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miko somma

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il programma passo passo – parte 9) industria e politiche industriali

9. Industria e politiche industriali

siamo alla nona parte del nostro programma, industria e politiche industriali, tema scottante in una regione che vede ovunque crisi industriali di fatto irrisolvibili, se non attraverso il procrastinarsi di contribuzioni ed interventi pubblici a più livelli, e che richiedono un discorso globale di destinazione di un comparto che di fatto costituisce una voce importante dell’economia regionale, economia di certo non immaginabile ad oggi senza l’apporto che il settore fornisce sia in termini strettamente produttivi, che per i suoi risvolti occupazionali.

Crediamo che questa regione abbia necessità di una programmazione di più ampio respiro e vedute che sappia guardare oltre l’attuale perifericità a cui il sistema economico costringe la nostra terra nell’ormai chiara equivalenza ricattatoria “posti di lavoro uguale industrie impattanti o volatili”, per addivenire a forme industriali autonome, “leggere”, legate strettamente al territorio ed alle sue potenzialità reali, in grado di liberare la regione da vincoli di sudditanza che nel caso fiat-sata, per esempio, appaiono tanto evidenti quanto grandi sono i rischi che ad un abbandono da parte della multinazionale del sito di Melfi corrisponda una crisi occupazionale irreversibile e senza precedenti nella nostra regione.

Vige a proposito di quanto contenuto in questa parte del programma comunque quanto previsto dalla parte ambiente al punto III).

       I.     Dichiarazione programmatica di indirizzo industriale regionale verso l’agri-industria diffusa e la produzione di tecnologie, componenti ed infrastrutture per lo sviluppo del comparto primario tradizionale, la produzione di elementi e tecnologie ad alto contenuto tecnologico e basso impatto territoriale, la componentistica e la progettazione per il sistema delle energie rinnovabili e per il risparmio energetico, la produzione di elementi per le bio-architettura e le bio-edilizie, il ciclo integrato regionale dei rifiuti, la programmazione e realizzazione delle bonifiche ambientali e delle opere di protezione e ripristino ambientale, la produzione energetica nei limiti della programmazione (vedi anche parte ambiente e la prossima parte, energia).

ancora una dichiarazione programmatica che, legata a quanto già espresso in altre parti del programma, indica una via allo sviluppo industriale che non può divergere dall’incontaminatezza del territorio e che, nello specifico, fornisce chiare ed univoche indicazioni su quali siano i settori di rilevanza sui quali l’attenzione pubblica dovrà convergere, quindi il settore dell’agro-industria diffusa e la produzione diretta od indiretta di componenti ed infrastrutture per il settore primario in grado di agevolarne lo sviluppo, il settore dell’innovazione tecnologica nella produzione e nello sviluppo delle tecnologie a basso impatto territoriale, il settore della ricerca e della produzione di elementi per la produzione energetica da fonti rinnovabili e per il risparmio energetico, il settore della bio-edilizia a cui potrà essere dedicato una parte dell’investimento già programmato sulla forestazione produttiva, oltre ai settori di ciclo locale quali il ciclo dei rifiuti, nella parte di gestione del conferito e nella programmazione di un settore della ri-verginazione della materia (vedi parte III) ciclo dei rifiuti), le bonifiche ambientalie di protezione del territorio dal dissesto idrogeologico, la produzione energetica nel limite di una programmazione volta al raggiungimento dell’autosufficienza

     II.     Rimodulazione della legge regionale sulla reindustrializzazione dei siti in dismissione e sulle relative poste finanziarie sui concetti di cui al punto I).

si tratta di interventi già programmati per oltre 40 milioni di euro ed in buona parte non ancora assegnati in via definitiva, di cui chiediamo la ri-programmazione sugli obiettivi di cui al punto precedente

    III.     Censimento reale delle attività del settore industriale e dei siti produttivi, attivi, dismessi, in crisi produttiva, programmati o per i quali siano state accese procedure a qualsiasi titolo e qualsiasi settore presso tutti gli enti territoriali regionali.

potremmo definirlo un libro bianco delle attività industriali presenti in regione,da redigersi a cura del dipartimento regionale alle attività economiche in collaborazione con il dipartimento alle infrastrutture per la parte di competenza, tale quindi da costituire una base cognitiva comune sulle attività stesse (ed in quanto tale, se ne prevede la pubblicazione on-line) per la riorganizzazione dell’intervento pubblico e delle opere infrastrutturali e di trasporto a supporto del comparto e la mappatura completa dello stato dell’arte, particolarmente per ciò che attiene alle intraprese che abbiano goduto di aiuti finanziari alla installazione sul territorio regionale

   IV.     Istituzione di una commissione mista permanente sulla programmazione industriale e sulle politiche industriali, composta da presidenza della giunta regionale, dall’assessorato alle attività produttive, assessorato ai trasporti ed alle infrastrutture, assessorato alla formazione, assessorato all’ambiente ed all’agricoltura, rappresentanti del consiglio regionale, rappresentanti delle categorie produttive, sindacali e professionali, rappresentanti diretti dei lavoratori e rappresentanti della consulta dei sindaci e della consulta ambientale (vedi parte istituzione).

pur esistendo già strutture di dialogo sotto forma di tavoli più o meno organizzati e rappresentativi, crediamo che una commissione mista permanente possa divenire non solo lo strumento di verifica dello stato del comparto e della programmazione regionale, ma una vera e propria “camera di rappresentanza” delle istanze del mondo produttivo ed occupazionale che si avvale della partecipazione ed integrazione di consulte territoriali ed ambientali tali da creare sinergie lineari in grado di far dialogare più soggetti interessati su un tema che, vista la sua rilevanza occupazionale, ma anche il suo possibile impatto territoriale, necessita della maggiore capacità di dialogo e di consultazione possibile

     V.     Messa in liquidazione dei Consorzi Industriali con passaggio delle competenze, delle gestioni e delle proprietà ad un Consorzio Regionale Unico della Attività Industriali sottoposto a controllo dell’indirizzo e degli atti da parte della commissione al punto IV).

l’inutilità al costoso mantenimento di ben due strutture simili, può essere evidentemente superata attraverso la delega ad un unico e più piccolo consorzio industriale sottoposto al controllo formale della  commissione di cui al punto precedente

   VI.     Creazione di un fondo speciale di solidarietà per i lavoratori in mobilità e precari finanziato dai tagli agli stipendi dei consiglieri regionali, presidente ed assessori (vedi parte istituzione), dirigenti di livelli superiore, amministratori e consiglieri di società, agenzie ed enti pubblici.

punto sul quale, in attesa di un intervento legislativo che regoli la materia in modo definitivo, si potrebbero postare risorse atte, pur nella loro inadeguatezza, a lenire una parte della sofferenza sociale legata al contesto di crisi attuale

 VII.     Fissazione dei parametri temporali e delle procedure di dismissione delle attività industriali considerate incompatibili con quanto espresso al punti III) della parte ambiente.

per ogni attività industriale incompatibile agli obiettivi ed alle prescrizioni statutarie andranno fissati precisi limiti di tempo che possano consentire una dismissione controllata ed ordinata volta alla protezione dei livelli occupazionali, al ripristino ambientale, alla organizzazione tecnica o alla riorganizzazione produttiva originata dalla dimissione, in ogni caso riteniamo in tempi non superiori ai 12 mesi 

VIII.     Rimodulazione sulla base del censimento al punto III) delle aree industriali e loro recupero ad altre attività, ivi compresa la produzione energetica da fonti rinnovabili.

punto questo di una certa rilevanza poiché attiene alla riorganizzazione funzionale di tutte le aree industriali ed artigianali ex 219 ed interventi similari presenti nel territorio regionale o verso ipotesi di nuovi investimenti produttivi di concerto al punto I) o verso altre attività, come la produzione di energia da fonti rinnovabili, esclusi tutti i processi di combustione da rifiuti e/o biomasse e/o biocarburanti (e definiti dalla legge erroneamente come assimilabili alle energie rinnovabili), o verso il recupero ad utilizzi civici, previa bonifica, delle aree e delle strutture edilizie o verso processi di ri-naturalizzazione dei siti

   IX.     Obbligo alle attività industriali di predisporre un piano per l’autosufficienza energetica, ove reso possibile, esclusivamente da fonti rinnovabili con l’accensione di un fondo speciale misto di contribuzione.

riteniamo inutile ogni spiegazione del punto, se non alla parte riguardante il fondo misto di contribuzione, un fondo controllato dall’ente regione ove far convergere ogni contribuzione pubblica e privata al fine di ottimizzare e razionalizzare il processo di dotazione di strutture di auto-sufficienza energetica, nell’imposizione di una tassazione specifica da ricavarsi da una parte percentuale dalle imposte attualmente già versate alla regione ed, in sede di contrattazione stato-regione, di parte percentuale di quanto versato alla imposizione generale…è comunque da prevedersi una contribuzione regionale da ricavarsi da una quota parte delle royalties ricevute per gli idrocarburi (stima circa il 3% annuo)

     X.     Creazione di un Ufficio Regionale Speciale per il ricevimento delle proposte di allocazione di nuove intraprese industriali sul territorio della regione e di una commissione specialistica di valutazione economico-ambientale per l’ammissione delle stesse ad ogni forma di contribuzione a carico dei fondi regionali.

riteniamo che tale ufficio speciale sia essenziale per riunificare tutti i processi di richiesta per l’allocazione di imprese industriali nel territorio regionale, così come la commissione specialistica di valutazione al fine di riunire procedure ad oggi disperse in ambito burocratico

   XI.     Fissazione di un limite minimo di quindici anni di garanzia di operatività e di mantenimento dei livelli occupazionali iniziali per le nuove aziende che si installano in regione con contribuzione pubblica a qualsiasi titolo.

 XII.     Legge regionale sul sequestro degli immobili, delle attrezzature, delle scorte e delle tecnologie per le aziende di cui al punto XI) e per le intraprese già operanti in regione e che abbiano avuto accesso a finanziamenti regionali non rispettando quanto al punto precedente.

riteniamo sia il punto XI) che il punto XII) chiari nella loro formulazione, nell’indicazione per gli uffici legali della regione di avvio immediato delle pratiche legali per l’ottenimento del sequestro prima e della confisca poi in sede giudiziaria, ove non fossero rispettati questi parametri che andranno stabiliti in sede legislativa regionale attraverso specifica norma

 

 

 

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