la scacchiera…

29/07/2014

riprende la strage a gaza…e non ho alcuna voglia di parlarne adesso…solo di starmene a pensare alla stupidità degli esseri umani ed al mondo che non può essere una scacchiera lucida e fredda come un tavolo da obitorio

miko somma

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a proposito di congresso…

29/07/2014

non mi piacciono gli sconti, così non ne faccio e non ne voglio per me e per alcuno e credo che la politica debba imparare a nutrirsene con intelligenza vorace, ma guai a credere che per far smettere un bambino di piangere occorra scaraventarlo dalla finestra, piuttosto che umilmente e con devozione cambiargli il pannolino…

miko somma

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cento anni dalla prima guerra mondiale…

28 luglio 1914 – 11 novembre 1918

 

ci sono date che occupano un posto nella storia e persino nella memoria, dove si affastellano i ricordi che ho ascoltato e conservato da bambino, avendo conosciuto qualcuno che c’era ed avidamente cercato di tenere tutto dentro di me…

ed è proprio di questo, dei ricordi, che vorrei scrivere…non delle scorrere degli avvenimenti, delle cronache, di tutto ciò che potrete trovare ovunque, da un buon libro di storia (dalla cui conoscenza critica non si può e deve mai prescindere) ai racconti televisivi, persino alle suggestioni vere o più facilmente verosimili che raccontano la prima guerra mondiale, ma appunto dei ricordi che questo centenario mi suscita, pur se l’ingresso in guerra dell’italia avvenne quasi un anno dopo, nel 1915…

ed i ricordi ovviamente non sono i miei, ma, avendo avuto la fortuna o semplicemente la ventura di appartenere a generazioni lunghe, quelle generazioni dove capita di avere magari un nonno nato nel secolo precedente (ed i miei nonni paterni e materni, erano nati rispettivamente nel 1892 e nel 1900), i racconti diretti od indiretti erano materiale che in qualche modo oltrepassava la retorica di cui pure la mia infanzia scolastica era ancora riempita…

così tra l’eco di canzoncine sul piave o sugli alpini, più che la lettura inevitabile dei testi scolastici intrisi di una retorica patriottarda che sembrava stridere con un mondo di cui intuivo, seppur ancora troppo piccolo di età per esserne protagonista, il veloce cambiamento, furono i racconti diretti dei partecipanti a quella guerra a rendermi il quadro di ciò che la guerra fu per le persone…

e non furono i racconti di mio nonno paterno che quella guerra la combattè per anni in prima linea (morto nel ’54, quindi prima che avessi la fortuna di conoscerlo), decorato al valore militare, e neppure quelli di mio nonno materno, troppo giovane per partecipare direttamente al conflitto (l’ultima generazione chiamata attivamente al fronte fu quella del ’99), ma quelli riflessi di una epopea familiare che, come praticamente ogni famiglia d’itala, coinvolse due famiglie, quella di mio padre e quella di mia madre, allora ancora ignare di doversi incontrare un giorno e magari dare origine al sottoscritto, due famiglie che in qualche modo parteciparono direttamente ed indirettamente a quella guerra…

la famiglia paterna appunto con mio nonno michele che prese parte alla guerra e fortunatamente riuscì a ritornare, e la famiglia materna, dove pur non avendo mio nonno rocco partecipato attivamente al conflitto, il tributo – e fu di sangue – riguardò il fratello maggiore di mio nonno, vincenzo, che da quel conflitto non ritornò mai più…e riguardò le famiglie tanto che di ciò che il conflitto rappresentò per loro ne ho avuto racconto dalle due giovani spose di quei nonni, camilla moglie di michele che partorisce il suo primo figlio giuseppe nel ’17, in piena guerra, presumibilmente concepito durante una licenza di mio nonno (non erano cose che si poteva chiedere ad una nonna che mi ha accompagnato sin quasi al suo secolo di vita), e maria che non potendo raccontare della lunga attesa di un marito che al fronte non era andato, mi raccontò in vece di mio nonno rocco che di parole ne aveva avute sempre poche ed il resto le aveva perse per le strade dolorose della vita, di quello zio vincenzo, bello come il sole (e quella foto in divisa che sin da bambino rimiravo lo testimonia appieno), dalla vita sfortunata (e di questo preferirei non raccontare qui ed adesso) e dal destino tanto triste da cancellarne l’esistenza a soli 20 anni…

ma non è l’epopea familiare che voglio raccontare, dovendo in quel caso risalire il secolo sin oltre il secondo conflitto mondiale che coinvolse davvero completamente le due famiglie e che pur non portando morti da piangere, vide delle prigionie lunghe e devastanti nei figli, ma l’epopea di una generazione, quella dei nonni, dei nonni di chi, come il sottoscritto, poteva considerare tali quegli asciutti vecchietti di fine secolo che non mancavano di raccontare, tra una lacrima ed un sospiro, di compagni e fratelli partiti al fronte per una guerra magari poco capita, caduti tra le bombe, le pallottole ed i gas e spesso mai ritrovati, ossa tra le ossa di un ricordo che allora, in quelle parole, era ancora vivo, personale, generazionale e non ancora storia impersonale, quale inevitabilmente si trasforma quando i protagonisti non ci sono più ed i ricordi stingono dal personale di ciascuno al sedimento storico di una nazione…

così scomparsi quei protagonisti che a me, come a tanti altri della mia e delle precedenti generazioni, magari non troppo loquaci o descrittivi come il sottoscritto, capitò in sorte di poter conoscere ed ascoltare, non resta appunto che tentare di rendere per i più giovani meno impersonale la sensazione di cosa quella guerra fu per un paese che da poco era stato unito e neppure ancora poteva considerarsi tale, nelle lingue, nelle culture ed a volte persino negli strappi della storia (in lucania ancora nel 1865, quindi 50 anni prima, era lo stato che uccideva, che devastava, che fucilava in massa chiunque era sospettato di manutengolismo verso i briganti), e per i suoi cittadini spesso poco istruiti, quando non analfabeti, il cui universo-mondo finiva il più delle volte al limitare dei campi coltivati del proprio paesello arroccato sulle montagne…

quel paese così arcaico e che pure faticosamente arrancava dietro una modernizzazione industriale che fu proprio la guerra e le commesse militari a spingere, quel paese dove era più facile emigrare dall’altro lato del mondo che richiedere attenzione e cura da parte di uno stato che pure faticosamente tentava di essere tale, in un conflitto perenne tra vecchio e nuovo, quel paese dove la fatica del lavoro era reale, era sudore, erano lacrime, era la lotta per la sopravvivenza di una generazione che tentava di liberarsi, il più delle volte inconsapevolmente, dalla certezza di esser sudditi per poter aspirare ad essere cittadini, magari inseguendo le parole di quei pochi che allora, prima dello scoppio della guerra e durante la stessa guerra, parlavano di giustizia sociale, di cambiamento, anche di rivoluzione, inseguendo magari quel mito dell’immaginario che era così legato alle poche e scarne notizie che giungevano dalla vera rivoluzione, quella che nasce nel ’17 dalle rovine di una guerra disastrosa in russia, dove a sparire era una idea arcaica ed immutabile del mondo, sostituita da una speranza che saltava a piè pari l’ostacolo, proiettandosi nel futuro, una speranza che dopo solo pochi anni si era tramutata nella follia di credere di poter organizzare ogni istante ed anche ogni moto interiore della vita di un essere umano…

e da bambino, e poi ancora da adolescente, quel paese in cambiamento doloroso e così sanguinoso lo leggevo più che nei libri di scuola, inevitabilmente noiosi per uno che le storia già la penetrava, dissezionandola con i pochi mezzi che l’età ed il deludente rapporto con gli stessi maestri e i troppo spesso inadeguati professori mi consentiva, nei racconti di quegli occhi profondi di vecchi, asciutti di durezza della vita, eppure pronti ad inumidirsi al solo ricordo di quelle mattanze sul carso, sul grappa, sul s.michele, sul tagliamento ed ovunque si era combattuto per pochi metri di una terra inconosciuta ai più e che forse solo dopo il colpevole disastro di caporetto, la ritirata e la resistenza sulla linea del fiume che, come si legge dai cartelli stradali attraversandolo, è il “fiume sacro alla patria”, divenne finalmente italia e divenne finalmente il proprio paese…

ma non è mia intenzione costruire retorica, né fare o disfare le trame della storia e neppure tentare di costruire un filo tra i ricordi di cui mi sento orgogliosamente custode – e di cui farebbe bene chiunque conservi dei ricordi di quella guerra a sentirsi tale – e che tento di condividere con chi anagraficamente non può possederli e che oggi forse rischia di essere preda di quella nullificazione del senso della storia appiattita in un presente eterno che è di certa modernità a cui colpevolmente si è fatto ricorso come balia da parte di troppi genitori di oggi…

no, tento soltanto di ricordare quella guerra per come l’ho vissuta, nei ricordi di una generazione di uomini e donne che non ci sono più, che sono stinte foto su lapidi dimenticate nei nostri cimiteri e che non dovremmo dimenticare…

ecco, il mio ricordo di questo centenario non va alla data ed alla storia che termina, transita e riparte da quella stessa data, non va alla storia, quella con la s maiuscola che inevitabilmente diventa nel fluire dei decenni ed egli avvenimenti il calderone dove si depositano tutte le storie, quelle personali, quelle che oggi voglio umilmente omaggiare, facendo diventare nel mio ricordo quegli occhi di vecchietti asciutti e dolorosi i protagonisti di una grande storia che ha richiesto il sacrificio di tante, innumerevoli storie personali perse nell’oblio del tempo e di cui mi ritengo fortunato averne potute conoscere qualcuna e serbarla dentro come qualcosa di prezioso…

il mio grazie a quei giovani, a quelli divenuti vecchi e a quelli che non poterono mai diventarlo…mi hanno aiutato a crescere!!!…

milo somma   

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calma di 24 ore…

27/07/2014

le parole hanno un certo peso nella cultura araba…hamas accetta la proposta di tregua dell’onu, non quella di israele, ma la chiama “calma di 24 ore”

miko somma

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i prigionieri della striscia…nè con hamas, nè con israele, ma con loro…

il gioco al massacro pare dover ripartire quindi e riparte dopo la rottura di una tregua unilaterale, stabilita dal gabinetto di guerra israeliano, che prolungava la tregua bilaterale di altre 24 ore dopo la scadenza del primo termine e del secondo che scadeva appunto alle 24 di ieri…

e riparte perché hamas non accetta il prolungamento della stessa tregua non negoziata e spara razzi e colpi di mortaio su israele che immediatamente riprende le operazioni…ed a vederla così sembra proprio che siano i brutti, sporchi e cattivi di hamas a volere che il buon esercito di sion riprenda il suo massacro quotidiano, ma forse la cosa, come tutte le cose del medio-oriente, è più complessa di quanto appaia…

forse, avendo stabilito e dando per certo che hamas sia un’organizzazione di giocatori di scacchi sulla pelle del loro stesso popolo (cosa della quale sono più che sicuro), ragionando militarmente (e purtroppo sono loro, i contendenti, che ci abituato a simile pensare) il prolungamento della tregua da parte di Israele era però alquanto “peloso”, poiché se in nulla diminuiva la pressione di israele stesso nella striscia di gaza che continuava le sue operazioni, la tregua consolidava il suo esercito nelle posizioni raggiunte pur senza sparare nel mucchio e metteva hamas in pericoloso stallo difensivo – per usare una immagine sportiva è come se un pugile dopo aver atterrato il suo rivale se ne rimanga ad incombere minaccioso di riprendere a picchiarlo su questo, piuttosto che essere allontanato dall’arbitro che così concede una chance di ripresa al pugile caduto…militarmente quindi il prolungamento della tregua danneggiava hamas e consentiva ad Israele di “far riposare” una opinione pubblica interna meravigliata dall’alto ed inedito numero di perdite tra i suoi militari (tanto per ricordare nell’operazione piombo fuso le perdite di militari israeliani si sono fermate a 10 caduti), bloccando comunque hamas in ogni movimento riorganizzativo che sarebbe stato stigmatizzato subito come offensivo, dando origine a risposte israeliane…

ma è l’effetto politico il punto che Israele intendeva raggiungere, da un lato “concendendo” una tregua non negoziata, quindi che non comportava un riconoscimento politico ulteriore di hamas come controparte e non dava origine a quelle condizioni di trattativa con la stessa hamas che pure gli sforzi di kerry, segretario di stato usa, postulavano, dall’altro sapendo che se hamas non avrebbe potuto fare altro che romperla (apparendo all’opinione pubblica internazionale e soprattutto interna quasi una resa accettarla, ciò implicando inoltre una sorta di sconfitta dei pochi alleati esterni che hamas può ancora contare nello mutevole scacchiere medio-orientale), dall’altro apparendo ora Israele “costretto” a rispondere alla violazione della stessa tregua (e che in realtà non era una violazione, non essendoci stato alcun accordo) e così uscendo dall’immagine di ferocia con cui giocoforza l’immagine dello stato ebraico si era vestita, pur nei tanti più o meno ipocriti distinguo su un diritto all’esistenza ed alla sicurezza che “giustificano” una reazione tremenda pur in assenza di una minaccia concreta tale da poter essere davvero distruttiva in un panorama attuale in cui Israele non è mai stato meno minacciato nella sua storia…

e vorrei a tal proposito ricordare che per diversi motivi mentre sia siria, che libano, che giordania ed egitto sono stati completamente disinnescati come entità statali “nemiche” dell’esistenza dello stato di Israele (cosa che però non deve far dimenticare l’esistenza di frange oltranziste che farneticano ancora della distruzione di israele stessa), l’iran non ha alcun interesse strategico oggi a ficcarsi in un vicolo cieco sostenendo hamas, proprio mentre si allenta la tensione internazionale sul suo potenziale nucleare…

rimane però oltre la strategia e la tattica militare e geo-politica, oltre le considerazioni strettamente di immagine in cui pure occorre si veda un conflitto che scorre comunque sotto gli occhi del mondo, il problema di un popolo, quello di gaza, a cui la giornata di ieri era servita per respirare ed a cui tocca ancora riprendere però l’apnea terribile di una sopravvivenza impossibile sia nel contesto immediato dei bombardamenti e dell’impossibilità di trovare alcun rifugio sicuro in un luogo che risulta avere una delle massime densità abitative del mondo, sia nel contesto consolidato di un embargo e di un blocco dei valichi di frontiera che dura da 8 anni, tranne che per le poche e sempre molto trattate spedizioni umanitarie gestite da u.e. ed onu, che renderebbe la vita impossibile a chiunque, se pur vita può chiamarsi quella di un qualsiasi “prigioniero della striscia”…chiedetevi allora se i tunnel servivano solo per le “spedizioni” di hamas o se non servissero anche e soprattutto per quel contrabbando che arricchiva anche molti frontalieri israeliani ed egiziani, ma che di fatto era uno dei pochi e molto costosi canali di rifornimento di viveri e medicinali…

e così se la ragione spinge a vedere più in profondità di ciò che accade, ponendosi domande e tentando di darsi risposte che non siano nella sola emozione, l’emozione stessa però non può essere confinata oltre lo schema razionale, ingabbiata e resa sterile dalla speculazione intellettiva…e quell’emozione, quella si sapere che riprendono morte e terrore per gli abitanti di gaza, chiunque le procuri, non può che non riempire il cuore di mestizia per le sofferenze degli ultimi tra gli ultimi, sofferenze che spero ardentemente possano presto cessare sia nell’immediato di un cessate il fuoco, sia in quel contesto di accordo internazionalmente garantito e nel quale tutte le controparti si riconoscano in quanto tali e possano dare origine all’unica via possibile per la pace, quella del riconoscimento reciproco e duraturo di due popoli in due stati che pure al fatah, la fazione-partito che fu prima di arafat ed oggi di abu mazen, si era impegnata ad accettare ed aveva accettato sin dagli accordi di oslo e dalla stratta di mano tra rabin ed arafat…

e nel mentre il contesto di una opinione pubblica si legge anche dalle foto e quella che pubblico è una foto emblematica, il tatuaggio di un militare che riporta i confini di uno stato di israele dove non esiste neppure la west bank, oltre gaza,

 un pensiero questo sempre più radicato in una opinione pubblica israeliana che alcuni sondaggi danno quasi per intero favorevole all’azione militare su gaza ed al suo prolungamento fino alle più estreme conseguenze (e che un po’ sono proprio quelle di quei confini dopo la guerra del ’67), voglio continuare a gridare il mio amore per il popolo palestinese che soffre dal 1948 e di cui questa di gaza è un’altra pagina dolorosa di un libro che spero venga chiuso al più presto per ricominciare a scriverne un altro, quello della pacifica e serena convivenza tra due culture meravigliose, eppure oggi schiacciate da estremismi guerrafondai che pongono il conflitto perenne ad affare irrinunciabile, dal cui incontro fattivo ed includente non potranno che nascere spinte meravigliose per la crescita civile, economica e culturale del medio-oriente tutto…

e così IO STO con i prigionieri della striscia e con la speranza, né con hamas, né con Israele!!!

miko somma

 n.b. e per chi avesse voglia di approfondire il casus belli, la morte dei tre ragazzi israeliani barbaramente trucidati, vi consiglio al link questo interessante articolo del manifesto che apre prospettive davvero inedite su questo massacro e su chi lo ha ordinato e per quali motivazioni…

http://ilmanifesto.info/attacco-preordinato

 

 

 

 

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27/07/2014

ok, visto che avrei qualche residuale capacità di scrittura, figlia di una tendenza all’analisi, mi sarebbe venuta voglia di cominciare a distruggere qualche ipocrita ignorante mestator di deiezioni che inquina la scena politica lucana…

e mo’ so cacchi vostra!!!…

miko somma

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la restituzione…

26/07/2014

poco per volta, le macerie restituiscono i corpi che non si sono potuti recuperare sotto le bombe di gaza, una ottantina finora…e quello che mi una rabbia speciale sono coloro che, feriti, si sarebbero forse potuti salvare, se israele non avesse sparato anche sui mezzi di soccorso, uccidendo anche dei medici e del personale paramedico ed impedendo in molti casi i soccorsi

miko somma

e dai partiti italiani, nell’assurdo appiattimento propagandistico che esalta il pericolo dei razzi di hamas, ma poco dice sulle bombe di israele, emerge solo una sudditanza speciale alla banalità…

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un esile tregua…

ansa- Israele rifiuta la proposta di tregua di una settimana, ma accetta la richiesta di un cessate il fuoco di 12 ore a Gaza dalle 7 di oggi, avanzata dal segretario di stato americano, John Kerry, e dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, il quale aveva chiesto una ‘pausa umanitaria’ di 7 giorni, e ha detto che “i palestinesi hanno sanguinato abbastanza”.

Tra le macerie 40 corpi
Almeno 40 corpi sono stati recuperati sotto le macerie in diversi quartieri di Gaza, dopo l’entrata in vigore della tregua di 12 ore che ha permesso ai soccorritori di scavare sotto le case crollate. Lo riferisce l’agenzia Maan, che porta il bilancio delle vittime a oltre 940, precisando che nel raid a Khan Younis prima della tregua i morti sono 20. (in realtà sono 23, di cui una intera famiglia di 18 persone, tra cui almeno 4 bambini, ndr)….

E’ di oltre 940 il numero dei morti.

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fa specie che…

26/07/2014

fa un po’ specie che il sindaco de luca non sia stato presente in p.zza m. pagano insieme agli operai della sider…un sindaco deve essere presente nei drammi e nei conflitti di una città (per la verità l’unico esposto politicamente era il sottoscritto)

miko somma

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la nota dei capigruppo del centrosinistra a potenza…

nota congiunta dei capigruppo del centrosinistra per petrone (pd, insieme si cambia, cd, popolari uniti, i socialisti, scelta civica

Questa prima fase della consiliatura non nasce sotto i migliori auspici: i primi atti posti in essere rivelano un metodo che non va nella direzione della condivisione, più volte annunciata dal Sindaco De Luca, e del riconoscimento della maggioranza consiliare di centrosinistra

I criteri di formazione della Giunta, annunciata come tecnica, ma di fatto composta da dirigenti di partito e candidati nelle liste della destra, sono discutibili. Le linee programmatiche, espresse in vari consessi, non sono state ancora presentate e dibattute nell’organismo deputato, ossia il Consiglio comunale. All’uopo ci sorprende l’ultima dichiarazione dell’Assessore Cuoco, il quale ha dichiarato alla stampa di avere già fissato e presentato al Presidente della Regione l’agenda urbana 2014/2020 per il capoluogo. La Giunta, anche nell’organizzazione di alcuni uffici comunali, ha assunto delle decisioni inopportune, che non vanno nella direzione della spending review (spostamento inopinato di personale e nomina di superdirigenti,) e della razionalizzazione delle risorse umane.

In ultimo, i continui richiami alla condivisione da parte del Sindaco De Luca di fatto non trovano alcun riscontro. E’ sufficiente, a proposito, richiamare un ultimo accadimento: è stato notificato ad alcuni consiglieri di centrosinistra il ricorso al TAR, con il quale alcuni candidati delle liste a sostegno del Sindaco De Luca hanno chiesto una diversa attribuzione dei seggi nonostante la chiara previsione normativa. Tale atto, da ritenersi inopportuno politicamente, rappresenta un chiaro tentativo di sovversione della volontà popolare e costituisce un ingiustificato motivo di contrapposizione. Bene avrebbe fatto De Luca a prendere le distanze pubblicamente da detta azione.

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e così nubi scure paiono addensarsi già intorno a questa giunta di minoranza, mentre qualche problemino di fondo già comincia a venir fuori…

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on. latronico, e se ne accorge solo ora?…

AGR “Ho chiesto al sen. Francesco Bruni (FI) di ripresentare un emendamento al dl competitività per provare a correggere l’evidente contraddizione contenuta nell’art.45 della legge 99/2009 che aveva incluso gli impianti di rigassificazione tra quelli che dovevano godere di una compensazione a carico del fondo alimentato dalle estrazioni petrolifere”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (FI), commentando il parere favorevole dato dal governo ad un emendamento al decreto Competitività, presentato dal senatore Bruni, su richiesta del parlamentare lucano. “La Basilicata e i territori dove si compiono estrazioni petrolifere avrebbero dovuto alimentare le compensazioni delle aree dove sono insediati impianti di rigassificazione. Ora con il parere del governo e l’approvazione della commissione industria ed ambiente del Senato passa un emendamento di Forza Italia che realizza una giusta correzione che riassegna alle regioni petrolifere tutte le risorse di compensazione sulla base delle produzioni petrolifere”.

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e se ne accorge solo ora, onorevole latronico, che quell’ultimo comma dell’art 45 della legge 99/09, da voi fortemente voluto in occasione delle elezioni provinciali di quell’anno (l’intento era ovviamente elettoralistico) produceva quanto oggi accade, ciò un legittimo diritto della regione veneto sul fondo da cui deriva il bonus sulla scorta del dettato di legge?…siete stati in silenzio per anni, mentre si attendeva l’arrivo della card, quando tanti, sottoscritto compreso, avvertivano di quello che sarebbe accaduto e che puntualmente è ACCADUTO…

ovviamente all’epoca non sapevate leggere ed era tanta la supponenza di far parte della squadra vincente di mr. berluskoni che non ci avete neppure minimamente pensato ad uno scippo che, sperando tutto vada bene, ci costa adesso un bel forfait di 30 milioni di euro decurtato dalla cifra accantonata sul conto  e che avrebbe potuto essere tutta o quasi di questa regione…

diciamo che i leghisti veneti fecero la loro ed a voi toccò subire, visto che poco o nulla, tranne viceconte che però pensava agli affaracci suoi.  allora contavate nell’economia dei numeri della pdl, ma in sintesi SE NE ACCORGE SOLO ORA?… 

 

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IO STO CON GAZA!!!…

25/07/2014

solo una sollevazione popolare generale che includa i palestinesi della west bank, gli arabo-israeliani e l’universo dei rifugiati nei paesi limitrofi potrà fermare gli assassini in divisa di tsahal dal terminare il loro massacro a gaza…solo un risentimento generale del mondo che danneggi l’economia israeliana forse farà ragionare questi avvoltoi che si mascherano ancora da vittime, utilizzando la tragedia dell’olocausto, pur essendo divenuti nel frattempo dei carnefici…IO STO CON GAZA!!!

miko somma

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contingentare per ghigliottinare…

24/07/2014

un clamoroso errore forzare il senato con una giravolta interpretativa a mio avviso anti-costituzionale…così si affossa ogni dialogo possibile sul quale DEVONO fondarsi riforme costituzionali per essere davvero condivise…e spiace che ci siano tanti ipocriti che pur sapendolo, nulla hanno fatto per impedirlo…renzi e la sua poca elasticità mi piacciono sempre meno

miko somma

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Comunicato stampa

questo comunicato non è stato inviato al sito istituzionale basilicatanet

 

Girare intorno al problema di una Basilicata Saudita che si va prospettando.

Mentre proseguono gli incontri tra il ministro alla sviluppo economico Guidi ed il governatore lucano su un affare, quello delle estrazioni di idrocarburi, in un verso o nell’altro importante per questa regione e non più eludibile ad un confronto serio e globale con il Governo nazionale, sovvengono delle riflessioni in merito ai “risultati” portati a casa in forma per ora dialettica, la ripresa di erogazione dell’improprio  bonus carburanti, il memorandum ed i suoi effetti di maggiore contribuzione verso la regione, l’art 16 del decreto liberalizzazioni e quella fuoriuscita dal patto di stabilità delle royalties che tutti auspichiamo sia possibile, pur nella critica dello strumento adottato per forzare la mano, una leggina regionale che il presidente “impone” al consiglio. Così molta allegria sui media, ma si tratta di un gioco di illusioni.

E veniamo allora ai punti, a cominciare dalla ripresa di erogazione del bonus, decurtato da un forfait a valere sulla ripartizione del 2011 delle somme già incassate dal fondo e dovute ex art.45 della legge 99/09 anche alle regioni che ospitano rigassificatori, chiarendo che se pure si riporta a casa quanto ai lucani già dovuto e finora bloccato dai ricorsi in merito della Regione Veneto, non si comprende come una migliore distribuzione dello stesso secondo criteri di proporzionalità reddituale possa migliorare la palese iniquità distributiva del beneficio concesso, sulla cui sostanza legislativo-regolamentare si deve  intervenire per migliorare fruizione universale e natura causale, trattandosi di obbligo la destinazione a card carburanti ed il ritorno di cassa per le compagnie e non di quella libera scelta di utilizzo da parte della Regione che pure sarebbe stata auspicabile, ma di cui non si fa cenno alcuno.

A questo proposito vorrei ricordare che da molto tempo esiste una proposta di modifica del testo della  legge 99/09 all’art. 45 che il sottoscritto non ha solo presentato alla stampa, ma prima inviato a tutti i parlamentari lucani della precedente legislatura senza ottenere risposta, poi riconsegnato ad alcuni di loro eletti nella seguente, attuale legislatura, in particolare al capogruppo PD alla Camera, Speranza, proposta che pur contenendo elementi migliorativi e di creazione di cicli economico-ambientali locali che l’attuale uso del bonus non consente, non ha però ottenuto finora risposte fattuali od atti concreti.

Riportiamo quindi a casa quanto già nostro sul bonus carburanti e senza sostanziali miglioramenti che non siano un aggiustamento di un “mostro giuridico” d’epoca e natura berlusconiana e fattura tipica di un basso artigianato parlamentare, sul quale la ex pdl tentò di agguantare successi politici locali però mai arrivati, ma la “festa dell’illusione” pare non dovere finire qui, se è vero che sulla scorta di quanto disposto al combinato di memorandum ed art. 16 ex decreto liberalizzazioni, il ministero si impegna a modificare il decreto interministeriale del settembre 2013, innalzando da 50 a 250/300 milioni di euro, subito corretti a 200, per 20 anni, tenendosi però conto nel calcolo dell’Ires da cedere alla Regione Basilicata delle autorizzazioni già concesse o in via di perfezionamento alle compagnie già operanti, formula questa troppo sibillina per non leggersi con chiarezza l’apertura a ulteriori permessi ivi celata.

Ma a voler essere ancora più precisi il ritorno dalla fiscalità generale alla regione per circa 11 milioni di barili/anno che l’aumento estrattivo del memorandum consente oltre gli accordi chiusi per Val d’Agri e Tempa Rossa, rappresenta meno del 20% del valore aggiunto dell’ulteriore estratto in un solo anno e meno del 30% del valore incassato dallo Stato, non propriamente un vero e consolidato ritorno fiscale per il contributo della regione alla bilancia energetica del Paese.

Ed infine, sul Patto di Stabilità ministro e sottosegretario Vicari se hanno convenuto sul consentire alla Regione di utilizzare le royalties fuori dei vincoli del patto di stabilità interno, non hanno affatto chiarito i termini in cui un incontro tecnico (con chi?) dovrebbe tradurre le proposte in provvedimenti legislativi anche a carattere di urgenza che non si comprende come il Governo potrebbe calendarizzare in forma di emendamenti all’interno di decreti legge da far approvare ad un parlamento di cui almeno un ramo è attualmente ingolfato in ben altre discussioni.

Tutto troppo fumoso e lacunoso per non prospettare quel gioco di specchietti per allodole a tutto uso e consumo di una propaganda presidenziale interna già orientata al possibilismo per sopravvivenza del fumus di un “ascolto delle proposte”, propaganda già partita e che ingabbierà la nostra regione in quel sostanziale si a nuove estrazioni di idrocarburi in cambio di concessioni spacciate come ope personae in grado di “salvare” la nostra terra e porre innovazioni in un rapporto che oggi pare dover passare più da una rappresentanza delle istanze territoriali affidata allo strano codazzo che il Presidente porta con sé a Roma, Confindustria Basilicata, con il mio omonimo, parte in interessi sull’affare petrolio ed in un certo senso molto vicino alle posizioni della Guidi, già giovane presidente dei giovani del cartello di via dell’astronomia, e l’assai inedito cartello imprenditoriale di “Pensiamo Basilicata”, che non capiamo né chi, nè cosa rappresenti, né perché sia stata invitata al tavolo, che da un serio, corretto e democratico rapporto sia con il Consiglio Regionale, che non deve essere messo di fronte ai fatti, sia con i cittadini a cui ancor nessuno ha chiesto cosa pensino in merito alla Basilicata Saudita che si va prospettando.

Meglio sarebbe allora smettere di girare intorno al problema ed essere chiari rispetto ad una domanda che si pone con sempre maggiore urgenza, “Cosa vuol fare il presidente Pittella rispetto ad un sempre più chiaro orientamento del Governo a sfruttare al massimo possibile le risorse di idrocarburi presenti nel sottosuolo lucano?”. Non sarebbe meglio chiederlo preventivamente ai cittadini lucani come pure il sottoscritto suggerisce da tempo si faccia?

Miko Somma

 

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