23/01/2014

oggi ho fatto una cosa a mio avviso epocale…pur essendo entrato nel pd a settembre, oggi ho firmato per la prima volta un comunicato con il mio nome ed a seguire “partito democratico”…bene, ci sono e voglio provare a tirare fuori l’anima migliore di questo partito ed ai 5 stelle che rivendicano presunte primazie etiche dico “questo giochetto non vale con me”…perché nel pd c’è spazio anche per uno come me che non la manda a dire!!!

miko somma

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Comunicato stampa

a partire da questo comunicato viene ripristinato con riserva (visti i precedenti) l’invio dei comunicati verso il portale basilicatanet

La necessità di un fronte comune

Dopo anni passati ad avvertire dalle pagine dei giornali che cortesemente mi hanno sempre ospitato,  nonostante la lunghezza dei miei interventi, dal mio blog che registra ogni giorno numeri sempre più crescenti di visitatori, o durante innumerevoli interventi pubblici, sui rischi di una “petrolizzazione” della nostra regione legati a più che evidenti manovre dei comparti lobbystici trasversali a tutti i partiti, non può non far piacere che finalmente l’opinione pubblica lucana cominci ad esser avvertita dei rischi che la nostra terra corre di fronte al principale dei “bocconi” che essa può fornire, gli idrocarburi.

Tralasciando le deliranti opinioni interessate di tal Chicco Testa che volta per volta diviene nuclearista o fautore della privatizzazione delle gestioni idriche, a seconda delle sue personale convenienze o dei bisogni che si “inquini” il dibattito pubblico con interventi mirati a creare divisioni nell’opinione pubblica (oggi ritroviamo il soggetto in questione nel board di amministrazione di una vecchia conoscenza della ricerca di idrocarburi nella nostra regione, quella Medoil gas che già fu protagonista del tentativo di riperforare il pozzo di Monte Grosso e qualcuno pur ricorderà il risultato del mio personale impegno contro quell’intrapresa tanto controversa anche in termini autorizzativi), la domanda che si pone è se sia maturata in questi anni la coscienza nei lucani che sugli idrocarburi ci sono troppi punti in sospeso o poco chiari per continuare ad assentire o a far finta che nulla accada o che, peggio, tutto vada bene.

E se per caso tale coscienza sia maturata, per ragionamento o piccolo leghismo brigantista-identitario poco importa, il punto dirimente è oggi come possa fare una piccola regione come la nostra, con i suoi piccoli numeri e la sua conseguente bassa rappresentatività, a impedire quella manovra accerchiante che da tempo si stringe intorno alla terra di Lucania ed ai suoi abitanti sulla risorsa degli idrocarburi.

Non ripeterò ora quanto ripetuto più volte in merito a come tale minaccia si concretizzi tra i progetti di riforma del titolo V della Costituzione (segnatamente all’art 117 ed alle materie di potestà concorrente tra Stato e regioni, tra cui la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell’energia), progetti spesso demagogicamente camuffati come necessità di un velocizzazione dei processi decisionali, ma che non nascondono il progetto di riportare in quota statale materie che, a torto o a ragione sono state delegate sin dal 2001, tra cui appunto proprio gli iter autorizzativi di permessi di ricerca e coltivazione di idrocarburi la cui approvazione/diniego, seppur nei limiti della legislazione, è competenza regionale.

Ritornerò ad una mia proposta della scorsa estate, frettolosamente forse giudicata la provocazione di un prossimo candidato, l’indizione di un referendum consultivo che ci dia il polso di ciò che pensano i lucani di una materia che non può esser più delegata alla sola rappresentanza politica.

E quando dico che non può esser più delegata alla rappresentanza politica, non intendo delegittimare le parti che finora in materia, anche trasversalmente rispetto alle maggioranze, hanno fatto esercizio di una potestà di indirizzo non sempre accorta o lungimirante, e neppure i singoli a ciò delegati per ruolo istituzionale, quanto cercare di fare comprendere quanto sia più una volontà popolare, espressa con il sapore netto di un quesito semplice, che i residui spazi di manovra legislativi che il percorso di riforma costituzionale lascia alla regione (o le relazioni ministeriali-politiche che qualcuno crede abbiano poteri taumaturgico-risolutivo o di tampone in attesa di tempi migliori), a costituire quel “fatto politico” di cui si abbisogna per tentare con quel “fatto” o di bloccare l’iter stesso di riforma sulla materia idrocarburi e mettere di fronte lo Stato alla volontà espressa da centinaia di migliaia di lucani, quindi italiani, con un voto popolare, volontà che non può essere prevaricata perché si desidera far cassa sulla risorsa.

Istituito un referendum consultivo la cui fattispecie legislativa è già presente in alcuni statuti regionali, la domanda da porre ai lucani potrebbe essere “fatte salve estrazioni a data attuale contrattualizzate, siete favorevoli ad ulteriori ricerche o coltivazioni di idrocarburi sul territorio regionale?”

Chiaro che simili iniziative postulano un fronte comune che deve andare oltre ogni recinto partitico o di corrente all’interno dei partiti, per ritrovare un’identità comune su un problema – altro che risorsa! – di cui non si può continuare a sorvolare con la leggerezza con cui finora si è ammansita una popolazione preoccupata, ma la cui informazione in merito è flebile e contradditoria e troppo spesso affidata o agli allarmismi di maniera od ai “tuttappostismi” di scuderia in cui finora è annegato ogni dibattito sereno.

Dibattito che posto allora intorno ad un quesito semplice forse chiarirebbe all’opinione pubblica chi è a favore della continuazione di quelle ricerche ed estrazioni che la riforma del titolo V, in combinato con la Strategia Energetica Nazionale, consentirebbero senza altro freno in tutta le regione, nella logica che a una ricerca di idrocarburi con esito positivo segue sempre una richiesta di concessione alla estrazione e coltivazione, e chi invece è contrario perché creda che la regione abbia finora dato troppo e ricevuto poco.

E la questione non è solo di quelle royalties così maledettamente tanto basse ed ancor peggio gestite finora, quanto di quale sia il futuro per questa terra oltre i rottamatori ed i rottamandi.

Miko Somma, Partito Democratico.

grazie, matteo…

MILANO – Silvio Berlusconi e i suoi difensori, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo (entrambi parlamentari, ndr), sono indagati a Milano nell’inchiesta cosiddetta Ruby ter. La loro iscrizione segue la trasmissione degli atti da parte del tribunale di Milano con l’ipotesi di corruzione in atti giudiziari, in particolare dei testimoni.

Indagate nell’inchiesta anche Ruby e alcune delle ragazze che hanno partecipato alle serate ad Arcore. Le giovani sono state iscritte nel registro degli indagati perché, come ha indicato il Tribunale, sarebbero state corrotte del’ex premier Silvio Berlusconi per testimoniare a suo favore nei processi.

Il procuratore della repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati ha comunicato che sono 45 gli indagati nella inchiesta Ruby ter aperta a Milano in seguito alla trasmissione degli atti da parte dei due collegi del Tribunale di Milano che hanno giudicato rispettivamente Silvio Berlusconi, e Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti.

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chiaro, tutti sono innocenti fino a bla-bla-bla (ci siamo capiti e come sapete io sono un garantista), ma dal momento che qualche primo processo si è già concluso con forti pene e naturalmente siamo in attesa degli appelli e poi eventualmente delle cassazioni, qualche valutazione schiettamente politica pur vorrei avanzarla (i verdetti li stabiliscono i tribunali e la politica ben farebbe a tenersi lontana da ogni considerazione di ordine giudiziario)…

e nella valutazione politica dell’accaduto non può non entrare questa nuova “prova” (ricordo che siamo all’apertura di una indagine, e seppur conclamato che falsa testimonianza vi è stata, l’accertamento segue il suo iter di indagine naturale semmai condurrà ad un nuovo processo) che certo va provata, ma che butta ancora altre ombre (se mai ve ne fosse bisogno ancora) sull’operato di un uomo che francamente non mi sarei mai immaginato veder ritornare, spinto da un altro uomo politico, ma questa volta di sinistra (ed il termine è sicuramente poco adatto a quest’ultimo), al centro della scena politica del paese nella davvero inedita veste di quella sorta di costituente che di fatto assumerebbe nella costruzione di una nuova legge elettorale…

anche e soprattutto dopo che la precedente (con i suoi disastri) è stata proprio da lui fortemente voluta e praticata…

grazie, matteo renzi, grazie di averlo riportato di nuovo al centro delle cose della politica!!!…ne avevamo davvero bisogno!!!

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la basilicata che frana

vi posto questa foto, scattata degli operatori di TRM tv, a testimonianza del pauroso crollo della sede stradale che ha coinvolto ieri la strada di collegamento tra aliano e la fondovalle saurina, lasciando quasi isolato il paese, a meno di non percorrere il tortuoso tragitto che la unisce alla fondovalle dell’agri…

la nostra regione, da sempre interessata a fenomeni franosi che sono endemici a molte zone per via della conformazione territoriale e geologica, frana oggi ancor di più e con effetti disastrosi…occorre un piano generale ed urgente di tutela integrata ed intelligente del territorio, nonché quella naturale opera di manutenzione che oggi pare soltanto il ricordo di un passato quasi epico… 

tutela integrata perché non è solo il cemento (anzi!!!), ma la corretta programmazione dei territori, anche nel rispetto dei vincoli che la storia stessa poneva (perché costruire opere dove a memoria d’uomo mai si era costruito perché il pericolo era evidente), e soprattutto opere di forestazione e sistemazione idraulica che non siano strumenti di consenso o di “appaltismo”, ma frutto di una intelligente e previdente opera di conservazione dinamica del territorio, cosa che non è affatto la fine dello “sviluppo”, ma l’inizio di un nuovo e più proficuo rapporto tra l’uomo e le sue attività e l’ambiente e le sue opportunità, ma anche vincoli e necessità…

certo che se poi aggiungiamo che la strada è stata inaugurata appena un anno fa, le cose poi si tingono di fosche prospettive sulle quali credo occorra indagare, salvo lo stato di eccezionalità dell’evento che è da dimostrarsi anch’esso, e d indagare non soltanto nella direzione di chi ha fatto i lavori, ma anche di chi li ha collaudati…e magari anche autorizzati!!!    

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denunciate chi evade le imposte

ansa – ROMA – Sottratti a tassazione in Italia 51,9 miliardi nel 2013. Il dato riguarda redditi e ricavi non dichiarati e costi non deducibili scoperti dalla Gdf sul fronte dell’evasione internazionale (15,1 mld), dell’evasione totale (16,1 mld) e di fenomeni evasivi come le frodi carosello, i reati tributari e la piccola evasione (20,7 mld). Nello specifico, sul fronte dell’evasione fiscale internazionale, i finanzieri hanno scoperto ricavi non dichiarati e costi non deducibili per 15,1 miliardi. La maggior parte dei casi scoperti riguarda i cosiddetti “trasferimenti di comodo”, ossia il trasferimento della residenza di persone o società in paradisi fiscali, e l’individuazione di organizzazioni o società con sede all’estero ma che svolgono in Italia attività soggetta a tassazione. Quanto agli oltre ottomila evasori totali scoperti, hanno occultato redditi al fisco per 16,1 miliardi, mentre i ricavi non contabilizzati e i costi non deducibili riferibili ad altri fenomeni evasivi – dalle frodi carosello ai reati tributari fino alla piccola evasione – ammontano a 20,7 miliardi.

Sono 8.315 gli evasori totali scoperti dalla Guardia di Finanza nel 2013 in Italia. Questi soggetti, completamente sconosciuti al fisco, hanno nascosto redditi – che dovevano essere soggetti a tassazione – per 16,1 miliardi.

Un’attività commerciale su tre ha emesso nel 2013 una ricevuta o uno scontrino fiscale irregolare o non lo ha proprio emesso. Degli oltre 400mila controlli eseguiti sul rilascio di scontrini e ricevute dalla Guardia di Finanza nell’anno appena concluso, sono state riscontrate irregolarità nel 32% dei casi. Le verifiche, sottolinea la Gdf, sono state eseguite sia nell’ambito “dei piani coordinati di controllo, calibrati sulle singole realtà territoriali”, sia durante i “servizi quotidiani rivolti al contrasto delle varie forme di abusivismo ed illeciti in campo economico”.

E’ di quasi 5 miliardi l’ammontare dell’Iva evasa nel 2013 dagli italiani. Il dato è contenuto nel bilancio dell’attività della Guardia di Finanza relativa allo scorso anno. Di questi 4,9 miliardi, due sono riconducibili a frodi carosello, quelle basate su false transazioni commerciali con l’estero.

Per frodi e reati fiscali la Gdf ha denunciato 12.726 persone nel 2013, arrestandone 202. Dal bilancio relativo all’anno appena concluso emerge inoltre che nei confronti dei responsabili delle frodi fiscali le Fiamme Gialle hanno avviato procedure di sequestro di beni mobili, immobili, valuta e conti correnti per 4,6 miliardi. Sono invece 14.220 i lavoratori completamente in nero scoperti nel 2013 e 13.385 irregolari, impiegati da 5.338 datori di lavoro.

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sono questi i dati che testimoniano la più grave malattia del paese, a mio avviso, malattia che è certamente il sottrarre parte delle proprie attività e dei propri guadagni al fisco in un tentativo comprensibile di diminuire il carico fiscale sentito come enorme e vessativo, ma illegale alle leggi dello stato e disonesto verso quella restante parte della popolazione (in massima parte lavoratori dipendenti, ma anche professionisti, imprenditori, agricoltori, artigiani e commercianti onesti e responsabili) che paga anche con grande difficoltà le imposte anche se le sente appunto enormi e vessative, e le paga perché crede che non ci si posa e debba  sottrarre a dare il proprio tributo al benessere collettivo…

e quanto questo fenomeno dell’evasione sia un fenomeno tristemente diffuso lo si misura prima ancora che sui dati dell’accertamento (che non sono purtroppo i dati enormi di quanto ancora sfugge e dovrà essere recuperato) su quella sottocultura ancora troppo diffusa che vuole gli evasori come furbi, come pure scrivevo a breve commento del precedente post, o quasi eretti a malintesi eroi di una resistenza contro lo “stato-nemico” che è forse un dato culturale ancora peggiore, poiché su di esso in un passato recente (che a quanto pare non vuole ancora scomparire), presunti uomini delle istituzioni hanno basato campagne elettorali e messo scientemente in campo strumenti per favorire o quanto meno non recuperare il maltolto…

e se le istituzioni e la politica che le ha riempite hanno certo le loro colpe storiche e recenti in una gestione e programmazione economica del paese al grido silente di quel “tanto paga pantalone” che è il triste motto con cui si commenta lo sfascio di un paese che invece avrebbe tutte le carte in regola, vista la sua capacità produttiva, di aspirare a mete ambiziose, certo la popolazione non è esente dalle sue colpe gravi ed è tempo che da queste colpe ci si cominci ad emendare…

denunciate chi evade le imposte!!!

 

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il pesce puzza e basta!!!

(ANSA) – ROMA, 23 GEN – Sono 8.315 gli evasori totali scoperti dalla Guardia di Finanza nel 2013 in Italia. Questi soggetti, completamente sconosciuti al fisco, hanno nascosto redditi – che dovevano essere soggetti a tassazione – per 16,1 miliardi.

signori, questi sono italiani della porta accanto, non politici corrotti o finanzieri dracula…occorre trasformare quella maledetta cultura che vuole il disonesto trasformato in furbo nella percezione di massa…ed è inutile tentare di capire da dove il pezze cominci a puzzare…puzza e basta!!!

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