10/03/2013

è stato talmente di moda (direi anche giustamente) dire peste e corna della politica (o di ciò che sembrava tale), che ora che la politica rischia di morire davvero, magari per dare origine a fenomeni inconosciuti di leaderismo liturgico-sacerdotale, molti sono interdetti perchè non preparati alla sua dipartita…beh, io credo che quella buona non è ancora morta ed occorre tirarla fuori dall’ade in cui era stata confinata…perciò darsi da fare!!!

miko somma

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…trivelle, centri olii, oleodotti e tanto tanto tutt’apposto!!!…

allora, ci eravamo riproposti un’analisi di quanto accaduto ieri, l’approvazione da parte di un governo che dovrebbe limitarsi all’ordinaria amministrazione e non certo a scelte strategiche altamente impegnative del decreto sulla SEN (strategia energetica nazionale), con una sorta di colpo di mano…

ma che cos’è la SEN?…si tratta di un documento di programmazione che indica delle strade da seguire nel settore energetico, in qualche modo vincolando la programmazione delle scelte che il paese dovrà compiere in un settore tanto delicato, documento che lungi dall’essere solo una strategia passibile di miglioramenti, assume la forma di un vero e proprio decreto legge che, nelle more di una sua conversione in legge in aule parlamentari che non sappiamo quanto dureranno e come funzioneranno, nel frattempo assume una sua valenza legislativa e comincia ad operare i suoi effetti…

ora troppo lungo sarebbe entrare nel dettaglio di un documento così complesso (e del quale comunque offriamo al link la sua ultima versione, quella andata in discussione nel consiglio dei ministri http://qualenergia.it/sites/default/files/articolo-doc/20121016SEN-Documento_di_consultazione_0.pdf)

documento per molti versi difficile da leggere senza una visione globale di cosa sia una strategia energetica (un settore davvero molto complesso), ma nello specifico della nostra regione partiamo da un assunto contenuto al punto 4.6 del documento (segnatamente da pag. 96 a pag 102), dove nel citare prima che le riserve potenziali totali di idrocarburi presenti sul territorio nazionale assommano a 700 Mtep rispetto ai 12 accertati, cita specificamente 5 zone di interesse per l’incremento della produzione nazionale di idrocarburi che al 2020 passerà dal 7 al 14% del fabbisogno nazionale, quindi con un incremento annuo di 24 milioni di barili equivalenti di gas e 57 di olio (ma da molti interventi ufficiali del ministro passera si indica anche un 20%, quindi con la possibilità di ulteriori e sostanziosi aumenti in termini di milioni di barili della quota indicata), rispettivamente pianura padana occidentale, alto adriatico, abruzzo, sicilia e naturalmente basilicata, per quanto ci riguarda, dopo aver indicato il nord italia come polo tecnologico del settore, l’abruzzo come sede di attività logistiche per lo sviluppo di giacimenti al sud, e la sicilia con un generico interesse allo sviluppo di giacimenti, testualmente dichiara…

“La Basilicata, che riveste un ruolo strategico in materia di politica energetica nazionale, presenta un potenziale industriale ancora da valorizzare. Le misure di intervento saranno incentrate sullo sviluppo di infrastrutture e servizi, il potenziamento del tessuto industriale tale da facilitare il trasferimento di attività economiche, la velocizzazione del processo autorizzativo e lo sviluppo di un sistema amministrativo adeguato alla dimensione dell‟industria e dei suoi investimenti.”

e naturalmente indica proprio la nostra regione, l’unica dove la presenza di giacimenti oltre quelli conosciuti della val d’agri, val camastra e val sauro è rilevata da tempo e già in fase di produzione o sviluppo, come la sede dove questo incremento produttivo avverrà in massima parte con un aumento delle quote produttive attuali, aumento che ovviamente non sarà perseguito solo con un aumento produttivo in val d’agri-val camastra (piano industriale 102.000 barili/giorno con un aumento di circa 26.000 barili in conseguenza del memorandum) e della val sauro (54.000 barili giorno), quindi con un totale di circa 186.000 barili giorno con limiti evidenti di struttura industriale attuale di trattamento del greggio (occorrono potenziamenti dei centri olii, mentre l’oledotto viggiano-taranto era già ampiamente in grado di supportare gli aumenti produttivi, quasi la strategia fosse stata lungamente quindi studiata), ma attraverso l’implemento delle attività di ricerca prima e coltivazione poi in altre zone della regione, segnatamente il versante alto-medio basento-collina materana (permessi di ricerca frusci, anzi, serra s. bernardo e minori ed istanze di ricerca varie), dove le riserve paiono interessantissime fino a farle prefigurare cone probabilmente le più cospicue della regione), la zona del basso agri-sinni, la zona del litorale jonico, alcune zone del nord della regione (permesso palazzo. s. gervasio ed altri)…

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implementi che, sulla scorta delle indicazioni fornite, potrebbero portare al 2020 i volumi estrattivi in regione ad arrivare fino a 370-400.000 barili giorno, nella possibilità che, a detta dello stesso passera che ha testualmente affermato nel convegno di comunione e liberazione (quindi non una vetrina qualsiasi) la scorsa estate che prevedeva una possibilità di arrivare ad estrarre dall’appennino lucano fino al 20% del fabbisogno totale, quindi circa 450.000 barili/giorno, ed il tutto in un quadro normativo di cui si auspica una rapisa semplificazione che viene indicata testualmente nel documento…

“L’opportunità di mobilitare investimenti in questo ambito è stata però limitata da un contesto normativo e da un processo decisionale che hanno rallentato o fermato molte iniziative nel corso dell‟ultimo decennio: i tempi di attesa autorizzativa arrivano ad essere fino a 10 volte quelli previsti da normativa, sia in fase di esplorazione che di produzione, e sono molto più elevati delle medie mondiali. Negli ultimi anni si è assistito ad un marcato peggioramento dei tempi di attesa autorizzativa. In particolare, vi sono 3 principali criticità:

La complessità e i tempi lunghi del sistema autorizzativo. Ad esempio, in Italia l‟attività di esplorazione e produzione si svolge in seguito all‟acquisizione di 2 o 3 titoli autorizzativi distinti (a seconda dei casi). Gli iter autorizzativi di altri Paesi europei (ad esempio Norvegia o Inghilterra) prevedono il conferimento di un titolo abilitativo unico rilasciato su un‟area preventivamente individuata e valutata dalle autorità competenti. Anche la recente proposta di direttiva europea in materia sopprime la distinzione tra procedure di autorizzazione per l’esplorazione e per la produzione, giudicandola contraria alla prassi. Inoltre, l‟iter autorizzativo include intese tra Stato e Regioni, senza un termine ultimo per l‟espressione di pareri, mentre in tutti i Paesi produttori le decisioni di licensing sono in capo al decisore centrale. E’ da osservare che il forte rallentamento nell‟attività esplorativa e produttiva italiana si è verificato dopo il 1999, con l’introduzione delle riforme costituzionali che hanno modificato il ruolo rispettivo di Stato e Regioni nel processo decisionale (si veda il grafico riportato sotto).

Le limitazioni per le attività offshore. Le attività offshore sono profondamente condizionate dai divieti introdotti dal decreto legislativo n.128/2010 (cosiddetto “correttivo ambientale”) che ha interdetto tali attività in molte aree, bloccando di fatto la maggior parte delle attività di ricerca e sviluppo offshore e cancellando progetti per 3,5 miliardi di euro. Nessun Paese europeo ha adottato norme analoghe: ad esempio, in Norvegia non vigono divieti generalizzati ma sono state identificate alcune aree (come le Lofoten) interdette per specifiche ragioni ambientali –cosa che è comunque garantita anche in Italia dalla normativa a difesa delle aree protette, su cui il Governo intende mantenere la massima attenzione.”

…quadro normativo che già in parte è stato alterato “di straforo” in vari decreti di urgenza del governo monti e che diverrà ancora più esaustivo, allontanando del tutto la possibilità per le regioni, quindi la nostra, di opporre ragioni di programmazione altra del territorio, con il proposito ormai svelato ed ampiamente annunciato di andare verso una cancellazione o rimodulazione del titolo V della costituzione, che pure attribuiva potestà in tal senso alle regioni…

una strategia ampia e di lungo termine che si avvia a diventare concreta nel persistere di alcune condizioni attuali di instabilità politica che, nell’impossibilità al formarsi di un governo, renderebbero il ricorso ai “tecnici” quasi sicuro…

tecnici il cui interesse al petrolio lucano (proprio passera nello specifico che intenderebbe mettere le mani sulle “cartolarizzazioni” delle royalties, la loro finanziarizzazione in bond per intenderci, argomento questo che ritorna non casualmente proprio adesso, in tempi di magra assoluta e come panacea di ulteriori afflussi di denaro in regione ben oltre la consistenza delle stesse royalties), è certo e garantito…

e mentre i tecnici lavoranno al “salvataggio del paese”, questa regione dovrà prepararsi al peggio, all’arrivo cioè di altre trivelle, centri olii, oleodotti e tanto tanto tutt’apposto!!!…

e ovviamente nella solita barzelletta del lavoro che arriverà a fiumi!!!

p.s. seguiranno altre considerazioni…

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