il ciarpame…

30/11/2015

la platea del lavoro non è fatta solo di start-up, spin off e paccottiglia lib-lab, come pure certo ciarpame post-intellettivo e forse post-umano che si agita sui social e nella comunicazione tenta di accreditare (tanto poi loro fanno da mediatori ed il gioco diviene chiaro)…
la platea del lavoro è fatta da lavoratori e da aspiranti lavoratori, siano essi imprenditori o solo e soltanto dipendenti ed occorre rispetto ed attenzione per tutti, per chi realizza app o chi fa il pizzaiolo o il muratore…

miko somma

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i poveri siano noi…

Lavoro dipendente. Stipendi lucani tra i più bassi d’Italia, al top nel Sud quelli pugliesi

Pubblicata dal quotidiano nazionale Repubblica la classifica degli stipendi medi dei dipendenti nelle province italiane.

Stipendi Italia

La rilevazione, effettuata dall’osservatorio JobPricing riguarda il dato relativo al lavoro dipendente nel suo luogo di produzione con l’esclusione di lavoratori autonomi e dipendenti della Pubblica amministrazione.

Il dato per Regioni vede la Basilicata in fondo alla classifica nazionale con una media di 23.876. Dietro c’è solo la Calabria (23.465).

La Puglia è invece 15esima con una media lorda di 25.230, in pratica i dipendenti pugliesi sono i meglio pagati in tutto il meridione d’Italia.

Per dovere di cronaca riportiamo ovviamente il dato dello stipendio medio più elevato, che è quello percepito dai lavoratori della Lombardia (31.179) seguita dal Trentino (30.803) ed Emilia Romagna (29.894).

La tendenza non riserva sorprese dunque: vincono le regioni del Centro-Nord, le più attardate sono quelle del Mezzogiorno.

Se guardiamo il dato di dettaglio per province questa la classifica, da quella più ricca a quella più “povera”:

La retribuzione annuale lorda dei dipendenti della provincia di Bari è la più elevata (al 61esimo posto in Italia con 26.436), seguita da Brindisi (al 75esimo con 25.502) BAT all’83esimo (24.804) Foggia (86esimo con 24.631) e Taranto, 90esimo con 24.226.

Tra le più povere di Puglia e Basilicata ci sono le province di Potenza al 92esimo posto in Italia con 24.046, Matera al 95esimo con 23.695 e Lecce fanalino di coda al 106esimo posto con pochissimo più di 23mila euro (23.029).

troverete il relativo servizio  di trm su

http://www.trmtv.it/home/economia/2015_11_30/99174.html

aggiungerei che risulta davero strano, sulla scorta di queste classifiche senza sorprese, che la basilicata sia la regione percentualmente più industralizzata del sud, come pure recita qualche fanatico che siede in giunta regionale…se anche fosse vero (e non è vero) ciò non farebbe altro che confermare che le attività qui impiantate non creano indotto, ma solo lavoratori poco pagati…ovvero le gabbie salariali esistono eccome!!!…

 

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polemiche sul natale cristiano per i musulmani…

  

mi associo a quanto riportato da michele serra, di cui condivido l’aspetto culturale dell’intervento, ma voglio anche, da osservatore laico e non credente in alcuna religione, far osservare che i musulmani considerano con grande rispetto qualsiasi evento celebrato in onore di gesù di nazareth figlio di maria…”il santo profeta (nabis), nato da donna vergine per volontà dell’altissimo, annunciato alla madre dall’arcangelo gavril (gabriele, nda) e dotato da dio del potere di compiere miracoli come guarire i lebbrosi, ridare la vista ai ciechi e resuscitare i morti…”

nel corano sono dedicate a gesù e a maria tre delle sure più lunghe (troverete nel corso dell’articolo i numeri delle sure) ed i nomi di gesù e di maria sono menzionati moltissime volte con grande rispetto….

«E quando gli angeli dissero a Maria:
“O Maria! In verità Dio ti ha prescelta
e ti ha purificata e ti ha eletta
su tutte le donne del creato”»

(corano: III, 42)

vorrei anche ricordare che per quel riguarda la nascita di gesù mi risulta che venga ancora festeggiata in tutti i paesi del medio oriente nei quali è sopravvissuta a lungo la componente dei giudei cristiani o ebioniti, i quali collocavano la nascita di gesù nei primi giorni di aprile, ed in particolar modo tra gli arabi musulmani di palestina che affollano le chiese cristiane in occasione della messa del natale, particolarmente la chiesa della natività a betlemme…

ma per fornire maggiori e certo migliori osservazioni sull’argomento pubblico questo intervento dell’ambasciatore iraniano presso la santa sede in occasione di un convegno all’università di catania…

LA VISIONE CORANICA DI MARIA

Maria, l’eletta di Dio, nel Corano

“…Nel mio discorso esporrò la visione coranica di Maria…La società umana nel corso della storia ha sempre costituito una comunità unica, dotata di natura anelante alla ricerca di Dio e di ragione che la guida. Essa è altresì diretta verso la felicità in questo mondo e nell’altro attraverso l’invio di profeti e la discesa di libri rivelati. Le religioni e le leggi divine che si sono succedute nelle varie epoche storiche hanno una stessa, unica, vera essenza e fini comuni.

…Il Corano recita: «Invero abbiamo inviato Profeti con frasi e verità chiarissime e abbiamo fatto discendere su di loro Libro e Bilancia affinché l’umanità si levi verso l’equità e la giustizia» (Santo Corano: LVII, 25).
Il Corano è l’ultimo libro rivelato e Mohammad (che la pace sia con lui) l’ultimo Profeta di Dio, continuatore della santa Via dei Profeti che lo hanno preceduto.  I musulmani, conformemente ai versetti coranici, credono in tutti i profeti, da Abramo a Mosè, a Gesù, e ai libri rivelati, quali l’Antico e il Nuovo Testamento.
Il santo Corano conferisce a Maria una posizione particolare: in numerosi versetti e sure si parla diffusamente di Maria e di Gesù Cristo (che la pace sia con loro). Nel Corano esiste addirittura una sura intitolata a Maria (sura XIX), nella quale sono descritte le sue virtù e le sue qualità
Secondo un’altra sura, Anna, moglie di Emran, chiese a Dio un figlio da dedicare al servizio del tempio di Gerusalemme. Poco dopo rimase incinta e fece voto di rinunciare alla tutela del figlio atteso e di dedicarlo appunto al servizio del tempio. Trascorso il tempo, partorì, contrariamente alle attese, una figlia femmina, che venne chiamata Maria, ossia dedita al culto e al tempio (Santo Corano: III, 35-36). Questo avvenne quando il suo consorte Emran, prima della nascita della figlia, aveva raggiunto la pace eterna. La madre consegnò quindi la neonata al tempio, dove il profeta Zaccaria se ne assunse la cura (III, 37) e dove Maria trascorse parte della vita nell’adorazione di Dio. Ogni qualvolta Zaccaria entrava da lei vi trovava pronta frutta fresca e le chiedeva: «Da dove proviene tutto questo?». Maria rispondeva: «Mi viene da Dio».
La suddetta sura di Maria, dal versetto 16 in poi narra appunto la storia di Maria, di come ella, lontano dalla famiglia, mentre era nel tempio, protetta da un velo, intenta al culto divino, vide apparire l’angelo di Dio, Gabriele, in forma umana. Maria avanti a lui si rifugiò in Dio, ma l’angelo le disse: «Io sono stato inviato dal tuo Creatore affinché ti doni un puro figlio». Maria con stupore disse: «Com’è possibile se mai ho avuto rapporti con un uomo e mai sono stata donna corrotta?». L’angelo rispose: «È volontà certa di Dio, ché per Lui è facile far nascere senza il concorso di un padre tale figlio che sia segno divino e fonte di clemenza per l’umanità» (Santo Corano: XIX, 16-21).
Maria concepì Gesù Cristo (che la pace sia con lui) e al momento del parto si recò in luogo lontano. …La sua gente la vide mentre teneva in braccio il neonato e con stupore e protesta quelli le si rivolsero dicendo che suo padre non era un uomo malvagio né la madre una peccatrice. Ed ella indicò loro il neonato ed essi dissero: “Come può mai parlare un neonato?”. Il neonato (Gesù) parlò e disse: “Io sono il Servo di Dio, che mi ha dato il Libro e fatto Profeta e reso fonte di benedizione ovunque io sia e mi ha prescritto la Preghiera nel rapporto con Dio e l’Elemosina al servizio del popolo di Dio e amorevolezza verso mia madre. Sia pace su di me il giorno in cui nacqui, il giorno in cui muoio e il giorno in cui verrò risuscitato a vita”» (XIX, 22-33). …

Desidero infine esporre alcune considerazioni sulla visione coranica di Gesù Cristo (che la pace sia con lui) come appare nella sura di Emran (III, 45-46), nella suddetta sura di Maria (XIX, 19-34), nella sura delle Donne (IV, 156-159) e in altre ancora. Egli, annoverandosi tra i maggiori profeti, ha recato una Legge religiosa (Shari’at) e un Libro sacro, il Vangelo. La dignità di profeta fu da lui raggiunta già dall’infanzia; compì numerosi miracoli, quali ridare la vista a un cieco dalla nascita, risuscitare i morti, col permesso di Dio. Gli appellativi che ricorrono nel Corano sono, tra gli altri, Parola di Dio, Spirito di Dio, Testimonio nel Dì del Giudizio, Vicino alla Corte di Dio, Prescelto, Benefattore, Esistenza Benedetta.
Nella sura dei Ranghi Serrati (LXI, 6) Gesù, figlio di Maria, annuncia la venuta del Profeta Mohammad (da lui appellato Ahmad, ossia “Lodato”) con queste parole: «O figli di Israele! Io sono il Messaggero di Dio a voi inviato, a conferma della Torat, che fu data prima di me, e ad annunciare la lieta novella di un messaggero dopo di me il cui nome è Ahmad».

Secondo il Corano, alcuni oppressori e individui malvagi tra i Bani Esrail, che vedevano minacciati i propri interessi dal movimento cristiano, avevano tramato l’uccisione di Gesù, ma in realtà non riuscirono nel loro intento in quanto credettero per errore nella sua morte, giacché un altro prese il suo posto mentre Gesù per potenza divina fu innalzato al quarto cielo dove vive in eterno (Santo Corano: V, 157). Egli alla fine del mondo, nel tempo della sollevazione dell’imam Mahdi (che Dio ne affretti la venuta), riapparirà ed essi, assieme, condurranno il mondo a giustizia e pace perfette e l’umanità verso la piena dignità e una vita virtuosa. …
Nei nostri testi religiosi in cui vengono riportati detti del Profeta e degli imam immacolati sono citati anche numerosi racconti tramandati (ahadis) riguardo a Gesù, suoi pronunciamenti e indicazioni di comportamento a uso e vantaggio morale dei musulmani. Tra essi ricordiamo: «Coloro che agiscono gli uni con gli altri con gentilezza, il giorno del giudizio verranno perdonati da Dio; coloro che operano per riformare gli uomini, nel giorno del giudizio saranno vicino a Dio; …

di Ali Akbar Naseri (ambasciatore dell’iran presso la santa sede 2009-2013)

(testo integrale dell’intervento www.30giorni.it/articoli_id_21960_l1.htm)

e per maggiori e più dettagliate informazioni sulla figura di maria presso i musulmani(www.centrostudifrancescani.it/site/2011/06/maria-nel-corano/ )

 

 

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disastro ambientale in brasile…

Brasile, il fango tossico raggiunge l’oceano

In seguito al cedimento di due dighe, nel sudest del Brasile, il fango tossico è arrivato nell’Atlantico e potrebbe volerci un secolo per essere riassorbito.

“Fukushima brasiliana”, così è stata battezzata la tragedia che ha colpito il Brasile lo scorso 5 novembre in seguito al cedimento di due dighe nel sudest del paese. Il nome rende l’idea della gravità del disastro sociale e ambientale la cui vera portata non è ancora chiara.

Il crollo delle dighe di proprietà della società mineraria Samarco, costruite per contenere le acque reflue, ha causato undici morti e dodici dispersi ed è il peggior disastro ambientale nella storia del Brasile, tra i più gravi mai avvenuti al mondo.

La muraglia di fango che ha investito il villaggio di Bento Rodrigues conteneva infatti sostanze altamente tossiche come mercurio, arsenico, piombo e altri metalli pesanti. Come temuto dai biologi, la marea velenosa costituita da 62 milioni di metri cubi di fanghi tossici, ha prima devastato il bacino del Rio Doce e dei suoi affluenti nel Minas Gerais e ora si appresta ad avvelenare il mare di Espirito Santo.

Secondo Marcos Freitas, coordinatore esecutivo dell’Instituto virtual internacional de mudanças globais (Ivig), la tragedia è stata causata dall’incuria della Samarco colpevole di gravi inadempienze in termini di manutenzione e sicurezza, ed è la più grave mai provocata da una compagnia mineraria. La quantità di fanghi tossici dispersi sarebbe infatti di due volte e mezza maggiore del secondo peggior incidente del genere, avvenuto il 4 agosto 2014 nella miniera canadese di Mount Polley, nel British Columbia.

Nonostante l’immediato allarme nulla è stato fatto per impedire che l’onda tossica arrivasse sulle coste brasiliane dell’ceano Atlantico, in una delle regioni con maggior biodiversità del Brasile. “L’arrivo del fango tossico nell’oceano può avere un impatto ambientale equivalente alla contaminazione di una foresta tropicale delle dimensione del Pantanal brasiliano”, ha dichiarato il biologo André Ruschi, direttore della Estação Biologia Marinha Augusto Ruschi di Aracruz, Santa Cruz, nello Espirito Santo.

Ruschi ritiene che il danno ambientale provocato da questo tsunami di fango potrebbe impiegare almeno cento anni prima di essere riassorbito completamente. “Un disastro di proporzioni mondiali con conseguenze difficili da immaginare a causa del quale potremmo pagare un prezzo enorme”.

Tra le principali vittime del disastro ci sono gli indiani Krenak, popolo indigeno che vive sulle rive del fiume contaminato e ora deve fare affidamento sulle forniture di acqua potabile e cibo. “Il fiume era tutto per noi, non ci forniva solo acqua e pesce, era per noi una fonte di cultura”, ha detto il capo tribù Leomir Cecilio de Souza. “Il fiume ha mantenuto la nostra gente fin dai tempi degli antenati, era sacro. Ma ora è morto”.

La marea tossica, correndo veloce verso il mare, ha lasciato dietro di sé un paesaggio spettrale, fatto di animali morti, alberi sradicati e uno spesso strato di fango solidificato. Finora il governo brasiliano ha inflitto alla Samarco, di proprietà dei giganti del settore Vale e Bhp Billiton, due multe: una di circa 60 milioni di dollari e l’altra di 250 milioni. Gli esperti stimano tuttavia che i danni all’ecosistema e alla biodiversità avranno un costo di diversi miliardi di dollari.

Inoltre l’azienda, che inizialmente ha più volte negato la tossicità del fango, non ha ancora fornito un elenco completo delle sostanze presenti nel fango fuoriuscito dalle dighe. La preoccupazione è ora per le altre 200 dighe simili sparse per il paese che potrebbero rappresentare un rischio.

Le associazioni umanitarie e ambientaliste chiedono un inasprimento delle normative e denunciano la stretta relazione tra i politici e le compagnie minerarie che lo scorso anno hanno speso oltre sette milioni di dollari in campagne politiche e pubblicitarie.

FONTE: http://www.lifegate.it/persone/news/blue-society-progetto-per-una-convivenza-sostenibile-tra-uomini-e-oceani

 

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la democrazia ad amburgo…

ansa – Amburgo si ritira dalla corsa ad ospitare le Olimpiadi del 2024, appuntamento per il quale restano adesso in corsa solo 4 città: Roma, Parigi, Budapest e Los Angeles. Il referendum a cui sono stati chiamati oggi i cittadini della città tedesca (1,5 milioni gli aventi diritto) ha infatti bocciato la candidatura per ospitare i Giochi con il 51,7% di No. “Questa è una decisione che non volevamo però è chiara” ha commentato a caldo il sindaco della città Olaf Scholz (Spd). Per la Germania si tratta del secondo tentativo olimpico andato a vuoto negli ultimi due anni: nel 2013, infatti, un analogo referendum per la candidatura di Monaco per ospitare i Giochi invernali del 2022 aveva visto la contrarietà della popolazione. L’ufficializzazione al ritiro dalla corsa olimpica è arrivato al termine di un serrato testa a testa, ma dopo l’iniziale euforia al progetto olimpico (un sondaggio della ZDF ipotizzava un 56% di cittadini favorevoli), negli ultimi giorni si erano andate intensificando le voci discordi ad ospitare un evento che avrebbe comportato un esborso di quasi 7 miliardi e mezzo di euro, “soldi che possono essere spesi meglio” è stato il leit motiv dei sostenitori della campagna del ‘No’. “C’è stato un cambiamento nel sentiment della popolazione – ha osservato Florian Kasiske del comitato del ‘No a Olimpia’ – la gente ha capito che ci sono cose e progetti che hanno ben altra priorità”. “Una giornata cruciale si sta concludendo. Il 48,3 per cento di ‘sì’ non sono sufficienti ad Amburgo per continuare la corsa alle Olimpiadi 2024”, è stato l’amaro tweet del comitato promotore di Amburgo 2024 postato al termine del referendum che ha fatto alzare la bandiera bianca alla città sul fiume Elba. La corsa olimpica si concluderà a Lima, in Perù, nel settembre del 2017 dove, in occasione della 130/a Sessione del Cio sarà votata la città vincitrice. Nella scelta non influirà la turnazione informale tra continenti. “Non credo che svolga un ruolo importante – ha sottolineato di recente il presidente del Cio, Thomas Bach -. Adesso abbiamo tre Giochi di fila in Asia (Pyeongchang 2018, Tokyo 2020 e Pechino 2022, ndr). Questo dimostra che la rotazione informale, che abbiamo visto in passato, sta perdendo importanza”.

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posto questa notizia senza alcun intento polemico verso alcuno (essendo tra le altre un amante dei giochi olimpici che possono anche, a volte e quando ben gestite e pensate, essere davvero volano di quelle grandi trasformazioni urbanistiche virtuose che cambiano in meglio una città ed un paese), ma solo per sottolineare che in casi simili la parola finale su queste proposte faraoniche, che vengono in genere da comitati costituiti ad hoc da gente per così dire “particolare” (ricorderete che da noi è ormai usuale vedere un luca cordero di montezemolo o gente come lui, gente che non ha mai lavorato un giorno per intenderci, far parte di questi comitati) e solo per muovere affari speculativi colossali con la scusa dei giochi, spetterebbe sempre e soltanto agli abitanti di una città o di una comunità…questa la democrazia e così questo ha detto la democrazia ad amburgo…niente giochi, si può fare altro…

bene quindi che la politica e gli organizzatori abbiano fatto subito un passo indietro al conclamarsi del volere degli abitanti di amburgo, ma ancor più bene che prioritariamente si sia deciso di dare voce alla gente con l’unico strumento in grado di misurare in tempo reale la volontà popolare…

cosa questa che forse sarebbe il caso si facesse anche da noi, magari proprio per la proposta delle olimpiadi a roma nel 2024, che si intersecano giocoforza non solo con l’attuale giubileo straordinario, ma anche con il giubileo ordinario del 2025…

ma forse e meglio sarebbe ascoltare la gente anche per proposte “particolari”, come quell’assurdo e sciocco progetto del ponte sullo stretto di messina, che viene ritirato fuori quando se ne era persa quasi la memoria…facciamo decidere anche agli abitanti di reggio calabria e messina, previa quella informazione corretta che pur dovrebbe essere compito anche di chi lo vorrebbe realizzare, se intendono ospitare un’opera immensa, soprattutto in termini di inutilità conclamata?…

 

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ricordare sempre…#‎gattopardi…

30/11/2015

Tra i rinviati a giudizio per rimborsopoli, già definiti dal procuratore della corte dei conti lucano “accattoni di denaro pubblico, privi persino della dignità criminale dei tangentisti di mani pulite”, risultano un presidente ed un assessore dell’attuale giunta regionale di basilicata
‪#‎gattopardi

miko somma

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augurissimi, emma…

ansa –  “Ho una bella voce. Se volete vi canto ‘Parlami d’amore Mariù, la mia canzone preferita”. Così Emma Morano, l’ultracentenaria di Verbania che oggi compie 116 anni. “Sto bene, sto bene e finché va così me ne resto qui con voi”.
    Oggi Emma ha ricevuto anche gli auguri del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

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ed a quelli del presidente mattarella che di certo hanno la loro importanza, mi sia concesso di aggiungere anche i miei personali a questa stupenda nonna di tutti noi italiani…

agurissimi, emma!!!

miko somma 

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il conflitto siriano ed il rischio dell’unicità del mezzo nell’eterogeneità dei fini…

quasi del tutto scontato è che, dopo gli attentati sanguinosi di parigi, l’intera opinione pubblica internazionale sia del tutto catalizzata da quanto sta accadendo in siria ed iraq, la casa madre della tempesta di terrore che sta investendo l’occidente, sia nei termini drammaticamente materiali con cui si palesano gli attacchi, sia nei termini tipicamente psicologici che rimangono come scorie nell’immaginario collettivo, in quella che a mio avviso è oggi assurta al rango di vera e propria “paranoia collettiva” dell’attacco, almeno a giudicare dalla grandissima quantità di falsi allarmi che ormai ovunque si registrano…

ma prima di ogni considerazione, facciamo un po’ di chiarezza sul nome reale di questa organizzazione del terrore, dal momento che se tutti avrete ovviamente sentito sui media i diversi nomi diversi con cui il giornalismo finora l’ha definita, principalmente isis (islamic state of iraq and al-sham, tradotto dall’arabostato islamico dell’iraq e del al-sham, ovvero la grande siria) o più semplicemente is (islamic state tradotto dall’arabo al-Dawla al-Islāmiyya, appunto stato islamico), recentemente e su diretto suggerimento delle autorità occidentali, che in nessun modo vogliono legittimare alla cultura occidentale il nome di stato islamico, si è aggiunto daesh, nome quest’ultimo che viene direttamente dalla siria, dove molti nemici di isis chiamano questo gruppo di fanatici tagliagole con l’acronimo arabo dāʿish o più volgarmente daesh (داعش‎), che se nel primo caso significa appunto al-Dawla al-Islāmiyya fī ʿIrāq wa l-Shām (“stato islamico dell’iraq e del levante”, o “della grande siria”), quindi un utilizzo del termine acronimo senza una traduzione, cosa questa che pare voglia sottolineare la lontananza culturale dall’occidente, nel secondo è letto con significati spregiativi, un motivo questo per cui il gruppo considera il termine denigratorio e punisce chi lo usa…in un articolo sul Sole 24 Ore, si sottolinea come Daesh, in arabo ricordi una parola il cui significato, “portatore di discordia”, è evidentemente presagio funesto per gli uomini del califfato, che infatti hanno vietato l’utilizzo dell’acronimo nei territori da loro controllati, come riferisce l’associated press in una corrispondenza in cui si riferisce che a Mosul i miliziani avrebbero minacciato il taglio della lingua a chiunque l’avesse pronunciato in riferimento proprio allo stato islamico…

(a questo proposito consultare On the Origin of the ‘Name’ DAESH – The Islamic State in Iraq and ash-Shām 19 agosto 2014, pietervanostaeyen.wordpress.com. o Terrorist Designations of Groups Operating in Syria, United States Department of State, 14 maggio 2014)…

ma il problema, come ovvio, non è certo il nome e l’origine del nome attribuito a questi fanatici, seppure questo non sia un argomento poi del tutto secondario, vista anche la simbologia che lo stesso assume quando dopo il 29/06/2014 viene proclamato lo stato islamico in forma di califfato dall’autoproclamatosi califfo Abū Bakr al-Baghdādī nei vasti territori di iraq e siria caduti sotto il controllo del gruppo, quanto comprendere se la risposta dell’occidente sia in grado di spazzare via, come pure molto facilisticamente si promette, l’is ed i suo uomini, ma soprattutto se quella solo ed eminentemente militare sia l’unica strada percorribile o se non serva piuttosto una visione più ampia che sembra mancare finora alla “coalizione” che bombarda già da tempo sia in iraq che in siria…

ed in questa opera di comprensione un po’ di storia ci aiuta a capire meglio la genesi di questo movimento la cui eradicazione se appare relativamente semplice nei territori di cui si tratta a fronte del dispiego di mezzi (chiarendo ovviamente che senza militari in campo le guerre non si vincono), non altrettanto risolutiva appare rispetto al suo grande potenziale di mobilitazione di foreign fighters presso il loro serbatoio principale, le nostre periferie urbane, soprattutto europee, ma anche americane, australiane e chissà ancora in quali paesi…genesi che forse spiega proprio il fascino che l’isis esercita su tanti figli del disagio culturale ed economico (ma non sempre, come alcuni casi di combattenti provenienti da famiglie agiate sta a dimostrare con evidenza), fascino che potrebbe ragionevolmente aumentare anche in caso di una sconfitta disastrosa, visto il carattere di martirio che la stessa morte assume per i suoi militanti, un argomento spinoso questo e che non sembra del tutto compreso dai governanti europei che oggi spingono per un attacco ancor più massiccio nelle “terre del terrore” di iraq e siria…

e la storia recente ci dice che le origini del gruppo risalgono alla presenza di “al-Qāʿida in Iraq dal 2004 al 2006, frazione delle rete internazionale di bin laden poi rinominata “stato islamico dell’iraq”, fondata e guidata da abu mus’ab al-zarqawi per combattere l’occupazione americana dell’iraq dopo la caduta del regime di saddam hussein e la sua esecuzione e lo stesso governo iracheno sciita sostenuto dagli USA…e ricordo a questo proposito che la principale divisione tra i mussulmani è proprio tra sciiti e sunniti, divisione che risale ai tempi della successione di maometto e che riguardava sia la guida dei fedeli che l’interpretazione della dottrina e che oggi numericamente vede il gruppo sunnita come il più numeroso nella maggior parte dei paesi arabi, ma meno rappresentato politicamente anche rispetto alla sua percentuale proprio dove gli sciiti, considerati una percentuale tra il 10 e il 15% dei musulmani, sono maggioranza e ciò in pochi paesi, tra cui proprio iran, iraq, libano…

…e, punto importante che fuoriesce dal campo di confronto militare iracheno, dal 2012 lo stato islamico dell’iraq era intervenuto anche nella guerra civile che si era scatenata in siria tra una miriade di formazioni ed il governo di Baššār al-Asad…ed ancora nel 2014 l’ISIS, con la presa di mossul ha esteso enormemente il suo controllo del territorio iracheno, proclamando, anche in seguito alla conquista di raqqa in siria, la nascita del “califfato”…ma ritorniamo all’iraq, il punto in cui la resistenza all’esercito americano diviene un “motivo culturale ed ideologico” che finirà per attirare nelle fila dell’esercito dello stato islamico migliaia e migliaia di miliziani provenienti ormai non solo dal pur variegato mondo islamico che va dal marocco all’afghanistan, dalla turchia all’india, dal pakistan all’arabia saudita ed ai paesi del golfo, ma sempre più massicciamente dai paesi europei…

è proprio qui infatti che nel 2003 paul bremer, all’epoca governatore più o meno civile dell’iraq occupato dagli usa e dagli alleati, decreta lo scioglimento dell’esercito iracheno, cosa questa che non solo mette sulla strada centinaia di migliaia di militari, così esclusi da incarichi e pensioni, nonché da quell’indubbia posizione sociale assicurata dalla militanza nell’esercito iracheno di saddam Hussein, ma fornisce a molti di loro un valido motivo per ritornare a combattere, organizzandosi in gruppi per contrastare la violenta occupazione americana e rovesciare il nuovo governo sciita…gruppi che giocoforza finirono per unirsi ad organizzazioni di resistenza più marcatamente religiose e jihadiste che nel frattempo giuravano fedeltà ad osama bin laden, abbracciandone l’organizzazione che si era dotata di proprie strutture di comando, così definendosi “mujāhidīn del consiglio della shura” e radicalizzandosi ulteriormente e rapidamente nella crudeltà che il conflitto aveva assunto, soprattutto in termini di attacchi terroristici sempre più sanguinosi nelle città irachene e soprattutto a baghdad, fino ad unirsi nel 2006  ad altre fazioni ribelli, fondando  così Dawlat al-ʿIrāq al-Islāmiyya (stato islamico dell’iraq, o isi, ampliatosi in seguito all’interno della siria e di quel conflitto, fino ad assumere il contorno di un vero e proprio stato che controlla una ampia porzione dei territori di siria ed iraq…

la rapida serie di vittorie conseguite sul campo sia in iraq che in siria ovviamente funge da amplificatore mediatico per il fascino che il califfato, elemento materiale che si fa stato e territorio, mentre la rete di obama bin laden rimaneva un elemento quasi invisibile e poco percepibile nella realtà quotidiana, comincia ad esercitare come unico elemento in grado non solo di resistere agli americani, ma di condurre offensive devastanti e non contenibili, elementi finalmente vincenti dopo una storia che aveva raccontato solo terribili sconfitte ed umiliazioni, per una sorta di epica che poco per volta comincia a formarsi nelle menti di tanti giovani europei e mediorientali…

fuoriuscendo così dalla storia e non avendo intenzione di fare trattati storici, appare evidente come proprio quell’epica che cresceva nelle periferie occidentali dove risiedevano individui senza ormai altra identità possibile che la radicalità più oltranzista e che ora necessitava di nutrirsi di vittorie dopo troppe sconfitte per gli arabi, cosa questa che nessuno sociologicamente ha probabilmente mai misurato, sia diventata la realtà di una affiliazione di fatto all’isis che si è sostanziata o in un diretto coinvolgimento di questi individui nel conflitto siriano ed iracheno, con tutte le problematiche del rientro e della dormienza in cellule, o in una peraltro poco leggibile affiliazione di fatto che credo sia difficile da pesare come l’esultanza degli sciocchi da facebook o come un “sarò pronto quando serve”…

ed è chiaro che se nel primo caso un controllo investigativo è ancora possibile, per quanto complesso dovendo avere mappature certe ed inequivoche di chi è partito e che ruolo abbia avuto in siria o in iraq nella guerra (i foreign fighters, per intenderci), nel secondo caso abbiamo di fronte una non calcolabile platea di fan che non sappiamo fino a che punto siano coinvolti praticamente e quanti di loro possano essere semplici fiancheggiatori senza ruoli attivi o con ruoli minimali o magari essere già pronti all’azione e dotati di armamenti e volontà omicidiarie e naturalmente suicidarie…

il punto allora diverrebbe, una volta distrutta l’organizzazione del califfato in terra siriana ed irachena, cosa che – ripeto – non la si fa con i soli bombardamenti, ma necessita di truppe di terra affidabile e preparate (i kurdi lo fanno già e con successo, nonostante i pochi armamenti a disposizione) che “ripuliscano” questi territori e necessita soprattutto dello stomaco dell’opinione pubblica occidentale di assistere ad un inevitabile massacro di civili (qualcuno crede ancora che i bombardamenti siano intelligenti?), come ci si comporta con i foreign fighters sfuggiti e magari ritornati nel frattempo in patria?…come ci si comporta con coloro che fino ad ora non sono partiti, ma che potrebbero essere pronti?…come ci si comporta con un’altra platea, anche qui poco misurabile, di islamici non ancora islamisti che potrebbero vedere in una recrudescenza delle attività di guerra la conferma della “crociata” che da anni ed anni è parte integrante della retorica prima quaedista, ora del califfato?…

e come ci si organizza in un’area del mondo che prima di tutte andrebbe riorganizzata superando le logiche post-belliche (la seconda guerra mondiale, per capirci) che hanno tracciato confini con il righello del divide et impera e quindi come ci si comporta con l’auspicabile stato kurdo, come con la turchia, come con l’iran, come con la siria sbocconcellata che ne verrà fuori?…ed ancora come ci si comporta con tutti coloro che in qualche modo negli anni passati e soprattutto in siria hanno di fatto o finanziato o favorito l’is in funzione anti-assad?…come ci si comporta con i ricchi paesi del golfo a maggioranza sunnita che finora hanno sostenuto in qualche modo le formazioni più oltranziste?…

problemi molto complessi, come lo sono tutti quelli geopolitici e facili da osservare ed anche comprendere non appena si abbandona quel naturale senso di dolore e di comunità colpita di noi occidentali e che pure andrebbe presto superato per valutare appieno le conseguenze di un intervento massivo senza aver già pensato ad una totale e complessa risistemazione dell’area che questa volta non può prescindere da una soluzione secondo i voleri dei popoli e quindi dovrà prevedere sia la creazione di uno stato kurdo, laico come i kurdi hanno tradizione d’essere (cosa che quindi coinvolge iraq e siria, dove di fatto uno stato esiste già, ma anche iran e soprattutto l’infida turchia), sia una risoluzione a lungo termine del conflitto tra palestinesi ed israeliani (quindi con la creazione di uno stato palestinese con piena legittimità e riconoscimento internazionale), ed ancora l’iraq e la siria stessi che nella realtà non esistono più e di cui non avrebbe senso prolungare l’esistenza in mano a qualche presidente amico dell’occidente (il modello Afghanistan, per comprenderci, o lo stesso iraq post Saddam) o dei russi (che infatti mirano al mantenimento in esistenza di assad e di ciò che rimane dell’organizzazione del partito baath)…

il conflitto e le alleanze-non alleanze sul campo siriano ed iracheno testimoniano che se la guerra è scoppiata per i soliti interessi geopolitici sul petrolio, sul gas e su cosa, dove, da dove e per dove lo si trasporterà, si è però “condita” di quella speciale deriva antropologica che l’islamismo radicale ha assunto nella interpretazione parcellizzata, che è propria dell’islam e della sua organizzazione non centralizzata in un “papato islamico”, ed assurda ad ogni evidenza di un testo scritto 1400 anni fa, partendo dalle memorie del segretario di maometto che le racconta per tramandarle in forma finalmente scritta e che pure recitavano e recitano ben altro, come ogni testo sacro che in genere non predica odio e violenza, ma semmai fa un uso massiccio di metafore che al tempo potevano anche apparire normali alla luce del mondo arabico (della penisola arabica) del 600 dopo cristo…

troppo forte il rischio che un intervento massiccio e senza un pensiero lungo sull’area possa invece scatenare reazioni avverse nel mondo arabo…occorrerebbe allora una conferenza internazionale con tutti gli attori nazionali, politici e di popolo presenti

troppo forte il rischio che un tale intervento possa divenire materiale di propaganda ed auto-propaganda che stimoli all’azione le migliaia di esclusi sociali, economici e culturali che le nostre periferie, non solo fisiche, che è il nostro sistema economico a creare…occorrerebbe un cambiamento radicale del nostro essere per costruire l’opportunità per chiunque di non sentirsi escluso

troppo forte il rischio che un simile intervento possa scavare un solco reale tra le culture che ad oggi rimane per fortuna materiale di propaganda di qualche stolto nostrano (leggi salvini o sallusti o belpietro o i pochi/tanti non abbienti mentali di cui il nostro paese ed altri abbondano), ma di cui andrebbe valutato ogni aspetto…

troppo forte il rischio infine che un simile intervento sia la giustificazione formale per una stretta sui diritti democratici che è già nell’aria, che è sempre stato nell’aria e che naturalmente si nutre dell’amplificazione della paura per giustificare e giustificarsi…

e tra i rischi ed i conseguenti dubbi (o forse è più vero il contrario), sia chiaro che, senza see senza ma, io personalmente, da persona pacifica e pacifista, sono per la più rapida distruzione dell’is e per l’eliminazione in terra di siria ed iraq dei suoi militanti, autoctoni o stranieri che siano…troppo in avanti sulla strada della follia omicida sono arrivati costoro per tentare di recuperarli ad un consesso civile…

ciò che chiedo è che per una volta l’occidente, gli americani che non ne hanno mai azzeccata una, i francesi che giocano sempre sporco, i russi che stanno ritornando più imperiali dello zarismo, gli inglesi che non hanno dimenticato i guai causati proprio dai loro righelli, i tedeschi che ritornano in armi, gli italiani che sono tentati, magari non in siria, ma in quella prossima siria che è ormai la libia, e via discorrendo, non facciano della “loro soluzione” una malattia ancor peggiore del male che pure vogliono curare…

ovvero stiamo attenti al guaio dell’unicità del mezzo nell’eterogeneità dei fini…

miko somma

n.b. quando poi qualcuno mi spiegherà come mai nel 2009 Abu Bakr al-Baghdadi venne rilasciato da un campo di detenzione americano in seguito al parere di una commissione che ne raccomandava il “rilascio incondizionato, magari mi farà una cortesia…

 

p.s. mi scuserete il mio solito stile di scrivere di getto e senza ricontrollare…ma sono fatto così 😉

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la sicurezza…

  27/11/2015

Il ministro orlando dice che per scovare i terroristi occorre mettere sotto controllo chat e playstation…dubbi sull’utilità e realizzabilità della cosa, dubbi sulla liceità, ancora più dubbi sulla contrazione del diritto alla privata comunicazione per “la sicurezza”…beh, nei dubbi che attanagliano qualcuno avvisi un certo assessore al comune di potenza di stare più attento…può essere che la prossima volta in chat si spogli davanti qualche cyber007

😛 😛 😛 😛 😛 😛

miko somma

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il ministro delle stupidaggini…

27/11/2015

All’ennesima stupidaggine di poletti potrei rispondere che prima che si iniziasse a riformare scuola ed università qualche anno fa, il livello medio di preparazione degli studenti italiani era tra i più alti d’europa…
poi qualcuno ha iniziato a parlare di adeguare l’apprendimento al mercato del lavoro…
forse il compito della scuola è formare cittadini che poi divengono lavoratori, non lavoratori senza concetto di cittadinanza, no?

miko somma

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liberismo uguale rapina…

26/11/2015

Ciò che mi ha sempre mosso politicamente non è solo un generico senso egalitario buono a declinarsi senza troppo impegno in un salotto o da spendere sull’altare di un “armiamoci e partite” (per bon ton evito altre definizioni forse più adatte) e che nel corso degli anni è stato causa della recisione di ogni cordone ombelicale tra base e rappresentanza, ma quel senso comune, che si trasforma in buon senso, di credere fermamente che se tutti hanno come vivere dignitosamente, l’intera società ne guadagni molto più di quanto deve investire per perequare differenze incivili ed indegne di un sistema democratico…‪#‎liberismougualerapina

miko somma

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riunione del comitato carlo levi…

riunione del comitato carlo levi oggi, giovedì 26/11 ore 16 presso la sede di via portasalza 16…

all’odg

1) relazione del portavoce sugli stati generali a napoli

2) discussione su quanto al punto precedente

3) avvio iniziative del comitato e comunicazioni agli iscritti

4) avvio collaborazione con gli altri comitati lucani

5) varie ed eventuali…

vi aspetto!!!

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come ci vede chi ha gli occhi liberi di vedere…

nonostante qualche inesattezza riportata (del tutto comprensibile, visto il pantano in cui versa la comprensione della materia in questa regione, quindi con tutta la relativa difficoltà nel reperire dati certi, ma magari nei prossimi giorni provvederò a rifare per l’ennesima volta un quadro esaustivo delle cose) eccovi un importante articolo di rosanna suozzi (*) sulle conseguenze sulla salute delle estrazioni petrolifere in basilicata

 

“Non si può parlare di impatto sulla salute delle estrazioni petrolifere senza analizzare alcuni aspetti a queste connessi, né si può parlare di trivellazioni, in Italia, senza citare il caso emblematico della Basilicata.
Le perforazioni esplorative e le trivellazioni, innanzi tutto, non considerano mai l’impatto sanitario, provocato sia dall’uso dell’uranio impoverito che da un mix di altri composti radioattivi e metalli pesanti, sulla testa delle trivelle (Brevetti della Halliburton 1984 e 2011), sia dall’utilizzo di solventi e sostanze chimiche (circa 700 secondo Dr Susan C. Nagel of the University of Missouri School of Medicine), usati per favorire la penetrazione delle trivelle nel sottosuolo.

Tali elementi, aumentano l’insorgenza di interferenze endocrine sia in età pediatrica che nell’adulto. In particolare, ciò comporterebbe l’ aumentata l’incidenza di cancro della mammella nelle donne e di tumore alla prostata negli uomini. Anche gli scarti della lavorazione petrolifera, ossia i cosiddetti fluidi di perforazione (per un barile di petrolio sono necessari circa 160 lt di acqua), contaminando acqua e suolo, altererebbero la catena alimentare, causando anch’essi danni alla salute.

A ciò vanno aggiunti gli effetti dannosi prodotti dall’acido solfidrico (o idrogeno solforato), nocivo anche a basse dosi, che rappresenta il principale prodotto della lavorazione petrolifera, soprattutto nel petrolio lucano, di qualità inferiore, per l’alta concentrazione di zolfo, e perciò definito “heavy, sour crude” (pesante e amaro) in quanto più viscoso e corrosivo.

E’ necessario, quindi, per il suo raffinamento, utilizzare sia maggiori quantità di acqua che pressioni e temperature altissime, con liberazione di sostanze altamente tossiche e cancerogene tra cui il cobalto e il molibdeno. Dalle fiamme della combustione, infine, vengono emessi almeno altri sessanta inquinanti cancerogeni tra cui benzene, formaldeide, idrocarburi policiclici, acetaldeide, etc.

In Basilicata, ad esempio, oltre alle problematiche connesse a quanto sin qui citato, va aggiunta la “acidificazione” dei terreni della Val d’Agri, sempre con brevetto Halliburton che, nel suo sito, ne spiega le varie fasi, prima di procedere alla fratturazione orizzontale delle rocce, procedura questa che, se non è fracking, gli assomiglia molto. Anche la Petro-One parla di fracking in Val d’Agri e, probabilmente, questa metodica, secondo quanto evidenziabile in una sua pubblicazione, è stata già attuata, in questa regione, nonostante sia espressamente vietata.

E’ di appena poco tempo fa, una interpellanza urgente, dall’esponente del Pd Alessandro Bratti, presidente della commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, insieme ad altri trenta parlamentari, secondo cui “La Basilicata, a fronte di introiti per 159 milioni, ha subito un inquinamento dell’aria e delle falde acquifere preoccupante. Chiedo al governo di riconsiderare e quindi modificare, in tempi brevi, la Strategia Energetica Nazionale, promuovendo la produzione di energia da fonti rinnovabili e riducendo, al contempo, la produzione di energia da fonti fossili”.

Nel 2012, invece, è stata esposta la “Relazione territoriale sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Basilicata”, documento della competente commissione parlamentare, che ha evidenziato un quadro sconvolgente, se pur parziale, della Basilicata (documento XXIII n. 17). Si legge: “Nel corpo della relazione dell’anno 2000 sono state riportate, inoltre, alcune problematiche attinenti il rischio di smaltimenti illeciti cui appariva esposta la regione, evidenziate dalle diverse autorità interpellate (in particolare, prefetto e autorità giudiziaria).
Allarmante era il dato relativo agli 890 siti inquinati censiti, la metà dei quali connessi alle attività di prospezione petrolifera”.

In Basilicata, si è compiuto, di fatto, un autentico scempio dell’ambiente che ha interessato l’aria (inquinamento dagli impianti di desolfurizzazione petrolifera, stoccaggio e estrazione, inceneritori, cementifici, ferriere), il suolo (fanghi delle lavorazioni petrolifere, incidenti delle estrazioni, interramento rifiuti, acidificazione della Val D’Agri) e l’acqua, la vera ricchezza di cui dispone la regione, fonte di vita non solo per i suoi abitanti ma anche per alcuni milioni di cittadini di Puglia, Campania meridionale e Calabria settentrionale, che dipendono dai suoi bacini idrici.

Il disastro ambientale lucano, infatti, è connesso non solo alle estrazioni petrolifere attuali, ma anche alle attività correlate (desolfurizzazione, stoccaggio, reiniezione e trattamento reflui, trasporto) e a tutti i sondaggi petroliferi effettuati che hanno interessato circa 482 pozzi (dall’inizio del ‘900, vedi relazione/decreto Corte dei Conti Regione Basilicata 2014). A ciò si aggiunge il sistema di discariche e di incenerimento, legato al ciclo di gestione integrata rifiuti (Fenice San Nicola di Melfi, ), e quello relativo alle centrali a biomasse (Centrale del Mercure, Bernalda, Senise), cementifici (Barile e Matera), insediamenti industriali, aree SIN (Val Basento, Tito), impianti di produzione del bitume (Baragiano, Sant’Angelo Le Fratte), ferriere (SiderPotenza) e, da ultimo, il ciclo di trattamento scorie radioattive (Itrec della Trisaia a Rotondella).

Non si conoscono, ufficialmente, i risultati di studi epidemiologici sulla salute dei lucani, anche se, in uno studio pubblicato in “Current Cancer profiles of the italian regions “, l’incidenza di patologie tumorali è superiore a quella registrata al nord Italia, dove sono situate industrie con alto inquinamento ambientale. Il registro dei tumori, in Basilicata, nonostante il disposto del DL n. 179/2012, convertito definitivamente in legge il 13.12.2012, non è ancora accreditato AIRTUM e, come ampiamente riportato dagli organi di stampa, è carente delle statistiche riguardanti i tumori della tiroide, i tumori ginecologici, la classificazione dei tumori ematologici, nonché dei dati di otto comuni. Non abbiamo dati neppure sulla percentuale di aborti spontanei, indice precoce di inquinamento, né quelli sulle malformazioni, sullo spettro autistico e sui tumori infantili.

Gli effetti sulla salute, determinati dalle estrazioni petrolifere, però sono ben noti essendo stati ampiamente studiati in varie località del mondo come in Ecuador, delta del Niger, USA sia per quanto riguarda le trivellazioni in terra che per quelle offshore (Brasile). Tali studi hanno dimostrato che le popolazioni residenti nel raggio di 500mt-1km, dai pozzi petroliferi, hanno una incidenza maggiore sia di tumori, anche infantili, che di patologie croniche e malformazioni congenite. Emblematico è il caso dell’Ecuador: quando la Texaco iniziò l’estrazione del petrolio, il cancro non era noto nella regione. Quaranta anni dopo, rappresenta uno dei più gravi problemi di salute con incidenze altissime di leucemie, cancro dello stomaco, della vescica e del cavo orale.

Emblematico è il termine coniato come “ resource curse”, letteralmente maledizione delle risorse, per illustrare le ingiustizie e la violenza che spesso si accompagnano alla scoperta delle risorse naturali. Su una delle riviste scientifiche più prestigiose “The Lancet” è stata pubblicata, in passato, una lettera dal titolo “Injustice and health: is the health community listening?” che analizza quanto avvenuto in Nigeria dove, oltre ai problemi di salute e quelli ambientali, la popolazione subisce anche una vera ingiustizia sociale. L’aspettativa di vita è di circa quaranta anni di età e, nonostante l’incalcolabile valore economico dei circa 606 pozzi petroliferi e cinquant’anni di estrazioni (80% del Pil nazionale), la Nigeria rimane uno dei paesi africani più poveri.

Sorge spontaneo il paragone con la Basilicata: a dispetto di trenta anni di estrazioni è la regione più povera del sud e sicuramente una tra le più malate.”

* rosanna suozzi

Docente a contratto esterno 

Settore scientifico disciplinare di riferimento DIAGNOSTICA PER IMMAGINI E RADIOTERAPIA (MED/36)
Ateneo Univ. ‘TOR VERGATA’ – ROMA 

Curriculum

Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” – Specializzata in Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso – Specializzata in Radiodiagnostica – Dirigente Medico di I livello presso la UOC Politiche della Formazione presso la ASL RMB di Roma.

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