“la gente pensa sempre che le cose siano del tutto vere.”
jerome d. salinger
the catcher in the rye, 1951

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14/03/2014

sarebbe follia ignorare le osservazioni della camusso sul lavoro a termine senza causale per tre anni…così si incrementa ancor di più la precarietà

miko somma

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mediocrità e piattezza…

14/03/2014

è dura cercare di convincere che il miglior alleato delle compagnie petrolifere, che continuo a vedere come un pericolo, non sono solo i corrotti (che ci sono), ma soprattutto la fame di risorse per mantenere un sistema tenuto ai limiti del parassitario per motivi di consenso e di poca visione politica…malattia questa che affligge tutte le forze politiche e prova ne è l’estrema mediocrità e piattezza dei discorsi e delle proposizioni…

miko somma

p.s. e pur se conosco bene tanti attori della politica, mi spiace, ma fate discorsi davvero banali e piccoli piccoli…

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#renzact: lo statuto dei lavoratori abolito per slide

 
In sintesi gli Italiani si fidiamo solo di quelli che han scritto in fronte: ti sto prendendo per il culo. Renzi: uno show da venditore di pentole [Sabina Guzzanti]
 

di Sabina Guzzanti.

In sintesi pare che noi Italiani ci fidiamo solo di quelli che hanno scritto in fronte: ti sto prendendo per il culo. Renzi ha fatto uno show da venditore di pentole, nel perfetto stile del suo sponsor di Arcore. Ha promesso 1000 euro all’anno ai più poveri, come quello regalava case ai terremotati, senza mettere troppo l’accento sul fatto che è un provvedimento una tantum. In cambio di questo regalo i lavoratori rinunciano di colpo a tutti i loro diritti, per loro e per le generazioni future. Se prima infatti il periodo di prova in cui si poteva essere licenziati in qualsiasi momento senza dover dare spiegazioni, era di tre mesi, ora diventa di tre anni. E naturalmente si può essere licenziati dopo due anni e 11 mesi senza nessun obbligo di assunzione.

Lo statuto dei lavoratori è abolito senza dover fare non dico una legge, ma nemmeno un decreto. E’ stato abolito con una conferenza stampa illustrata con delle slide. Del resto Renzi è diventato presidente del consiglio senza che sia stato sfiduciato il governo precedente e senza essere stato votato se non con le primarie che valgono meno di un sondaggio. Bonanni e Sacconi festeggiano. La Camusso per ora tace. Il ministro Poletti che pochi giorni fa ha dichiarato che le imprese sono criminalizzate e ha proposto che il primo maggio diventi la festa dei lavoratori e delle imprese insieme più o meno con lo stesso ragionamento per cui il 25 aprile dovrebbe essere la festa della liberazione e dei ragazzi di Salò, esulta.

Sui giornali e nei talk si accapigliano quelli che dicono che non ce li ha questi soldi da regalere e quelli che dicono che invece li ha trovati. Per il resto a parte le battute sul web, tutto tace.

Siamo davvero così annichiliti da non reagire? Manco fossimo stati plagiati da una setta satanica, manco ci avessero tenuti segregati in una stanza al buio insonorizzata e sottoposto all’elettroshok? Che ci hanno fatto amici e compagni di sventura? Chiamiamo Amnesty o ci prendiamo ‘sti 1000 euro e ce li giochiamo alle macchinette?

Fonte: http://www.sabinaguzzanti.it/2014/03/13/renzact-lo-statuto-dei-lavoratori-abolito-per-slide/

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la scimmia ed il dopaggio…

14/03/2014

…e volendo stare on the road ed anche un po’ “sulla scimmia” di un paese alla ricerca del dopaggio continuo, direi che berluskoni è stato eroina, monti e letta metadone, renzi marijuana…

miko somma

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la prima donna laureata al mondo…

La storia di Elena, la prima donna laureata al mondo. Ed era italiana

Era il 1646, Venezia. La quinta di sette figli, Elena Lucrezia Corner Piscopia, veniva al mondo. Nessuno si sarebbe aspettato che, quel giorno, sarebbe nata la prima donna laureata della storia. Ed era italiana.

La storia di Elena è una di quelle che ti lasciano l’amaro in bocca. Dimostra fin da bambina di essere un piccolo genio, con capacità di apprendimento strabilianti. Nel 1665, a 21 anni, Elena sovverte già la tradizione: diventa oblata benedettina, rispetta i voti delle monache pur continuando a vivere in famiglia. Il suo punto di forza sono gli studi filosofici, ma la cultura è immensa: conosce come le sue tasche il latino, il greco, il francese, l’inglese e lo spagnolo, e studia l’ebraico.

File:Elena Piscopia portrait.jpg

Ritratto di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, Ignoto (sec. XVIII), Biblioteca Ambrosiana, Milano.

Quando, dopo essersi iscritta all’università (a quei tempi definita Studio di Padova) presenta regolare domanda di ammissione alla laurea ecco la spiacevole sorpresa. A una donna, infatti, non era concesso ricevere il titolo di dottore in teologia. Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova (fatto santo ndr), blocca tutto: la donna è inferiore rispetto all’uomo e non è capace di ragionamenti difficili, niente da fare, nessuna laurea.

Inizia, così, una lunga polemica tra lo Studio di Padova, che aveva acconsentito alla laurea, e il cardinale Barbarigo. A 32 anni Elena ottiene, finalmente, la sua laurea: gliela concedono, però, in filosofia, non in teologia. La cerimonia di proclamazione resta negli annali: aula stracolma, si decide addirittura di spostare la discussione in uno spazio più grande. Qualcuno dice ci fossero, quel giorno, 30mila persone.

Elena Lucrezia Corner Piscopia si prende la sua rivincita: ora è una celebrità, tutti la cercano, tutti vogliono parlare con lei. Anche Luigi XVI manda i suoi informatori a verificare le doti eccezionali della donna.

La vita passata sui libri, però, presenta ben presto il suo conto: è il 1684 quando Elena muore, a soli 38 anni. Tra debiti e volontà dei monaci benedettini, non rimarrà nemmeno la statua di Elena, eretta su spinta del padre.

Oggi, la riproduzione della statua di Elena si trova ai piedi dello scalone del Bo’, nella sede dell’Università di Padova. È ricoperta da pannelli di plexiglas, piena di escrementi di piccioni.

Solo nel 1969, nell’occasione del tricentenario, si muove finalmente l’Università di Padova, che avvia delle ricerche su Elena. Lo studio conferma la verità.

Bistrattata, dimenticata, osteggiata. L’Italia vanta la prima donna laureata al mondo e manco lo sa. Non un’aula universitaria intitolata, non un istituto scolastico superiore, nemmeno un misero francobollo. Elena ha un debito con il nostro Paese, ed è ora di saldarlo.

Raffaele Nappi
Fonte: corriereuniv.it

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