gli alleati di grillo?….

(ANSA) – ROMA, 2 GIU – La prossima settimana Beppe Grillo potrebbe incontrare i rappresentanti del partito Alternativa per la Germania (Aid) in vista della formazione di un gruppo europarlamentare a Bruxelles. “Altri partiti hanno chiesto un incontro – si legge sul blog del leader M5S – tra questi Alternativa per la Germania, che Grillo dovrebbe incontrare la prossima settimana”. Alle Europee Aid, formazione euroscettica, ha ottenuto poco più di due milioni di voti (7%), ovvero 7 seggi nell’Europarlamento

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così dopo farange ed il suo controverso ukip che fa discutere, ecco arrivare alternative fur deutschland (aid), il cui programma è certo anti-euro, pur non potendosi definire nettamente anti-unione, ma i cui fondatori ed animatori faranno certo discutere ancor di più l’asfittica platea dei sudditi di grillo (tali credo possano definirsi vista la rilevanza delle proprie opinioni in merito e su tante altre faccende, a cominciare dall’incontro con renzi a cui grillo va, obbligato dalla sua rete, ma in cui rifiuta il dialogo, di fatto sconfessando proprio la sua base)…tra di essi figura infatti l’ex presidente della confindustria tedesca, hans-olaf henkel, ex direttore di confindustria tedesca, che sul debito dei paesi ue ha dichiarato testualmente che la germania non deve accettare alcuna forma di mutualizzazione del debito (in sostanza gli eurobond stranamente cari a grillo nonostante il suo “anti-eurismo” su questo proprio si fondano)…come la metterà allora questa volta la sua base?

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la bozza della letterina – rafforzare le misure di bilancio…

È stata evitata all’ultimo minuto la bocciatura della richiesta italiana di far slittare di un anno il pareggio di bilancio. La frase è stata infatti cancellata dal testo delle raccomandazioni rese note dalla Commissione Europea su iniziativa del commissario italiano Antonio Tajani. Nelle raccomandazioni della Commissione Ue all’Italia si legge che “in base alla valutazione del programma e delle previsioni della Commissione, il Consiglio è dell’opinione che servono sforzi aggiuntivi, anche nel 2014, per rispettare i requisiti del Patto di stabilità“.

“Rafforzare misure di bilancio” e “gestire meglio fondi Ue”
L’Italia dovrà dunque “rafforzare le misure di bilancio per il 2014″ visto lo “scarto” nel rispetto della “regola di riduzione del debito” e “nel 2015 deve operare un sostanziale rafforzamento della strategia di bilancio” per poter “assicurare che il debito sia su un percorso discesa sufficiente“. Tra le raccomandazioni, c’è anche quella di “garantire una migliore gestione dei fondi Ue con un’azione risoluta di miglioramento della capacità di amministrazione, della trasparenza, della valutazione e del controllo di qualità a livello regionale specialmente nelle Regioni del Mezzogiorno“.

e nelle pagine del sole 24 ore troviamo maggiori dettagli che aiutano a comprendere dove “spostino” il pallino i suggerimenti ue…

….«Il raggiungimento degli obiettivi di bilancio non è totalmente suffragato da misure sufficientemente dettagliate soprattutto dal 2015». In particolare, l’Italia deve «trasferire ulteriormente il carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi, ai beni immobili e all’ambiente, nel rispetto degli obiettivi di bilancio». Chiesti anche nuovi interventi sul mercato del lavoro.

Più in generale, sono otto le raccomandazioni della Commissione europea al governo Renzi: dalla necessità di «rafforzare le misure di bilancio per il 2014» all’ulteriore spostamento del carico fiscale dai fattori produttivi ai consumi, alla modernizzazione della pubblica amministrazione, al miglioramento dell’efficienza delle banche, alle riforme nel mercato del lavoro, alla scuola, al potenziamento della concorrenza nei servizi, ai trasporti.

Roma in cambio ha scongiurato il «no» di Bruxelles alla sua richiesta di avere più tempo per raggiungere il pareggio strutturale dei conti pubblici, in vista di una riduzione del debito pubblico. Dalla bozza delle raccomandazioni per Paese, che sono state approvate oggi dal Collegio dei commissari, è stata tolta durante una trattativa notturna la frase in cui si chiudeva alla richiesta italiana di una deviazione del percorso concordato per la aggiustamento dei conti pubblici. Questo consentirà al governo di avere un maggiore margine per decidere le «misure aggiuntive» che comunque la Commissione chiede per rispettare gli impegni

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e nelle critiche severe che ho mosso proprio alla manovra sulla riduzione del carico fiscale per 80 euro mensili, la previsione era che quei quasi 7 miliardi andavano spostati altrove, come logicamente deducibile, ma volutamente ignorato, direttamente sulla riduzione del debito con il riacquisto di porzioni del debito stesso, pur se l’effetto ciclo economico innescato comunque dalla maggiore disponibilità per i consumi proprio di quegli 80 euro mensili era comunque da considerarsi come positiva…differenti impostazioni quindi tra un governo che fa della crescita il punto di ripartenza ed una commissione che continua lungo la sua strada rigorista…

ora rimane il punto…come evitare una indesiderabile manovra aggiuntiva nell’attesa della nuova commissione?

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pietro calamandrei – discorso sulla costituzione

Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.

pietro calamandrei (26/01/55 discorso sulla costituzione, milano, salone degli affreschi della società umanitaria)

e vi posto la parte più importante dell’intero discorso che spero vorrete leggere fino in fondo per comprendere che non vi è un solo articolo della nostra costituzione che non abbia il suo punto di partenza ed un orizzonte per il quale camminare, la democrazia compiuta, quella che forse non abbiamo ancora raggiunto, ma verso la quale tendere ciascuno per la sua parte, singolo cittadino compreso…buona lettura

miko somma

 

Discorso sulla Costituzione

Di Piero Calamandrei

L’art.34 dice:” I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”. Eh! E se non hanno i mezzi? Allora nella nostra costituzione c’è un articolo che è il più importante di tutta la costituzione, il più impegnativo per noi che siamo al declinare, ma soprattutto per voi giovani che avete l’avvenire davanti a voi. Dice così:

E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

E’ compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti, dare una scuola a tutti, dare a tutti gli uomini dignità di uomo. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nell’art. primo- “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro “- corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza dal proprio lavoro i mezzi per vivere da uomo, non solo la nostra Repubblica non si potrà chiamare fondata sul lavoro, ma non si potrà chiamare neanche democratica perché una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto, è una democrazia puramente formale, non è una democrazia in cui tutti i cittadini veramente siano messi in grado di concorrere alla vita della società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini siano messe a contribuire a questo cammino, a questo progresso continuo di tutta la società.

E allora voi capite da questo che la nostra costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi!

E‘ stato detto giustamente che le costituzioni sono anche delle polemiche, che negli articoli delle costituzioni c’è sempre anche se dissimulata dalla formulazione fredda delle disposizioni, una polemica. Questa polemica, di solito è una polemica contro il passato, contro il passato recente, contro il regime caduto da cui è venuto fuori il nuovo regime.

Se voi leggete la parte della costituzione che si riferisce ai rapporti civili politici, ai diritti di libertà, voi sentirete continuamente la polemica contro quella che era la situazione prima della Repubblica, quando tutte queste libertà, che oggi sono elencate e riaffermate solennemente, erano sistematicamente disconosciute. Quindi, polemica nella parte dei diritti dell’uomo e del cittadino contro il passato.

Ma c’è una parte della nostra costituzione che è una polemica contro il presente, contro la società presente. Perché quando l’art. 3 vi dice: ” E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” riconosce che questi ostacoli oggi vi sono di fatto e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la costituzione, un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la costituzione ha messo a disposizione dei cittadini italiani. Ma no è una costituzione immobile che abbia fissato un punto fermo, è una costituzione che apre le vie verso l’avvenire. Non voglio dire rivoluzionaria, perché per rivoluzione nel linguaggio comune s’intende qualche cosa che sovverte violentemente, ma è una costituzione rinnovatrice, progressiva, che mira alla trasformazione di questa società n cui può accadere che, anche quando ci sono, le libertà giuridiche e politiche siano rese inutili dalle disuguaglianze economiche dalla impossibilità per molti cittadini di essere persone e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anche essa contribuire al progresso della società. Quindi, polemica contro il presente in cui viviamo e impegno di fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente. Però, vedete, la costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica, l’indifferentismo politico che è -non qui, per fortuna, in questo uditorio, ma spesso in larghe categorie di giovani- una malattia dei giovani. “La politica è una brutta cosa”, “che me ne importa della politica”: quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina,, che qualcheduno di voi conoscerà, d quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: E allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: “Ma siamo in pericolo?”, e questo dice: “Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda”. Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: “Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!”. Quello dice: ” Che me ne importa, non è mica mio!”. Questo è l’indifferentisno alla politica. E’ così bello, è così comodo: la libertà c’è. Si vive in regime di libertà, c’è altre cose da fare che interessarsi alla politica. E lo so anch’io! Il mondo è così bello, ci sono tante cose belle da vedere, da godere, oltre che occuparsi di politica. La politica non è una piacevole cosa. Però la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che io auguro a voi, giovani, di non sentire mai, e vi auguro di non trovarvi mai a sentire questo senso di angoscia, in quanto vi auguro di riuscire a creare voi le condizioni perché questo senso di angoscia non lo dobbiate provare mai, ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, dando il proprio contributo alla vita politica. La costituzione, vedete, è l’affermazione scritta in questi articoli, che dal punto di vista letterario non sono belli, ma è l’affermazione solenne della solidarietà sociale, della solidarietà umana, della sorte comune, che se va a fondo, va a fondo per tutti questo bastimento. E’ la carta della propria libertà, la carta per ciascuno di noi della propria dignità di uomo. Io mi ricordo le prime elezioni dopo la caduta del fascismo, il 2 giugno 1946, questo popolo che da venticinque anni non aveva goduto le libertà civili e politiche, la prima volta che andò a votare dopo un periodo di orrori- il caos, la guerra civile, le lotte le guerre, gli incendi. Ricordo- io ero a Firenze, lo stesso è capitato qui- queste file di gente disciplinata davanti alle sezioni, disciplinata e lieta perché avevano la sensazione di aver ritrovato la propria dignità, questo dare il voto, questo portare la propria opinione per contribuire a creare questa opinione della comunità, questo essere padroni di noi, del proprio paese, del nostro paese, della nostra patria, della nostra terra, disporre noi delle nostre sorti, delle sorti del nostro paese.

Quindi, voi giovani alla costituzione dovete dare il vostro spirito, la vostra gioventù, farla vivere, sentirla come cosa vostra, metterci dentro il senso civico, la coscienza civica, rendersi conto- questa è una delle gioie della vita- rendersi conto che ognuno di noi nel mondo non è solo, che siamo in più, che siamo parte di un tutto, nei limiti dell’Italia e nel mondo. Ora vedete- io ho poco altro da dirvi-, in questa costituzione, di cui sentirete fare il commento nelle prossime conferenze, c’è dentro tutta la nostra storia, tutto il nostro passato. Tutti i nostri dolori, le nostre sciagure, le nostre glorie son tutti sfociati in questi articoli. E a sapere intendere, dietro questi articoli ci si sentono delle voci lontane. Quando io leggo nell’art. 2, “l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, o quando leggo, nell’art. 11, “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli”, la patria italiana in mezzo alle alte patrie, dico: ma questo è Mazzini; o quando io leggo, nell’art. 8, “tutte le confessioni religiose sono ugualmente libere davanti alla legge”, ma questo è Cavour; quando io leggo, nell’art. 5, “la Repubblica una e indivisibile riconosce e promuove le autonomie locali”, ma questo è Cattaneo; o quando, nell’art. 52, io leggo, a proposito delle forze armate,“l’ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica” esercito di popolo, ma questo è Garibaldi; e quando leggo,

all’art. 27, “non è ammessa la pena di morte”, ma questo, o studenti milanesi, è Beccaria. Grandi voci lontane, grandi nomi lontani. Ma ci sono anche umili nomi, voci recenti. Quanto sangue e quanto dolore per arrivare a questa costituzione! Dietro a ogni articolo di questa costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta. Quindi, quando vi ho detto che questa è una carta morta, no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché lì è nata la nostra costituzione.

 

e vi invito ad ascoltare la viva voce di pietro calamandrei mentre tiene il suo discorso

www.youtube.com/watch?v=2j9i_0yvt4w

 

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buon 2 giugno…

02/06/2014

…e mentre ricordo sempre che conquistare un diritto è frutto di una lotta, mentre perderlo può essere anche una questione di stupidità credulona, auguro a tutti un buon 2 giugno…

BUONA REPUBBLICA ITALIANA!!!

miko somma

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