Comunicato stampa di Comunità Lucana

questa nota stampa non è stato inviata al sito istituzionale di basilicatanet, visto quanto già da noi espresso circa l’opera di confusione che puntualmente viene messa in atto o per imperizia (e ci può stare visti i criteri) o per cosciente manipolazione bulgara (cosa molto più probabile) delle affermazioni dei comunicati, il cui senso non andrebbe distorto, ma semmai solo adeguato alle esigenze di spazio concessogli in ciò che dovrebbe essere una sorta di rassegna dei comunicati inviati

tale attività riprenderà solo a seguito delle scuse ufficiali del sito basilicatanet

 

 

Ora serve un progetto Lucania

Che una giunta regionale cada non su un nodo politico e/o amministrativo irrisolto, ma sulle miserabili, seppur presunte ed esclusivamente da accertarsi in via giudiziaria, piccole gesta di abuso quotidiano della propria posizione di personaggi ormai genericamente definiti dall’opinione pubblica come “ladri di polli”, se è a suo modo sintomatico di una preoccupante decadenza etica trasversale che attraversa la nostra regione come l’intero paese, rivela d’altronde che il tema di un progetto reale per questa terra, in sostanza ciò che legittimamente ci si attenderebbe dalla politica, passava e passa in secondo piano rispetto alle sorti personali legate all’esercizio della stessa, esercizio in nome del quale persino l’abuso manifestatosi veniva considerato la fisiologia di una rendita di posizione piuttosto che patologia di una malversazione consumata più sulla fiducia popolare accordata che sul reale danno procurato.

Che la giunta non cada quindi sui propri scadenti risultati, frutto di politiche miopi e senza radicamento nella realtà che non sia il clientelismo baronale o l’asservimento ideologico ad alcuni dogmi economici manifestantisi in slogan senza concretezza, ma sulle scadenti qualità morali di alcuni suoi componenti, nonché di buona parte dell’espressione stessa della volontà popolare, il consiglio, è cosa che avrebbe dovuto innescare da subito riflessioni ampie sulla qualità stessa della partecipazione alla vita politica, se essa cioè debba essere frutto di aspettative personali o piuttosto adesione ad un progetto derivante da una visione, e non dietrologie sui motivi che hanno spinto il presidente a prendere atto di una realtà già ben leggibile da tempo e che stupisce semmai venga da questi riassunta nella scoperta di scarsa qualità etica piuttosto che nell’assenza di progettualità del personale politico regionale.

Ma oggi non c’è tempo per analisi socio-antropologiche di nuovi familismi amorali o per “batmanesimi” alla lucana, oggi è tempo di progetti per ridare fiato e speranze a questa regione in visione dell’ormai prossima, anticipata scadenza elettorale, dove proprio in mancanza di questi si rischia, tanto per citare il compianto Gesualdo Bufalino, uno sterile confronto senza vie d’uscita tra “gli imbecilli che vogliono cambiare tutto ed i mascalzoni che non vogliono cambiare nulla…”, e dovremmo ormai aver compreso che se i primi nutrono di mestolate di demagogia del cambiamento, i secondi versano dosi abbondanti di realismi riformisti alquanto gattopardisti, entrambi inadatti alla fuoriuscita dal nodo in cui si strangola la nostra regione, un’economia ed una società asfittiche e senza prospettive poiché senza un progetto che guidi una sua necessaria evoluzione.

Progetto che come Comunità Lucana abbiamo da tempo elaborato e reso pubblico, utilizzando anche lo strumento delle scorse elezioni politiche dove la nostra partecipazione aveva il solo senso di parlare progettualmente di questa regione, e che crediamo fortemente rappresenti la punta più avanzata di un differente “pensare Lucania” che trova le sue motivazioni nell’esaltazione delle peculiarità del territorio da porre a volano di forme endogene di sviluppo che rispondano in primis alle necessità sociali senza il rispetto delle quali crediamo l’economia diventi una crudele aridità tecnica ed in secondo luogo agli obblighi di preservazione del territorio e delle sue risorse per le future generazioni.

Così, quando parliamo di risorse materiali e immateriali del territorio da usare a volano di sviluppo, se provinciale sarebbe considerarle limitate al condensato che da noi se ne fa nelle innumerevoli sagre in cui auto-celebriamo il culto della lucanità ridotto all’enogastronomia ed al turismo-spot, auto-lesionista sarebbe non pensare a ciò che per “altri” esse rappresentano, se “pensate” ad idrocarburi, acqua e vuoto antropico di cui crediamo sia volontà di alcune corsorterie cibarsi presto.

Poiché se è vero come è vero che le preoccupanti forme di azioni decretative che contraddistinsero il precedente governo, tendenti da un verso alla limitazione di alcuni effetti della riforma del titolo V della costituzione, segnatamente alle materie di concorrenza tra stato e regione all’art. 117, tra cui materie energetiche e grandi reti infrastrutturali, da un altro gli accorpamenti in macro-regioni furono impediti dalla precipitazione elettorale, ritroviamo oggi questi progetti integri nel lavoro dei cosiddetti saggi che in un governo a forte tutela presidenziale viene posto a linea guida. Ed incrociando questi dati di fatto, che limitano le potestà regionali, alla Strategia Energetica Nazionale, recentemente e proditoriamente approvata da un governo tecnico che pur doveva limitarsi alla sola ordinaria amministrazione – ed una strategia energetica nazionale è tutt’altro che affare corrente! – che chiaramente indica nell’obiettivo di arrivare presto a sostenere tra il 15 ed il 20% del fabbisogno energetico del paese attraverso sviluppo delle fonti nazionali di idrocarburi che non si fatica molto ad individuare come quelle lucane, il gioco prospettato e progettato per questa regione è presto fatto e riassunto nell’obiettivo di arrivare presto ad estrarre circa 450.000 barili/giorno di petrolio ed una quantità al momento imprecisata di gas dal nostro sottosuolo.

Ora pensare che queste dinamiche non abbiano una loro innesto nelle prossime elezioni regionali è o sarebbe il frutto di una pubblica opinione avvelenata più dal contesto di ruberie in cui sacralizzare uno sdegno ormai cronicizzato verso l’intera classe politica che dalla preoccupazione per la mancanza del progetto politico a contrasto del sacrificio di una terra in nome di un malinteso interesse nazionale, con gli atti oppositivi che sia nelle sedi di competenza che nelle piazze hanno pari dignità, ma soprattutto con la messa in campo di strategie comuni di fuoriuscita locale dalla crisi storica che poste al minimo comun denominatore tra tutte le forze in campo, toglierebbero alito ed adito alle suadenze che ormai sappiamo esser agitate a supporto di progetti indigeribili, i posti di lavoro presunti, la crescita e tutte le “chicche” che dalla val Basento alla val d’Agri e via discorrendo, sono diventate la triste cronaca di promesse vacue in disastri conclamati.

Minimo comune denominatore che lungi dal connaturarsi come le panacee di larghe intese percepite come “inciuci” deve invece dimostrarsi come il terreno condiviso sul quale le forze politiche intendono combattersi lealmente ponendo l’interesse supremo della regione a delimitazione di una loro azione di programma che ora più che mai non può o deve mancare, pena una dissoluzione dell’entità regionale che deve essere contrastata con ogni mezzo.

Comunità Lucana farà ancora la sua parte anche ripensandosi in formule inedite e nel caso facendo il passo indietro che la serietà del tema impone ai singoli, mettendo a disposizione il suo programma, consultabile sul sito www.comitatonooilpotenza.com, come base comune sul quale costruire il dialogo laico, sereno e maturo con coloro che sono interessati al bene comune di una regione e non al bene privato di una parte. Ora serve un progetto Lucania.

Miko Somma, segretario regionale di Comunità Lucana

si litiga sugli scontrini…

a ricostruire i dati del riassetto territoriale a cui qualcuno vorrebbe sottoporre il paese (pensate solo alla strana coincidenza  tra un decreto del passato governo che non si è fatto in tempo a far ingoiare al parlamento e che si ripresenta integro nel progetto dei saggi), il futuro di questa regione si mostra quanto mai a rischio di esistenza e qui si litiga invece sugli scontrini, quasi che il problema sia quanto miserabili son stati i presunti colpevoli di un abuso odioso e  non invece quella grave assenza progettuale che attraversa l’intera disposizione delle forze consiliari e che, se ricostruita e resa organica e coesa in modo trasversale alle forze politiche e sociali lucane, sarebbe l’unica arma oppositiva a progetti di smembramento della regione funzionali all’utilizzo delle risorse petrolifere ed idriche

miko somma

Pubblicato in Blog