il sunto del 1° incontro di storia…

ed eccovi allora, a cura del nostro marco, un sunto davvero stringato delle oltre due ore di intervento con cui ho illustrato non solo i principali avvenimenti storici del periodo 1942-54, sunto che non tiene conto per brevità delle tantissime domande che hanno arricchito questo seminario-dibattito con cui abbiamo inaugurato il nostro corso di storia controversa contemporanea d’italia…
 
Sabato 30 è partito il nostro ciclo di incontri di approfondimento sugli aspetti più controversi della storia italiana. L’idea del Comitato è promuovere una conoscenza più consapevole di argomenti e zone grigie fondamentale per capire il presente. L’obiettivo finale è realizzare, tutti insieme, un prodotto comune: sia esso un ipertesto, un PDF, o anche un DVD, l’intenzione è rendere accessibile a tutti quest’opportunità di crescita culturale.
 
Attraverso questo ciclo di lezioni non pretendiamo certo di offrire oro colato: la nostra è una versione dei fatti, che i documenti ufficiali non riescono a smentire, e che molti degli elementi a nostra disposizione sembrano suffragare.
 
Ieri abbiamo discusso di un periodo molto ampio, che va dal 1942 fino al 1954. Un’epoca caratterizzata dalla distruzione della guerra e dalla delicatezza della ricostruzione.
C’è da fare una piccola premessa storica. Nel nostro discorso, un ruolo importante lo gioca la mafia. La stessa mafia che Mussolini, nel 1924, aveva cominciato a combattere inviando in Sicilia il prefetto Mori. Cesare Primo Mori è noto come il prefetto di ferro: e in effetti i suoi metodi furono duramente repressivi. Ma non riuscì a concludere il suo lavoro, perché appena cominciò a colpire gli esponenti fascisti collusi con la mafia, il Duce lo destituì e dichiarò vinta la guerra alla malavita.
 
Identica dichiarazione di vittoria fu declamata per la massoneria, certo contrastata, ma di cui lo stesso partito fascista era intrisa, dal momento che molti dei suoi gerarchi ed uomini di punta ne erano esponenti e visto che in alcuni tratti lo stesso Mussolini sembrò servirsene od essere asservito per interessi particolari. Certo lo Stato era molto permeato dalla massoneria e la situazione sembrò non mutare molto con l’avvento del fascismo, seppure le logge furono proibite, tanto che a capo dell’IRI fu nominato Beneduce (suocero di Enrico Cuccia) che era un ben notoesponente della massoneria.
 
Due esempi quindi di vittorie cantate, ma mai realmente vinte davvero e le conseguenze furono molteplici.
 
La nostra “telecamera” si sposta quindi nel 1942. L’Italia è ancora in guerra ed è alleata con la Germania nazista di Hitler. Uno dei (tanti) fronti aperti è quello nel Nord Africa, dove tedeschi e italiani sono costretti a fare i conti con l’esercito anglo-americano.
Gli States comprendono ben presto che gli italo-tedeschi non reggeranno a lungo in Nord Africa. E cominciano fin dal ‘42 a programmare uno sbarco alleato in Sicilia. Il tassello più interessante di questo piano fu il prevedibile coinvolgimento della mafia nelle operazioni in Sicilia. Il boss mafioso italo-americano Lucky Luciano, in carcere allo scoppio della guerra, fu coinvolto per indagare su dei sabotaggi nazisti al porto di New York. Ma diverse fonti (non ufficiali) riportano che Luciano fu arruolato per facilitare lo sbarco in Sicilia, attraverso contatti con mafiosi del luogo.
 
Lo sbarco in Sicilia avviene il 10 luglio 1943. Gli Alleati poterono affidarsi alla struttura mafiosa per garantire una certa pax sociale, che ne facilitò le operazioni. Ben presto l’Italia si arrende (l’armistizio di Cassabile è firmato il 3 settembre, pur essendo reso pubblico solo l’8)) e la famiglia reale fugge da Roma, ritirandosi a Brindisi e lasciando vacante ogni catena di comando dell’esercito che si ritrova senza ordini ed in balia dei tedeschi che li disarmano e li imprigionano. Drammatico a questo riguardo fu l’eccidio della divisione Acqui a Cefalonia.   
 
In questo contesto nasce un movimento siciliano indipendentista.
Fu proprio la lotta armata condotta dal MIS (Movimento per l’Indipendenza della Sicilia) a costringere il Principe Umberto, Luogotenente del Regno, a riconoscere un’autonomia speciale alla Sicilia prima ancora della stesura completa della Costituzione.
Questo movimento s’intrecciò con il contesto mafioso imperante al tempo nell’isola. Gli Alleati avevano nominato sindaci esponenti della malavita. Fu grazie a questo tandem che la mafia recuperò rapidamente tutte le posizioni perse durante il fascismo.
 
Nel frattempo, il 25 luglio una congiura dei membri del Gran Consiglio del Fascismo aveva rovesciato Mussolini. Il Duce era stato arrestato su ordine del re, Vittorio Emanuele III, che aveva nominato premier Pietro Badoglio. Da quel momento, l’Italia abbandonava la Germania. L’armistizio con gli Alleati è firmato segretamente il 3 settembre 1943. Cinque giorni dopo il Re abbandona Roma, e l’esercito italiano entra in rotta. Il 12 settembre Hitler libera Mussolini per costituire la Repubblica di Salò.
 
A fine mese l’Italia firma l’armistizio lungo. Si tratta di un’integrazione dell’armistizio corto del 3 settembre, il cui contenuto è stato segretato per sessant’anni fino al 2003, e che Berlusconi ha voluto mantenere segreto per altri vent’anni, fino al 2023. Uno dei principali effetti di questo accordo fu la sudditanza dei servizi segreti italiani, che nel ‘44 furono sciolti e riorganizzati dagli USA. Solo nel 1949 l’Italia ricostituirà una propria intelligence, che però rimarrà sempre in orbita americana.
 
Nell’inverno 1944 cominciano le operazioni dei partigiani, che sono comunisti (Brigate Garibaldi), del Partito d’azione (Brigate Giustizia e libertà) o monarchici (le formazioni bianche). Furono quest’ultimi a ottenere il maggior finanziamento dagli Alleati.
Si intensifica proprio da quei mesi la lotta al comunismo in Italia. Il contributo di importanti industriali alla causa è accertato ormai da documenti americani pubblicati negli anni Settanta. Importante fu anche la decisione di Pio XII di vietare ai cattolici di militare in partiti di sinistra. La lotta alla diffusione del comunismo continuò anche quando la situazione italiana poté stabilizzarsi, e soprattutto dopo il referendum istituzionale monarchia-repubblica.
 
Infatti, gli Alleati presto imposero al Governo italiano di escludere i partigiani comunisti da polizia e carabinieri. Nel frattempo, secondo un rapporto dei Servizi americani, la mafia si disse “…disposta a combattere il comunismo con le armi…” (parole del boss Giuseppe Cottone). Ancora più dure furono le parole del Papa, che intervenne a dicembre del ‘46 per definire l’Unione Sovietica “…incarnazione dell’Anticristo”.
In più, era stata imposta la restituzione delle armi a tutti i partigiani. I militanti comunisti e socialisti si opposero a questo provvedimento. Il Partito comunista e il Partito socialista intervennero a favore della restituzione: l’obiettivo era scongiurare un intervento degli Alleati. Ma questo non bastò ai socialisti. Nel gennaio 1947 nacquero i socialdemocratici (PSLI, poi PSDI). Questa scissione, che sarà determinante per reggere i Governi anticomunisti, venne foraggiata da contributi americani al nuovo partito.
 
Nel febbraio 1947 partì il Piano Marshall (European Recovery Program). Si trattava di un pacchetto di aiuti economici statunitensi garantito da un prelievo del 10% del PIL degli Stati beneficiari. Con questi aiuti, gli europei entrarono in orbita americana acquistando i prodotti di Washington. All’Italia spettò oltre un miliardo di dollari.
Il Governo di Roma si legò sempre più a quello di Washington, che a sua volta stava preparando piani sempre più aggressivi nei confronti delle sinistre. Il Presidente Truman ritagliò per gli States il ruolo di direttori del mondo: partì in tal modo la Guerra Fredda. In Italia, uno scomodo braccio armato anticomunista divenne il bandito Salvatore Giuliano: autore di stragi il 1° maggio del ‘47, a giugno distrusse ben sei sezioni del PCI siciliano. Nel frattempo De Gasperi cacciò comunisti e socialisti dal proprio governo.
 
In Italia si sviluppavano intanto diverse organizzazioni parafasciste, che avevano luce verde dagli Stati Uniti. Il Dipartimento di Stato americano era informato di una lista di 2mila fascisti pronti a compiere stragi. Frank Gigliotti, massone ed agente segreto statunitense, lavorò in quel periodo per attivare una rete anticomunista in Italia. In un rapporto riferì che “…50 generali italiani stanno preparando un colpo di Stato…”.
Nel contempo, il debito italiano verso gli States inizia a crescere esponenzialmente. Il Governo italiano svaluta la lira in due fasi distinte, portando il cambio lira/dollaro a 590 lire per un dollaro. Ma ciò non basta a ritenere sicura la sudditanza italiana agli USA.
 
Il Partito comunista e il Partito socialista si sono riuniti nel Fronte Democratico Popolare. L’operazione preoccupa sia Washington sia Roma: è per questo che gli Stati Uniti iniziano a mettere in conto la possibilità che l’Italia possa cadere nell’orbita di Mosca. Per contrastare il pericolo rosso, gli americani finanziarono i Comitati Civici, una rete organizzata dal Vaticano e provvista anche di una radio segreta per le mobilitazioni post-elettorali in caso di vittoria delle sinistre. Nel frattempo, il Governo a guida DC inglobò nella Polizia di Stato gli agenti dell’ex-polizia coloniale. Che, in gran parte, erano squadristi.
 
Nel marzo di quell’anno, Alcide De Gasperi ottiene dagli Stati Uniti un enorme lotto di armi. L’ultima tranche arriva 24 ore prima delle elezioni generali. Francesco Cossiga, futuro Presidente della Repubblica, passerà la notte prima delle elezioni in una sede provinciale DC a custodire altre armi, arrivate in consegna da Antonio Segni (anche lui futuro Presidente, e che affermerà di aver ricevuto le armi dai Carabinieri). In America, la CIA afferma che “…se anche il Fronte Popolare dovesse avere la maggioranza, il suo accesso al potere dovrebbe essere impedito o falsificando i risultati o con la forza”.
Dal voto emerge la Democrazia Cristiana con il 47% dei suffragi. Senonché il clima degenera a luglio, quando Palmiro Togliatti è vittima di un attentato di fronte al Parlamento. Il leader comunista è all’ospedale quando scoppiano le prime insurrezioni in tutto il Paese. Togliatti sopravvive e con un suo appello riesce a placare gli animi, scongiurando la guerra civile. In Grecia, una situazione simile aveva portato alla sconfitta dei comunisti, a favore di una dittatura fascista.
 
Quando la situazione si stabilizzò, da Washington piovvero critiche. Nel rapporto Hoffman il governo americano criticò il piano INA-Casa, con cui si costruirono case popolari per i lavoratori. Gli americani non concordano perché speravano che le risorse del piano Marshall finissero a finanziare l’acquisto di prodotti americani.
Nel frattempo il controllo USA sui servizi segreti italiani, appena ricostituiti, si fa stringente. Come la Francia (con De Gaulle nel ‘66) e la Germania (che l’ha ammesso negli anni ‘80), l’Italia è tenuta a rigirare ogni informazione agli States e a non assumere agenti sgraditi a Washington. Grazie a queste limitazioni, Roma poté aderire alla Nato.
La propaganda anticomunista prosegue con l’impegno della Chiesa, che dichiara scomunicati tutti i militanti del Partito comunista e dei partiti affiliati (in primis, il Partito socialista).
 
Per scongiurare definitivamente il pericolo rosso, il Governo preme per far passare la legge Scelba, nota anche come la legge truffa. Approvata a poche settimane dal voto nel 1953, prevedeva che la coalizione che ottenesse più della metà dei voti ottenesse il 65% dei seggi. Solo l’alleanza di centro aveva questa chance, ma alle elezioni di giugno il premio non scattò per soli 50mila voti. La Democrazia Cristiana accusa una perdita di ben 2 milioni di suffragi. Il che preoccupa gli americani al punto da inviare all’ambasciata in Italia di William Colby, che ha un incarico specifico: conoscere e controllare tutti gli elementi attivi della sinistra in Italia. Il più vasto programma di azione politica clandestina fino ad allora intrapreso dalla CIA.
 
L’evento si è svolto sabato 30 gennaio nella sede del Comitato Carlo Levi di Possibile, in via Portasalza 16, Potenza. Il secondo incontro si terrà sabato 6 febbraio, sempre in via Portasalza 16, alle 17.00, col titolo di: Da Claire Booth a Stay Behind, “tu vuò fa’ l’americano” ovvero la normalizzazione anticomunista.
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