questioni complicate…

vi sottopongo questo interessante articolo pubblicato su “il manifesto” sulla questione calo dell’irpef, partite iva e jobs act, dove non tutto appare così lineare (e ben oltre le cifre coperte o meno di questi provvedimenti) come viene descritto dal presidente del consiglio…”manifesto” al quale chiedo scusa di non aver chiesto il permesso di pubblicare l’articolo, ma che non ho dubbi sarà senz’altro d’accordo sul rendere più nota una questione così complicata…

e per rendere più visibile un giornale a me molto caro per la sua capacità critica sempre “fuori dal coro”, vi allego il link alla pagina on-line del quotidiano http://ilmanifesto.it/

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Jobs Act, Renzi cancella partite Iva e freelance

di Roberto Ciccarelli,

Una delle stime più atten­di­bili sostiene che sono 3 milioni e 369 mila. Sono pro­fes­sio­ni­sti e lavo­ra­tori auto­nomi. Quelli iscritti alla gestione sepa­rata dell’Inps, sono 1 milione e 800 mila, all’incirca. Di solito, si usa que­sto dato per defi­nire la quan­tità del «nuovo» lavoro auto­nomo, quello che Ser­gio Bolo­gna ha defi­nito «lavo­ra­tori auto­nomi di seconda generazione».

Sono per­sone che lavo­rano per la pub­blica ammi­ni­stra­zione e le imprese. Un breve elenco delle loro pro­fes­sioni può essere utile per dimo­strare che non stiamo par­lando di pic­coli impren­di­tori, o di «par­tite Iva affluenti» come medici, avvo­cati o archi­tetti senior, anche se i «gio­vani» trenta-quarantenni lavo­rano in con­di­zioni da schiavi in que­ste cate­go­rie. Sono web desi­gner, archeo­logi, tra­dut­trici, gra­fici, pub­bli­ci­tari, copy­w­ri­ter, gior­na­li­sti free­lance, video­ma­ker, for­ma­tori, con­su­lenti azien­dali, arti­giani o attori. Nes­suno di loro, com’è stato lar­ga­mente annun­ciato, godrà degli 85 euro pro­messi in busta paga ai lavo­ra­tori dipen­denti fino ai 25 mila euro lordi da Mat­teo Renzi. Eppure, come hanno dimo­strato la Cgia di Mestre o l’Osservatorio dell’associazione XX mag­gio, que­sto seg­mento del quinto stato gua­da­gna in media poco più di 700 euro.

Su di loro grava il peso sia dell’Irpef che dell’Irap. Per­chè in Ita­lia chi ha una par­tita Iva viene trat­tato come se fosse un’azienda indi­vi­duale. Come una Fiat incar­nata nello sche­le­tro e nei nervi di chi gua­da­gna con il suo com­pu­ter, con­tratta una com­mit­tenza (sem­pre più magra, per la crisi) con il pub­blico o il pri­vato. E in più, que­sti «free­lance» — let­te­ral­mente, sol­dati di ven­tura in cerca di un ingag­gio o di un red­dito – devono pagare il 27,72% di con­tri­buti per una pen­sione che, con ogni pro­ba­bi­lità, non vedranno mai.

La gestione sepa­rata dell’Inps, infatti, non assi­cura né la tutela della mater­nità, né un’assistenza in caso di malat­tie gravi, come ad esem­pio il can­cro. Se que­sti auto­nomi si amma­lano, devono fare da sé. Come in tutti gli altri casi di lavoro inter­mit­tente, pre­ca­rio, infor­male che pro­li­fica in un paese dove il lavoro affonda in una zona gri­gia, sono privi di tutele sociali. E non pos­sono fare da sé: per­ché la loro «azienda», cioè se stessi, non prov­vede a sti­pu­lare assi­cu­ra­zioni. I soldi non ci sono.

Que­sta realtà del nuovo lavoro, alta­mente pre­ca­rio e costi­tu­ti­va­mente inter­mit­tente, non è stata cal­co­lata nelle age­vo­la­zioni fiscali pre­vi­ste da Renzi.

Senza con­tare che non ver­ranno con­tem­plati nem­meno da quel «Jobs Act», e dalla sua «riforma» degli ammor­tiz­za­tori sociali che riguarda solo 1 milione e 200 mila tra dipen­denti in cassa inte­gra­zione in deroga e col­la­bo­ra­tori a pro­getto. Nes­suno di que­sti apo­lidi del quinto stato per­ce­pire la «Naspi» per­ché non hanno una busta paga, e quindi non pos­sono dimo­strare di avere lavo­rato almeno tre mesi.

La «svolta buona» di Renzi non rende solo infi­nito il pre­ca­riato dei con­tratti a ter­mine can­cel­lando la «cau­sa­lità» del con­tratto, come ieri ha scritto Pier­gio­vanni Alleva su que­sto gior­nale, ma nega l’esistenza di un mondo che dovrebbe inte­res­sare uno come Renzi, se non per con­vin­zione, almeno per appar­te­nenza generazionale.

Niente di tutto que­sto, come ha denun­ciato ieri la pre­si­dente dell’Associazione dei Con­su­lenti del Ter­zia­rio Avan­zato, Anna Soru: «Si inter­viene solo per i dipen­denti, per­ché, come il sin­da­cato si arroga il diritto di rap­pre­sen­tarci, gli auto­nomi sono tutti eva­sori. Un’etichetta appli­cata som­ma­ria­mente a tutti gli auto­nomi, dimo­strando di non aver com­preso il nuovo lavoro auto­nomo è com­po­sto da pro­fes­sio­ni­sti che non hanno nes­suna pos­si­bi­lità di evasione».

L’allarme lan­ciato da Acta ha fun­zio­nato, sui social net­work è mon­tata l’opposizione, ieri i «quin­tari» erano in Tv, in radio, ovun­que. Alla mag­gio­ranza delle «pic­cole intese» che regge l’impresa ren­ziana ha preso un colpo. Il desi­de­rio del pre­mier di non irre­tire la Cgil che aveva annun­ciato uno scio­pero gene­rale per chie­dere il taglio dell’Irpef, e non dell’Irap, ha can­cel­lato l’interesse per un mondo cor­teg­giato dai ber­lu­sco­niani (che hanno in mente la vec­chia imma­gine del «popolo delle par­tite Iva», tutti impren­di­tori ram­panti).

Ange­lino Alfano (Ncd) ha cer­cato di ripa­rare annun­ciando il taglio dell’Irpef per le par­tite iva indi­vi­duali con un red­dito sotto la soglia pre­vi­sta, creando un’aliquota fissa del 10%, con la pos­si­bi­lità di forti sem­pli­fi­ca­zioni sul piano delle pro­ce­dure fiscali. Una solu­zione che non piace a Enrico Zanetti (Scelta Civica), sot­to­se­gre­ta­rio all’Economia, che invece pro­pone il taglio dell’Irpef solo alle par­tite Iva equi­pa­ra­bili ai para­su­bor­di­nati con 25 mila euro lordi. L’ipotesi del mon­tiano è stata respinta da Soru: «Ci equi­pa­rano al lavoro dipen­dente». Cesare Damiano (Pd), pre­si­dente della com­mis­sione lavoro alla Camera, ha riven­di­cato il blocco l’aumento dell’aliquota Inps fino al 33% impo­sta da Monti e chiede di ripor­tarla al 24% come per gli altri auto­nomi. Damiano ritiene neces­sa­rio inclu­dere anche loro nella riforma degli ammor­tiz­za­tori sociali.

 

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oltre le apparenze…

15/03/2014

è che quando stai scrivendo un programma dettagliato per il centro storico della città in cui vivi (ed io ci vivo in quel centro storico), devi guardarlo oltre le apparenze e penetrare nella sua sostanza per elaborare progetti in grado di vivere oltre la campagna elettorale…

miko somma

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il delirio urbano anche in questa regione…

Litigio e aggressione per una precedenza

E’ accaduto a Matera. Un uomo gravissimo, l’aggressore arrestato

15 marzo, 10:21

(ANSA) – MATERA, 15 MAR – Un uomo di 56 anni è in fin di vita nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Potenza per le conseguenze di un’aggressione avvenuta a Matera, per questioni di precedenza stradale: l’aggressore è un operaio che è ora agli arresti domiciliari. Fra i due il diverbio è degenerato quasi subito: sono scesi dalle loro auto e uno è stato aggredito ed è caduto, battendo la nuca e procurandosi lesioni gravissime. E’ stato trasportato in ospedale a Matera e poi trasferito a Potenza.

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non credo che siano necessari commenti a questo lancio…

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