la bad bank…ovvero, giudicate un po’ voi…

la proposta del governo per “aiutare” il sistema bancario italiano (e segnatamente le banche ad oggi maggiormente in difficoltà nella gestione del proprio portafoglio titoli) sembra ormai quella di voler andare verso una cosiddetta “bad bank”, ovvero un istituto finanziario creato ad hoc che si assumerebbe il carico dei crediti anomali, tossici e difficilmente esigibili del sistema bancario italiano, ad oggi quantificabili in oltre 300 miliardi di euro, allo scopo di smaltire portafogli titoli che pesano sui bilanci delle stesse banche, ponendole in un grosso rischio di insolvenza, rispetto alle nuove regole previste dalla u.e. per il sistema finanziario europeo che si occupa del risparmio, il cosiddetto bail in, letteralmente “cauzione interna”…

raccontiamo allora brevemente che cosa è il bail in…nucleo della normativa sul risparmio in vigore dal 1° gennaio, recita che per il salvataggio di una banca a pagare saranno gli azionisti della banca stessa, senza ì aiuti esterni di altre società o  dello stato, situazione questa che prefigura il bail out, ovvero la cauzione esterna…obiettivo della direttiva brrd (bank recovery and resolution directive) è di evitare enormi salassi pubblici come nel caso dell’abn amro e di alcuni istituti tedeschi travolti dalla crisi dei mutui subprime e rimasti in vita grazie a pesanti iniezioni di denaro pubblico…sulle procedure vigileranno bce ed all’interno, bankitalia e consob… 

ma torniamo alla bad bank…con lo strumento bad bank pensato dal governo le banche cederebbero una parte del proprio portafoglio titoli, quello di difficile gestione, ad un nuovo veicolo finanziario che così, se da un lato aiuterebbe gli istituti bancari a depurarsi dalle perdite derivanti da questi crediti difficilmente esigibili, prendendoli in consegna e provando a gestirli nel recupero crediti, così godendo di eventuali rendimenti degli stessi potenzialmente più alti nel rischio di esazione, dall’altro però pone lo stesso istituto creato ad hoc di fronte alla evidenza che una gran parte di questi titoli non avranno mai alcun incasso…

ciò evidentemente creerà delle perdite al momento ancora non del tutto quantificabili, ma pare abbastanza ovvio che qualcuno poi dovrà pagare le spese derivanti da queste perdite, e pare così altrettanto ed abbastanza ovvio che ad assumersi il carico sarà poi lo stato, cioè la collettività, deresponsabilizzando il sistema bancario dalle dissennate gestioni fin qui operate e caricando il bilancio pubblico di spese imprevedibili che allo stato attuale nessun eventuale fondo inter-bancario su cui avere rivalsa sembra poter contenere…

e chiaramente l’esborso finanziario dello stato occorrente alla creazione ed all’assorbimento, gestione e perdita del montante dei titoli, non solo è una perdita in se stessa, ma ad ogni evidenza appare, così come i dubbi europei sembrano porre a riguardo, un vero e proprio “aiuto di stato” a favore del sistema bancario italiano, cosa questa che, piaccia o meno la direttiva, pone l’italia a rischio infrazione…

in sostanza si tratta di una situazione che rispecchierebbe, ma in misura molto maggiore, quanto già posto in essere per salvare le famose 4 banche commissariate e tristemente note, ovvero banca etruria, carichieti, carife e banca marche, salvate dall’intervento del fondo interbancario e dal prestito concesso da banche più grandi, per una manovra totale di 4 miliardi di euro…ma se in questo caso l’oggetto del contendere con l’europa sarebbero quei 4 miliardi più gli spiccioli di quei 100 milioni come elemosina per i risparmiatori truffati, provate ad immaginare una situazione che coinvolge buona parte degli istituti di credito e che assommerebbe appunto ad oltre 300 miliardi (cifra che viene fuori dalla somma dei titoli tossici e dai crediti inesigibili o difficilmente esigibili dell’intero sistema)…

una cosa enorme che evidentemente nessun fondo interbancario sarebbe in grado di garantire a meno di non cedere una buona parte del sistema bancario italiano a cordate di istituti esteri…ma qui prenderemmo una deriva complottista che non ci interessa seguire…

da chiarire è che non tutte le banche cederebbero il proprio portafogli titoli a rischio, non certo quelle più solide ed in grado di riassorbirlo internamente, ed allora tentare di ricavare una cifra approssimativa del montante titoli che passerebbe alla bad bank è operazione che non può prescindere da una analisi  di alcuni indicatori di rischio ovvero quelli che si ricavano dal common equity tier 1 (cet1), un indicatore che rapporta il patrimonio netto della banca (capitale sociale più riserve) ai rischi assunti, sia come crediti che come portafoglio titoli detenuto, misurando quindi il totale delle attività rispetto al rischio…

le norme prevedono un minimo di cet1 ratio dell’8%, che equivale ad un investimento che la banca non può effettuare (finanziamenti a vario titolo ed investimenti su titoli) quando la somma investita sia superiore a 12,5 volte il proprio capitale, rilevandosi così che maggiore è la solidità dell’istituto nel rapporto, maggiore la sua potenziale capacità di gestire anche scenari negativi di crisi…facciamo un esempio…se una banca ha un patrimonio di 10 miliardi tra capitale e riserve. l’investimento non dovrebbe superare i 125 miliardi…più in generale un livello sotto il 9% viene considerato insufficiente e quindi passibile di rischio, sotto l’8% il rischio è rilevante…

così, dando una occhiata a questa tabella, già edita dal fattoquotidiano.it, il rischio appare evidente e le cifre ricavabili dall’analisi del portafogli titoli pericolosi, quando non sia nascosto nei bilanci e qui siamo ad un reato abbastanza plausibile nell’esperienza, delle banche italiane con il parametro cet1 più basso…ovvero…

indice cet1

Banca Popolare di Vicenza 6,80

Veneto Banca 7,12

Banca Sella 11,13

Banca Popolare di Sondrio 10,14

Unicredit Banca 10,53

Gruppo Banco Desio 10,60

Mediobanca 11,00

Banca Popolare di Milano 11,35

Credito Valtellinese 11,40

Banca Popolare dell’Emilia Romagna 11,50

Deutsche Bank 11,50

Monte Dei Paschi di Siena 11,70

Credem 11,77

Banca Carige 12,20

Gruppo Bancario Banco Popolare 12,30

Che Banca! 12,45

Ubi Banca Popolare Commercio e Industria 12,90

Intesa San Paolo 12,40

Banca Generali 13,40

Banca Ifigest 14,625

Gruppo Banca Ifis 15,34

Unipol 17,60

Banca Mediolanum 18,50

Fineco 20,79

beh, giudicate un po’ voi quanto grande sarebbe questa bad bank se dovesse contenere anche solo una parte dei titoli a rischio di alcune di queste banche…e qualche volta temo proprio che bruxelles tenti di salvarci da noi stessi!!!

miko somma

 

 

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non deprimiamoci…

19/01/2016

secondo bruxelles, a roma non ci sono interlocutori…secondo me a roma ci sono pagliacci che “giocano” pericolosamente sul deficit per operazioni strettamente elettoralistiche…

a potenza ed in basilicata… – beh, lasciamo stare o ci deprimiamo!!!

miko somma

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