liaisons dangereuses…

31/07/2015

ma chiedetelo ad un toscano avveduto e senza i paraocchi della propaganda di spiegarvi un po’ quelle liaisons dangereuses tra verdini, la boschi ed il matteo e vi si aprirà davanti agli occhi lo spettacolo di una terza repubblica che somiglia tanto al peggio della prima

miko somma

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#‎lachiamanodemocrazia…

31/07/2015

mi fa un po’ ribrezzo quando qualche prezzolato opinion maker (o se volete ed a mio avviso più elegantemente, facitore di opinione) o qualche politichetto da filiera, parlando di renzi, quindi del suo capo, pontifica della mancanza di alternative…

la ricerca e selezione delle alternative ad un presidente del consiglio venuto fuori senza alcun mandato popolare, a costituzione vigente, ripeto a costituzione vigente, sono prerogative assolute del capo dello stato, del nuovo capo dello stato, nell’interpretazione del mandato popolare espresso nel voto…

ora e mi rivolgo ai parlamentari, lasciate passare la riforma costituzionale, dopo che l’italicum è già legge, e vedrete che di alternative neppure avrà più senso parlarne…‪#‎lachiamanodemocrazia

miko somma

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il petrolio del paese…

posto l’articolo, tratto dal sito ansa – sezione scienza – per commentare questo brevetto del politecnico di milano, frutto di una tecnologia affatto sconosciuta, quella dei micro-impianti ad acqua fluente, che soprattutto in una regione come la nostra, macrofornitrice di acqua, aprirebbe prospettive interessanti di recupero e produzione energetica del tutto “pulita”…si tratta, per il momento e per questa tipologia, di impianti di recupero energetico, ma appare del tutto ovvio che la moltiplicazione di questi stessi impianti su una rete di acquedotto (sperabilmente pubblica) e la messa in rete del “risparmio” porterebbe a sostanziosi miglioramenti dei costi energetici di un comparto ad alto (e spesso non visibile) impatto energivoro, in grado nell’immediato di abbassare i costi della fornitura alle utenze (una buona parte del costo della bolletta dell’acqua è costituita proprio dalle spese energetiche di sollevamento per l’immissione nelle condotte) ed in prospettiva, anche in associazione ad altre fonti rinnovabili di produzione energetica – pensate per esempio a quei progetti di installazione di pannelli fotovoltaici cui si parla da anni e per i quali nulla finora si è fatto, nell’incertezza soprattutto di chi deve “gestire” politicamente la costruzione, gestione e manutenzione degli impianti – di divenire un interessante fattore di produzione energetica che ci “libera” dalla dipendenza dagli idrocarburi…

e pensate allora che il vero “petrolio” del paese non è certo l’aumento delle estrazioni di idrocarburi a cui mira con nettezza agghiacciante e con un particolare “occhio di riguardo” alla nostra terra lo sbloccaitalia, quindi ben fuori dall’ipocrisia deviante del nostro presidente della regione e dei suoi sodali stolti che ancora mentono, sapendo di mentire sulla faccenda degli aumenti estrattivi, ma con certezza il risparmio ed il recupero energetico che veicola anche e soprattutto attraverso la capacità di ricerca ed innovazione delle nostre università…pubbliche!!!  

ansa – Acquedotti e impianti di teleriscaldamento sempre più ‘amici’ dell’ambiente grazie alle nuove valvole di regolazione della pressione che consentono di recuperare l’energia dissipata dal flusso nei tubi. Brevettate dal Politecnico di Milano, possono essere inserite in qualsiasi impianto industriale o idraulico esistente senza modificarne funzionamento e struttura delle linee idrauliche.

Il risparmio che ne consegue è notevole: per avere un’idea dell’energia che viene dissipata su una singola valvola di un impianto di distribuzione di un acquedotto, dove il fluido scorre con potenza durante l’intero corso della giornata, basti pensare che questa si aggira sui 60-100 MWh/anno, equivalente al consumo annuale di 17-28 famiglie medie europee.

Le valvole sono del tipo a sfera, a globo e a fuso, ovvero le più diffuse sul mercato. Gli elementi che le costituiscono sono gli stessi delle valvole tradizionali: un otturatore, un corpo valvola, un deviatore. A questi elementi sono stati aggiunti una girante, un albero e dei supporti necessari a mantenere in asse la girante. Quest’ultima, costituita da un insieme di pale di forma diversa a seconda dell’applicazione, è direttamente collegata all’albero che trasmette all’esterno l’energia meccanica estratta dal flusso. L’albero di trasmissione è poi connesso a un generatore elettrico. Al Politecnico di Milano è in corso la messa a punto anche di una valvola per applicazioni off-grid, da utilizzare in zone dove non è disponibile una connessione alla rete elettrica. Tale valvola è in grado non solo di autoalimentarsi per le manovre di apertura e chiusura, ma anche di recuperare energia per il funzionamento di sistemi di monitoraggio.

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azz, azzollini…

in realtà la libertà di coscienza dei senatori che hanno impedito gli arresti domiciliari di azzollini non mi scandalizza, mi scandalizza come abbiano potuto in aula studiare le carte in pochi giorni ed essere convinti del fumus persecutionis, quando un mese di esame approfondito in commissione aveva portato la stessa ad esprimersi per l’arresto…

dopo le dimissioni di lupi, l’ncd non poteva accettare altri “problemi” senza ripercussioni sul governo ed allora diciamolo che la moralità di renzi è questa, salvare il suo governo anche a costo di fare strame della legge, della politica, della chiarezza che ogni atto del governo e del parlamento deve avere agli occhi dei cittadini…

una bruttissima pagina quella scritta dal pd al senato, una pagina che recita di salvezza del proprio scranno ad ogni costo!!!

miko somma

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la distinzione

27/07/2015

è nella distinzione tra diritto ed opportunità che si gioca la differenza tra sinistra e la destra e prima ancora la sostanziale differenza tra un concetto di democrazia euro-mediterranea che nasce da aristotele ed un concetto di democrazia anglo-americana che transita troppo vistosamente attraverso calvino, hobbes ed i pellegrini del mayflower…

ed ecco forse chiarito perchè se sei di sinistra non puoi stare con renzi ed il suo modello di relazione politica, preferendo costui nel suo racconto politico l’io dell’opportunità al noi del diritto, sostanzialmente tentando una sovversione anglo-americana del modello politico culturale italiano che è invece profondamente mediterraneo…

o se volete siamo al tentativo di concretizzare il piano di rinascita democratica della loggia P2, ovvero a come alcuni facoltosi benpensanti pensano il paese debba mutare perchè non muti la protezione dei propri interessi, supposti troppo strategici perchè l’italia evolva naturalmente e nell’alveo della sua cultura pratiche efficienti di governo del reale

miko somma

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possibile è possibile…anche in questa regione…

al lavoro per costruire l’interfaccia e lo spazio comune che, ben oltre le sigle attuali, sia il riconoscersi a sinistra nell’idea che un altro mondo, un’altra italia, un’altra lucania sia possibile…a breve comunicazioni e convocazioni sul nascente comitato di potenza e su altri in regione

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l’inutilità…

15/07/2015

l’unità di popolo ed istituzioni contro le trivelle si doveva costruirla a partire dallo sbloccaitalia e dalle 15.000 firme raccolte perché a ciò si arrivasse…tentare di millantarla ora, a buoi fuggiti, è il paradigma della querula inutilità di una giunta ed una classe politica regionale di vigliacchi, ipocriti ed opportunisti…

miko somma

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comunicato stampa

questo comunicato non è stato inviato al sito istituzionale basilicatanet

Gli spazi della politica che occorre liberare

Una delle conseguenze della rottura del novecento e del suo travaso in un millennio totemizzato come globale e dominato da logiche barbariche di finanza transnazionale e crisi dei debiti sovrani, è stata la perdita di giustapposizione tra spazi politici e partiti di massa, giustapposizione che per oltre un secolo ha definito il dibattito interno ai partiti come “il luogo” in cui esercitare la coincidenza della politica nel dibattito stesso ed i partiti come contenitori non statici di quella coincidenza.

Ed è stato proprio il “secolo breve” (ed i suoi drammi), che non ha prodotto quegli anticorpi culturali atti ad impedire che la deriva antropologica dell’individuo contrapposto al collettivo, l’io economico contro il noi sociale, eretta a “motivo ideologico” di una destra che mutava oggetto sociale dalla triade dio-patria-famiglia al più feroce liberalismo economico camuffato da occasione di libertà per tutti, a dare mandato ad una surrettizia controrivoluzione verso culture di sinistra incapaci di reggere il peso delle trasformazioni sociali e politiche e all’affermarsi di un pensiero unico che individuava il mercato come il regolatore ultimo delle dinamiche dei conflitti sociali e politici.

Il partito novecentesco di massa si svuota di contenuto popolare, non necessitando di rappresentare più soggetti sociali “affidati” ora al mercato e alle sue logiche auto-prodotte di rappresentanza degli interessi sociali (interessi dei consumatori), rinunciando il partito stesso a rappresentare linea di difesa e nuova proposta dei diritti dei cittadini, fino a divenire nella trasformazione mero strumento di governo e gestione del consenso in forma di macchina elettorale, non più quindi identificato o identificabile con una soggettività sociale di riferimento.

In poche parole alla perdita di rappresentatività sociale corrisponde la perdita di coincidenza tra spazio politico ed organizzazione partitica, così determinandosi identità politico-sociali non più rappresentate da organizzazioni partitiche, identità che si allontanano sempre più dalla partecipazione, divenendo in tempi rapidi o l’inconoscibile platea dell’astensione tipica d’altronde del modello americano o il magma rabbioso di un visceralismo senza altri sbocchi che affidarsi all’urlatore o al pifferaio di turno.

A sinistra tutto ciò si conclama nel decorso del tempo e nell’incancrenirsi della deriva, nell’impossibilità per il PD di rappresentare alcunché di socialmente rilevante che non il neo-peronismo renziano che di fatto l’ha trasformato definitivamente in un soggetto politico che agisce ormai da sponda destra di una sinistra distaccata dal sociale, una macchina elettorale che vive di slogan e frasi fatte. Ma si conclama nel tempo anche l’irrilevanza numerica forme di sinistra identitaria (o “bambina”), così determinandosi uno spazio politico a sinistra non corrispondente ad alcun partito, un vuoto di rappresentanza politica.

Di qui l’opportunità di andare oggi a determinare un interfaccia che riconnetta quella sinistra culturale, sociale, diffusa e affatto scomparsa nel nostro paese, quella che oggi si astiene per mancanza di punti di riferimento, o quella che si tura il naso votando PD, ma che vorrebbe tornare a respirare, o ancora quella che preferisce l’irrilevanza sostanziale di SEL o del cinque stelle, disperata per cambiamenti di questo paese che non maturano mai o per ribrezzo verso pratiche e personale politico da paese delle banane, opportunità cioè di far coincidere un innegabile spazio politico a sinistra con nuovi soggetti politici a sinistra.

La mia uscita dal PD significa la necessità imprescindibile di costruire qui e nel paese il soggetto di un cambiamento radicale di paradigma sociale, economico ed infine politico divenuto necessario non solo per riacquisire il senso di come oggi possa essere declinata e cosa significhi la parola “sinistra” nella modernità, ma per provare a costruire reali alternative ad una democrazia bloccata, ricostruendo nella trasversalità plurale di una sinistra diffusa numeri e ragioni di una sinistra radicata nel sociale che non è scomparsa, ma che necessita di trovare nuove sponde politiche in cui rimanifestarsi.

Sinistra che significa equità di partecipazione fiscale, modelli di sviluppo antropico a risorse, territorio, sociale, cultura e storia di un paese e di un continente che devono riprendere ad essere l’Europa dei trattati di Roma e non più lo spazio di libera circolazione della speculazione finanziaria, solidarietà per relazioni di tenuta sociale e di salvezza per un paese in denatalità, cultura e formazione scolastica non funzionali agli interessi del mercato, ma che creino cittadini in grado di partecipare e non solo subire i cambiamenti, politica come esercizio delle relazioni tra corpi sociali nei conflitti e non la vessazione di maggioranze costruite ad uso e consumo di interessi terzi, ma anche quella onestà intellettuale da cui sola origina l’onestà materiale che vive ormai nel disagio dei cittadini verso politica e amministrazione.

E, mi sia consentito, qui da noi, come sopravvivere al petrolio ed al modello esarcale che soffoca una terra di feudalesimo, rilanciando l’offensiva per costruire una regione possibile e non pavoneggiandosi in inutili parate contro le ricerche di idrocarburi in mare, quando poco o nulla, anche recentemente, s’è fatto per quelle in terra, rinunciando alla dignità di un altrove scontato ricorso alla corte costituzionale.

Per costruire quella Basilicata possibile in un’Italia possibile, aderisco a Possibile, il movimento politico nato dalla fuoriuscita di Civati dal PD, che aspira ad essere quell’interfaccia tra le sensibilità differenti della sinistra diffusa italiana per provare a ridar senso alla parola sinistra, ma soprattutto alle pratiche con cui essa si declina nella società per superare modelli economico-sociali fondati sull’esclusione dei tanti e sulla rapina dei pochi, e sono già da oggi al lavoro per la costruzione di circoli nella mia città, Potenza, ed in tutta la regione. Perché ci sono spazi della politica che occorre liberare, qui ed ora.

Miko Somma

Comunicato stampa

questo comunicato non è stato inviato al sito istituzionale basilicatanet

Tra vassalli e felloni, le ragioni dell’uscire.

Dopo una profonda riflessione per il rinnovo della tessera, quel senso di disagio politico ed umano che da molti mesi ormai mi pervadeva sia rispetto all’assetto nazionale di un PD in balia dei diktat destrorsi renziani, sia rispetto alla tragedia di un partito locale che continua a coltivare tanti personalismi divisivi e laceranti invece che quel senso di responsabilità verso una regione fragile che sono i fatti a rendere necessario, si è infine conclamato, nell’assemblea di domenica, in forma di un ormai insopprimibile rifiuto intellettivo ed epidermico a continuare la permanenza in un partito vassallo di se stesso e delle logiche ameboidi di supposto “partito della nazione” con cui, inglobando tutti, ha finito per perdere ogni connotazione di sinistra come pratica costante di ricerca di soluzioni alla disparità sociale.

E non trovando più alcunchè di sinistra, fosse pure in forma evocativa, in questa formazione politica a cui pure avevo aderito nella profonda convinzione che nei suoi numeri si salvasse paese e regione da quelle pericolose derive populiste che individuano in ogni male una propria, viscerale, ragion d’essere che nutre di illusioni e rabbie senza prospettive concrete un popolo ormai stanco, la mia decisione era ormai scontata ed ha trovato ieri, di fronte a una ennesima incapacità di una dirigenza a rispondere al drammatico reale conclamatosi paradigmatico nelle sconfitte alle amministrative altro che con l’inutile, ennesimo rinvio consumato in nome di equilibri tra boiardi che ai lucani interessano sempre meno, la sua naturale valvola di sfogo, andare via per fare altro ed altrove.

Mettendo solo temporaneamente da parte ogni considerazione di carattere nazionale, eppur dirimente rispetto alla mia scelta di uscire da questo PD, è qui, in questa regione, che il senso del cambiamento da significare ai lucani avrebbe dovuto e potuto passare da un cambio di marcia programmatico che è in primo luogo sul ricambio di personale politico che doveva transitare per essere credibile e così porsi come significante di un riavvicinamento del maggiore partito regionale alle ragioni profonde dei lucani, e appare allora strano che rinviare ancora possa essere una presa d’atto del profondo solco che ormai divide il popolo lucano dal PD di Basilicata, dai suoi uomini di punta e dalle costose corti che ne affollano la rappresentazione concreta nella amministrazioni locali e regionali.

Gli ultimi giorni di Pompei potrebbe pensare qualche facilone della politica o un tentativo di operare un atto di sintesi resistenziale di una classe dirigente incapace di percepire la realtà, preferendo piuttosto una sua rappresentazione di comodo, potrebbe pensare qualcuno più avveduto, di fatti permanere nel PD avrebbe significato continuare a digerire ciò che non è più digeribile, un moderno medioevale fatto di vassalli e qualche volta di felloni che misurano i propri poteri mentre la regione affoga nelle mire di petrolieri, privatizzatori d’acqua, padroni del vento, signori dei rifiuti ed in ogni genere di nefandezza coloniale che caratterizza una regione dove gli eletti ed i nominati sono la rappresentazione plastica di piccole signorie o pronte alla svendita o dedite al sonno della ragione.

Continuare a rimanere nel PD avrebbe allora significato soffrire la malattia dei militanti che credono in una politica strumento di crescita civile e sociale di una comunità ed ogni giorno però devono misurare la distanza tra il loro desiderio e l’amara realtà che li prende in giro, francamente troppo per uno come il sottoscritto, abituato da anni a combattere per l’idea di regione possibile in cui crede, sostanziata in un impegno reso concreto in un programma politico-amministrativo che è ormai tempo di rimettere in marcia, piuttosto che sperare ne sia presa ed applicata la ragione profonda.

E così senza rancore alcuno riprendo il mio cammino, che oggi necessita di strumenti di cambiamento non più delegabili ad “empirei di indispensabili”, ma da costruirsi quotidianamente nella pratica di che sinistra a livello nazionale possa essere alternativa alle logiche della destra e non più fotocopia delle stesse, e quale progetto possa convincere i lucani che questa terra può ancora farcela.

MIko Somma

qui ad atene…

vi posto questo passaggio forse troppo elegiaco rispetto a cosa potesse essere l’applicazione pratica del concetto stesso di democrazia 2400 anni fa e forse anche troppo elegiaco rispetto a quanto accaduto in grecia in questi giorni, ma credo sia necessario riflettere su questo testo per comprendere a cosa serva davvero una democrazia… 

Qui ad Atene noi facciamo così.

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.

Qui ad Atene noi facciamo così….

Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.

Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.

Qui ad Atene noi facciamo così.

La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.

Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.

Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.

E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.

Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.

Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.

Insomma, io proclamo che Atene è la scuola dell’Ellade e che ogni ateniese cresce sviluppando in sé una felice versalità, la fiducia in se stesso, la prontezza a fronteggiare qualsiasi situazione ed è per questo che la nostra città è aperta al mondo e noi non cacciamo mai uno straniero.

Qui ad Atene noi facciamo così.

Pericle – Discorso agli Ateniesi, 431 a.C.
Tratto da Tucidide, Storie, II, 34-36

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OXI…

06/07/2015

vorrei fosse chiaro che seppure i termini del debito greco non cambiano affatto dopo il voto e creditori e debitori rimangono tali, quell’OXI ha rimesso al centro la volontà dei popoli contro il cerchio magico di una europa che o torna con i popoli ed i loro sogni e bisogni o naufraga in una tecnocrazia senza futuro perché senza radicamento nell’umano

miko somma

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esco…

05/07/2015

non è possibile continuare a mortificare il proprio intelletto ascoltando le baggianate autoreferenti di un circolo ormai allo sbando…ESCO DAL PD, per fare altro…seguirà comunicato

miko somma

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manco da un po’…

04/07/2015

manco volontariamente da un po’ – la pace della campagna – ma…

1) qualcuno ha idea che questa banca dati del dna costituisce un pericolo reale per i cittadini nella sua parte nella quale ogni indiziato di delitto (indiziato, quindi neppure ancora rinviato a giudizio) è passibile di vedere il suo dna in una teca “granfratellistica” di presunta colpevolezza?

2) qualcuno ha idea che in grecia siamo alla follia di avere indetto con leggerezza un referendum che ben a prescindere… dai temi economici (non serve a nulla, poiché tratta di un accordo ormai superato, quindi non riproponibile) e ben a prescindere dal referendum di consenso che tsipras tenta per rimanere in sella, dividerà il paese, ributtandolo nelle atmosfere tragiche del 1948?

3) qualcuno ha idea che in basilicata saudita ormai tutto quel che da anni anticipavo come desiderata del comparto energia è ormai alle porte e che tutto si regge sulla mediocrità colpevole della classe politica regionale?

4) qualcuno ha idea se si possa dire al sindaco di policoro leone di imparare a parlare un italiano più decente? – e che capperi, sei sempre un sindaco, leone…

5) qualcuno ha idea di quanta in-sofferenza ormai mi attanaglia verso una giunta ed un consiglio comunale di potenza a cui è ormai davvero preferibile in commissariamento?

ah, ecco…domani vado all’assemblea regionale del pd per dire delle cose molto sgradite ad alcuni…

miko somma

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