentre Grillo occupava le piazze reali e virtuali con una presenza militante d’altri tempi ed urlava rabbia facile a chi quella rabbia non chiedeva altro che di sentirla urlare in un programma totalmente intercambiabile con ogni appartenenza politica pregressa delusa, al più condita con l’auspicio di una democrazia diretta dove tutti parlano ed il movimento decide, senza che tuttavia si sia capito chi ne sia il direttore d’orchestra – un altro istrione, a mio dire para-fascio-nazionalsocialista, se è vero come è vero che, nelle inevitabili differenze storiche e culturali, entrambe le derive autoritarie si siano nutrite di generiche condanne alla corruzione dei governanti dell’epoca per trovare consensi che i rispettivi programmi non sembravano riuscire a conquistare. 

Ma questo è ieri  ed occorre parlare dell’oggi, un oggi che recita di una maggioranza di governo quasi impossibile a formarsi nei veti incrociati e nelle prospettive concrete, mentre si approssima velocemente un nodo istituzionale che, non sciolto, condurrebbe il paese al blocco delle filiere democratiche, in presenza di una maggioranza bulgara per il centrosinistra alla Camera dei Deputati ed una maggioranza relativa risicata ed insufficiente ad ogni ipotesi di fiducia al Senato.

Appare ormai chiaro a tutti che se le camere si riuniscono entro 15 marzo, (art. 61. cost. comma 1, 1° capoverso “La prima riunione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni.”, e nella migliore delle ipotesi è solo intorno al 20 – 21 marzo che queste diventeranno operative (nella necessità non banale e non semplice visto il quadro politico, di nominare prima i rispettivi presidenti) e si inizierà la consultazione ufficiale tra i partiti con il Presidente della Repubblica, che, ricordo a norma di Costituzione è colui che può dare incarico ad un Presidente del Consiglio. Così è solo da quella data che potrà partire un discorso ufficiale sull’incarico, dovendo il primo in pochi giorni darlo sulla base di una maggioranza ricavabile proprio dalle consultazioni in entrambe le camere.

Ed in tutti questi passaggi non semplici c’è appunto il nodo, quello della scadenza del mandato del Presidente della Repubblica che dal 15 aprile cessa le sue funzioni, pur formalmente rimanendo in carica fino a metà maggio, data entro la quale occorre eleggere a camere congiunte e con maggioranze qualificate il nuovo Presidente della Repubblica (art. 83 cost.), ricordando che tocca a questa carica l’incarico, lo scioglimento delle camere, vista l’impossibilità al formarsi di una maggioranza, e l’indizione di nuove elezioni.

Il problema è proprio qui. Se non riesce a formarsi un governo, nelle more regolamentari e di prassi che pure dettano tempi in merito, a causa di una maggioranza che il Presidente della Repubblica non ravvisa nella composizione delle camere attraverso le consultazioni con i partiti, il rischio è che approssimandosi alla scadenza del mandato presidenziale non vi sia più materialmente in carica chi ha legittimità di dare un incarico od indire nuove elezioni in caso una maggioranza si rivelasse impossibile, appunto il Presidente della Repubblica.

E non essendovi più chi può farlo istituzionalmente non si avrebbe alcun Governo, mentre le camere potrebbero arrivare ad un blocco delle attività in merito alla scelta di un nuovo Presidente della Repubblica, essendovi nel frattempo come facente funzioni il Presidente di una camera, il Senato, dove non vi è alcuna maggioranza.

Un blocco pauroso ed imprevedibile persino ai padri costituenti, in cui tutto potrebbe accadere, persino una forzatura della stessa democrazia, ed in cui qualsiasi deriva in tal senso sarebbe resa facile dall’impossibilità ad organizzare reazioni per via della mancanza di un governo e così di un ministro dell’Interno, pur rimanendo l’attuale in carica per il disbrigo degli affari correnti.

Situazione questa che potrebbe protrarsi oltre ogni ragionevole tempistica, mancando ogni nuovo potere istituzionale che soppianti i vecchi e nella prospettiva di una perdita totale di controllo della situazione economica ormai al limite, sociale, finanziaria e forse di ordine pubblico. E potrebbe essere che a qualcuno interessi proprio questo, cortocircuitare la democrazia e forzarla verso territori inconosciuti a qualsiasi ragionevole previsione

Occorre quindi che un nuovo governo si formi, e presto, per chiudere il circuito dei poteri istituzionali, quindi che esista una maggioranza al Senato capace non solo di fornire la fiducia ad un governo anche provvisorio e con un mandato specifico visti i numeri, ma che sia già stata in grado di provvedere alla nomina di un Presidente dell’assemblea in grado si svolgere le funzioni di Presidente della repubblica fino a nuova elazione.

Un quadro estremamente difficile da comporre per via di molti fattori politici e di molte intenzioni e che provo a riassumere in punti.

  1. Bersani, che può contare su 121 senatori di centrosinistra più i 22 della coalizione montiana, come già dichiarato da suoi esponenti, può tentare la carta di una apertura a Grillo (cosa già respinta da costui senza neppure ascoltare la base, il famoso movimento) ed ai suoi 54 senatori, appellarsi alla PDL ed alleati perché dia comunque la fiducia, anche senza ufficializzarla come gruppo parlamentare, attraverso il voto di alcuni senatori autorizzati dei suoi 117, oppure tentare la carta di un’uscita concertata dall’aula dei grillini per abbassare il numero legale (ricordo che al Senato, l’astensione vale voto contrario), sempre che ciò non causi l’uscita del gruppo del centrodestra, cosa che farebbe venire meno in ogni caso lo stesso numero legale, invalidando il voto di fiducia stesso.

In alternativa potrebbe tentare la carta di un governo di coalizione nazionale (quindi con un’alleanza tecnica con Berlusconi dai risvolti mediatici nefasti e con contropartita proprio il Quirinale), rischiando però di far implodere l’alleanza con Vendola, o chiedere al Presidente della Repubblica un mandato esplorativo a formule inedite di maggioranza e di scopo (legge elettorale ed alcuni provvedimenti urgenti), cercando, una volta ottenuto il mandato stesso, di tirare fuori dai rispettivi gruppi di centrodestra e grillini i 15 senatori bastevoli ad una prima fiducia, cercando poi di navigare volta per volta ad ogni votazione, ma avendo come primo obiettivo quello di superare l’impasse sulla nomina del Presidente della Repubblica, oltre che l’approvazione non semplice di una nuova legge elettorale.

  1. Berlusconi, il cui unico interesse personale è l’elezione al Quirinale per stare lontano dai coinvolgimenti giudiziari attraverso l’uso di leggi ad hoc già fatte approvare dal suo governo, giocherà senz’altro due carte, o un governo di unità nazionale senza la sua partecipazione diretta, ma con appunto il biglietto assicurato per la presidenza, o un ordine di distacco temporaneo ad alcuni per la fiducia tecnica ad un governo in cambio della stessa promessa, dovendo considerare la possibilità di un suo incarico diretto (o attraverso il fedele Alfano) a formare il governo come del tutto illogico ad una prospettiva razionale.
  2. Grillo, il cui scopo evidente è spingere proprio verso la soluzione di un governo di unità nazionale od un governo tecnico per sperare in nuove elezioni e sfruttare l’onda lunga del consenso alle sue prevedibili urla contro costoro, è in un vicolo cieco, al pari di Bersani, poiché se assente alla formazione di una maggioranza, rimangiandosi le sue iraconde risposte alle proposte del leader del PD, perde una parte della base più radicale che lo ha votato, al contrario se non assente rischia di perdere un’altra parte di quella base votante, quella più ragionevole e favorevole ad una prima fiducia per poter poi giudicare volta per volta e teleguidare il centrosinistra verso alcune scelte congeniali al programma del 5 stelle.

Ma se ascoltasse infine la base perderebbe buona parte del controllo che oggi esercita sul movimento, dimostrandosi allora le sue intenzioni reali, se appunto è un dittatore in condominio che ha creato e sfruttato un movimento per interessi ancora da palesarsi, se è un leader che deve attendere giocoforza la creazione di una classe dirigente ancora non esistente (il movimento è nei fatti al momento comandato e diretto dallo staff di Casaleggio), se infine, opzione per la quale non propendo affatto, sia un vero democratico capace di essere conseguente ai suoi proclami di democrazia dal basso.

Ed è questo punto che potrebbero palesarsi le reali intenzioni del personaggio, nel mentre gioca in questi giorni una comunque comprensibile e politicante partita a scacchi in cui l’elastico si allunga per poi restringersi in un gioco di mediazione al rialzo “pro domo” che rischia di confondersi con il ricatto e denaturare completamente l’essenza del movimento (e che a quel punto sarebbe di tutti quando occorre lavorare, e di uno e qualcun altro, che mai hanno ricevuto alcun mandato dalla base, contando piuttosto su un consenso carismatico assai discutibile democraticamente, quando si tratta di prendere decisioni strategiche) o semplicemente abbiamo a che fare con qualcosa d’altro genere.

4)     Monti ed i suoi salotti buoni, sconfitti dai numeri che invece credo fossero stati in qualche modo previsti nella certezza di rimanere un ago della bilancia, un ago imbarazzante e tanto legato ad alcune logiche mostratesi quasi per intero durante il suo governo “tecnico”, da poter mettere una ipoteca seria su qualsiasi sviluppo della situazione che non vada nel senso previsto dai suoi mandanti finanziari.  

In mezzo a tutto ciò c’è un paese in una crisi gravissima che potrebbe avere gravi effetti socialmente destabilizzanti e del tutto imprevedibili, se non fosse invece prevedibile che poteri nascosti e mai sconfitti, poteri allignanti da sempre nel paese, approfitterebbero volentieri di una situazione di caos per qualche avventura i cui prodromi previsti e ricercati potrebbero essere già sotto i nostri occhi

E spero, per il bene del paese e per amore di democrazia, che sia solo un brutto sogno il mio…

miko somma       

 

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i voti, paese per paese…

eccovi in dettaglio il quadro di tutti i voti ricevuti da COMUNITA’ LUCANA, distinti per la provincia di potenza e quella di matera…pochi invero, come sapete,  ma l’occasione è comunque buona per ringraziare ancora, ben oltre quanto ho fatto nel comunicato stampa di cui buona parte del senso è stato rivoltato dalla solita cialtroneria interessata (e più volte da me denunciata) di chi in rai 3 basilicata gode senz’altro del nostro risultato, tutti coloro che di hanno dato fiducia…

e non sono comunque pochi, anche se il numero dei voti è stato senz’altro basso, poichè, non avendo spesso neppure fatto per impossibilità di tempi e condizioni meteo, attività elettorale in alcune realtà, questi voti comunque arrivati alla nostra lista sono senz’altro attestazioni di stima nei confronti del lavoro fatto finora (non protesta che abbiamo visto rivolgersi in massa altrove)…e la stima di quasi 900 persone non è poca cosa in una regione!!!…

ed è per questo che li ringrazio ancora, abbracciandoli con affetto e rivolgendo loro un pensiero dolce ed affettuoso…

cosa che ovviamente non potrò fare per molti altri, per tutti coloro che in alcune realtà pur avevano sbandierato ai 4 venti la volontà di votare per noi, e senza che noi avessimo mai, per stile intrinseco al nostro agire, chiesto ad alcuno voti che non fossero sulla base della considerazione del nostro stesso lavoro, poi alla fine non lo hanno fatto (ed è inutile che nomini neppure di quali realtà si tratta, preferendo lasciare costoro al libero confronto con la loro coscienza e la loro dignità)…

a questo elenco seguiranno delle considerazioni che troveranno concretizzazione nella riunione di sabato prossimo nella quale decideremo il destino di COMUNITA’ LUCANA e del lavoro sin qui fatto…e di quello da fare ancora che non è detto seguirà più gli stessi percorsi…

provincia di potenza 

ABRIOLA  1

ACERENZA  1

ALBANO DI LUCANIA   3

ANZI  12

ARMENTO  1

ATELLA  4

AVIGLIANO   13

BALVANO  5

BANZI   1

BARAGIANO  4

BARILE  1

BELLA  4

BRIENZA 10

BRINDISI DI MONTAGNA  1

CALVELLO  2

CALVERA   1

CAMPOMAGGIORE   5

CANCELLARA  4

CARBONE –

CASTELGRANDE  1

CASTELLUCCIO INF.  3

CASTELLUCCIO SUP.  1

CASTELMEZZANO  1

CASTELSARACENO  3

CASTRONUOVO DI SANT.ANDREA  1

CERSOSIMO 1

CHIAROMONTE  —

CORLETO PERTICARA   1

EPISCOPIA  1

FARDELLA  —

FILIANO  3

FORENZA  4

FRANCAVILLA IN SINNI  10

GALLICCHIO  —

GENZANO DI LUCANIA  5

GINESTRA  2

GRUMENTO NOVA  1

GUARDIA PERTICARA  —

LAGONEGRO  4

LATRONICO  9

LAURENZANA  8

LAURIA  22

LAVELLO  35

MARATEA  3

MARSICO NUOVO  11

MARSICOVETERE  10

MASCHITO  3

MELFI  21

MISSANELLO  —

MOLITERNO  3

MONTEMILONE  2

MONTEMURRO      3

MURO LUCANO  5

NEMOLI  4

NOEPOLI              2

OPPIDO LUCANO 3

PALAZZO SAN GERVASIO 9

PATERNO 9

PESCOPAGANO  2

PICERNO  4

PIETRAGALLA  7

PIETRAPERTOSA  1

PIGNOLA  15

POTENZA  126

RAPOLLA  6

RAPONE  —

RIONERO IN VULTURE  14

RIPACANDIDA  5

RIVELLO  5

ROCCANOVA  1

ROTONDA  3

RUOTI  11

RUVO DEL MONTE  1

SAN CHIRICO NUOVO  1

SAN CHIRICO RAPARO  7

SAN COSTANTINO ALBANESE  2

SAN FELE 5

SAN MARTINO D’AGRI

SAN PAOLO ALBANESE  —

SAN SEVERINO LUCANO  4

SANT’ANGELO LE FRATTE  3

SANT’ARCANGELO  8

SARCONI  1

SASSO DI CASTALDA  —

SATRIANO DI LUCANIA  32

SAVOIA DI LUCANIA 4

SENISE 17

SPINOSO 2

TEANA

TERRANOVA DI POLLINO  3

TITO  8

TOLVE  7

TRAMUTOLA 17

TRECCHINA  4

TRIVIGNO  1

VAGLIO BASILICATA 1

VENOSA  27

VIETRI DI POTENZA  2

VIGGIANELLO  3

VIGGIANO  8

provincia di matera

ACCETTURA  —

ALIANO  —

BERNALDA  10

CALCIANO  —

CIRIGLIANO

COLOBRARO  —

CRACO  —

FERRANDINA  8

GARAGUSO  2

GORGOGLIONE

GRASSANO  5

GROTTOLE  7

IRSINA  4

MATERA  76

MIGLIONICO  1

MONTALBANO JONICO  6

MONTESCAGLIOSO  9

NOVA SIRI  9

OLIVETO LUCANO  —

PISTICCI  26

POLICORO  28 

POMARICO  3

ROTONDELLA  6

SALANDRA  5

SAN GIORGIO LUCANO  2

SAN MAURO FORTE  3

SCANZANO JONICO  11

STIGLIANO  6

TRICARICO  6

TURSI  2

VALSINNI  2

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a più tardi con gli elenchi e l’analisi del voto ricevuto…poi qualche commento su alcuni che dovrebbero vergognarsi!!! 

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il presidente del consiglio regionale

 

Santochirico è il nuovo presidente del Consiglio regionale

26/02/2013 18:27  Eletto a maggioranza con 23 voti favorevoli

Santochirico è il nuovo presidente del Consiglio regionale

ACR  Vincenzo Santochirico è il nuovo presidente del Consiglio regionale della Basilicata. Eletto a maggioranza con 23 voti favorevoli; 6 le schede bianche e 1 voto al consigliere Francesco Mollica (Udc)….

i miei personali complimenti a vincenzo santochirico per la carica di altissimo profilo istituzionale che sono certo in virtù della sua competenza saprà gestire con acutezza e responsabilità, ed anche se ai tempi del pozzo di montegrosso (2007-2008) litigavamo spesso e volentieri, in tv e sui giornali (ed avevo sempre ragione io quando proprio di petrolio nessuna aveva il coraggio di parlare e di esporsi, ma queste son cose che in questi tempi di memorie labili certamente nessuno ricorda più), voglio augurargli il più caloroso in bocca al lupo!!!

buon lavoro!!!

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complottismi?…

e cmq per la cronaca complottista…metti che uno sapeva che proprio subito dopo le elezioni andavano all’asta quasi 9 miliardi di bot a 6 mesi ed il giorno dopo 15 miliardi di btp a 5 e 10 anni su cui un rialzo dei tassi di interesse dell’1% (100 punti di spread, come si dice – o non è più un problema?) produce un plusvalore di circa 150 milioni di euro rispetto a quanto normalmente si sarebbero piazzati, vuoi che non investiva due-tre milioni per destabilizzare prima la testa della gente, poi l’esito del voto?

e per la cronaca se qui hanno fatto relativamente poco, circa 4,5 milioni da incassare facili facili a ottobre, domani che faranno?…
ansa – PIENO IN ASTA BOT, MA TASSO VOLA ALL’1,237% – Il Tesoro ha assegnato tutti gli 8,75 miliardi di Bot a 6 mesi, ma con tassi in volata oltre l’1% sulla scia dell’esito elettorale. Il rendimento medio è salito all’ 1,237% dallo 0,731% dell’asta di gennaio. La domanda è stata di 1,44 volte l’importo offerto, in calo da 1,65 del mese scorso.

fate un po’ voi qualche considerazione….

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Comunicato stampa di Comunità Lucana

questa nota stampa non è stato inviata al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

 

 

Come un vaso di argilla…tra “grida ed editti”

 

Avevamo iniziato questa avventura elettorale come un vaso di argilla tra i vasi di ferro dei grandi  contenitori nazionali, ben coscienti che questa nostra intrinseca debolezza poteva recuperarsi solo sottolineando il carattere programmatico di una scelta tutta lucana che oltrepassasse ogni barriera di appartenenza partitica, nella chiara constatazione di una rappresentanza che finora aveva più rappresentato se stessa e gli interessi delle filiere interne ai contenitori partitici che le aspettative di un territorio marginale, eppure appetito a molti, e la nostra proposta era un programma regionale che desse l’alito ad un comportamento conseguente in Parlamento.

 

Ma nel gran rivolgimento degli assetti che la lista del 5 stelle ha portato nel paese in una innegabile ed inaspettabile vittoria elettorale, i primi a pagarne le conseguenze in questa regione siamo stati proprio noi di Comunità Lucana, in un cannibalismo di interesse popolare ovviamente rivolto verso il “fenomeno” più facilmente visibile di chi localmente aveva da molto tempo prima sollevato temi e proposto soluzioni, ma non possedeva tale visibilità anche in guisa di scarso interesse dei media locali verso una proposta atipica come la nostra, regionalizzare un’offerta politica di lungo periodo in una prospettiva di indicazione del locale come referente di una scelta verso una delle Camere che a nostro avviso dovrebbe ritornare alla sua funzione primigenia di una Camera delle regioni.

 

Ed a ciò ovviamente si è aggiunta la grande necessità per gli altri partiti di fare falange dei propri sostenitori per impedire perdite di consenso che solo tardivamente si è cominciati ad intuire e che sono state usate come arma di “messa in stato di necessità” del corpo elettorale contro il “nemico” – e il peso che questa condizione antropologica ha giocato nell’animo di molti elettori crediamo sia stato grande, pur senza impedire che evidenti perdite di consenso ci siano comunque state – si da relegarci nei numeri conseguiti persino dopo liste del tutto avulse da qualsiasi relazione pregressa al territorio lucano.

 

C’era da aspettarselo d’altronde e le nostre aspettative di conseguenza erano limitate alla raccolta di un numero di consensi bastevole ad indicare una via verso le future elezioni regionali tali da consentire aggregazioni di altri soggetti ad un progetto per questa regione, ma i numeri di consensi ricevuti, meno di 900, e di cui ringraziamo con affetto chi ce ne ha voluti onorare credendo in un progetto ampio e liberatorio per questa terra quale è il nostro articolato programma, ci sembrano, con la doverosa lucidità del giudizio postumo, non una sconfessione del percorso fino qui seguito, quanto una necessità di doverlo praticare diversamente per arrivare a maggior partecipazione, se è vero che pur “pesando” la qualità dei nostri voti, sostanzialmente è la loro conta che dà agibilità politica ai progetti per i quali ci si spende.

 

A questo scopo ho ritenuto doveroso convocare una riunione del nostro coordinamento regionale per sottoporre sia la questione delle mie personali e doverose dimissioni a fronte di una sconfitta di valore numerico innegabile, seppur i numeri aspettati non potevano essere che conseguenza delle considerazioni esposte, sia la questione dello scioglimento del partito in prospettiva del mutamento  che appare ormai necessario per il prosieguo del progetto e che toccherà ai membri indicare con chiarezza, nella certezza che è il programma da attuarsi per questa regione, il progetto, ad essere importante e non la forma od il soggetto che lo attuerà.

 

Chiarito così che non si tratta di smobilitazione, è altrettanto doveroso, nella preoccupazione delle tante urgenze del paese che questo voto e la sua rappresentazione parlamentare non aiuta certo a risolvere, e che per molti versi ha complicato ulteriormente la già precaria situazione di una regione che avrebbe bisogno di maggiori attenzioni, che a nome di Comunità Lucana e personalmente ho il piacere di augurare agli eletti lucani il miglior lavoro possibile per il bene di questa terra, riuscendo ad essere più lucani che uomini e donne di partito, nell’interesse per questa terra e i suoi problemi che, se eletti, noi avremmo ricordato in ogni istante, ben oltre “grida ed editti” dei gran capi.

 

Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana

 

lo stato dell’arte

lo stato dell’arte parlamentare è questo…le camere si riuniscono il 15 marzo ed il primo atto formale di attività è la nomina dei presidenti che supponiamo non sarà semplice e richiederà qualche giorno, rallentata dalle procedure di accredito dei nuovi parlamentari…

teoricamente (ma qualcuno potrebbe forzare ed iniziare informalmente prima) è solo a camere insediate e funzionanti che il presidente della repubblica può dare inizio alle consultazioni che in questo caso saranno anch’esse di prevedibile non facile conclusione…

al termine delle consultazioni con tutti i partiti il presidente dà incarico al premier che a sua volta deve tornare con il governo proposto per la fiducia alle camere ed in caso contrario, quindi che non la ottenga, il premier incaricato deve ritornare al colle, dove il presidente ricomincia o con un nuovo mandato allo stesso incaricato o con altro giro di consultazioni per arrivare a comporre una nuova maggioranza che si basi sui seggi effettivi…

oltre ai tempi che pure esistono e vanno rispettati però c’è un piccolo particolare…a metà aprile napolitano non potrà dare altro incarico perchè termina il suo mandato settennale…e dal momento che la nomina del presidente del consiglio tocca solo e soltanto al presidente della repubblica e questo deve essere comunque eletto dalle camere in seduta congiunta, mi pare che il groviglio sia quasi inestricabile!!!

ed ora sulla scorta dei risultati elettorali, chiedetevi se c’è coesione non solo sul premier, ma anche sulla nomina del presidente!!!

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riunione posticipata

la prevista riunione di mercoledì del coordinamento, su richiesta e suggerimento di alcuni che avrebbero trovato difficoltà a raggiungerci in quel giorno, è posticipata a sabato 2 marzo sempre alle ore 18.00

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comunità lucana…proposta di scioglimento

mercoledì 27/02/2013 ore 18.00

sede regionale di COMUNITA’ LUCANA via portasalza 16 potenza

coordinamento regionale

all’ordine del giorno:

1) dimissioni del segretario e contestuale proposta di scioglimento del partito

la riunione è aperta a tutti

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qualcosa cambia…

senza mezzi termini, lo sapete che non siamo soliti prendere e prenderci in giro…gli scrutini in regione, seppur ancora molto parziali, per noi sono un disastro totale e ciò nonostante le molte indicazioni di voto che pure ci erano state date e che a questo punto supponiamo essere state fagocitate dal 5 stelle (unico vero competitore per genere), in una girandola di ipocrisie da parte dei tanti voltagabbana che pure ci avevano sostenuto fino ad ieri e che sono stati preda volontaria di un circo equestre che si finalizzerà molto presto in un gioco al massacro che da oggi porta il paese ufficialmente nel baratro dell’ingovernabilità più assoluta e questa regione ancora di più nel pantano della marginalità…

avrò modo di tornare sulla cosa a breve, ma volevo informare appunto che nonostante la novità che pure rappresentavamo, nonostante il programma serio, nonostante la professione di impegno per la regione finora profusa in anni ed anni di lavoro, osservazione, denuncia e proposta, nonostante tutto COMUNITA’ LUCANA non trova lo spazio che pure meriterebbe nella testa e nel cuore dei lucani che evidentemente ascoltano altre strenne…

grazie comunque e di cuore a coloro che ci hanno sostenuto con il loro voto!!!

non è ovviamente finita qui nel nostro impegno, ma qualcosa ora cambia e per sempre!!!

miko somma

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confusione…

qualcosa non funziona, come avrete avuto modo di vedere dalle tv dal confronto espresso tra instant poll e prime proiezioni al senato…il centrodestra appare in vantaggio al senato, ribaltandosi completamente la prima previsione e con un balzo in avanti di grillo fino al 25,1%…una cosa del tutto inconcepibile, conoscendo la statistica…quindi o la prima delle ipotesi che facevo, quella degli intervistati che non dicono la verità, è da prendersi in seria considerazione o le proiezioni sono sbagliate o sta accadendo qualcosa di incomprensibile…credo che convenga allora aspettare i primi dati reali per dipanare questo giallo

vi accludo il link del ministero dell’interno che mi pare l’unica fonte certa

http://elezioni.interno.it/

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instant poll

si tratta di instant poll, quindi attenzione, trattandosi di interviste telefoniche a persone che potrebbero tranquillamente non dire la verità…non ci sono ancora i seggi per il senato (e sono quelli che determineranno la vera maggioranza), quindi attenzione, poichè ne sapremo di più solo con i primi dati disaggregati per regione, a partire dalla lombardia e dal lazio…ma pare che il pd (diciamo con cavalleria il csx, visto l’apporto minimo di sel e tabbacciani) vinca alla camera con un 32-34%, vinca al senato (con riserva, ma sulle stesse percentuali), berluskoni ha rimontato l’impossibile ,a si ferma al limite del 30%, grillo non sfonda, nonostante un ottimo 17-19%, ma il vero dato è che monti è al palo del 7-9% ed un’epoca è già finita, quella dei tecnici che tecnici non lo sono mai stati!!!

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dati sull’affluenza

 

questi per ora i dati nudi e puri che avremo senz’altro modo di commentare e che, a meno di recuperi dell’ultima ora, fotografano un’italia meno astensionista di quanto si supponesse fino a ieri, ma con l’astensionismo comunque in crescita, in basilicata più della media nazionale…

affluenza alle urne in basilicata. Ieri alle 22 nella provincia di matera aveva votato il 47,44 per cento degli aventi diritto, a fronte del 55,76 per cento della scorsa tornata elettorale per il rinnovo del parlamento…nella provincia di potenza ieri a chiusura dei seggi si era recato a votare il 46,89 per cento contro il 56,96 per cento delle scorse elezioni politiche…

nel paese, sempre fino alle 22 di ieri ha votato il 55,17% degli aventi diritto: -7% rispetto al 2008…le politiche trascinano però le regionali: +9%…

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già la lavoro…

bene, è quasi finita…da oggi pomeriggio dunque il salotto fb dell’analisi politica, ma io sono già al lavoro da stamattina per le regionali…il programma c’è, la lista entro un mese deve essere pronta, le alleanze le vedremo alla prova dei fatti ed entro appunto un mese…c’è da rimettere in piedi una regione – ora!!! – non da attendere che qualcuno si svegli per dire “ah, se avessi saputo come andava a finire…”

miko somma

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