aria di crisi?…

ansa – Il capogruppo del Pd Roberto Speranza ha annunciato le proprie dimissioni all’Assemblea del deputati Pd. Sulla riforma elettorale “c’è un profondo dissenso”.

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bene roberto, stai guadagnando punti di stima dopo l’incidente pre-primarie…e non sono solito concederla facilmente, come pure saprai…

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capire certe vocazioni…

15/04/2015

quando scopri che il poliziotto autore del commento “lo rifarei” sull’irruzione alla diaz ha votato pd, capisci del tutto la vocazione maggioritaria di veltroni ed il partito della nazione di reichlin…

miko somma

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indurirsi…

15/04/2015

forse “indurirsi” un po’ sulla faccenda petrolio, magari recependo una parte delle proposte della petizione popolare consegnata al consiglio regionale e magari qualche parte delle proposte che da anni faccio sul tema (compresa la proposta di modifica del’art. 45 della 99/09, il bonus idrocarburi per intenderci), avrebbe magari anche aiutato i sindaci della val d’agri a non essere presi in giro da eni sul lavoro e sul gas ai residenti…che ne dice presidente?

miko somma

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come ti cambio forma di governo con legge ordinaria…

vi riporto dal link del www.manifesto.info questo fin troppo chiaro articolo a firma di andrea fabozzi che intervista il professore d’alimonte, gran consigliori di renzi nella prima tranche del patto del nazareno, che spiega chiaramente ciò che fino ad ora è stato sempre negato dagli estensori e supporter di questo “schifo” di legge elettorale (e come volete la si possa definire una legge elettorale che cambia per via ORDINARIA la forma di governo del paese?)…e contrariamente a quanto faccio di solito, vista l’importanza di quanto dichiarato e raccolto, per motivi di maggiore chiarezza della lettura riporto qui, non rimandando al link specifico che comunque indico http://ilmanifesto.info/il-padre-dellitalicum-e-elezione-del-premier/, l’interezza del suo contenuto…mi vogliano scusare i compagni del manifesto e l’autore dell’articolo di questa appropriazione, ma ritengo l’argomento troppo importante per rischiare che nel salto al link qualcuno dei miei lettori si faccia prendere magari da pigrizia

 

Il padre dell’Italicum: è elezione del premier

—  Andrea Fabozzi, ROMA,

Legge elettorale. Il professor D’Alimonte, che ha consigliato Renzi al momento del primo patto del Nazareno, ascoltato in commissione alla camera riconosce quello che il Pd nega: con la riforma del sistema del voto cambia anche la forma di governo

Vee­mente con­tro i cri­tici, spe­cie gli edi­to­ria­li­sti del Cor­riere ai quali non piace molto l’Italicum, pole­mico anche con i depu­tati della mino­ranza Pd ai quali rim­pro­vera l’incoerenza. In com­mis­sione affari costi­tu­zio­nali alla camera, ieri, è stato il poli­to­logo Roberto D’Alimonte il pro­ta­go­ni­sta del primo giorno dedi­cato alle audi­zioni di «esperti» (ma si è visto anche Fran­ce­sco Sto­race) sulla legge elet­to­rale. Del resto è stato lui a con­si­gliare Renzi, quando si trattò di tra­durre in for­mula il «patto del Naza­reno». Poi, nel corso dell’anno tra­scorso dalla prima appro­va­zione della legge alla camera, il pro­fes­sore della Luiss ha tro­vato qual­che difetto alla pro­po­sta: non gli è pia­ciuto che sia stata ridi­men­sio­nata a legge elet­to­rale della sola camera e non gli piace il mix di plu­ri­can­di­da­ture bloc­cate e pre­fe­renze, lo con­si­dera un «brutto pastic­cio». Ma ieri, con verve ren­ziana, il pro­fes­sore ha difeso la sua crea­tura dalle cri­ti­che della poli­tica e dell’accademia. E ha riven­di­cato il colpo grosso: «Sì, avremo l’elezione diretta del pre­si­dente del Consiglio».

La vera riforma delle isti­tu­zioni, ecco l’ammissione, sta cioè nella legge elet­to­rale e non nella revi­sione costi­tu­zio­nale par­cheg­giata al senato. E ci sta nean­che troppo nasco­sta, visto che il bal­lot­tag­gio tra le prime due liste è «il cuore della pro­po­sta», come cer­ti­fica il pro­fes­sore. Pec­cato però che l’Italicum pro­ponga un bal­lot­tag­gio tra liste e che la stessa legge ipo­cri­ta­mente pre­veda (arti­colo 2 comma 8) che «restano ferme le pre­ro­ga­tive del pre­si­dente della Repub­blica», al quale spetta di nomi­nare il capo del governo. E così, dopo la porta aperta dall’indicazione del nome del capo par­tito sulla scheda, la modi­fica «impli­cita» della forma di governo può dirsi com­piuta. E riven­di­cata, pro­prio quando l’ultrarenziano capo­gruppo Pd in com­mis­sione Ema­nuele Fiano tenta di spie­gare che «non c’è modi­fica della forma di governo per­ché sul punto la Costi­tu­zione non è stata toccata».

D’Alimonte ha il pre­gio di non nascon­dere le reali inten­zioni della riforma. E dice che la soglia bassa per i pic­coli par­titi (al 3%) non è un pro­blema per­ché il sistema, gra­zie al riparto nazio­nale dei seggi e al bal­lot­tag­gio, arri­verà molto pre­sto al bipar­ti­ti­smo (almeno così pro­mette la regola di Cox). Pro­prio sul bal­lot­tag­gio, e sulla pos­si­bi­lità che alla fine con­qui­sti il pre­mio di mag­gio­ranza un par­tito che ha rac­colto una esi­gua mino­ranza dei voti nel primo turno, si sono con­cen­trate le cri­ti­che di quasi tutti gli altri esperti ascol­tati ieri. Dalla pro­fes­so­ressa Lara Trucco, secondo la rispo­sta che è stata data alla Corte costi­tu­zio­nale (dopo la boc­cia­tura del Por­cel­lum) è ingan­ne­vole per­ché viene pre­vi­sta una soglia per l’assegnazione del pre­mio di mag­gio­ranza (il 40% al primo turno) ma si pre­vede anche che quella soglia non serve nel secondo turno, al pro­fes­sor Mas­simo Vil­lone i cui argo­menti i let­tori del mani­fe­sto ben cono­scono. Al pro­fes­sor Roberto Zac­ca­ria e al col­lega Vin­cenzo Tondi della Mura, secondo il quale è un para­dosso che nel refe­ren­dum abro­ga­tivo sia richie­sto un quo­rum per abro­gare una dispo­si­zione di legge e nel bal­lot­tag­gio invece non si pre­veda una soglia minima di par­te­ci­pa­zione per for­mare l’organo legi­sla­tivo. Men­tre il costi­tu­zio­na­li­sta Mas­simo Luciani ha di nuovo segna­lato il rischio che la Con­sulta possa giu­di­care irra­gio­ne­vole la distor­sione del pro­por­zio­nale in favore della gover­na­bi­lità, se nel frat­tempo la riforma costi­tu­zio­nale non sarà appro­vata e dun­que si dovrà votare con un altro sistema (il «Con­sul­tel­lum») per il senato. E anche un soste­ni­tore dell’Italicum come il costi­tu­zio­na­li­sta Augu­sto Bar­bera non ha nasco­sto più di un punto debole della legge. Ma ha soste­nuto che la riforma è troppo impor­tante per bloc­carla adesso. Un po’ la tesi di Gior­gio Napo­li­tano. Assai poco «tec­nica», molto in sin­to­nia con la politica.

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l’unità…

15/04/2015

l’unità che conduce ad 1 come sintesi non mi interessa…sono sempre stato convinto che unità fosse 1+1+1+1+1 (etc etc)…

miko somma

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le primarie per mitigare l’italicum?…ma anche no!!!…

siamo dunque alle soglie del voto finale sulla legge elettorale, l’italicum, come è stato ribattezzato forse per sottintendere che rispetto al precedente porcellum le differenze non sono poi tante, tra capilista bloccati per ogni collegio, pluricandidature che danno origine all’elezione a caduta del primo dei non eletti, premio di maggioranza al partito di maggioranza relativa, ballottaggio, e via discorrendo…

i critici, come sapete, sono tanti ed il sottoscritto è tra costoro, denunciando un vulnus democratico che si aprirebbe di fronte ad un parlamento dove il principale partito eleggerebbe la buona parte dei suoi parlamentari con le liste bloccate e solo marginalmente con le preferenze, mentre le minoranze eleggerebbero praticamente solo a liste bloccate, fino a considerare che circa il 70% dei nuovi 630 parlamentari (il senato come sapete ha una strada di elezione secondaria differente) sarebbero eletti da liste controllate dalle segreterie dei partiti e solo il 30% dal voto di preferenza dei cittadini, ma non è di legge elettorale che voglio qui parlare, quanto dello strumento delle primarie che, secondo alcuni, inserite nella legislazione aiuterebbero a selezionare di base i candidati…ma siamo sicuri che lo strumento primarie sul modello americano (quello di cui alla fine si parla) serva poi davvero a “liberare” il voto dai condizionamenti delle segreterie dei partiti?…

andiamo con ordine…molti citano come esempio da seguire le primarie americane, ma spesso, troppo spesso, circolano forti imprecisioni sul funzionamento di queste primarie americane, forse derivanti da poca conoscenza o magari da un eccesso coatto di vaghezza sullo strumento con cui si ammansisce la cittadinanza, vaghezza che genera poi quella creduloneria diffusa che le primarie siano la soluzione ad ogni male

sapete bene che gli stati uniti sono una repubblica federale composta da 50 stati che su molte materie hanno piena facoltà legislativa, e così, nonostante quanto si pensi su una regolazione normativa generale delle stesse primarie, la realtà è che ogni stato si fa le sue regole per la tenuta delle primarie e così  si assiste alla convivenza di tanti modelli diversi tra loro, nessuno pienamente “ufficiale” e praticato indistintamente, avendo tra le altre anche date diverse in ciascuno dei 50 stati, per una durata complessiva di circa sei mesi dell’intero processo elettivo…

un grande marasma questo, tipico della democrazia americana, che sembra conviverci però benissimo, ma in questo calderone tuttavia ci sono delle regole comuni a tutti gli stati… 

prima di tutto le primarie sono regolate da leggi statali (ricordiamo, non federali) e non  lasciate agli statuti dei partiti, così come finora da noi, e così i risultati sono vincolanti, stato per stato, perché le procedure di voto sorrette da normative

il sistema stesso delle primarie è utilizzato per molte cariche anche a livello di singole contee, ma per essere precisi e rimanere in tema, ci limitiamo alle primarie per la scelta dei candidati dei singoli partiti alle elezioni presidenziali, avvertendo però che oltre alle primarie per come più o meno le conosciamo per i tanti (e direi anche noiosi) speciali informativi che in genere i media nazionali dedicano ad elezioni importanti e decisive come quelle della presidenza u.s.a, c’è un altro sistema di voto dei candidati che non passa attraverso il voto nei seggi, i caucus, particolari assemblee degli iscritti ai partiti, tipiche dei paesi anglosassoni (ed anche qui ogni stato si regola come crede), che nominano direttamente il loro candidato

fondamentalmente le primarie presidenziali americane sono delle elezioni indirette, cioè non si vota per il singolo candidato alla presidenza, ma si scelgono dei delegati alla convention del partito a livello statale legati alla sua candidatura e questi delegati sono  poi obbligati (ma non sempre) a votare il candidato che ha vinto le primarie dello stato…

ma come ci si regola per gli elettori delle primarie?…è necessario essere registrati in  registri appositi?…ma soprattutto chi è iscritto alle liste elettorali di un partito può votare alle primarie di un altro partito (pratica molto in uso purtroppo da noi)?…

a questo punto occorre però che si analizzi brevemente il sistema di voto americano per comprendere bene come funzionano le primarie…

nella tradizione europea votare era alcune volte un obbligo normativo, un obbligo oggi quasi ovunque sparito o comunque senza specifiche sanzioni cogenti, tanto da non prefigurarsi neppure più come obbligo dal momento che non esiste sanzione, mentre la nostra costituzione all’art 48 definisce il voto un “dovere civico” (sul quale aperta rimane sempre la disputa giurisprudenziale se sia una sorta di imperfetto obbligo di legge che volutamente si è preferito “addolcire” in questa formula o non più semplicemente un mero obbligo morale del cittadino alla cui non ottemperanza ovviamente non può esistere sanzione, perché la morale non appartiene allo stato, ma al cittadino)…così da noi esistono le liste elettorali tenute ed aggiornate direttamente dai comuni che emettono delle tessere elettorali consegnate ad ogni cittadino abile ed abilitato ad esercitare il diritto stesso di voto…

negli stati uniti invece il voto non è considerato un dovere del cittadino e per esercitare questo diritto è necessaria così una registrazione….

i più attenti alle cose del diritto capiranno la differenza tra il diritto al voto legato all’esistenza stessa della persona come soggetto di diritto (a meno il cittadino non sia minorenne o privato di tale facoltà solo e soltanto in seguito ed in via accessoria ad una condanna penale) ed il diritto al voto come potestà, cioè la possibilità eventuale, possibilità che si deve esplicitare di voler esercitare, e così, comprendendosi questa differenza non banale, si comprenderà forse anche la diversa considerazione della figura del cittadino nella tradizioni europee, fondate sul diritto romano, ed anglosassoni, fondate sulla common law, ma non ci allontaniamo troppo dall’argomento trattato…

la potestà al voto previa l’iscrizione ovviamente crea un’astensione massiccia (chiunque saprà che oltre il 50% degli elettori potenziali negli u.s.a. non si reca neppure al voto per la scelta del proprio presidente) e così per cercare di frenare le basse affluenze al voto che questo meccanismo comporta, sono stati introdotti stato per stato incentivi alla registrazione elettorale ed è alla stessa registrazione che si esprime una preferenza per un partito o per un altro (ricordiamo inoltre che massivamente la politica americana vede solo due partiti stabili) e questa registrazione –  punto questo davvero essenziale per capire il meccanismo delle primarie americane – serve poi per rendere più facile la partecipazione alle stesse primarie, dovendo l’elettore essere già iscritto alle liste anche a prescindere dalle primarie

le liste in cui si indica il partito per cui si simpatizza devono però poter registrare un cambiamento delle proprie scelte politiche in ogni momento, ma alla mia opinione tutto ciò rappresenta una palese violazione, se applicata nel nostro sistema, di un principio di base del diritto, quello cioè che il voto sia e debba essere segreto, perché non condizionabile neppure potenzialmente il cittadino che lo esprime liberamente…

è da ricordare inoltre che le modalità di svolgimento delle primarie poi cambiano a volte di elezione in elezione, attraverso pronunce della corte suprema che boccia, su ricorso, singole procedure, ma in genere due sono i pilastri del meccanismo delle primarie americane, uno, possono partecipare alle primarie americane solo le persone che si sono iscritte nelle liste elettorali –  in un tempo antecedente al voto stabilito, ma in sei stati è addirittura permessa l’iscrizione anche il giorno stesso delle elezioni – due, si vota lo stesso giorno e nello stesso seggio, stato per stato, sia per i democratici che per i repubblicani

in alcuni stati le primarie di recente sono state “chiuse”, stabilendosi che possono votare nelle primarie democratiche solo i cittadini iscritti alle liste democratiche (liste pubbliche, ricordiamo, in cui si esplicita il proprio sostegno ad un partito, depositate presso un’autorità statale), mentre in altri stati le primarie sono sì “chiuse”, ma aperte agli indipendenti” (a titolo di esempio, alle primarie democratiche del michigan possono votare tutti gli iscritti nelle liste del partito democratico, più coloro che non sono iscritti, ma sono regolarmente registrati per il voto)…

gli “indipendenti”, vengono  poi iscritti nella lista al momento del voto per le primarie, ma  in questo caso l’iscrizione può essere cancellata subito dopo o restare a discrezione del votante, oppure valere per un anno e servire come prerequisito per le successive primarie…

ci sono poi le primarie “aperte” dove l’elettore va al seggio e può votare per il partito che vuole, ma anche in questo caso differiscono molto le possibilità, a seconda degli stati, potendo l’elettore dichiarare al seggio la scheda del partito che vuole – ricordo che nello stesso seggio si vota per tutti i partiti – o, per non dover dichiarare la sua opinione, può ricevere tutte le schede di tutti i partiti e decidere nel seggio quale compilare…e questo sistema è l’unico che realmente permette a chi è iscritto a un partito di poter partecipare alle primarie di un altro partito e tentare con il suo voto di condizionarle…

prendendo i dati da alcuni siti che ringrazio, eccovi una diffusione delle varie tipologie di voto per le scorse primarie repubblicane:

– si è votato con il sistema dei caucus (e con ulteriori differenziazioni al suo interno) in 16 stati, iowa, nevada, colorado, wyoming, maine, washington, alaska, idaho, north dakota, kansas, hawaii, nebraska, louisiana, montana, minnesota e missouri…

– si è votato con primarie “chiuse” in 14 stati, florida, arizona, oklahoma, maryland, washington DC, connecticut, delaware, new york, pennsylvania, oregon, kentucky, california, new mexico e south dakota…

– si è votato con primarie “chiuse ma aperte agli indipendenti” in 8 stati: massachusetts, ohio, illinois, rhode island, north carolina, west virginia, new jersey e utah;

– si è votato con primarie “aperte” nei rimanenti 12 stati (più porto rico): new hampshire, south carolina, michigan, georgia, tennessee, vermont, virginia, alabama, mississippi, wisconsin, indiana, arkansas e texas…

non so se l’articolo vi ha dipanato eventuali confusioni, ma davvero credete che questi meccanismi astrusi e parcellizzati di selezione (per quanto si intende che l’italia non è un paese federale e che quindi una norma sarebbe uguale per tutto il territorio nazionale), applicati – badate bene – non ad un candidato premier (nonostante quanto spacciato sin dai tempi del porcellum, l’elettore italiano formalmente sceglie le liste dei partiti, non sceglie invece il premier, il cui incarico spetta al presidente della repubblica sulla base dei risultati elettorali e delle maggioranze in parlamento), ma a dei candidati alla ben più misera posizione di parlamentari soggiogati dal potere esecutivo (come da riforme della costituzione), possano garantire la scelta dei cittadini dei propri rappresentanti politici?…

e dal momento che introdurre legislativamente le primarie sarebbe più corretto farlo con la stessa legge elettorale, quindi emendarla, quindi sottoporla ad altri passaggi parlamentari (sconfessando così la fretta del premier&soci di approvarla subito e così come è), e di fatto, una volta passata simile procedura, il meccanismo elettorale si complicherebbe non poco, a quel punto composto di ben tre turni, primarie, primo turno, ballottaggio, non avrebbe forse più senso “liberare” invece la legge elettorale in approvazione di ogni costrizione imposta e dare modo ai cittadini di esprimere le proprie preferenze?… 

miko somma

 

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ma ne vogliamo parlare o che ne parliamo a fare?…

ansa- Il debito delle Amministrazioni pubbliche è aumentato a febbraio di 3,3 miliardi rispetto a gennaio, salendo a 2.169,2 miliardi e raggiungendo il massimo storico, sopra il precedente picco di 2.167,7 miliardi del luglio 2014. Lo comunica Bankitalia nel supplemento al Bollettino statistico: ‘Finanza pubblica, fabbisogno e debito’.

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ma ne vogliamo parlare o che ne parliamo a fare?…no, perché se il debito pubblico continua a crescere, anche i piccoli decimali di crescita prevista (0,6-0,7% ma poi chissà davvero) si perdono nel mare magnum della vera palla al piede dell’economia e della società italiana, il nostro enorme debito pubblico…e guardate che qui non è più in ballo il discorso sul rigore si/rigore no, cosa che tra l’altro è stata trattata nel dibattito politico in maniera davvero stucchevole visto a qualsiasi “mamma” ti direbbe che quando hai debiti, la prima urgenza è metterli in sicurezza, poi pensare a guadagnare per coprirli, qui è in questione una politica di gestione dello stesso del tutto deficitaria nella sua parte politica, più che in quella tecnica – anzi, direi che tecnicamente si sono fatti e si fanno miracoli per gestirlo al meglio…

ed è deficitaria perché l’intervento di taglio della vera spesa pubblica inefficiente non è neppure cominciato, perché i proventi della lotta all’evasione vanno spostati dal becero populismo elettoralistico della retorica sul taglio delle tasse al rientro dal debito attraverso il riacquisto di porzioni di debito in scadenza all’asta, perché il debito pubblico deve essere spostato dalle sedi finanziarie in cui è stato allocato dalla fine degli anni 80 alle tasche dei cittadini (dove producendo piccolo reddito da interessi, produce anche una sua re-immissione nel circuito economico con tutto ciò che ne consegue), perché se è vero che il deficit prodotto rappresenta quasi per intero la crescita del debito pubblico è sulla riduzione dello stesso deficit che occorre intervenire drasticamente per tagliarlo ulteriormente e così ridurre l’aumento del debito pubblico e non spenderlo per dubbie operazioni di facciata, quali le idiozie sul come spendere il “tesoretto” prodotto dal differenziale dello 0,1% del deficit concessoci dall’europa in cambio di riforme che ci massacrano nelle sicurezze acquisite (quelle che poi muovono il paese per ovvi motivi), dopo aver già “bruciato” 10 miliardi (più i 6,4 dell’anno prima) per i famosi 80 euro che nulla hanno prodotto, che potevano essere invece spesi per riacquistare porzioni significative di debito in scadenza annuale e semestrale che da subito, con l’annullamento degli interessi, avrebbero portato maggiore disponibilità in bilancio per interventi di crescita, perché in europa la battaglia sul debito pubblico la si è lasciata NELLE MANI del solo draghi (che essendo un banchiere centrale, mica può fare troppo l’italiano), mentre il premier si gingillava in edonismi politicistici di dubbio gusto ed bassissima efficacia (ma a lui cosa importa dei risultati, quando può gestire potere ed accumularne altro?), perché si è preferito prendere in giro gli italiani con promesse di ripresa a breve legate a riforme che con la gestione del debito, la crescita economica e l’occupazione nulla hanno a che vedere (stai a vedere che con la riforma del senato o del titolo V riparte il paese?…o non piuttosto si accentra il potere nelle mani del premier proto-presidenziale che questo paese si ritrova senza neppure averlo votato – ah, pardon, ha vinto quelle primarie taroccate da chissà quanto voto destrorso dell’ex amico silvio), che non raccontare a tutti che il taglio del debito ed il suo rientro era la vera operazione da lacrime e sangue, ma i cui effetti positivi si sarebbero visti a breve, perché infine l’intervento sull’economia generale ha dimenticato un piccolo particolare, quello che la vera crescita la fa la domanda interna e non solo l’export, domanda interna che, come ho avuto modo di scrivere precedentemente in un lunghissimo articolo, la si stimola solo con il senso di sicurezza dei lavoratori (e non solo delle grandi imprese) e non con la precarietà che rende tanto flessibili da divenire come giunchi in preda a qualsiasi venticello di mercato…

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non avere timore…

non abbiamo una grande reciproca simpatia, ma a proposito delle voci circa le dimissioni di roberto speranza da capogruppo alla camera, vi posto un mio pensiero in merito… 

c’è un punto oltre il quale non avrebbe neppure più senso parlare di sinistra di governo e temo che sia stato già oltrepassato tra riforma del senato, delle province, del titolo V, jobs act, sblocca italia e via discorrendo, un punto che se non diviene un luogo misurabile nel tempo e nello spazio della geometria politica rischia di spostarsi sempre più a destra, denaturando quel po’ di sinistra che ancora esiste e che francamente vedo poco e mal “rappresentata nella rappresentazione attuale del pd”…

roberto speranza non deve rinunciare al suo ruolo di capogruppo alla camera, perchè la battaglia è interna e lì va condotta, ma occorre che si fissi quel punto, altrimenti è una battaglia virtuale che rischia di essere del tutto incompresa dalla gente, comportando, a mio umile avviso, che la stessa gente finisca per vedere solo corporativismo…

il punto è la legge elettorale ed occorre non cedere, ma modificarla sostanziosamente, cosa che la stessa posizione di capogruppo rende più agevole, quanto meno nella gestione della discussione parlamentare in commissione, ed in caso ciò non fosse possibile, non avere timore di sabotare un governo che non è pd, ma è del PDR (partito di renzi)

miko somma

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alle radici dell’odio…

Tre dei quattro ex contractor americani dell’azienda di sicurezza privata Blackwater responsabili della strage di 14 iracheni e del ferimento di altri 17 nel 2007 a Baghdad passeranno i prossimi trent’anni in prigione, e il quarto vi trascorrerà il resto della sua vita.

Lo ha stabilito un giudice federale che ha oggi emesso la sentenza a 30 anni di carcere per Paul Slough, Evan Liberty e Dustin Heard e di ergastolo per Nicholas Slatten, già dichiarati colpevoli lo scorso ottobre.

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ecco quando si fa riferimento alle radici dell’odio viscerale verso il mondo occidentale da parte di tanti musulmani pseudo-religiosi o anche soltanto di quel cupo risentimento, apparentemente più innocuo forse, che è innegabile inquini ogni considerazione verso un mondo occidentale che viene fatto passare per “crociato”, chiediamoci quale sia stata la parte di odio che gli stessi occidentali hanno fatto nascere e crescere con alcuni comportamenti bestiali e senza scuse che non il bieco spadroneggiare impudentemente in una società ferita che ha finito per imparare proprio ed anche da episodi simili ad odiare ogni giorno di più e sempre più profondamente un mondo occidentale che pur era stato supposto poter portare democrazia e pace ed invece spesso rivelatosi altro…

e credete che bastino condanne anche importanti,  ma a troppi anni di distanza da quella come tante altre stragi che hanno insanguinato l’iraq e tanta parte del mondo arabo, per questi mercenari che mai si sarebbero dovuti schierare ad per estirpare quelle radici avvelenate?…

e credete che i contractors italiani fossero più umani di questi?…

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diario di elena…

è solo un trailer ad un documentario, ma vi consiglio caldamente di guardarlo e di mettervi ad annusare quando l’intierezza del lavoro sarà disponibile perché ciascuno di noi sappia cosa significa vivere con un mostro che determina la tua vita, fenice, e la sua orribile storia che spero presto trovi non solo una risposta in tribunale, ma una via d’uscita in programmi di gestione del ciclo dei rifiuti più virtuosi e rispettosi di salute, ambiente e persino economia della stessa gestione

https://www.youtube.com/watch?v=x0FsUH7hUng

ed eccovi una breve sinossi del documentario…

Anticipazione del cortometraggio “Diario di Elena”.

La testimonianza di una donna che non ha voluto arrendersi alla malattia. Il coraggio di una mamma che non ha voluto rinunciare al suo secondo figlio. La forza di chi non vuole abbandonare la propria terra.

Riprese e Montaggio | Emiliano Albensi
Illustrazioni e Animazioni 3D | Gianluca Lagrotta
Graphic Design | Mimmo Colucci
Testi | Valentina Dello Russo
Musica | Chris Zabriskie

Riprese con Canon 5D Mark III.
Editing e Montaggio con Adobe After Effects CC, Adobe Audition CC, Adobe Premiere Pro CC

Location | Lavello, Basilicata, Italy

e da parte mia un saluto carissimo ad elena ed alla sua famiglia, che abbraccio con affetto, a cui dico “non mollare, elena, perché il coraggio e la speranza sono le prime medicine degli esseri umani”…

poi magari la politica qualcosa dovrebbe pur dirla in merito…

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i “meno peggio”…

13/04/2015

per il momento non ho letto alcuna italica dichiarazione di entusiasmo per la candidatura alla presidenza degli u.s.a. della moglie di clinton (o del marito…) e spero proprio di non leggerne…

mi imbarazza sapere che per impedire a qualche ignorante cow-boy o squallido populista repubblicano di dominare de facto la politica mondiale, occorrerà sperare che vinca questa squallida…

e spero che la riflessione aiuti a comprendere come il sistema italiano pre-porcellum evitasse simili “necessità” con la politica e la mediazione tra i partiti, e come invece l’italicum seguirà inevitabilmente questa deriva necessitaria, intercettando una stortura antropologica incanalata dai media più servili…

una deriva dove a prevalere è sempre qualche “meno peggio“…

miko somma

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perplessi…

12/04/2015

farebbe piacere una nuova giunta regionale fondata su un progetto vero, su competenze specifiche degli assessori e non solo sul bilancino degli equilibri…i nomi che girano lasciano perplessi…

miko somma

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occorrono numeri…

07/04/2015

più corrono i mesi da quelle primarie regionali, più mi rendo conto che esisteva un unico progetto reale per questa regione che è stato schiacciato da un confronto identitario nel quale volutamente non vi è stato alcuno spazio di dibattito in cui poter incidere…

dunque, allora il progetto c’era, ma servivano i numeri ed i numeri non c’erano…

ora, il progetto c’è ancora, occorre trovare quei numeri…per tutatis, se occorre trovarli…

miko somma

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