23/04/2013

cito una frase di chi mi è caro e traslo nel mio…
fin quando una determinata proporzione tra lucani da cortile e lucani da fatica non sarà superata, nulla, ma proprio nulla cambierà in questa regione – ne siano certi i rivoluzionari appena giunti che utilizzano, strumentalizzandolo, il lavoro altrui e che ben farebbero a chiedersi se non siano loro stessi strumenti…
il problema semmai è conoscere l’esatta proporzione su cui si fonda l’equilibrio che tiene a galla questi poteri…

miko somma

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verso il presidenzialismo?…dalla strategia della tensione alla strategia della nevrosi collettiva

dunque venerdì scorso nel primissimo pomeriggio, quindi appena fatto ed accolto con una standing ovation dell’assemblea dei grandi elettori pd il nome di prodi per la presidenza della repubblica, me ne sono andato in campagna lasciandovi con un breve post di cui cui riprendo una piccola parte… “ci saranno dalla quarta votazione del pomeriggio franchi tiratori da ogni parte…”, e che a suo modo è risultato vaticinante, ed  ho quindi chiuso debordianamente ogni comunicazione (persino il cellulare), tranne avvalermi di un breve riassunto delle giornate politiche che quotidianamente a sera un collaboratore di comunità lucana mi teneva telefonicamente…

non è che avessi la palla di cristallo nell’indovinare il “tiro al piattello” che su prodi si sarebbe scatenato, ma il gioco mi era subito apparso semplice in qualche modo, vista sia la deriva a cui si era ormai avviato un pd lacerato da folli edonismi twittewriani al limite dell’incomprensione e da troppe e profonde differenze di visione programmatica, dopotutto presenti sin dall’atto fondativo del partito, differenze tanto profonde che nei fatti evidentemente neppure più quella logica del “potere per il potere” non riusciva più a tenere insieme in una sintesi…un partito dilacerato, dunque, che si avviava al patibolo di un nome da scarificare alla stupidità, all’arrivismo, al calcolo, pensando forse più ad una merenda che ad un passaggio politico rischioso, avendo già avuto (e neppure presa in considerazione) la possibilità concreta sia di proporre per primo, sia di accettare una volta proposto anche se dall’odiato grillo, il nome di rodotà come candidato presidente, nome illustre e che pure nella sua base era reclamato come una scelta chiara…ha prevalso però nei suoi gruppi dirigenti – è questa è ormai storia – la necessità di fare altro, di fare cioè una scelta che equivaleva al suicidio di un partito, non avendo nei suoi gruppi dirigenti per nulla compreso la lezione venuta dal risultato delle elezioni, quella necessità di riconnettersi fortemente alla base e superare la genetica autosufficienza un po’ spocchiosa del ritenersi sempre in qualche “giusto”, trovandosi invece in un brodo di coltura di personalismi del tutto fuori luogo…ma è appunto già storia!!!…

il presente si chiama rielezione di napolitano dopo che i partiti (pd, pdl, scelta civica) lo hanno “pregato” nello spaventoso stallo che si era creato di rimanere al suo posto a “governare” un passaggio politico ed istituzionale che sarebbe folle pensare risolto con la sola rielezione di questi alla “cattedra” di decisore delle sorti del paese, visto che molti sono ancora i problemi di natura politica ed umana che sono (o appaiono) del tutto indifferenti alle sorti stesse del paese…una scelta, quella di napolitano (di cui comunque deve essere sottolineato il carattere di sacrificio dell’accettare alla sua età simile fardello) che appare quindi disperata…appare, appunto!!!…

come mi ero dato pena di avvisare in sette lunghi articoli sul lavoro dei saggi, “ordinato” proprio da napolitano, le visioni del presidente della repubblica erano e sono già tutte perfettamente ed analiticamente indicate proprio in quel lavoro che ridisegna la forma dello stato in un percorso costituente poco chiaro nei modi e troppo chiaro nelle finalità e traccia così un sentiero stretto che se prima della rielezione di napolitano era una indicazione capziosa al lavoro del presidente e del governo che sarebbero venuti, ora e dopo il discorso di questi tenuto davanti alle camere riunite, diviene la strada maestra o il presidente, in mancanza di supporto dai partiti, assumerà comportamenti adeguati – e sono sue parole che sottolineo – “di fronte al paese”…di fronte al paese, quindi, e non di fronte al parlamento!!!…

pochi hanno forse sottolineato il carattere minaccioso di questo passaggio che di fatto, pur inneggiando il presidente nel corso del discorso e nei suoi saluti finali proprio al parlamento ed al suo ruolo di “luogo del confronto e del dialogo” che giocoforza deve essere ritrovato, ritenendolo nel perdurare di questa situazione evidentemente poco adatto a gestire la complessità del lavoro istituzionale (come sottolineato in qualche passaggio), lo dequalifica senza appelli se non si seguirà proprio la strada che il lavoro dei saggi ha indicato e lo dequalifica al punto tale che in questa ipotesi egli, superando ogni logica istituzionale, si rivolgerà al paese e non al parlamento che pure lo ha eletto per “trarre le dovute conseguenze”…in sintesi il presidente dice chiaro e tondo “mi avete rivoluto perchè non eravate in grado di gestire la situazione ed ora si fa come dico io e basta!!!”…

cosa significherà ora questo nella sua ratio è già chiaro, ridisegnare la forma dello stato attraverso le profonde modifiche costituzionali partorite dai saggi (ed è chiaro a tutti o quasi, immagino, quanto quel disegno fosse già da anni ed anni al centro dei dibattiti in corso nei salotti buoni dell’economia e della politica ad essa più vicina…di salotti che i più avvisati tra i lettori non faticheranno affatto a prefigurarsi), rimanendo semmai in questione per qualche ora ancora la forma in cui questo si materializzerà (e credo che i nomi e la composizione del governo non saranno quelli del gossip o quanto meno non del tutto), ma non l’intento di essere un “governo forte di un presidente forte”, altro che governo dell’incucio o governo delle larghe intese (che è poi la versione berluskoniana “elegante come certe cene” dell’inciucio stesso), a cui il parlamento (e quindi i partiti) supinamente dovranno inchinarsi, se proprio non riusciranno a trarre gioia da una “festosa e convinta” partecipazione alla cerimonia del “tutti insieme per il bene del paese”, la formuletta retorica con cui si chioserà ogni attività del governo che verrà!!!…

governo che ovviamente dovrà mettere in campo attività tali da “fermare” alcuni effetti della crisi economica, agendo sull’occupazione in primis e portando a compimento quella riforma del lavoro che partendo dal pasticcio della fornero ridisegnerà il rapporto legislativo che pur finora organicamente ne era alla base in quanto creatore di situazioni oggettive di diritti (sostanzialmente si dirà meno diritti per più occupazione), sulla tassazione introducendo alcuni concetti plastici di una tassazione sempre più spostata sul consumo che sulla produzione o la rendita (che a mio avviso rimarrà tutelata come oggi), su livelli di assistenza sociale e pensionistica che immagino sempre più spostati sul privato, e via discorrendo verso quella sorta di thatcherismo postumo che in italia surrettiziamente se finora si è tentato, a volte con successo, a volte inutilmente, di imporre (esistendo ancora partiti in grado di far valere opposizioni coerenti e di sistema a simili “modernizzazioni”, partiti che – guarda caso – oggi di fatto non ci sono più!!!) e che oggi potrebbero trovare humus fertile in cui maturare…

il tutto mentre il parlamento proseguirà nell’opera che fu dell’ultima fase del precedente, approvare tutta l’attività decretativa governativa in tempi rapidi e con poche obiezioni, e che oggi a maggior ragione sarebbe esaltata, e qualche commissione (altro che costituente) procederà a “revisionare” LA COSTITUZIONE in un senso che addiviene nel suo senso più profondo al presidenzialismo, essendosi nel frattempo passati dalla rapida ed assai transitoria politicizzazione della carica di presidente della repubblica ad una forma pericolosa di “personalizzazione carismatica” della stessa, percorso questo che transiterà gradualmente prima attraverso forme di semi-presidenzalismo (elezione diretta del capo dello stato) che, seppur per ora escluse dal lavoro dei saggi non mancheranno di ritornare, terminando immancabilmente in quella paventata riforma presidenzialista che seppur funzionante bene nei suoi pesi e contrappesi in alcuni paesi (vedi francia o usa) a cosa mai potrebbe condurre in un paese tanto suggestionabile quale il nostro storicamente ed ancor ieri alle scorse elezioni ha mostrato d’essere?

non si dovrà lavorare molto nell’analisi del passato del nostro paese per trovare progetti in tal senso, cambiando forse i mezzi (dalla strategia della tensione alla strategia della nevrosi collettiva alimentata sui media e sui social network), ma non le prospettive di progetti lunghi che stanno forse per avviarsi ad un complessa fase conclusiva e che, a mio modesto avviso, sono stati “aiutati” anche attraverso chi con la forza degli insulti ha palesato la necessità di “rompere il sistema” pur non avendo affatto progetti e soluzioni utili a sostituirlo, creando uno squilibrio nei numeri parlamentari che avrebbe portato, come d’altronde da molti indicato, alla situazione di ingovernabilità attuale…che facesse parte del grande gioco?…

miko somma

 

p.s. e come al solito scrivo di getto…vorrete così perdonarmi gli eventuali errori di battitura      

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