la ferita di potenza ed il medico che dovrà curarla…

dunque, dunque…il sindaco di potenza de luca (per la verità ci sono anche altri de luca con ben altri problemi, ma in comune tra loro pare ci sia solo il cognome e l’origine lucana di entrambi 🙂 ) in una lettera ai cittadini dal tono quasi delirante, perché forte è ancora la sua ostinazione a voler mantenere in vita una consiliatura nei fatti nata assurda nei risultati del voto (l’anatra zoppa) e vissuta anche peggio (una gestione del dissesto a dir poco folle), finalmente parla di buttare la spugna, quindi presentare dimissioni reali e non come la bufala strumentale alla sua sopravvivenza di quelle presentate lo scorso gennaio che hanno originato due effetti, il blocco di ogni ipotesi di nuove elezioni che avrebbero evitato un lungo commissariamento della città e l’ipocrisia di un consiglio che lo tiene in vita per tenere in vita se stesso…

dimissioni che aprirebbero le porte ad un lungo percorso fatto di un commissariamento inevitabile (come dico, inascoltato, da tanti mesi, dopo che si è voluto costituire con quella dichiarazione di dissesto un atto politico di accusa verso un colpevole centrosinistra, atto politico che però pagano i cittadini) e nuove elezioni nella primavera del 2016, in coincidenza con la tornata amministrativa che impegna le maggiori città italiane, ma che ancora una volta vengono ventilate a minaccia di un evento che è la politica dei partiti a voler evitare e non certo i cittadini che sempre più si stanno rendendo conto da un lato dell’inevitabilità di un evento che è nella democrazia, dall’altro della necessità di dover ripartire con strumenti democratici pienamente efficienti, quindi un sindaco capace (mi spiace per de luca, ottima persona, ma lo ritengo incapace di governare un momento così complesso) ed una maggioranza consiliare coesa nei numeri congruenti ad essere una maggioranza politica (quindi di progetto) e non, come oggi, una maggioranza di comodo da orientarsi a seconda della convenienza di molti improbabili consiglieri comunali a tenere ancora le terga su piccoli scranni forse poco remunerativi (ma che evidentemente a qualcuno bastano anche così), ma forse giudicati irraggiungibili in caso di nuove elezioni…

ed il punto della riflessione è proprio questo, perché doversi evitare ciò che è chiaro a tutti non potersi evitare?…forse che la democrazia finisce in una consiliatura che si interrompe prima della sua scadenza naturale?…forse che questa paura di dover andare ad un voto anticipato prelude alla sostanza di un pericoloso e trasversale partito degli eletti che dal parlamento ai consigli regionali e comunali “blocca” ormai la democrazia a se stessi ed alla continuazione del proprio mandato?…forse che ormai la democrazia si è definitivamente trasformata in un drammatico gioco di salotto dove le alleanze politiche si fondano solo e soltanto su personalismi mitigati da condivisioni di interessi con altri personalismi, quindi su continue cambiali con cui dover onorare consensi sempre più legati a filiere e sempre meno a ciò che la politica dovrebbe essere, visione del mondo e progetto?…

certo, siamo a potenza, ed i fatti con cui si è costruito finora il consenso sono a conoscenza di tutti, vizi comuni a molte realtà non solo meridionali e che nella sostanza se ripercorrono tendenza antropologiche, oggi forse si incancreniscono nella visceralità con cui la politica sta diventando solo e soltanto strumento di regolazione di interessi privati e di filiera del consenso, fatti che nella sostanza sono anche e soprattutto nel monte altissimo di quel debito storico della città con cui si è finora amministrato non solo il pagamento spiccio del consenso, ma anche la sopravvivenza di un personale politico ed amministrativo del tutto mediocre nella capacità di pensare al progetto di città (se mai vi è stato), bulimico nell’auto-sostentamento dei propri piccoli e grandi privilegi (non voler mai dire basta all’appetito ha costruito una mostruosa macchina di spreco di denaro pubblico) e sostanzialmente impreparato a gestire la complessità a cui è arrivata la macchina amministrativa di un comune, ma se tutti siamo a conoscenza di “come vanno le cose”, forse tutti potremmo essere anche in grado di “farle andare diversamente”, quindi in caso di nuove elezioni guardare per una volta al progetto che si pone alla scelta dei cittadini e non solo al britannico “who’s who?” che a potenza si sostanzia sempre e soltanto in “lo voto, ma a me che ne viene?”…

perché il vero punto di domanda che si pone è, una volta che si riandrà al voto (cosa che giudico inevitabile pur se proseguono balletti indecenti tra il presidente pittella, che pare stia già pensando alla candidatura dell’improbabile polese, ed il sindaco de luca che a questo punto non si comprende perché dovrebbe continuare questa indecorosa questua su cifre disponibili che non esistono affatto nelle casse regionali), perché al voto anticipato occorrerà andare come naturale evento della democrazia (alla faccia di chi sobilla paure sulle elezioni), riusciranno i partiti a ritrovare l’orgoglio di sapersi mettere anche da parte e sostenere il progetto e non più se stessi (quindi costruire liste e candidature strettamente attinenti al primo) e riusciranno i cittadini di potenza a riconoscere che occorrono progetti validi che camminino sulle gambe dei candidati e non più candidati nudi progettualmente e solo dannosissimi amici degli amici?…

il problema principale di questa città è infatti in un progetto che mai si è voluto affrontare, quale sia cioè il ruolo di una città che non si può pensare possa sopravvivere solo come contenitore passivo di quei servizi che la tecnologia delle comunicazioni, una certa dose di devolution amministrativa ed economica sul territorio e la difficoltà di “usare” la città con intelligenza e comodità da parte dell’utenza sono ormai fruibili anche altrove (l’idea balzana  e nei fatti fallita di città-regione), allontanando l’attrattiva stessa della  città come “luogo” economico e sociale per i cittadini lucani che vivono ormai solo la “sfiga” di dover venire a potenza per incombenze burocratiche (regione) o legate alla salute (ospedale san carlo) e non invece il piacere di visitare e “vivere” anche solo per poche ore una città volano propulsore di produzione di valori economici e culturali reali e concreti che rendano quegli stessi servizi non più una necessità, ma un’occasione di confronto ed arricchimento per l’intera regione…

e se tanto mi da’ tanto, di persone in grado di innescare una progettualità reale e concludente alle sfide non più di sopravvivenza, ma di rinascita della città, non ce ne sono tante, meno che meno in un parterre più “interno” di un pd asfitticamente legato a correnti ed interessi e da cui certo è improponibile “pescare” un candidato che gli ormai arrabbiati potentini possano premiare, riconoscendone il valore di un progetto vero rispetto alla prassi consolidata delle filiere di consenso… 

per una volta sarebbe il caso che i vari capoclan pd (e non solo) se ne stiano in silenzio perché i danni che hanno finora procurato a questa città sono enormi e l’esperienza ci dice che solo molto difficilmente è accettabile per chiunque di noi che chi ti ferisce sia poi lo stesso medico che ti dovrà curare…

così quasi archiviata la fase sin troppo assurda e purtroppo tragica di un sindaco nato dalle viscere di una cittadinanza arrabbiata con il principale partito della città e dai calcoli di chi in quello stesso partito ha pensato di poter giocare sporco pur di affermare le proprie manie di dominio, e dovendo invece ripartire dalla situazione di fatto, il disastro finanziario e morale del dissesto, quindi la ferita inferta alla città, chi mai potrebbe pensare che il chirurgo possa poi essere qualcuno legato a quelle correnti, a quei clan, a quelle filiere che hanno ammorbato ed inquinato la città, inferto quindi la ferita,  e non invece finalmente una persona riconosciuta come capace di portare con/in se quei valori progettuali, etici e politici a cui ora più che mai occorre, per amore della città, lasciare spazio contro ogni interesse personale e di filiera?…

miko somma

 

 

 

   

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le fiducie continue…

25/06/2015

decreto scuola…ora che zanda, capogruppo pd al senato, dica che la fiducia è un normale atto parlamentare, che è parte della democrazia è pacifico da accettare…
un po’ meno che in poco più di un anno il governo renzi abbia posto la fiducia più che in 3 anni il governo berluskoni…
vogliamo ancora parlare di democrazia o meglio parlare di continue forzature democratiche che stanno minando il senso stesso della democrazia?…

miko somma

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