Comunicato stampa

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Un picaresco roboare di sciabole di latta

Chiariamo subito che condivido nel merito l’appello che il presidente Pittella lancia a riguardo del Patto di Stabilità interno che “strozza” l’economia lucana, chiudendo la cassa della Regione che, pur avendo fondi propri, è nell’impossibilità di spenderli, ma non ne condivido né metodo, ricorrere ad un disegno di legge regionale che non lascia dubbi sulla sua incostituzionalità, né finalità, forzare nello specifico in una materia, quella delle royalties, che non può divenire la “toppa” con cui ricucire l’evidenza di una programmazione della spesa troppo spesso inutile e clientelare, che sottrae risorse alla collettività, né infine il tono ultimativo che suonando troppo come un “o con me o il disastro” assume un rilievo di comunicazione tutto interna ad una regione che forse il nostro Presidente non è in grado di governare.

Basta infatti vedere le prime dichiarazioni di sostegno alla bislacca proposta di coinvolgere il consiglio regionale in una illegittimità legislativa per comprendere una “chiamata alle armi” di ben altro obiettivo e tono che non sia la giustezza formale di una battaglia sacrosanta sulla quale pur lo appoggerei.

Pittella chiama a suo modo, nella platealità, a corte e coorte un universo corporativo a sostegno nelle difficoltà reali che intravedere solo come ragnatela tessuta dai vecchi poteri sarebbe poco avveduto di fronte alla palese incongruenza della giunta regionale verso promesse populiste che non si possono onorare e verso cambiali pseudo-politiche in sofferenza che fanno fortemente scricchiolare l’impianto della sua rivoluzione democratica.

Ed oltre le suggestioni operate, la stessa realtà consiglierebbe la maggior cautela quando sul piatto di una trattativa con lo Stato c’è l’evidenza di una palese richiesta di un aumento delle estrazioni che non sarà qualche lenticchia in più nel piatto a render meno pericolose per il futuro di una terra che non può permettersi di divenire un unico campo petrolifero. Perché l’argomento da cui non si può sviare affatto è l’aumento di estrazioni e la libertà di trivellare ovunque, stante la mancanza di aree a vincolo, e non sfugge che invocare rivolte sull’effetto, la spesa più libera da vincoli delle royalties, possa oggi servire anche a giustificare nuovi pesanti accordi sulla causa, le estrazioni.

Ma tecnicamente cosa accadrebbe in caso di una inopinata acquiescenza del consiglio regionale che a cuor leggero vari una norma che sappiamo già sarebbe impugnata dal Consiglio dei Ministri? I tempi tecnici con cui l’impugnativa si concretizzerebbe in una sentenza sono di qualche mese, così in attesa della pronuncia, la Giunta potrebbe rimanere inattiva sul fronte pagamenti e nulla cambierebbe anche in prospettiva di una “chiusura” che Pittella recita come ormai nell’ordine di settimane, o autorizzare lo sforamento del patto con mandati di pagamento che però a sentenza tratta risulterebbero illegittimi, in una possibilità di revoca del saldato che suonerebbe a beffa, ma di dubbia esecutività, e di una ipotesi di danno erariale ed altri reati amministrativi a carico di Giunta e Consiglio Regionale.

In ogni caso non sarebbe risolto il nodo reale che è quello sostanziale e causale dello stesso patto di stabilità interno che strozza circa 500 milioni di euro in cassa (questa a mio avviso la cifra realistica) e che non sarà la retorica di questi annunci a risolvere, quanto la capacità di sostenere un dialogo con il Governo che gioca con la riforma del titolo V una carta la cui pericolosità molto prima andava prevista da un presidente che ha avuto qualche mese per mettere in campo una strategia che in realtà non c’è, credendo forse che l’appartenere in prima o seconda battuta al renzismo più provinciale (o marginale) avesse messo lui e, per diritto semi-feudale, la regione al sicuro dal pericolo.

Così se il proclama guerriero rischia di apparire subito come una foglia di fico sulla nudità del re, resta però il problema reale di un vincolo ormai assurdo, un vincolo che non sarà una “specialità” invocata a rendere materia comune anche ad altri territori per farla divenire battaglia collettiva, quanto la capacità di dialogo e di condivisione che finora è rimasta troppo costretta nelle beghe politiche di casa nostra e di cui il presidente dovrebbe chiedersi quanta parte sia anche di sua competenza.

Personalmente avevo illo tempore proposto un percorso ragionato che chiedesse, previa indizione del referendum consultivo, di facile introduzione nell’ordinamento regionale, il parere dei cittadini lucani in merito a nuove estrazioni nell’impegno dei partiti a sostenere un convinto no che fungesse da puntello sociale e politico alla “moratoria” alla cui sostanza finora ci siamo attenuti, senza mai ottenere ascolto.

Oggi chiedo al presidente Pittella di non lanciare la regione in una avventura dai contorni poco chiari e di raccontare, se ne ha avviso, tutta la verità sulle richieste di nuove estrazioni che da più parti si è certi pesino pur qualcosa sul picaresco roboare di sciabole di latta che attraversa oggi via Verrastro.

Miko Somma

una riforma fatta con i piedi…

21/06/2014

qualcuno potrebbe dire ai riformatori che in un senato a 100 membri (74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori di nomina presidenziale) eletti in rapporto alla popolazione, alla basilicata ne tocca al massimo uno?…qualcuno potrebbe dire che eleggerli via via che cambiano le maggioranze in regioni e comuni significa alterare di continuo ogni forma di maggioranza nell’aula?…qualcuno potrebbe dire che non ha senso in caso di modifiche chieste dal senato a leggi con impatti su comuni e regioni che la camera si pronunci a maggioranza assoluta?…qualcuno potrebbe dire che è una cosa assurda e tanto valeva abolirlo?…allora lo dico io!!!

miko somma

questo per la dichiarazione iniziale, adesso andiamo con ordine sul merito della proposta di modifica nell’impianto della riforma costituzionale che emerge dall’accordo tra maggioranza, lega e fi, dopo le ultime “limature” dei relatori anna finocchiaro e roberto calderoli (quello del porcellum, per intenderci)

CAMERA: e’ la sola titolare del rapporto di fiducia con il Governo ed esercita la funzione di indirizzo politico, la funzione legislativa e di controllo del Governo. (si sovverte quindi la principale funzione che lega l’esecutivo alla volontà popolare espressa nelle aule parlamentari, limitandola alla sola camera e così introducendo il monocameralismo senza aver affrontato il nodo dell’equilibrio dei poteri che così, nel mentre si rafforzano sull’esecutivo e sul presidente della repubblica, diminuiscono fortemente nelle camere)

SENATO: In prima battuta esercita la funzione di raccordo tra lo Stato e le Regioni, le Città metropolitane e i Comuni. Non dà la fiducia al governo. (non si comprende molto il senso operativo del raccordo, ma è forse l’unica parte che convince nell’ottica di un senato espressione diretta delle autonomie)

100 SENATORI: L’Assemblea di Palazzo Madama sarà composta da 100 senatori, anzi di 95 più 5: i primi eletti dai consigli regionali in rappresentanza di Regioni e Comuni, i secondi nominati dal presidente della Repubblica (tra questi rientrano gli attuali senatori a vita). Tra i 95 “territoriali” 74 sono scelti tra i consiglieri regionali, gli altri 21 tra i sindaci. Ogni Regione eleggerà un numero di senatori in proporzione al proprio peso demografico. L’intesa non scioglie il nodo del metodo di elezione, rinviando a una successiva legge ordinaria. (ed oltre a non sciogliersi il nodo dell’elezione che viene rinviata, anche giustamente ad una legge ordinaria, non si comprende bene come su 74 senatori espressi proporzionalmente potranno rientrare le rappresentanze delle regioni più piccole, segnatamente basilicata, molise e valle d’aosta e meno ancora si comprende quali saranno i criteri per la parte di senatori espressi dai comuni, a cominciare dal fatto che se si nominano i sindaci dei maggiori comuni si altera ancor di più la composizione del senato verso la maggior rappresentanza delle regioni che già avrebbero per popolazione più senatori)

QUANTO RESTANO IN CARICA I SENATORI. I senatori decadono nel momento in cui decade l’organo in cui sono stati eletti (Comune o Regione). Ciò vuol dire che il Senato sarà rinnovato mano mano che si rinnoveranno le assemblee territoriali. (e su questo punto mi sono già espresso nel post, evidenziando come ogni maggioranza politica sarebbe in fieri in perenne cambiamento via via che si fanno elezioni nelle regioni e nei comuni)

POTERI SENATO: le leggi sono approvate dalla Camera. Entro 10 giorni il Senato, su richiesta di un terzo dei suoi membri, può chiedere di esaminarle, proponendo modifiche entro 30 giorni. L’ultima parola e’ pero’ della Camera che decide entro altri 20 giorni. Per le leggi che hanno impatto su Regioni e Comuni la Camera deve pronunciarsi a maggioranza assoluta in caso di richiesta di modifiche da parte del Senato. L’Assemblea di Palazzo Madama ha anche poteri di controllo sull’attuazione delle leggi, delle politiche pubbliche e della PA. Ha poteri anche sia per la fase di ricezione delle norme Ue che nella fase ascendente prevista dal Trattato di Lisbona. (una parte altrettanto ingarbugliata questa, dove maggiormente risalta l’incongruenza del rinvio alla camera delle leggi con impatto su regioni e comuni, praticamente tutte o quasi, dove occorrerebbe una espressione a maggioranza assoluta dei suoi membri che in tutta evidenza appare difficile garantire nella continuità legislativa ordinaria)

RIFORME COSTITUZIONALI: sulle riforme costituzionali il Senato mantiene le attuali competenze legislative. (francamente appare ai limiti del ridicolo che una camera deprivata del meccanismo della fiducia, possa poi decidere sulle riforme costituzionali)

ELEZIONE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: verrà eletto dai 630 deputati, 100 senatori e da tre delegati di ciascuna Regione (scelti con principio di parità di genere). La Camera eleggerà tre giudici della Corte Costituzionale e il Senato due. (anche in questo punto, visto l’orientamento della proposta, appare un po’ assurdo che il senato elegga rappresentanti nella corte costituzionale e che nomini il presidente della repubblica)

NUOVE COMPETENZE REGIONI E STATO: L’accordo riscrive il titolo V della Costituzione, che definisce i poteri dello Stato e delle Regioni. Eliminata tutta la parte della legislazione concorrente tra Regioni e Stato, eliminando così i motivi di conflitto. Tornano di competenza esclusiva dello Stato materie come produzione, trasporto e distribuzione nazionali energia, le grandi reti di trasporto di interesse nazionale. (mi sono espresso tante volte su questo punto che mi pare inutile ritornarci, avvisando al più che per la nostra regione questa modifica del rapporto tra regioni e stato sarà gravida di conseguenze nefaste anche e soprattutto in tema di idrocarburi)

PROVINCE ADDIO: dalla Costituzione scompaiono una volta per tutte le Province. (e sappiamo tutti che a questo passaggio si sarebbe arrivati in conseguenza della prima “ammazzatura” operata impedendo elezioni e costruendo un “monstre” giuridico che nei fatti non aveva alcun senso nell’abolizione degli enti intermedi che saranno anche inutili lì dove la conformazione del territorio e della popolazione rendevano questi enti del tutto ridondanti, ma in casi come quelli lucani, con territori vasti, avevano invece un loro senso specifico, ma questa è stata una concessione al ventre della gente, non certo una modifica ragionata e che in realtà avrà un impatto concreto sui costi della pubblica amministrazione)

STIPENDI CONSIGLIERI REGIONALI E SINDACI: I consiglieri eletti nelle regioni non potranno guadagnare più dei sindaci. (e non specificandosi di quali sindaci si tratta, nell’evidenza di una certa differenza tra un sindaco di un paese di mille abitanti ed uno di una città di un milione di abitanti, questo punto creerà molte incomprensioni e difficoltà)

LEGGE ELETTORALE: Prima di far entrare in vigore una riforma elettorale la minoranza parlamentare (i due quinti della Camera o del Senato) potrà chiedere un giudizio di legittimità preventiva della Corte Costituzionale. (una minoranza di due quinti alla camera significano 252 parlamentari, e , senza ripetermi sulla assurdità del delegare al senato così riformato competenze di merito costituzionale, questa è di fatto una cifra davvero alta per una richiesta che giuridicamente non ha molto senso perché si denaturerebbe il ruolo giudicante della corte, trasformandola anche in un ufficio di consulenza che è cosa nettamente al di fuori della stessa costituzione)

DECRETI BLINDATI Previsto il divieto di approvare emendamenti estranei all’argomento dei decreti durante il loro esame parlamentare. (non si comprende allora a che pro presentarli, se debbono essere “digeriti” così come sono senza possibilità di modifiche, sovvertendo nei fatti la competenza esclusiva delle camere nel legiferare)

CORSIA PREFERENZIALE DDL: Il governo può chiedere alla Camera di approvare entro sessanta giorni un suo disegno di legge. (questo punto mi pare ragionevole)

IMMUNITA’ PER SENATORI: Confermata anche per i senatori l’immunità parlamentare che copre i parlamentari da arresto, intercettazioni, perquisizioni. (un grande papocchio questo, perché introduce categorie di immunità che riguardano soggetti estranei, i consiglieri ed i sindaci, di cui diviene difficile comprendere se l’ipotesi di reato coperta dall’immunità residua riguardi il ruolo di senatore o quello di senatore o sindaco, dovendosi immaginare invece una commistione dei due ruoli che altrove nella riforma è ribadito essere la nuova formula istituzionale del ruolo di senatore)

una riforma fatta con i piedi, insomma o fatta apposta per alterare la forma di stato!!!

 

 

 

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