gli emendamenti…

14/12/2015

ma quale vittoria di pirro sarebbero emendamenti che allontanano solo i referendum (quindi ancora una volta la democrazia diretta esercitata dai cittadini) e non vanno alla radice del problema?…

le estrazioni in mare non vanno fatte per le molteplici ragioni che ci siamo detti e ridetti per anni ed anni, punto, e per quelle in terra nulla si dice e nulla si modifica rispetto allo sblocca-italia…

e quegli emendamenti presentati da un governo che non intende rinunciare alla… cassa sugli idrocarburi non la toccano neppure la radice del problema in una prospettiva che a referendum confermativo sulla riforma del titolo V esproprierà le regioni di ogni potestà in materia…

i referendum, se ammessi, si terrebbero a giugno in concomitanza con le amministrative per le quali potrebbero essere traino in negativo per renzi, il referendum costituzionale confermativo ad ottobre…

serve davvero illudersi per 3 mesi di aver vinto il pupazzetto o serve convincersi che alla politica interessano margini di mediazione per piazzarci dentro qualche interesse?…

nel pomeriggio, tempo permettendo, qualche riflessione in merito

miko somma

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ma funziona il jobs act?…no, non funziona…

ed allora diamo più da vicino un’occhiata agli effetti di quel jobs act tanto strombazzato come riforma epocale…

parrebbe da uno studio di tre studiosi dell’istituto di studi politici di parigi e della scuola superiore san’anna fa chiarezza che il principale obiettivo dichiarato del jobs act, creare lavoro a tempo indeterminato, non sia stato affatto centrato, mentre a mio parere l’effetto più subdolo e nascosto del provvedimento abbia invece centrato i suoi scopi, precarizzare ulteriormente la figura del lavoratore…

ma andiamo con ordine, “saccheggiando” lo studio (cosa della quale spero non me ne vorranno gli autori) e cercando di seguire il filo di un ragionamento semplice che parte da una considerazione, il jobs act, nei fatti diminuisce la proporzione di contratti a tempo indeterminato nel mercato del lavoro italiano…

l’abolizione del reintegro del lavoratore anche nel caso di licenziamento ingiustificato (a tanto era infatti già stato ridotto questo articolo) e l’introduzione di quella costosa decontribuzione a carico della fiscalità generale del costo del lavoro, come dichiarato miravano a diminuire il costo di un lavoratore a tempo indeterminato, una delle cause che certa cultura mainstream indicava come principale causa della bassa occupazione italiana, giustificando così un crescente ricorso al lavoro a tempo determinato, tanto che negli anni dal 1998 ad oggi l’incidenza dello stesso è salito dal 20% a circa il 60% nella fascia lavorativa 15 – 24 anni, come si evince dalla tabella istat pubblicata sotto…

jobs act, curve sul ricorso al tempo determinato

rilevandosi inoltre scadenze sempre più brevi del periodo di assunzione fino a determinarsi una maggioranza delle assunzioni per contratti da 1 a 6 mesi, come l’esperienza ci ha insegnato essere una tendenza otticamente sempre più visibile nei suoi eccessi che arrivano anche a forme contrattuali del tutto risibili in termini di periodo lavorativo, cosa questa che nelle nuove rilevazioni dei tassi di occupazione fa risultare come assunto chiunque abbia lavorato anche un solo giorno nel trimestre di valutazione…la tabella eurostat sotto illustra la dinamica evidente di periodi di lavoro temporanei sempre più brevi nel corso degli anni dal 1998 ad oggi…

jobs act , curve diverse per tipologia di tempo determinato

quindi qualcuno al governo (o nella buca del suggeritore) se pensava che solo agendo sui costi di assunzione avrebbe favorito la scelta di assumere a tempo indeterminato da parte dell’imprenditore ha fatto male i suoi calcoli (o forse li ha fatti fin troppo bene, ma per motivazioni di altro genere)…

nessuno ha ovviamente mai riflettuto sul fatto che essendo l’impresa italiana quasi totalmente di piccole dimensioni (quindi già esclusa dalle tutele ex art.18 statuto dei lavoratori), e spessissimo a carattere familiare, la scelta di assumere un dipendente è motivata quasi esclusivamente dal volume di lavoro e quindi di affari, più che dalle decontribuzioni che semmai aiutano, ma non sono determinanti… 

certo in una fase iniziale e precedente all’entrata in vigore del jobs act (marzo 2015) vi era stato un aumento delle assunzioni a tempo indeterminato, principalmente guidato proprio dalla decontribuzione in vigore dalla precedente legge di stabilità ed in larghissima parte costituito da trasformazioni di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, ma nei mesi seguenti (ed anche negli ultimi dati), i nuovi contratti permanenti sono di fatto diminuiti nel loro numero, mantenendosi invece stabile la perdita di posti di lavoro…la tabella sotto, fonte ministero del lavoro illustra con evidenza plateale la tendenza, proseguita poi nei mesi seguenti e di cui invece sono state “reclamizzate” le assunzioni nel periodo estivo, senza dire però che si trattava di aumenti legati alla stagionalità soprattutto nei settori turistici ed agricoli…

jobs act , assunzioni i primi mesi di applicazione, istogrammi grigi

quindi qualcosa non va affatto nel jobs act se poi tra fine 2014 – inizio 2015 la combinazione tra decontribuzione a carico pubblico ed un inizio di ripresa economica che ha sempre effetto sull’occupazione hanno innescato un principio di aumento dei lavoratori a tempo indeterminato, ma subito dopo l’entrata in vigore del jobs act le tendenze addirittura si invertono, come la tabella sotto, fonte istat, bene indica…

jobs act, curve del ricorso al tempo determinato o indeterminato

il fatto è che una ripresa allo 0,7-0,8% non lascia molto al ricorso al lavoro a tempo indeterminato, soprattutto quando ci sono strumenti, come il voucher per il lavoro temporaneo che hanno avuto invece un boom di utilizzo e non sono stati certo limitati né dal jobs act, né da altri strumenti normativi che ne limitassero i prevedibili effetti di abuso che abbiamo recentemente avuto modo di constatare anche attraverso un bellissimo servizio di report

jobs act , istogrammi sull'aumento del ricorso ai voucher

comodo infatti assumere senza rischi o pesi, soprattutto quando non è obbligatorio assumere il dipendente a tempo determinato che superi la soglia del 20% di assunti legalmente permessi in un’azienda, se basta pagare un’ammenda e mettersi così a posto…

un minore ostacolo all’utilizzo del tempo determinato soprattutto in piccole e medie aziende che non hanno voglia di impegnarsi con un dipendente, soprattutto in un periodo ancora “liquido” e dominato da una fondamentale mancanza di domanda interna (frutto della crisi dei redditi chiaramente diminuiti nel corso degli anni per via di una serie di fattori che ne hanno impedito l’aggancio ad aumenti del costo della vita e la ricontrattazione a livello generale)…domanda che qualcuno cerca di stimolare sul settore delle merci a basso valore aggiunto e qualità e ad alta competitività con merci estere prodotte a costi impensabili in italia (pensate a quelle cinesi), cos’ di fatto introducendo quello che a mio avviso rimane il vero obiettivo del jobs act, creare un lavoro di serie B per il mercato interno, agendo su salari (che di fatto calano dell’1,4% per i contratti con il jobs act rispetto alla contrattualizzazione normale) e sulla sicurezza psicologica del lavoro e della sua continuità, e per la cottimizzazione dello stesso verso produzioni componentistiche per l’export…

serve cioè un esercito di lavoratori poco tutelati, insicuri, che accettino qualsiasi condizione l’azienda ponga, e tanto il jobs act quanto l’aumento vertiginoso dell’uso dei vouchers sembrano andare in questa direzione ideologica che ritengo dannosa per un paese come il nostro che dovrebbe invece caratterizzarsi per una costante ricerca di qualità anche nei settori “bassi”, cosa che certo non è aiutata dalla precarizzazione dei rapporti di lavoro…

qualche altro dato a supporto della tesi?…secondo eurostat in Italia si registra una transizione dalla disoccupazione all’inattività  pari al 35,7% (dato confermato dal ministero del lavoro), cosa questa che conferma non solo la sfiducia, ma all’occorrenza la propensione ad accettare qualsiasi lavoro a qualsiasi condizione…

 

 

 

 

 

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