23/12/2013

l’effetto per me più evidente di questa crisi è che le persone stanno precipitando in una solitudine prostrante a cui non si vede via di scampo e che poco per volta avvolge di disperazione una già difficile sopravvivenza…avrò forse un’altra idea di politica, ma io credo che il compito principale di questa debba oggi essere non lasciare mai che le persone si sentano sole

miko somma

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khalid chaouki, l’italia politica che mi piace

khalid chaouki, l’italia politica che mi piace…ed a questo deputato coraggioso che indica una strada da percorrere per chi fa politica e ricopre ruoli elettivi, quella di essere “nelle cose” per cambiarle, dedico questo articolo di gad lerner che mi pare fotografi la realtà di un paese che oggi ha bisogno di chi si sporca le mani e non solo di chi fornisce una immagine utile forse come foglia di fico, ma ben poco efficace per mutare un paese che deve cominciare a prendere atto dei suoi problemi e risolverli…personalmente tutta la mia ammirazione per questo esempio di impegno civile…

 

 

La scelta del deputato Khalid Chaouki, responsabile Nuovi Italiani del Pd, che si autoreclude nel Centro di accoglienza di Lampedusa con i 219 migranti lì trattenuti in violazione della legge e in condizioni disumane, è un gesto inedito di condivisione. Un gesto davvero onorevole perché nobilita la funzione del parlamentare, chiamato a farsi prossimo di una sofferenza che ha generato scalpore ma che finora non ha rotto il muro d’indifferenza delle istituzioni.

Chaouki è un giovane cittadino italiano nato in Marocco di fede musulmana, da tempo impegnato nel dialogo contro ogni forma di integralismo. Non stupisce che incontrando i superstiti del naufragio del 3 ottobre scorso ancora detenuti a Lampedusa, e gli altri migranti in sciopero della fame contro il trattamento umiliante che loro stessi hanno filmato, sia scattato in lui un impulso d’immedesimazione. Non lo aveva programmato, aveva in tasca il biglietto aereo di ritorno a Roma. Proverà cosa vuol dire dormire al freddo e nella sporcizia di quella struttura diroccata che in troppi visitano per poi voltarle le spalle.

Il suo esempio testimonia quant’è importante che sia approdata in Parlamento l’esperienza di vita dei nuovi italiani, ormai una percentuale significativa della nostra popolazione. Ma sarebbe miope relegare la sistematica violazione dei diritti umani dei migranti a questione marginale, riguardante solo una sia pur cospicua minoranza. La negligenza delle strutture amministrative coordinate dal ministero degli Interni nel tutelare profughi e richiedenti asilo, così come la prolungata reclusione nei Centri di Identificazione e Espulsione di cittadini stranieri privi di documenti in regola, configura un degrado di civiltà cui sarebbe pericoloso assuefarsi. Deturpa la natura democratica dello Stato e quindi incrina i pilastri della nostra convivenza civile.

Già la legge Bossi-Fini e i suoi successivi inasprimenti col reato di clandestinità e con la proroga dei limiti di detenzione nei Cie, ha trasformato questi Centri in focolai di disperazione. Se otto ragazzi di vent’anni senza pendenze giudiziarie sono giunti a cucirsi la bocca per protesta nel Cie romano di Ponte Galeria, significa che l’infezione è degenerata, senza che le ripetute denunce abbiano mosso il governo a intervenire.

Decenni di allarmismo e propaganda hanno costruito purtroppo un vasto consenso intorno alle misure discriminatorie varate dai governi di destra. Ancora ieri c’è chi ha reagito con stizza alla protesta del deputato Chaouki, compiacendosi che sia tornato “fra i suoi simili” perché non riescono ad accettare l’idea che un nativo del Maghreb possa diventare cittadino italiano e addirittura rappresentante del popolo. Soffriamo un ritardo culturale drammatico che ha incentivato la pavidità delle istituzioni.

Il ministro Alfano è ancora lì che adopera espressioni anacronistiche come “prima gli italiani” per giustificare le sue inadempienze. Fingendo di ignorare che il flusso migratorio ci ha già profondamente trasformati come nazione, e che il riconoscimento dei diritti dei migranti e dei profughi rappresenta un’urgenza dell’intera comunità italiana.

Chaouki è giunto a Lampedusa all’indomani della visita del segretario del suo partito, Matteo Renzi che vuole modificare la legge Bossi-Fini. Ma nel frattempo? Ci era già andato in pellegrinaggio papa Francesco, scuotendo le coscienze. Il presidente della Commissione europea Barroso e il premier Letta vi hanno versato lacrime di indignazione. Com’è possibile che in tutti questi mesi la situazione non sia cambiata, anzi, se possibile, è peggiorata?

Sorge legittimo il sospetto che la nomina di un ministro dell’integrazione nella persona significativa di Cécile Kyenge sia stata escogitata come mero atto dimostrativo. Possibile che in tutti questi mesi nulla sia stato fatto per correggere l’obbrobrio dei Cie e del Centro di Lampedusa? Possibile che il governo non abbia varato alcuna modifica della Bossi-Fini e neppure un disegno di legge per la cittadinanza dei minori figli di immigrati?

La stessa Kyenge dovrebbe finalmente battere il pugno sul tavolo, se non vuole apparire una foglia di fico del menefreghismo altrui, come le ha ricordato nei giorni scorsi Chaouki.

Ma intanto c’è da augurarsi che l’esempio di quest’ultimo sia seguito da altri parlamentari, non solo “nuovi italiani”, perché la violazione dei diritti umani è una vergogna che tutti ci accomuna.

gad lerner su la repubblica del 23/12/2013

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23/12/2013

credo che per il principale partito d’italia i comportamenti specchiati dei suoi eletti e dirigenti debbano essere la norma assoluta ed inderogabile per parlare la lingua del rinnovamento di un paese marcescente

miko somma

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un santuario dell’età del bronzo…scoperta da validare però…

Oliveto L.: Petre de la Mola era “Santuario” dell’Età del bronzo

22/12/2013 16:31
immagine sito di Monte Croccia

immagine sito di Monte Croccia

BAS “Petre de la Mola”, il complesso megalitico situato a Monte Croccia nella riserva antropologico-naturalistica del Parco di Gallipoli Cognato, era un santuario dell’Età del bronzo. Lo hanno confermato – si legge in un comunicato diffuso da Olea-Pro Loco di Oliveto Lucano, Comune e Gruppo Archeologico Lucano – i sopralluoghi effettuati nell’area sabato scorso che hanno portato alla scoperta di altri marcatori calendariali e di un reperto dell’Età del bronzo, avvalorando così la valenza astronomica e cultuale del sito. I nuovi elementi, in continuità con i primi studi che furono condotti da una èquipe multidisciplinare guidata dal prof. Emmanuele Curti, – aggiunge il comunicato – sono emersi durante una escursione che anticipava la visita guidata, nel pomeriggio, per l’osservazione, al tramonto, del raggio di sole che si insinua nella spaccatura della roccia, nel giorno del solstizio d’inverno. E’ stato Alberto Scuderi, vice direttore nazionale dei Gruppi Archeologici d’Italia a ritrovare, all’interno di un bacino posto sulla sommità del megalite, un piccolo frammento ad impasto dell’Età del bronzo. «Questa testimonianza – evidenzia il prof. Vito Francesco Polcaro, dell’Istituto nazionale di Astrofisica di Roma che ha descritto il fenomeno dell’allineamento diretto alla posizione del sole al tramonto del solstizio d’inverno – è l’ulteriore conferma che per il calendario di pietra di “Petre de la Mola” è ormai da scartare la casualità. Eravamo già a conoscenza di due bacini artificiali scavati nella roccia per raccogliere l’acqua piovana. La recente scoperta è la prova definitiva che questo sito fosse un luogo di culto”.
Le incisioni sul calcarenite sono state scoperte dagli archeologici Ferdinando Maurici e Leonardo Lozito, rispettivamente dirigente dell’assessorato ai Beni culturali della Regione Sicilia e presidente del Gruppo Archeologico d’Italia e video documentate.

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credo che questa scoperta vada validata un po’ meglio per poterle dare una simile importantissima valenza che mi auguro fortemente e l’occasione è quindi buona per stimolare un parere specifico della sovrintendenza ai beni archeologici che non mi pare essere stata della partita…

con tutto il rispetto per le persone che hanno fatto simili scoperte, credo che sia importante un parere più tecnico, sia sul sito del ritrovamento del frammento (andrebbe meglio chiarito come sia stato trovato il reperto in questione in quella fossetta, dove, a rigor di logica, dopo qualche migliaio di anni il ritrovamento non è che lo si fa dando un’occhiatina rapida e trovando il “tesoro”, ma probabilmente scavando nei detriti che vi si sono accumulati nel trascorrere del tempo, ed a maggior ragione in un bosco, dove l’accumulo di foglie morte a formare terriccio e la crescita di muschi e licheni di sicuro hanno formato spessi strati di materiale organico), sia sulla datazione stessa del reperto che non è operazione che si fa sul campo, ma necessita di prove scientifiche da laboratorio…a cominciare dalla corrispondenza tra l’età del reperto e la datazione storica dell’età del bronzo che va dal 3500 a.c. al 1200 a.c. circa per ciò che attiene l’europa… 

staremo a vedere allora se la sovrintendenza, stimolata, darà o meno delucidazioni in merito, perché se confermata questa notizia darebbe un nuovo taglio ad una storia che in questa regione è iniziata sin dalla fine della preistoria, assumendo caratteri di rilievo  

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