due cose due sul referendum…ma io voterò si!!!…

dunque alla fine, come già del resto era noto da tempo, la montagna dei referendum sugli idrocarburi ha partorito il topolino di un unico referendum, per la verità abbastanza innocuo negli effetti pratici (limitare all’autorizzato ed alla sua naturale scadenza il perdurare dei permessi in mare già concessi, quindi senza i rinnovi automatici previsti dallo sblocca-italia fino ad esaurimento tecnico del bacino), ma certo importante a livello emotivo perché alla fine saranno i cittadini per la prima volta a dire qualcosa in merito ad una pervicacia senza senso delle istituzioni su un settore “pericoloso”, quello delle estrazioni di idrocarburi più prossime alle coste, per le naturali tendenze economiche dei “territori di mare”, ovvero turismo, pesca e bioconservazione (che poi è naturalmente prodromica ai primi due)…

in altre occasioni abbiamo avuto modo di contestare come una vittoria di pirro (o di pirla se proprio vogliamo dirla tutta) la “graziosa concessione” di alcuni emendamenti governativi che alla fine, come pur subito avevo dichiarato, senza modificare troppo il quadro effettivo delle cose, ovvero la ricerca ed estrazione degli idrocarburi in terraferma ed in mare oltre le 12 miglia dalla costa), anzi peggiorandolo nella scomparsa dell’unica tutela locale, quella del famoso “piano delle aree” che è svanita nel nulla furbesco degli estensori del testo (figurati poi se in parlamento qualcuno osava dire o peggio fare alcunché), sono stati solo un mezzo comodo per evitare i quesiti più “pericolosi” sulla materia, pur se quesiti in molte parti odoranti “acqua di rose” di una sperata mediazione con il governo che i consigli regionali non hanno mai taciuto essere il peso posto sulla bilancia del conflitto (ovvero, caro renzi se fai finta di ripensarci e ci dai modo di spenderci una vittoria sui territori, noi alla fine trattiamo e soprattutto trattiamo al ribasso)…

ben altro peso avrebbero avuto i due quesiti referendari secchi per i quali questa estate abbiamo raccolto le firme, fermandoci purtroppo prima del limite delle 500.000 firme, e per i quali abbiamo dovuto registrare un vero e proprio “sabotaggio” da parte dei no-triv, certo più interessati a “tessere ed ordire” con consigli regionali per motivazioni ancora tutte da chiarire (ed in realtà ben chiare in certo piddismo di risulta che avrebbe dovuto contrastare le ali più dure che forse occhieggiavano ai 5 stelle ed a sel), che a sostenere praticamente una raccolta firme che avrebbe portato a due quesiti secchi difficili a scardinarsi con qualche emendamentuculo, ovvero il carattere strategico di tutte le estrazioni (che diventa poi carattere di pubblica utilità, come dire la stessa cosa, perchè a modificare ci si mette poco e perché l’utilità pubblica è materia sempre molto controversa) ed il divieto di quelle a mare..ma questa ormai è storia ed attiene alla capacità di saper guardare oltre che evidentemente molti movimenti non hanno affatto, preferendo allori che diventano presto spine di rovo…

e diventano spine di rovo perché “delegare” la materia degli idrocarburi ad una richiesta di referendum da parte di consigli regionali che troppo spesso invece ed anche in un passato recente hanno deliberato altrimenti sulla materia, significa consegnare la materia degli idrocarburi alla solita questione della mediazione al ribasso che la politica di provincia spesso opera nel confronto con quella nazionale, particolarmente oggi, nell’era del piccolo ducetto fiorentino

basti vedere il nostro consiglio regionale lucano, sia nel passato più remoto della storia delle estrazioni in basilicata, in cui si è distinto per ignoranza trasversale e cieca sugli effetti di lungo termine che il miraggio delle royalties evidentemente non palesava agli occhi dei vari consiglieri regionali, sia in quel recentissimo 4 dicembre 2014 quando si sono “scagazzati” (lo so è una forzatura dialettica estrema, ma per questa volta passatemi il termine perché rende bene l’immagine e l’idea) di fronte al sig. renzi&associati di poter opporre qualche timida resistenza, anche a fronte di 15.000 firme, dal sottoscritto e da pochi volontari raccolte in breve tempo, che pur avrebbero potuto far da puntello a qualche atto di coraggio, come impugnare e basta lo sblocca-italia…

storia appunto, che se a priori tutti dovrebbero saper leggerne gli effetti, è mentre essa è ancora “il presente” che proprio si spererebbe qualcuno in più sappia poi leggere la concatenazione tra eventi, cause ed effetti che al sottoscritto forse viene più facile, chissà magari perché ragiona di più con la testa e meno con la pancia, ma storia…

oggi abbiamo questo unico referendum sopravvissuto alla falcidie delle corti, certo il meno utile negli effetti, ma sempre utile e come tale da sostenere senza se e senza ma, pur se qualche presidente del consiglio, le cui idee a riguardo degli idrocarburi sono sempre andate in senso contrario (ma si sa che oggi per ragionamento o calcolo speso si #cambiaverso), potrebbe essere tentato di intestarselo politicamente per giocare qualche partita su qualche tavolo, locale o nazionale che sia…

e per non lasciare spazio a dubbi, dico subito che si tratta di piero lacorazza, presidente del consiglio regionale lucano, a cui in ogni caso va il merito, ben oltre le sue intenzioni (cavalca o non cavalca?) ed i suoi giudizi pregressi (sempre a favore delle estrazioni in val d’agri e pur si può mutare, nel bene o nel male), di aver promosso la questione con altri consigli regionali…che ovviamente conduce la sua battaglia, interessata o meno che sia contro/insieme a pittella, presidente renziano di provincia che pur di entrare nelle grazie del giglio magico venderebbe agli amichetti di renzi la regione soprassuolo ed aria compresa, che un giorno si e l’altro pure lascia intendere che lui di appoggiare una campagna referendaria che suonerebbe come anti-renziana non ci pensa affatto e continua a rimestare le sue presunte capacità di mediatore… 

ma qui non c’è la questione se ci piaccia o meno lacorazza, che ovviamente può giocare a fare il cavalleggero se vuole o ci riesce, o se ci piaccia o meno pittella (ed al sottoscritto non piace affatto quel suo pigio possibilista su tutto), qui c’è un testo referendario che tra le mille difficoltà che dovrà affrontare (oltre al disdicevole e costoso disaccorpamento dalle amministrative, anche il breve periodo di campagna referendaria che dovrà informare i cittadini) deve essere conosciuto per essere valutato dai cittadini, un testo referendario che pone un si, ovvero abrogare le norme che oggi consentono l’estensione temporale dei permessi fino ad esaurimento del giacimento, o un no, ovvero lasciare le cose così come stanno… 

e se passerà il “sì”, ovvero l’abrogazione, quando scadranno le concessioni verranno bloccati per esempio tre grandi giacimenti attivi per i quali ci sono già delle ipotesi di potenziamenti da parte di chi già sfrutta il titolo, i giacimenti guendalina (eni) nel medio adriatico, gospo (edison) davanti all’abruzzo e vega (edison) al largo di ragusa

occorre sapere che nei nostri meri ci sono già ben 106 istallazioni per estrarre metano o petrolio e nonostante queste abbiano esaurito buona parte del potenziale di risorse disponibili all’epoca dei permessi e della loro realizzazione, i giacimenti a tecnologia corrente sono ancora grandi e quindi appetibili, soprattutto ad infrastrutture già realizzate, cosa che ovviamente “tempera” i bassi costi raggiunti da greggio e gas ultimamente…nessun effetto sui grandi giacimenti oltre le 12 miglia dalla costa (cioè in acque internazionali), dove si prospettano riserve dalle dimensioni notevoli e verso le quali nulla può questo referendum…

se ovviamente passerà il no, tutto rimarrà a legislazione corrente, ovvero quella prevista dallo sblocca-italia, ovvero a queste ed altre società operanti entro le 12 miglia sarà concesso andare avanti fino alla fine del giacimento

questo è quanto, quindi niente miracoli se vincesse il si, ma avremmo molto da perdere se vincesse il no, ed è per questo che nonostante le mille odiose difficoltà che la campagna referendaria dovrà sopportare, occorre invece accorrere numerosi al referendum del 17 aprile e votare si per provare ancora ad “aprire” la questione degli idrocarburi alla volontà popolare e non più agli stolidi consessi lobbystici che si consumano nei tinelli sporchi della politica e nei salotti buoni degli affari…

il 17 aprile io voterò e voterò si

miko somma

 

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referendum il 17 aprile…

11/02/2016

il referendum sulle trivelle in mare (l’unico rimasto e fondamentalmente ben poco incisivo, visto che si tratta di permessi già in essere di cui si tenta di limitare l’esistenza temporale) si terrà il 17 aprile, quindi senza nessun accorpamento con le amministrative, cosa che avrebbe consentito un risparmio di circa 300 milioni di euro…evidente che a renzi non interessa sperperare quei soldi che meglio avrebbero potuto essere spesi…

io andrò a votare e voterò SI all’abrogazione delle norme in essere, nonostante le critiche all’intero percorso referendario che sento di dover fare (e che meglio espliciterò), ed invito tutti e tutte a fare altrettanto

miko somma

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il 3° incontro del corso di storia anticipato a venerdì…

informo i partecipanti al corso di storia contemporanea che per impegni non prorogabili nella giornata di sabato 13, saremo costretti ad anticipare il 3° incontro di storia controversa contemporanea d’italia a VENERDI 12 sempre dalle ore 17 alle 20…scusandomi per l’anticipo e sperando che la cosa non vi crei problemi (ma era impossibile conciliare gli impegni), vi aspetto così venerdì…
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