28/05/2013

“…la speranza ha due bei figli: la rabbia e il coraggio. La rabbia nel vedere come vanno le cose e il coraggio di intravedere come potrebbero andare”.

s. agostino

n.b. grazie ad alessandro che, nel corso di un commento su fb, mi ha ricordato questa frase

…ed aggiungo che sulla scorta di questa frase e dello status precedente, proverò a costruire un discorso serio per questa regione!!!

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28/05/2013

a quanto pare, chi semina troppo vento raccoglie pochi voti…

miko somma

p.s. magari qualcosina in merito la scrivo…

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24/05/2013

chiaro che i partiti devono ritornare ad essere macchine di ragionamento collettivo in maggior parte volontaristiche e con bilanci più accorti alle spese, ma stante che i costi ci sono comunque e non del tutto comprimibili, con l’abolizione tout court del finanziamento pubblico le entrate degli stessi sarebbero costituite dalle rimesse degli eletti, dal libero finanziamento degli iscritti, da donazioni, etc etc…  
 
a qualcuno viene per caso in mente che così facendo si lascia spazio libero ai finanziamenti più o meno velatamente lobbystici ed al prevalere di strutture di raccolta fondi sempre più “americane” all’interno degli stessi partiti, così quasi completamente orientati dal segno di alcuni finanziamenti cospicui?…
 
non è forse poco casuale che proprio enrico letta si faccia interprete di una abolizione che di fatto spalanca la porta ai lobbysti sin da questo consiglio dei ministri?
 
miko somma
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24/05/2013

è già da un bel po’ che tento di far comprendere che, in presenza di un pavimento sporco, per pulire in genere non si smantella il pavimento, ci si arma di scopa, paletta, mazza e straccio, e di buona volontà si comincia a lavorare…olio di gomito quindi!!!

questo vale a dire che se questa classe politica lucana fa schifo la si cambia, mica si destruttura la politica per poi magari dare la possibilità a gentaccia come me tra qualche anno di dire “visto?…ve lo avevo detto!!!”

miko somma

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24/05/2013

con tutto il rispetto per gli imprenditori seri (e ne esistono!!!), quando li sento parlare nei convegni di cosa servirebbe al bene del paese (più o meno sempre le stesse cose), non riesco mai a non pensare a quanto per loro il bene del paese non sia il bene del proprio profitto…

mettiamoli in condizione di lavorare bene, di avere liquidità, certezza del diritto, minore burocrazia, un mercato sano ed un sostegno di sistema dallo stato, ma non dimentichiamo che la buona parte dell’evasione fiscale e del lavoro nero proviene dalle loro fila e richiederebbe una deontologia (ed un rispetto delle leggi) che finora non si è vista nella pratica se non sporadicamente…

soprattutto non dimentichiamo che il ruolo sociale dell’impresa non è solo fare profitti, ma assicurare il concorso di questo al benessere sociale del paese, di tutto il paese, a cominciare dal livello salariale e dei diritti dei propri dipendenti

miko somma

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24/05/2013

la strada maestra per impedire le ondate di privatizzazioni che sono dietro l’angolo nella scusa della crisi economica è pretendere che il pubblico funzioni bene, benissimo – anzi, perfettamente!!! – e che ritorni a reclamare la strategicità di alcuni servizi come “motivo” per rispondere picche agli alfieri europei e nostrani del liberismo

miko somma

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23/05/2013

sempre più convinto che la strada maestra per la ripresa economica del paese passa per due grandi piani di largo respiro, uno ripristino idrogeologico/prevenzione sismica, due strategia nazionale di ripristino e cura dei beni culturali, storici e paesaggistici…all’industria manifatturiera, vero motore economico, non servono piani, ma servono denari che le banche non danno e certezza del diritto e dell’equità che lo stato non garantisce più da tempo…

miko somma

p.s. lo dissi a suo tempo, è stato un gravissimo errore quello commesso dal monti di non volere le olimpiadi

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ma abbiamo una cultura della prevenzione sismica?

premetto che in genere le simulazioni del rischio, di qualsiasi rischio, mi lasciano sempre molto perplesso quando si fanno stime sul numero di coinvolti, soprattutto poi quando si tratta di terremoti…ma andiamo con ordine e prima di tutto diamo un’occhiata alle cifre che secondo un lvoro pubblicato sull’espresso la protezione civile stima possano avere sisma del massimo grado fino a quel momento registratosi storicamente in una data zona (i dati sono dettagliati città per città)…

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/terremoto-se-succedesse-oggi/2207135

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/quanti-morti-se-arriva-la-scossa/2207330

quindi per la città di potenza, l’unica città lucana coinvolta in questa analisi (che però esclude tanti altri comuni, anche grandi, di una regione praticamente tutta sismicamente sensibile) i coinvolti in crolli (quindi morti e feriti a vario titolo) sarebbero 19.053

un numero impressionante, a quanto pare, pur se l’analisi non sembra tener conto di fattori importanti quali gli orari ai quali un sisma può verificarsi e in qualche modo in rapporto proprio a questi, vedere amplificati i propri effetti in termini di coinvolti nei crolli (chiaro che un sisma notturno coinvolge naturalmente un numero maggiore di soggetti e via discorrendo per altri orari quali quelli scolastici e lavorativi)…

così queste analisi della protezione civile, pur eseguite con criteri di massimizzazione del danno, quindi nella loro ipotesi peggiore sulla scorta del “possibile osservato”, quindi la massima intensità registrata storicamente (cosa che non esclude però che un sisma possa avere intensità maggiori di quelle finora conosciute) e senza tener conto affatto delle differenti scale di valutazione della potenza di un sisma (ricordiamo che la famosa scala mercalli era un criterio di valutazione che si basava sul danno procurato agli edifici e quindi in quanto tale molto influenzabile dai criteri costruttivi e dai materiali più o meno poveri utilizzati per realizzare manufatti, mentre la più esatta scientificamente e moderna scala richter analizza la magnitudo, quindi la potenza generata ed osservata in termini di onda sismica), vanno prese con le pinze, soprattutto nella loro qualità ansiogena, in quel grado cioè di scatenamento di ansia collettiva che una loro frettolosa pubblicazione può generare…

mi spiego meglio…il problema non sta nella pubblicazione di questi dati (ed andrebbero verificate le fonti e le metodologie di ottenimento dei dati stessi), quanto nella inesatta dimensione che una loro pubblicazione senza indicare i parametri di riferimento e le modalità di classificazione del dato di previsione possono scatenare nella psiche collettiva…

dire che a potenza infatti in caso di un forte sisma (ed a questo punto siamo poi certi che il terremoto dell’80 sia stato quello più potente fino ad oggi registrato proprio in mancanza di un criterio di comparazione tra scala mercalli, usata dal 1902, e scala richter, 1935?) oltre 19.000 persone rimarrebbero sepolte, da un esercizio analitico di valutazione del rischio rischia di passare per un catastrofismo ed occultare invece il vero dato, quello di una prevenzione sismica, in italia come da noi, pressocchè assente o comunque molto deficitaria, tanto che manca allo stato attuale una valutazione edificio per edificio rintracciabile in qualcosa che possa somigliare ad un “fascicolo del fabbricato” in grado per esempio di far stabilire mappe esatte di rischio locale, mancando allo stesso tempo quella cultura della protezione civile che dovrebbe far pensare prima che gli eventi accadano alla informazione della popolazione (penso a quanta gente conosca luoghi di raccolta, vie di fuga, codici di comportamento, regole di primo pronto soccorso, etc etc)…

la mancanza di una seria ed uniforme cultura della prevenzione che dovrebbe permeare tanti settori, dalle costruzioni alla gestione delle strade e delle reti di servizio e soccorso sanitario e logistico, questo a mio modo di vedere l’unico vero messaggio che passa dal contenuto ai due link, e questa sicuramente l’unica maniera seria di intendere questi dati che macroscopicamente sono proiezioni senza una scientificità definibile in quanto tale, ma criteri di valutazione sulla scorta di elementi non indicati e probabilmente neppure indicabili, pur riscontrando comunque elementi oggettivi che non sono nei grandi numeri in quanto tali, ma nelle necessità anche logistiche che sorgerebbero se tali eventi si verificassero…

così se vogliamo stare al senzazionalismo un po’ becero ed alla cultura della costruzione dell’ansia tanto cara ai programmisti tv e di alcune testate giornalistiche o all’amplificazione delle stesse ansie nella costruzione di ipertesti nevrotici tipici per esempio dei social network e tutti ben orientati verso alcune costruzioni post-politiche, ciò che possiamo leggervi è la catastrofe prossima ventura di cui probabilmente accusare la politica in un giudizio ormai olistico che la vede coinvolta in ogni male od evento tragico, dalla scomparsa dei dinosauri alla notte di san bartolomeo, ma a voler essere più oggettivi e maturi, ciò che emerge è la necessità per un paese tanto esposto alla furia di alcuni eventi ed all’incuria degli uomini come il nostro, di ripensare alcune forme produttive per il nostro futuro a partire dall’oggi in funzione proprio di queste esigenze di protezione di un popolo e di un territorio per sua natura tanto fragile quanto meraviglioso…

qualcuno per esempio ha mai valutato l’importanza anche di stimolo economico-occupazionale alla ripresa del paese di un piano pluriennale speciale di ripristino idrogeologico e mitigazione del rischio da affidarsi sia nella progettazione locale che nell’esecuzione preferibilmente a cooperative di giovani disoccupati, sottoccupati e precari?…

beh, qualche stimolo del genere nel nostro programma regionale pur lo troverete e non in funzione di pannicello caldo, ma di una nuova idea di gestione della società

miko somma

  

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capaci…

“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.”

Giovanni Falcone

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23/05/2013

ciò che davvero serve in questo momento è avere una testa attiva e ben piazzata su spalle larghe che si reggono su una schiena dritta

miko somma

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ansa – GENOVA – Don Andrea Gallo, 84 anni, e’ morto. Lo ha reso noto a Genova il portavoce della Comunita’ di San Benedetto al Porto, Domenico Chionetti

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una lince sull’appennino

qualche bella notizia non guasta e se non la si “estingue” di nuovo, anzi le si lascia spazio e tempo per vivere e riprodursi, in breve, seguendo la naturale migrazione degli individui legata all’acquisizione di propri territori di caccia, l’appennino intero potrebbe tornare a popolarsi di questa specie importantissima per il riequilibrio faunistico delle nostre montagne
 
Avvistata una lince sull’appennino forlivese: dal 1920 è considerata specie estinta in Italia.
eccovi il link alle foto dell’importantissimo avvistamento
 
n.b. pare che purtroppo la lince avvistata sia una lince nata in cattività ed in qualche modo sfuggita ai suoi “carcerieri”…peccato, sarebbe stata una bellissima notizia!!!
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22/05/2013

aspettare i dati istat per rendersi conto della sofferenza economica (e così sociale) di milioni di italiani e poi emettere dolenti comunicati di solidarietà è un esercizio ipocrita di stile e neppure serve invocare di continuo la parola crescita se non si interviene sul sistema di redistribuzione del reddito che è affidato alla tassazione generale…così a cosa servirebbe “crescere” del 2% se la metà di quella stessa crescita finisce sempre nelle stesse tasche?

miko somma

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un consiglio liquefatto dai fatti…

ciò che a mio avviso è emerso con una certa chiarezza dallo svolgimento del consiglio regionale di ieri è la sostanziale incapacità da parte dei consiglieri a comprendere che una fase storica, nel cui contesto si legittimava in qualche modo anche la propria elezione e presenza in quell’aula, è definitivamente tramontata…

e la cosa appare ancor più chiara nel momento in cui il presidente de filippo non si limita ad una critica formale di un operare complessivo dei rappresentanti eletti e che in qualche modo si sintetizza in quella sua frase “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, riferendosi agli avvenimenti ormai noti della cosidetta “rimborsopoli lucana”, ma scende nel particolare di una sostanziale incapacità politica ed umana degli stessi di adempiere serenamente al proprio compito e mandato, altrimenti spesso inteso come il raggiungimento di un obiettivo personale e non come “servizio” verso la comunità regionale, pur palesatasi anche precedentemente in molte circostanze (vedi qualche tempo fa la continua mancanza di numero legale per via delle numerose assenze), e che nei fatti lo stesso presidente indica come quel “nodo politico”, quel malessere di fondo che minava profondamente sia l’aula nella sua intierezza, sia la sua maggioranza e così la sua giunta…

probabile che a molti consiglieri sia sfuggito il passaggio di critica serrata che pur gli veniva mosso e che andava ben oltre l’oltraggiosa situazione creatasi con le risultanze dell’inchiesta (in quanto alla colpevolezza dei soggetti, serenamente ci rimettiamo alle decisioni ed agli atti della magistratura) e così, nel ripetersi di “suggestioni golpiste” che qualcuno nei suoi interventi intravedeva in una sorta di “procura parallela” che sovraintende alle inchieste stesse o di strali verso un “quarto potere”, la stampa, rea a loro avviso di aver amplificato le risultanze delle stesse inchieste in una sorta di corollario-campagna diffamatoria, a nessuno o quasi di costoro è passato per la mente che forse il vero nodo politico intorno a cui si è avviluppata sia la giunta regionale e la sua azione amministrativo-politica, che il consiglio ed il suo essere “luogo di confronto democratico”, nell’inconsistenza di un programma in grado di dare risposte ad una regione sempre più in affanno ed alla ricerca di soluzioni programmatiche di lungo respiro, coincideva stranamente con una grave “carenza etica” del personale politico che probabilmente è la dante causa principale di quelle stesse inconsistenze programmatiche…

in altre parole, tutto crolla non perchè vi sia stata una inchiesta che ha messo a nudo “poverismi indecenti” coltivati in una cultura del privilegio spiccio, ma perchè quella inchiesta è il paradigma evidente di una sostanziale inadeguatezza di una classe dirigente più attenta alla cura dei propri interessi personali e di collegio, agli equilibri tra clan politici ed ai vari “cicisbeismi” dell’apparire piuttosto che dell’essere, che alla reale comprensione del proprio ruolo di rappresentanza e cura degli interessi collettivi…

ed il nodo allora è ancora più strettamente politico di quanto si possa supporre, tanto stretto da inficiare la continuazione stessa di una fase storica iniziata nella nostra regione nel 1995 con quel patto tra post-dc e pds che molte volte ho indicato come l’esperimento intorno a cui dieci anni dopo nasce il pd, il nodo cioè è nell’essenza della motivazione etica alla partecipazione alla vita politica della nostra regione…

peccato che a molti siano sfuggiti molti passaggi del discorso di de filippo che probabilmente molto in ritardo prende atto di una situazione che qualche tempo fa, in occasione di un incontro organizzato in un hotel di villa d’agri da un comitato locale contro il petrolio al quale il presidente era presente, io stesso nel mio intervento ebbi a ricordargli come la necessità di sciogliere quel consiglio rivalatosi inadeguato moralmente alla compresensione della fase storica regionale e mettere in moto una revisione profonda degli obiettivi programmatici per tentare una “sterzata” ad una regione altrimenti senza prospettive che divenire un campo petrolifero…nacque forse allora la “moratoria” più volte richiamata da de filippo nei suoi due interventi di ieri di fronte ad un’aula più preoccupata di “ripensarsi senza scranno” che di comprendere che a volte occorre “farsi da parte” in nome di interessi molto maggiori dei propri personali…

ma dire che la colpa è tutta dei consiglieri regionali sarebbe ingeneroso, anche di fronte alle “pesanti” inadeguatezze del programma intorno a cui governava una giunta e che, in qualche modo è concausa di quel decadimento morale in cui “un uomo solo è al comando della corsa”, con le sue idee senza confonto e le sue visioni senza giudizio, e tutti gli altri vegetano in un parassitismo gregario nel quale è giocoforza nasca e cresca una cultura infame del “vizio figlio dell’ozio”…

e quel vizio figlio dell’ozio era ed è probabilmente l’unica ragione per la richiesta di alcuni consiglieri di continuare l’azione di giunta, chiedendo al presidente di ritirare le dimissioni, certo nella convinzione che finora si era ben operato e non mai nel dubbio che finora male e poco si era fatto in tre anni di vita della consiliatura per tentare una “salvezza” della regione che postula nuovi programmi e nuove pratiche delle quali mi sia consentito dubitare della capacità stessa di alcuni di comprensione del solo significato semantico…

un consiglio regionale liquefatto dai fatti si è dunque tristemente chiuso, e questo è un fatto!!!

ma occorre ripartire, e presto, ed il momento non è più quello delle sole analisi, ma della ricerca spasmodica di soluzioni che nessuno ieri ha indicato e che credo vadano ormai cercate fuori dalle presenze in quell’aula e fuori dai recinti partitici finora operanti…soluzioni che, lungi dal cadere in tentazioni demagogiche o gattopardiste, devono partire da un punto, un programma vasto ed ambizioso, verso cui far convergere le linee di pensieri politici differenti, ma accomunati dalla necessità di dover far sintesi sui bassi numeri che la nostra regione possiede di fronte alle minacce possenti che ormai muovono con evidenza verso la nostra terra e le sue risorse…

il programma c’è, nella ovvia e necessaria evidenza di un confronto aperto e franco che lo renda migliore e più condiviso…servono adesso le linee convergenti!!!

miko somma  

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21/05/2013

bene, con la formalizzazione in consiglio delle dimissioni di de filippo, ora non ci sono più scuse se si vuol cambiare la regione davvero, senza cedere a demagogie o gattopardismi…adesso è il momento di divenire operativi su un progetto

miko somma

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