revocategli i benefici…

“La magistratura è incontrollata, incontrollabile, irresponsabile e ha l’immunità piena”. Lo ha detto Silvio Berlusconi rispondendo a una domanda del presidente del Tribunale di Napoli, Giovanna Ceppaluni. “Non riesco a capire – ha detto Berlusconi – le ragioni di queste domande”. “Non c’è bisogno che le capisca”, ha detto il magistrato….

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la sessione comunitaria e la relazione…da bocciare…

la lunga relazione del presidente pittella dello scorso martedì in consiglio regionale, in dibattito nella prossima seduta, oltre ad aver annoiato per la sua lunghezza ed inutilità di esposizione, a fronte di un articolato scritto la cui consultazione è sicuramente più agevole di una narrazione letta come un compitino – ma non si potrebbe procedere per capi, piuttosto che dover incespicare lessicalmente a causa proprio della sua lunghezza? – contiene finalmente la base causale, i denari cioè, con i quali in massima parte si intende finanziare l’altra lunga e noiosa articolazione scolastica che a suo tempo – e si tratta di soli pochi mesi fa, pur essendosi curiosamente dilatata la percezione dello scorrere dei mesi nella lenta inanità di una giunta “estranea” a questa terra ed alle sue dinamiche, buone o cattive che siano – la relazione programmatica con cui sarebbe dovuta iniziare la fase concreta della decantata e declamata rivoluzione democratica, i cui frutti ancora non appaiono neppure in forma di boccioli floreali…

ma al di là di ogni polemica, affettuosa o meno che possa essere, emergono dei punti controversi dalla lettura del testo, tanto controversi da risultare molto stridenti con alcuni punti “politici” che pure si erano raggiunti nel corso del libero dibattito politico in questa nostra regione…

e senza dover ripercorrere le fasi di esposizione “europea” dell’elaborato, il continuo e ridondante ricorso ad anglicismi provinciali tende a deviare l’attenzione da alcuni passaggi permeati di una preoccupante visione politica di fondo, quella cioè innestata sul ricorso alle public utilities nello svolgimento pratico di molti assetti gestionali di misure a carattere ambientale (rifiuti), energetico ed idrico, in poche parole creando lì dove esistono aziende funzionanti (acquedotto lucano) e potenzialmente funzionanti (sel) e dove ancora non esiste alcun soggetto aziendale (ciclo dei rifiuti) compagnie nominalmente pubbliche, viste le quote di partecipazione al momento, ma privatizzabili in parte attraverso il ricorso al mercato finanziario, e nelle quali il “comando” reale del servizio – e così la determinazione della qualità e costo dell’utenza, nonché la finalità operativa della stessa – è molto concentrato nella mani del management, secondo uno schema, quello della corporate governance, i cui effetti concreti sono stati lo spossessamento concreto del controllo pubblico su servizi essenziali e strategici…

preoccupa quindi che sul settore idrico le intenzioni del presidente vadano nel senso di una public utility che, in virtù proprio della concentrazione delle scelte in un campo, quello del management, che di fatto si enuclea nella sua esistenza dal controllo politico delle scelte di fondo, concentrazione che di fatto sarebbe il perfetto viatico per una semi-privatizzazione della gestione della risorsa che andrebbe molto in contrasto con quanto il paese e la nostra regione con il paese ha ribadito nel referendum…

e mi ritornano in mente le parole dello stesso presidente, quando durante una intervista comune dei candidati alle primarie nelle sede potentina della gazzetta, dichiarò, senza tuttavia che ciò fosse riportato nell’intervista, in seguito ad una mia osservazione in merito alla gestione della risorsa idrica, di non essere affatto contrario alle gestioni private di un bene pubblico che sulla scorta del buon senso e del referendum stesso sarebbe opportuno invece rimanessero strettamente in mano pubblica, magari anche ricorrendo alla trasformazione delle attuali società per azioni ad enti pubblici…

e così se preoccupa una public utility innestata sulle attività della società energetica lucana (sel, appunto) che concentrerebbe nelle mani di un management un assett produttivo e gestionale delle risorse energetiche in fieri molto importante per la regione e per i suoi abitanti (basti pensare alla possibilità che la stessa sel acceda al mercato locale e nazionale della distribuzione di gas ed energia elettrica, anche basandosi sulle dazioni contrattuali di gas dall’accordo tempa rossa e da eventuali ricontrattazioni per la val d’agri, per comprendere la valenza strategica e l’accentramento di potere che ne deriverebbe o addirittura che acceda in joint venture allo sfruttamento dei giacimenti, magari rinunciando alle royalties), e preoccupa proprio per quella nefasta tendenza del management a procedere nella gestione con logiche che  quando non sono di natura evidentemente patologica, come spesso notato in giro per il mondo, poco attengono invece alla natura pubblicistica e “politica” che certi settori hanno per intrinseca natura…

e mi spiego meglio a questo proposito sottolineando che la logica di utenza di un servizio pubblico come quello idrico ed energetico, pur evidentemente regolato da termini economici di accesso e fruizione, finora ha seguito la logica del diritto di cittadinanza (sono cittadino ed ho diritto come cittadino di accedere ad un servizio qualsiasi siano le condizioni che il mio status implica alla fornitura dello stesso), mentre in una concentrazione di scelta puramente manageriali a tale logica potrebbe – ed a rigor di logica aziendale, dovrebbe – seguire una logica meramente economica che “supera” il concetto di cittadinanza nella fruizione di beni e servizi essenziali per terminare nel semplice concetto di consumatore (quindi se il cittadino diventato consumatore può o meno permettersi economicamente di usufruire di un servizio), in un passaggio pericoloso che pone il bene pubblico innestato sul diritto alla stregua di un qualsiasi prodotto compresso nel consumo e nella capacità o meno di esercitarlo…

ma è sul settore dei rifiuti che la cosa diviene pericolosa, soprattutto all’incrocio con altre dichiarazioni che nel mentre recitano le prassi di gestione europea del rifiuto nel ciclo integrato locale da affidarsi ad una public utility, “calcano” però particolarmente sul recupero energetico dello stesso rifiuto, cosa questa che se non significa “magnificare” fenice (e la concessione dell’AIA la vogliamo leggere anche un po’ in questo senso e non solo nella favoletta della prassi amministrativa?), nel mentre parla di cogenerazione del rifiuto, indica chiaramente una tipologia impiantistica che in parole povere possiamo definire correttamente come inceneritore, mentre altri parlano di “termovalorizzatori di terza generazione” (come se ogni generazione seguente al forno in cui bruciare i rifiuti sia altro tipologicamente da un forno più complesso – ma si sa che queste sono gli artifizi dialettici con cui si ammansiscono gli allocchi che, oltre agli ingenui filo-tecnicisti che seguono piero angela e leggono focus, purtroppo spesso coincidono anche con i decisori)…

quindi non solo si manterrebbe fenice in quota gestionale del ciclo dei rifiuti, come l’aia concessa dice con chiarezza, ma in simile logica almeno un altro impianto di incenerimento (pardon, cogenerazione) sembrerebbe toccarci e così, mentre l’interezza del ciclo dei rifiuti regionale vale circa 80 milioni di euro annui di denari pubblici a carico diretto dei cittadini (quindi è un affare sul quale ritagliare utili per una società magari quotata in borsa e nelle mani del suo management), la costruzione di un impianto privato con sovvenzioni pubbliche, magari traslate direttamente dalla programmazione dei fondi europei, potrebbe essere il “bingo” con cui una società del genere si annuncia al mercato finanziario…

più in generale infine è un approccio che comincia a considerare il privato come fonte di dazione di servizi pubblici anche in campo socio-sanitario, scolastico e formativo e via discorrendo, che preoccupa molto, poiché figlio di una cultura di fondo che attraversa le sedi europee e le capitali degli stati membri e che se, a parole almeno, rifiuta le logiche del liberismo, di fronte alle inefficienze conclamate del pubblico (nettamente dipendenti da filiere burocratiche da rivedere e da sostrati culturali da ricostruire), piuttosto che chiedersi come migliorare il pubblico principalmente intervenendo sulla burocrazia e sulla cultura, ritagliano spazi privati per imprenditori che non avranno alcun bisogno di mercato e nessuna voglia di competizione…

potrei anche continuare a lungo, sezionando ulteriormente la relazione che pure alcuni spunti interessanti contiene e sui quali occorrerebbe maggior dialogo consiliare e sociale e minor monologo presidenziale, ma rischierei di annoiare e di apparire un tuttologo critica-tutto…fermiamoci allora qui, attendendo il dibattito consiliare che spero possa e voglia tenere conto anche delle “poche” obiezioni di merito che ho tentato di sottolineare…

ma fondamentalmente una relazione da bocciare nell’impianto generale ed in molti, troppi particolari che modellizzano la regione su un modello ancora fondamentalmente astratto persino lì dove comincia a realizzarsi in prodromi tra le brume nordeuropee e tutto ancora da discutersi in una società mediterranea nel suo impianto culturale…

come da bocciarsi è l’intera giunta e certi silenti assessori che influenzano, persino nel linguaggio, scelte di fondo che ad altri tavoli e con la gente di basilicata andrebbero discusse, concertate ed attuate e non solo fatte vagheggiare in forma di rivoluzioni per organi a canne in dodecafonie democratiche…

miko somma

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