Comunicato stampa

questo comunicato non è stato inviato al sito istituzionale basilicatanet

Fuffa o becchime per allocchi

L’aria di festa paesana sorta intorno all’approvazione in legge di stabilità 2015 dell’emendamento 553 sembra la felicità del condannato all’impiccagione perché alla ruvida corda di canapa si sia deciso di sostituire l’eleganza di un cordino di seta, non derivando da questa approvazione alcuna miglioria del testo approvato della legge 164/2014 di conversione del decreto 133/2014, noto come “sbloccaitalia”, segnatamente a quell’art. 38, semmai verificandosi un curioso fenomeno di interessata presa in giro della gente lucana che al lettore più attento non dovrebbe affatto sfuggire, mentre continua una prassi artatamente confusa del governo di scrivere leggi illeggibili (ciò attenendo a culture della legislazione ormai giunte ai minimi storici) approvate da un parlamento succube di “pratiche del decreto compiuto”.

E se il presidente Pittella esulta nel suo renzianesimo provinciale e con lui tutta una convertita corte di “stolti” che sembrano omaggiare più una interessata filiera di opportunità personali e di cordata che si celano dietro l’atteggiamento più che supino al governo nazionale, che una cultura dell’interesse reale del territorio – ormai persino dimentichi di autonoma capacità di lettura legislativa – personalmente quest’aria di festa pare del tutto fuori luogo ed a tratti imbarazzante per subalternità, una subalternità che è ormai considerazione quotidiana dei lucani comuni, quelli non “legati” a quelle stesse filiere.

Il dato è che l’intervenuta modifica che si sostituisce all’art. 38 bis della legge 164/2014 che converte il decreto 133/2014, quindi il testo del novello 38/1-bis. “Il Ministro dello sviluppo economico, con proprio decreto, sentito il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, predispone un piano delle aree in cui sono consentite le attività di cui al comma 1. Il piano, per le attività sulla terraferma, è adottato previa intesa con la Conferenza unificata. In caso di mancato raggiungimento dell’intesa, si provvede con le modalità di cui all’articolo 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto 2004, n. 239. Nelle more dell’adozione del piano, i titoli abilitativi di cui al comma 1 sono rilasciati sulla base delle norme vigenti prima dell’entrata in vigore della presente disposizione.» che sostituisce il testo “Il  Ministro  dello  sviluppo  economico,  con  proprio decreto,  sentito  il  Ministro  dell’ambiente  e  della  tutela  del territorio e del mare, predispone un piano delle  aree  in  cui  sono consentite le attività di cui al comma 1.”, se forse appare più “costituzionale” in una percezione che non dovrebbe essere interesse della Regione Basilicata, quanto del Governo, di fatto non cambia la sostanza di quanto disposto nella interezza del combinato dell’art. 38 e dei precedenti, la decisione finale sulle aree ad interesse per la prospezione, ricerca, coltivazione e stoccaggio nel sottosuolo di idrocarburi (comma 1 art. 38 legge 164/2014) non spetta alla regione, ma ad una generica intesa di una conferenza di servizi, dove la parte lucana (supposta portatrice degli interessi territoriali) si limita alla sola presidenza della giunta regionale, dovendosi accontentare di mera rappresentanza per i contributi di ANCI, UPI ed UNCEM.

E la cosa non finisce certo qui, dovendosi “incassare” anche l’ulteriore “goal” che porterebbe al 5 a 0 la partita (per il Governo, non certo per la Basilicata) dei termini perentori all’intesa posti dall’articolo 1, comma 8-bis, della legge 23 agosto 2004, n. 239, che fissa 150 giorni per l’intesa dove si presume assenso (di fatto esistendo diktat e non alcuna intesa ove si è obbligati a dire si), 30 per obbedire agli “ordini” del Governo che avoca a sé in caso contrario la decisione, ulteriori 60 perché quest’ultimo dica infine di si ad un piano delle aree elaborato con decreto ministeriale (quindi fuori dal Parlamento) e da approvarsi non in stretta relazione con le regioni interessate, ma nel complesso della conferenza e quindi della sua generalità di temi, spingendo così all’angolo la nostra scarsa demografia, nella caduta di interesse generale allo stesso piano di aree vocate alle estrazioni che, proprio a leggere la Strategia Energetica Nazionale e le sue previsioni di aumenti sino al 15% del fabbisogno energetico nazionale della quota estratta nell’Appennino Meridionale, lascia ben pochi dubbi su quale sia in terraferma il bacino più interessato.

Ciliegina finale che porta infine ad un risultato tennistico è poi la regolazione dei titoli presentati nelle more di approvazione del piano delle aree che viene demandato alla normativa vigente prima della modifica, quindi allo stesso art. 38 nella sua globalità ed al comma 1/bis così come formulato nella sua approvazione precedente alla novellazione intervenuta, in un “pastrocchio” legislativo la cui funzione si presta anche alla presentazione di titoli che finirebbero per essere approvati fuori dallo stesso piano, non essendo più vigente la normativa antecedente il 38 stesso e dovendosi per principio generale legiferare in Parlamento per la regolazione dei rapporti sorti durante la “vacatio” in oggetto, mentre rimanedo integro il testo che conferisce entro 180 giorni la titolarità della istanza di titolo concessorio, come al comma 7 dell’art. 38, di fatto si bypasserebbe ogni regolazione con un effetto far-west.

E tutto ciò accade in un contesto non affatto modificato per ciò che concerne i “bocconi amari” del 38 e precedenti, in tema di esproprio, di vincolo di uso, di varianti urbanistiche e via discorrendo, semmai dovendosi rilevare che l’unica norma che poteva salvaguardare la regione da ulteriori estrazioni fuori dalla “bufala” del dover regolare le attuali autorizzate e non ancora attive (Tempa Rossa ed il limite di raggiungimento dell’estratto alla intesa per la Val d’Agri, cosa per la quale, ad accordi firmati da anni, non si comprenderebbe allora perché legiferare in modo tanto permissivo e favorevole alle compagnie da costituire di fatto una liberalizzazione) altro non era che il recepimento dell’odg approvato alla Camera, con parere positivo del Governo, che limitava a 154.000 barili/giorno la quota massima di estratto, ovviamente traducendo quella cifra espressa nella giuridica formulazione del “secondo le intese già raggiunte ed operanti” da inserirsi nella Legge di Stabilità, cosa dalla quale il Governo si è ben guardato, poiché avrebbe fissato un limite invalicabile che evidentemente non si vuole affatto.

Questa la realtà che ruota intorno a quell’articoletto così scarno nel suo peggiorare forse la situazione, che da noi però è stato inteso, malinteso e fuorviato per esigenze altre dagli interessi del territorio a non voler sopportare ulteriori aumenti di quote produttive, sia nelle zone già oggetto di estrazioni per gli accordi, sia in tutte le altre “a rischio”, quasi tutta la regione, a voler considerare anche le varianti di estensione dei titoli concessori per le infrastrutture a sostegno.

Cosa ci sia quindi da inneggiare rimane un mistero, mentre invariata è una necessità, che la Regione non aspetti gli ulteriori 60 giorni concessi dal 553 per opporsi, ma lo faccia da subito prima al 38 nel suo complesso, poi al 553 nel particolare, avendo nel frattempo il gruppo di cui mi onoro di far parte stamane presentato e consegnato al Presidente del Consiglio Regionale quasi 3000 firme alle oltre 11.200 già presentate di sostegno alla petizione popolare che abbiamo lanciato nella prima decade di novembre, e per la quale finora oltre 14.000 cittadini hanno apposto la loro firma che è una forte richiesta politica al Presidente della Regione di fermare le bocce della sua partita persa che però non ha alcun diritto di perdere per tutti noi lucani.

Si opponga ed eviti quindi, insieme ai consorziati di non abili alla lettura che sembrano sostenerlo, di spandere ulteriormente fuffa o becchime per allocchi.

Miko Somma, partito democratico.

 

14.207…

e sono 14.207 firme di sottoscrizione alla petizione (circa il 3% della popolazione lucana) accuratamente consegnate questa mattina alla figura di garanzia istituzionale del presidente del consiglio regionale…

poi se vogliono far finta di nulla, noi possiamo anche continuare…

 

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non ci sto…non ci stiamo…

22/12/2014

per il momento consegno qualche altro migliaio di firme di sostegno alla nostra petizione anti-38 (chiamiamola così per comodità) al presidente del consiglio regionale (ore 9.45), poi con calma, con molta calma, nel pomeriggio distruggerò con freddezza l’aria di festa intorno all’emendamento 553 in legge di stabilità 2015 del testo del comma 1bis dell’articolo 38 della conversione in legge dello sbloccaitalia…

lo si consideri quindi un preannuncio di comunicato stampa

ad essere presi in giro da politicanti da strapazzo e da sodali&leccaderetano ignoranti non ci sto…non ci stiamo…

miko somma

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il modello futuro del lavoro…il mini-lavoro…

ansa – Si chiamano mini-jobs, ovvero lavoro a chiamata, e per il 2014 la Cgia di Mestre ha calcolato una vendita di oltre 71.600.000 ore di lavoro che hanno interessato un milione di persone nei settori del commercio, ristorazione/turismo e servizi.

    Destinatari dell’offerta occupazionale sono stati casalinghe, pensionati, badanti, studenti, disoccupati e “dopolavorisiti” tutte persone che usufruiscono dei cosiddetti voucher. 

Dal 2012, anno in cui questo strumento è stato esteso a tutti i settori economici, il ricorso è più che triplicato: da poco più di 23.800.000 ore utilizzate due anni fa si è passati a 71.600.000 ore previste per l’anno in corso. “Grazie all’introduzione di questa formula – segnala il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi – è stato possibile far emergere una quota di sommerso che altrimenti sarebbe stata difficile da contrastare. Ora, anche i lavoretti saltuari sono tutelati. In più, chi viene assunto per poche ore con questi buoni può menzionare nel suo curriculum questa esperienza. Inoltre, per limitare l’utilizzo improprio di questi buoni, il legislatore ha stabilito che ognuno di questi deve essere orario, datato e numerato progressivamente. Tuttavia, la possibilità di aggirare la norma non manca – rilava Bortolussi – purtroppo, questa possibilità è presente in qualsiasi caso, figuriamoci quando si tratta di un accordo che, come in questa fattispecie, è di natura verbale”. I voucher, rileva la Cgia, rappresentano un sistema di pagamento che i datori di lavoro/committenti possono utilizzare per remunerare quelle prestazioni svolte al di fuori di un normale contratto di lavoro, garantendo al prestatore d’opera la copertura previdenziale presso l’Inps e quella assicurativa presso l’Inail.

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credo che sia inutile commentare…è tutto così chiaro, ormai…

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‪#‎lucaniprovinciali…

20/01/2014

mi stupisce sempre l’assoluta non preparazione e la banalità della nostra classe dirigente…ah non fateci caso, io sono un provinciale…che parla abbastanza correntemente 4 lingue oltre l’italiano, che ha vissuto in 9 paesi europei ed extraeuropei, che conosce “qualche” passaggio dello scibile umano e che quando legge si sforza di capire cosa legge, persino una legge…‪#‎lucaniprovinciali

miko somma

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(ANSA) – TRANI, 20 DIC – Il sindaco di Trani, Luigi Nicola Riserbato, nel 2009 eletto consigliere provinciale della Bat con la ‘Puglia prima di tutto’, è stato arrestato con altre 5 persone dalla Digos per i reati, contestati a vario titolo, di associazione per delinquere, concussione, corruzione e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. La vicenda riguarda l’appalto, secondo l’accusa pilotato, da oltre due milioni di euro per la vigilanza degli immobili comunali e richieste di assunzioni all’Amiu.

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ad atella…

capisco che per alcuni possa risultare indigesto il contenitore, ma dal momento che l’ingenuità e l’immaturità (peggio ancora il purismo fuori luogo di chi crede di non essere coinvolto, stando comunque in questa terra) occorre metterli da parte in nome delle cose che dobbiamo fare nel contesto in cui siamo, vi invito a questa iniziativa dove relazionerò sul tema idrocarburi e ciclo dei rifiuti…e credo che ascolterete molte novità da uno che non la manda a dire e le cose usa dirle per come stanno, nel bene e nel male…

 

 

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richiediamo che…si impugni l’art. 38…

19/12/2014

la richiesta che faccio al presidente pittella è di essere conseguente rispetto alla volontà forte di 11.225 cittadini, a cui se ne aggiungono circa altri 5.000 nella consegna delle sottoscrizioni al presidente del consiglio regionale che effettueremo lunedì mattina, che venga impugnato l’art. 38…

e così sarà, a modesto parer mio, perché quell’atto politico costituito dalla firma di semplici cittadini apposta per migliaia di volte ha avuto ed ha un valore immenso…

noi forse gridiamo poco, ma facciamo tanto…

miko somma

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via la pena di morte dalla storia dell’umanità…

Usa, giustiziato a 14 anni nel 1944
Dopo 70 anni la verità: era innocente

Un giudice della Carolina del Sud annulla la sentenza di condanna: «Il processo fu ingiusto e la confessione del ragazzino fu estorta con la violenza»

La giustizia e la verità sono arrivate. Ma dopo 70 anni. È la storia di George Stinney jr, ragazzino di colore ucciso sulla sedia elettrica nel 1944 negli Stati Uniti, per un duplice omicidio di due bambine bianche. A 70 anni di distanza una giudice della Corolina del Sud ha stabilito che il bambino era innocente. È lui il più giovane condannato a morte negli Stati Uniti nel XX secolo. «Lo Stato ha compiuto una grande ingiustizia verso George Stinney», ha dichiarato la giudice Carmen Mullen. Il ragazzino fu giustiziato a meno di due mesi dalla condanna e a sole 12 settimane dall’arresto. Stinney, ha affermato Mullen, ebbe un «processo ingiusto», nel corso del quale fu impossibile stabilire la sua colpevolezza o innocenza

vi prego di leggere con attenzione la continuazione di questo articolo del corriere al link seguente…

www.corriere.it/esteri/14_dicembre_18/usa-george-stinney-giustiziato-14-anni-era-innocente-f38f46f2-86b8-11e4-bef5-43c0549a5a23.shtml

 

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il successore…

19/12/2014

se neppure l’indicazione di padoan come suo successore vi fornisce chiarimenti su chi sia stato ed è napolitano e per chi lavori, allora siete politicamente non vedenti…esattamente come credere che renzi ci metta del suo e non sia solo il vanaglorioso fesso che realizza un pezzetto del progetto di ciudad-juarizzare il paese in cambio della stabilità del debito…

miko somma

attenzione, non confondete questo post con le stupidaggini di grillo…lui lavora per lo stesso fine, ma con lo scopo di contenere il dissenso in un contenitore inutile…

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premesso che…

18/12/2014

premesso che a me interessa solo e soltanto del destino di questa regione nel più generale contesto del paese che amo e dell’europa che continuo a vedere come un sogno di libertà, il resto sono solo strumenti che si usano se e fin quando servono…quel che conta è il progetto e la volontà di andare fino in fondo, costi quel che costi!!!…e sono ora più che mai pronto…

miko somma

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riforma delle regioni…c’è spazio per tutti…

partiamo dal lancio secco del quotidiano q.i. (quotidiano italiano), edizione romana e dal suo articolo che trovate al link http://roma.ilquotidianoitaliano.it/proposta-pd-per-ridurre-regioni-come-cambierebbe-litalia-foto/

Domani (articolo a data 17 dicembre), l’Onorevole Roberto Morassut (http://it.wikipedia.org/wiki/Roberto_Morassut per un piccolo profilo) e il Senatore Raffaele Ranucci (http://it.wikipedia.org/wiki/Raffaele_Ranucci) del Partito Democratico (entrambi noti più che per altro per i trascorsi sportivi e mi fermo qui per sottolineare l’alta competenza istituzionale, nda), presenteranno alla Camera dei Deputati un disegno di legge costituzionale per ridurre le regioni italiane da 20 a 12. Se la legge sarà approvata nei due rami del Parlamento, la geografia politica del paese cambierà notevolmente e quella che era la Provincia di Roma, diventerà la Regione di Roma Capitale.

«Dopo 45 anni dalla nascita delle regioni – hanno spiegato in una nota congiunta Morassut e Ranucci – pensiamo che in Italia sia arrivato il momento di discutere concretamente di una riforma del regionalismo. Oggi ci troviamo in una fase in cui stiamo riorganizzando lo stato, le massime istituzioni, e le basi fondamentali della nostra Costituzione; parliamo poi di riforma della legge elettorale e discutiamo di spending review, cioè di riduzione delle spese. Allora, in questo quadro, il tema delle regioni diventa fondamentale». «Le Regioni – concludono – sono nate negli anni ’70 per cercare di dare rappresentanza alle diverse identità italiane. Ma se in una prima fase hanno fatto bene e hanno aiutato la crescita del Paese, in un secondo momento sono diventate protagoniste di fenomeni non positivi della vita pubblica. 15 sono finite sotto inchiesta, 494 sono stati i consiglieri coinvolti, quasi 60 milioni di euro – tutti soldi pubblici – la cifra sulla quale i magistrati stanno ancora indagando. È per questo che ora bisogna cambiare».

ed ecco in chiaro lo schema del cambiamento della carta geografico-amministrativa del paese che questi due geni propongono

e qualcosa della impostazione della “riforma” pur si vede, ben oltre l’ideologismo tipico e direi insistente che segue la vulgata degli scandali regionali per il superamento delle regioni…siamo di fronte non a proposte che seguono pedissequamente altre proposte che negli anni passati sono andate nel senso di un superamento dell’attuale ripartizione (si pensi alla proposta di accorpamento della fondazioni agnelli), ma ad un vero e proprio ridisegnare la cosa pubblica in base a ripartizione del tutto fuori da ogni logica geografica e di trasporti, culturale e finanche, pur essendone permeata con una idea di distretti produttivi omogenei, economica, ma ben dentro anche una logica profondamente antimeridionale che interviene massicciamente proprio al sud nello sconvolgimento degli attuali confini amministrativi, intervenendo con resecazioni di unità finora omogenee culturalmente…

se infatti sono fatte salve le due regioni a statuto speciale, sardegna e sicilia, sul cui destino costituzionale nulla si dice (rimangono o meno a statuto speciale?), il resto del sud è riaccorpato su due regioni bizzarre anche nel nome, regione di levante (puglia, provincia di campobasso e provincia di matera) e regione di ponente (calabria e provincia di potenza), che di fatto prevedono lo smembramento di due delle attuali regioni, basilicata e molise ed il successivo riaccorpamento in entità prima di tutto contraddistinte dalla eccessiva lunghezza del loro asse nord-sud (parliamo di 400 km sia in un caso che nell’altro) che marginalizzerebbero ulteriormente territori ad oggi privati persino delle province come enti politici intermedi, quindi da una oggettiva difficoltà costituita dalla mancanza di assi viari e ferroviari in grado di interconnettere gli stessi in unità organiche ed armoniche realisticamente in grado di fare da supporto e cerniera ad un territorio eccessivamente vasto…

ed ovviamente nel caso lucano ed in quello molisano, ciò che emerge è la diluizione delle istanze delle numericamente esigue popolazioni locali in contenitori talmente grandi da relegarle alla perifericità dei numeri esprimibili in un consesso legislativo (o quel che ne rimarrebbe, ammettendo pure che rimanga) locale…se infatti vogliamo stare ai numeri 350.000 abitanti della provincia di potenza, che possibilità di ascolto avrebbero di fronte a circa 2 milioni di calabresi che si intesterebbero politicamente la regione di ponente?…ed altrettanto potremmo dire per i circa 220.000 abitanti della provincia di matera o analogamente per i molisani…e non voglio neppure commentare quanto questa ripartizione influirebbe sulla situazione idrocarburi che a quel punto verrebbe spezzettata e diluita in ben altri contenitori che quello regionale lucano…

e risalendo lo stivale la regione campania si allargherebbe alle province di latina e frosinone, con ciò sugellando una contiguità economica, culturale e sociale affatto esistente, se non per i fenomeni camorristici in atto nell’interfaccia tra le due regioni, mentre la provincia di roma diverrebbe una sorta di distretto regionale quasi americanizzato, a mo’ di distretto della columbia, che se a qyualcuno può apparire uno scimmiottamento fanciullesco di un sistema democratico e territoriale del tutto avulso dalla tradizione europea, è evidentemente una realt° psichica per altri che a quel modello credono tanto da volerlo addirittura importare da noi…

continuando la regione cosiddetta adriatica è qualcosa che se esiste già oggi nella contiguità di distretti economici e rivieraschi affini, ma non certo uguali, delle vaste zone interne fa carne da cannone, riportando tutto a quel dato economico che è importante, ma che non riverbera affatto le differenze culturali esistenti e che a mio avviso sono uno dei grandi patrimoni sociali del paese, interconnettendosi in approcci sociali e finanche economici da non potersi sottovalutare in nome del pil e di altre considerazioni strettamente ed astrattamente contingenti all’idea di omogeneità forzata che la proposta stessa sembra voler portare avanti…

abbiamo poi la regione appenninica (?) che comprende l’attuale toscana, l’umbria e la provincia di Viterbo, raggruppate in un non senso geografico che suona però quasi ad annessione da parte della maggiore delle attuali regioni, la toscana che diviene così un centro regionale di dimensioni tali da superare la sua attuale semi-marginalità rispetto ai grandi aggregati produttivi della sovrastante pianura padana…sogni di gloria per seguaci renziani?…parrebbe di si…

e veniamo alla visione più nordista della proposta, con l’emilia romagna che accorpa la provincia di pesaro, ma che sostanzialmente rimane tal quale, con la lombardia che giocoforza ha già dimensioni economico-produttive e demografiche sufficienti, e le regioni alpine (valle d’aosta, liguria e piemonte a far da capofila) ed un triveneto post-asburgico che riappare inopinatamente…

ma di cosa stiamo parlando?…di quale paese vorrebbe questa proposta tracciare la riga?…delle autonomie regionali speciali (e di cui occorrerebbe ridiscutere certamente, ma che credo francamente difficile possano essere semplicemente rottamate nello stile renziano, basti solo ricordare quale fu il percorso che portò all’autonomia siciliana o a quella dell’alto-adige) non vi è traccia residua, delle culture di fondo delle popolazioni rispetto alcuno, così come delle peculiarità economiche e produttive locali (dei trasporti abbiamo accennato) e di tante altre componenti storiche e di identità che probabilmente sono state anche una delle cause e dei motivi principali che hanno spinto i costituenti ad immaginare un percorso regionale, previsto sin dal 48 e realizzatosi solo nel 1970 per le regioni a statuto ordinario…

ed esattamente come la bufala delle province, può mai essere che le sole risibili economie di scala derivanti da un accorpamento di enti, che non potrebbero certo limitare i costi fissi dei servizi (da rivedere nei parametri senz’altro), possano portare a quei risparmi da tutti auspicabili (il significante), riguardando invece principalmente quel costo della democrazia che alcuni ritengono superabile (il significato) che anche i più che criticabili consigli regionali&carozzoni vari comunque rappresentano, essendo di fatto gli ultimi (insieme ai consigli comunali) a poter essere eletti con un voto diretto dei cittadini, quindi con la scelta dei rappresentanti?…

ed ho paura che sia proprio quella infatti la ratio della proposta e delle proposte che in questi giorni cominciano ad affastellarsi sui banchi delle commissioni parlamentari in una rincorsa  cieca all’uccisione non rituale, ma concreta, delle democrazie di periferia, limitare il potere dei territori e lo stesso concetto di sussidiarietà che era nello spirito della prima riforma del titolo V nel 2001, ritornando ad uno stato centralizzato e forte, forse anche troppo forte, visto il potere di intervento diretto persino sulla programmazione territoriale che già a partire dal decreto sblocca italia si affaccia su un orizzonte democratico nazionale oggi al bivio tra un decentramento dei poteri legislativi certamente migliorabile ed un concetto di autoritarismo che oggi vede in matteo renzi, figlio di berluskoni silvio e nipote di napolitano giorgio, l’interprete principale in una traslazione storica di quelli che furono gli intenti già al piano di rinascita democratica della mai defunta nello spirito loggia massonica p2…

attenzione che la democrazia a rischio non si conclama più in pugnali, fez, gagliardetti e cori di squadraccie e squadrette, ma probabilmente si manifesta in intenti di costruzione di leadership forti sulla pelle dei poteri locali e su quella che la classica tripartizione delle funzioni e così dei poteri separati ed indipendenti che montesquieau ci aveva insegnato essere il segno più evidente della democrazia moderna…

una volta che il potere esecutivo pretende e prende il controllo delle altre funzioni dello stato, legislativa (ed oggi il parlamento è succube con l’italicum esattamente come lo fu illo tempore con il porcellum), giudiziaria (sin troppo facile legiferare con simili parlamenti per sottoporre la giustizia al collare ed alla catena) il salto nell’autoritarismo è compiuto…poi puoi anche chiamarla democrazia del #cambiaverso ed allora forse tutti capiremo che quel verso che cambiava era nel ritorno ad un passato nel moderno che francamente nessuno realmente e sinceramente democratico avrebbe mai auspicato…

e la speranza di venirne fuori si affievolisce via via che cresce nei parlamentari, soprattutto pd, ma non solo, la vigliaccheria ed il comodo di conservare la propria posizione mantenendo in piedi un governo assurdo pur di non rendersi invisi al kaiser di via del nazareno ed anzi raddoppiando anche con proposte ai limiti dell’utile idiozia come questa di un accorpamento senza ragioni di alcuna evidenza…e dopo non resterà purtroppo che la piazza ed i disastri che questa storicamente riesce a combinare, buttando quasi sempre l’acqua sporca con tutto il bambino

miko somma

p.s. come al solito perdonatemi eventuali errori sintattici…sempre la male/benedetta fretta di scrivere velocemente perché il testo abbia freschezza e non risulti artefatto, freddo o distante…   

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