i saggi III…

veniamo al punto 16, ovvero al superamento del bicameralismo paritario, come viene qui definito, anzichè definirlo correttamente bicameralismo perfetto (ma son dettagli questi), il punto specifico sul quale maggiormente sono d’accordo, poichè ricalca in buona sostanza la proposta di comunità lucana facente tra le altre parte del programma che abbiamo presentato al monistero degli interni per la presentazione della lista al senato, ma che lascia qualche dubbio in merito prima di tutto in merito al fatto che debba necessariamente essere costituito da tutti i presidenti di regione e da rappresentanti delle regioni, eletti da ciascun consiglio regionale in misura proporzionale al numero degli abitanti, una cosa che se da un lato finisce per far divenire il senato quella sorta di conferenza permanente stato-regioni che descrivevamo nella nostra proposta (possiamo pensare che in qualche modo qualche sua parte sia magari stata presa in esame o dobbiamo proprio pensare che sia pia illusione supporre che qualcuno non vi abbia dato un’occhiata?), dall’altro però snatura completamente la sua funzione più alta di rappresentanza, poichè ne annulla completamente il carattere di camera politica da un verso, tranne che per le questioni legislative a carattere appunto di interesse regionale, ma dall’altro gli lascia carattere politico per quanto riguarda la possibilità di emendare le leggi della camera e di partecipare al percorso di revisione costituzionale (dove ritrova il carettere di camera poliitca che perde in altre materie legislative a carattere ordinario), materie queste che necessitano di “luoghi elettivi” specifici in grado di dare origine a potestà legislative a carattere nazionale che a questo punto sarebbero delegati ad elezioni con ben altri risvolti di tipo ammimistrativo-legislativo locale…e mi pare che ci sia troppa confusione in questa proposta così come formulata…

del numero di parlamentari, di cui al punto 17, abbiamo più volte specificato la nostra contrarietà per motivi di ordine rappresentativo e non ripetermo oltre queste considerazioni che pur dovrebbero essere chiare…

ma è sulla parte riguardante il funzionamento delle camere che si trovano punti del tutto negativi, quali quella procedura d’urgenza per i provvedimenti prioritari, di iniziativa governativa, che ci pare bypassare pericolosamente ogni competenza delle camere, seppur tenti di mettere ordine ad una procedura che nella situazione attuale vede da tempo il parlamento subire le decretazioni governative in modo quasi passivo, mentre giudico buona la proposta di divieto dei maxi emendamenti per le evidenti e note ragioni di evitare “intrusioni” di provvedimenti di ben altra natura rispetto a ciò su cui si dovrebbe legiferare (vedi alcune leggine ad personam) ed altrettanto buona quella omogeneità dei disegni di legge, dei singoli articoli e degli emendamenti che renderebbe le leggi più semplici e più facilmente applicabili…ma dove sono gli strumenti reali per ottenere questi effetti?…nelle proposte non ve ne è traccia, se non in quell’accenno troppo velato alla commissione redigente che forse meglio avrebbe dovuto essere illustrata…buona senz’altro la proposta di dare un tempo di esame alle proposte di legge di iniziativa popolare entro i tre mesi dalla presentazione, ma nulla di più viene chiarito in merito, dando così l’idea che si tratti di un “pannicello demagogico”…

mentre del tutto assurdo pare la riduzione del numero delle commissioni da 14 a 9…crediamo che la complessità e vastità delle materie in esame presso le camere sia tale da non doversi per nulla considerare tale ipotesi che solo apparentemente dimostra semplificazione, ma che in realtà potrebbe ingenerare confusione e sovrapposizione di materie che crediamo debbano essere tenute ben distanti…

buona cosa l’istituzione del comitato legislativo presso il senato che così si doterebbe dell’analoga struttura di supporto legislativo già presente alla camera, mentre alla pubblicità dei lavori delle commissioni ci dedicheremo nel prossimo capitolo di questa “critica costruttiva”…

segue

 

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i saggi II…

al capitolo II del lavoro dei “saggi istituzionali”, capitolo interamente dedicato al metodo con cui realizzare le riforme, si introduce uno strano concetto di commissione mista redigente composta di parlamentari e non, senza chiarire cosa siano i non parlamentari, come pur ci si attenderebbe da un testo sulla metologia di redazione, come viene poi chiarito, di una bozza di modifica della costituzione sulla base delle mozioni raccolte in un “dialogo” non meglio specificato con le commissioni affari costituzionali sia della camera che del senato, redigendo un testo di riforma da presentersi al parlamento che lo voterà articolo per articolo senza emendamenti…si tratta di una formulazione che in parte fotocopia e supera in modo del tutto irrituale la stessa presenza delle commissioni affari costituzionali (sebbene in un capoverso si legge che dovrà presentarsi una apposita legge costituzionale di istituzione di questa commissiome mista redigente), in parte pone dei dubbi che lo stesso onida, componente “esperto” del gruppo ristretto di saggi, nel merito esplicita alla nota n. 2 del capitolo come segue:

(onida ndr)”…dissente dalla proposta di istituire una commissione redigente mista, costituita su base proporzionale da parlamentari e non parlamentari, per le revisioni costituzionali, che seguirebbero un procedimento speciale in deroga all’art. 138 Cost. A suo giudizio si rischierebbe così di innescare un processo “costituente” suscettibile di travolgere l’insieme della Costituzione, che è bensì opportuno modificare in punti specifici, attraverso il procedimento di cui all’articolo 138, ma mantenendo fermi i suoi principi, la sua stabilità e il suo impianto complessivo; e si rischierebbe di favorire progetti di revisione “totale” da votare “in blocco“. Si dovrebbero invece approvare con il procedimento di cui all’art.138 distinte leggi costituzionali per ognuno degli argomenti affrontati, in modo da consentire che su ciascuna di esse si esprimano prima le Camere e poi gli elettori con il referendum. Una modifica dell’art. 138 – ma a regime, non come deroga una tantum – sarebbe a suo giudizio opportuna per stabilire che le leggi di revisione e le altre leggi costituzionali debbano essere approvate sempre a maggioranza di due terzi nella seconda deliberazione delle Camere, e che possa in ogni caso chiedersi il referendum confermativo.”…e mi pare che il rischio che inravede onida sia del tutto razionale e reale, considerando i soggetti politici presenti ad oggi in parlamento, dai berluskones di prima e seconda scelta alla lega, da monti-cattolici popolari al pd implodente, da sel in estinzione controllata ai grillini ed alle loro stupidaggini bambocciali in salsa eversiva fornita dal loro capo…

al capitolo terzo meglio si esplicita la forma di governo che i saggi individuano in una continuazione dell’attuale governo parlamentare (ma razionalizzata, si legge) rispetto all’elezione diretta del presidente della repubblica secondo il modello semipresidenziale che trocva un unico sostenitore che non abbiamo alcuna difficoltà ad intuire proprio in quagliariello…si legge che “il gruppo di lavoro ha ritenuto preferibile il regime parlamentare ritenendolo più coerente con il complessivo sistema costituzionale, capace di contrastare l’eccesso di personalizzazione della politica, più elastico rispetto alla forma di governo semipresidenziale. Quest’ultimo, infatti, non prevede una istituzione responsabile della risoluzione della crisi perché il Presidente della Repubblica è anche Capo dell’Esecutivo.”…e su questo non ci pioverebbe affatto, ma di seguito si legge che “L’esperienza italiana, specie quella più recente, ha invece dimostrato l’utilità di un Presidente della Repubblica che, essendo fuori dal conflitto politico, possa esercitare a pieno titolo le preziose funzioni di garante dell’equilibrio costituzionale” e abbiamo visto come l’attuale presidente niente affatto sia stato fuori dal conflitto politico, avendone semmai diretto l’implosione per imporre forme altre di governo, chiamiamole tecniche, ben sapendo che tali non sono mai state, semmai forme di governo direttoriale che rispondevano a ben altri danti causa che non fosse il popolo italiano…

e nel successivo punto 14 si chiarisce che “

a) dopo le elezioni, il candidato alla Presidenza del Consiglio, nominato dal Presidente della Repubblica sulla base dei risultati elettorali, si presenta alla sola Camera dei Deputati (nel presupposto della riforma dell’attuale bicameralismo paritario) per ottenerne la fiducia (quindi si chiude la base politica dell’esistenza stessa del senato;

b) il giuramento e il successivo insediamento avvengono dopo aver ottenuta la fiducia della Camera (e non prima come invece accade oggi, proprio per garantire sia il rapporto fiduciario con il presidente della repubblica, sia che in caso di mancata fiducia del parlamento che sia quel governo incaricayo ad essere in carica per gli affari correnti e non l’ultimo governo della passata legislatura, come invece notiamo sta “accadendo” a data attuale;

c) al Presidente del Consiglio che abbia avuto e conservi la fiducia della Camera, spetta il potere di proporre al Capo dello Stato la nomina e la revoca dei ministri;

d) il Presidente del Consiglio può essere sfiduciato solo con l’approvazione a maggioranza assoluta, da parte della Camera, di una mozione di sfiducia costruttiva, comprendente l’indicazione del nuovo Presidente del Consiglio 8e qui si introduce senza alcun contrappeso una forma di sfiducia costruttiva delegata al parlamento che supera ogni prerogativa in tal senso che la costituzione attribuisce al presidente della repubblica);

e) il Presidente del Consiglio in carica è titolare del potere di chiedere al Presidente della Repubblica lo scioglimento anticipato della Camera dei deputati, ma solo se non è già stata presentata una mozione di sfiducia costruttiva (qui siamo ad una forma davvero sediziosa di potere attribuito al premier di chiedere lo scioglimento delle camere se non abbia ricevuto mozione di sfiducia, quindi uno scioglimento ad uso e consumo dello stesso)

al successivo capitolo si parla della legge elettorale e dopo aver indicato quale legge sarebbe da preferirsi in caso di scelta semipresidenziale, si passa ad enumerare una serie di esempi da seguirsi in caso di continuazione del sistema parlamentare, testualmente “…I modelli elettorali possibili sono diversi: il proporzionale su base nazionale proprio del sistema tedesco; il proporzionale di collegio con perdita dei resti, proprio del sistema spagnolo; il sistema misto, in parte preponderante maggioritario e in parte minore proporzionale, come la cosiddetta Legge Mattarella, per la quale si suggerisce comunque, in caso di accettazione del modello, l’abolizione dello scorporo.” in una confusione davvero imbarazzante rispetto a modelli che valgono nei sitemi costituzionali nei quali ad ora funzionano, ma che, traslati nel nostro sistema richiederebbero appunto modifiche della costituzione in tal senso che a questo punto sarebbero necessariamente precedenti o concomitanti con la stessa legge elettorale e richiederebbero tempi lunghi, nel mantenimento dell’attuale assetto che continuo a ripetere “non c’è affatto!!!”, a meno di non voler considerare proprio questa impasse istituzionale l’assetto voluto e determinato proprio da napolitano…

continua 

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i saggi?…

procediamo ad una analisi del lavoro dei 10 “saggi”, premettendo che se oggi come allora rimango del tutto convinto che si sia trattato di una “presa di tempo” o di una “refrigerazione” della crisi politico istituzionale innescata dall’assurdo voto di febbraio e dal blocco nella formazione del governo, si aggiunge ora la constatazione di una sorta di “manuale delle istruzioni” che napolitano ha voluto lasciare al nuovo presidente della repubblica – quello che si dovrà ancora fare a partire da giovedì, ovviamente – in una inusuale ed a mio modo di vedere inopportuna ingerenza in quella libertà di giudizio che è presupposto del ruolo stesso del presidente della repubblica…

qualcuno così magari griderà al “piccolo golpe”, altri probabilmente all’inutilità di questo lavoro dei “saggi” (che a mio avviso, tranne la figura di onida, proprio saggi non sono), qualcun altro in perfetto stile “tg1” ravviserà magari il “grande senso di responsabilità” del presidente napolitano, forse qualcuno più attento (tra cui permettetemi di inserirmi) sottolineerà che questo atto di formare un “direttorio tecnico di commissariamento” dei futuri governi è in perfetta continuità con l’attività di un presidente che di fronte alla crisi politica e morale del paese, figlia certo di un errata impostazione che da tangentopoli in poi ha ingabbiato il paese in una cultura maggioritaria che non gli appartiene per storia, prassi quotidiana ed atteggiamento civico, ma anche e soprattutto dei guasti demo- necrofori berluskoniani e di una cultura arraffona di quella “sottospecie darwiniana” di sinistra di governo improponibile per progetti inconsistenti ed uomini pavidi che l’hanno rappresentata, piuttosto che usare il suo potere di richiamo etico al paese, ai suoi rappresentanti politici, ma anche e forse soprattutto ai suoi cittadini per invertire marcia, ha preferito ingessare tutto in un dannoso “europeismo di maniera” di cui il governo monti è stato dal novembre del 2011 ad oggi il totem al cui altare sacrificare ogni possibilità di rinnovamento e maturazione della politica…

napolitano sbagliò in quella data del 2011 a dare incarico a monti nell’aura di salvatore della patria con sugello senatoriale a vita perchè non osò, sia pavidamente che per mero calcolo, portare il paese all’unica prova che gli avrebbe consentito di tentare di salvarsi, ad elezioni nelle quali la vittoria del centro-sinistra sarebbe stata certa, la scomparsa di berluska e del suo carrozzone di comparse tragi-comiche altrettanto, impossibile la nascita di un centro montiano e l’ascesa di grillo di fatto bloccata sul nascere…e sbagliò per pavidità tipica dell’uomo politico e della sua storia politica (inutile ripercorrerne le tappe che presuppongo note a molti) e per il mero calcolo di chi voleva tenacemente imporre un “nuovo ordine” al paese a costo di sabotarne la crescita e la maturazione culturale che elezioni in quel momento tragico avrebbero ipse facto dovuto far sorgere negli italiani…il resto dell’attività del governo monti è storia di ieri (purtroppo anche di oggi), così come questa assurda gestione delle elezioni politiche anticipate di pochi mesi a fronte di una sfiducia non palesata proprio a quel governo e di una legge elettorale che si era ad un passo dall’approvare e che si è voluti così “evitare”…

perchè ciò che emerge dal lavoro dei saggi rispetto alla legge elettorale, perno intorno a cui necessariamente ruota la vita democratica dui un paese, è che la loro proposta è una convinta “limitazione dell’accesso alla politica” che quel sistema misto maggioritario/proporzionale con una alta (seppur non indicata) soglia di ingresso e una contestuale riduzione dei parlamentari a 480 per la camera dei deputati che diviene unica camera politica (il senato diventa una camera delle regioni a 120 rappresentanti eletti in base alla demografia delle stesse regioni) che di fatto permette una partecipazione alla vita istituzionale ad ancor meno soggetti di quanti non siano oggi per numero di rappresentanti (e quindi di rappresentatività degli elettori) e soggetti partitici…e neppure una parola sulle preferenze…nel piccolo, da parte nostra come un contributo lasciato alla buona volontà, si era proposto un sistema elettorale misto e una sola camera politica, ma con un segno opposto a quello venuto fuori da questo lavoro – aprire la politica alle idee – ma ovviamente che peso volete possa avere una proposta lanciata su un blog, se non la speranza che qualcuno senziente possa averne percepito il sentore di rinnovamento?…

ma la cosa più assurda è che si parla di aprire la politica attraverso la necessità che i partiti siano strutture meno opache (proposte istituzionali capitolo 1 punto 6), ma la si chiude nei fatti suggerendo sia di innalzare il numero di firme per i referendum e per le leggi di iniziativa popolare (punti 8-9) a motivo che la popolazione italiana non è più quella del 1946, sia di modificare attraverso appunto la riduzione dei parlamentari il rapporto tra elettori ed eletti che se oggi è di circa 95.000 elettori per parlamentare eletto alla camera, domani diverrebbe di 125.000 per ogni rappresentante eletto, nella ulteriore limitazione che un’alta soglia di ingresso già rappresenterebbe di fatto, escludendo il voto di opinione per le formazioni minori in virtù di un ancor più marcato “voto utile”…

e poco cambia se al punto 7 (referendum confermativo delle leggi di revisione costituzionale) si rafforza teoricamente la possibilità del cittadino di dire la sua sulle ormai troppe revisioni che hanno snaturato la carta costituzionale, se allo stesso punto 8 (referendum abrogativo che verrebbe ammesso dalla corte costituzionale già oltrepassate le 100.000 firme raccolte, con un quorum dinamico calcolato sulla base delle ultime votazioni alla camera senza però indicare se sui voti validi o su quello di coloro che sono andati ai seggi ed il divieto tutto teorico di ripristinare la norma abrogata o comunque di aggirare il risultato dello stesso referendum), al punto 9 (obbligo teorico di deliberazione della camera a fronte della presentazione di una proposta di legge di iniziativa popolare), al punto 10 si introduce un assai labile concetto di democrazia di prossimità rispetto ai dibattiti sui territori circa i grandi interventi infrastrutturali (ma a spese dei commitenti!!!), il risultato non conduce verso maggiore partecipazione, ma verso la teoria di una maggiore partecipazione assunta a postulato tutto da dimostrarsi nelle discrepanze tra democrazia formale e democrazia concreta, con l’enunciato al punto 11 principio di legalità che rimane a “pannicello caldo”…

continua…  

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