il cambiamento…

14/04/2016

solo un ipocrita o un cieco politico potrebbero far finta di non vedere o non vedere affatto che in lucania ora c’è bisogno di una svolta politica netta, ma solo un ingenuo potrebbe pensare che ciò si possa fare con la proiezione locale di un partito o movimento nazionale…

noi di COMUNITÀ LUCANA pensiamo che solo una forte unione popolare su un programma di cambiamento netto può generare il cambiamento stesso…

noi abbiamo quel programma e vogliamo condividerlo con chi ha a cuore il futuro, un futuro altro, per questa terra antichissima e drammaticamente bellissima

miko somma

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2) il dramma dei controlli…

ricorderete che pochi giorni fa, allo scoppiare dello scandalo, ho postato in un articolo (http://www.comitatonooilpotenza.com/?p=12772 la befana dell’oro nero) 4 domande, in realtà  semplici spunti di riflessione sull’affaire petrolio che noi come lucani dovremmo tutti porci…e ad una di queste domande ho provato  già a rispondere (http://www.comitatonooilpotenza.com/?p=12793 il dramma democratico)…

passiamo allora alla seconde di queste domande…

2) ma lo scopriamo solo adesso che in val d’agri i dati dei monitoraggi erano tutti e da tempo immemore “taroccati“, acque reflue, emissioni, dati sulla salute,  forse persino l’interezza del processo estrattivo ed industriale, forse persino le quantità di estratto, e che in val sauro tangenti, interessi privati, corruzione e malversazioni a vario titolo che da anni coinvolgono politici, amministratori, società di appalti e la stessa total, erano il giornale quotidiano di un territorio che si candida a fare la stessa fine della val d’agri?

bene, e qui, dopo aver dissertato sul sistema politico che ha consentito che in questa regione tutto fosse possibile per le compagnie, purchè si ottemperasse a qualche “semplice semplice richiestina” del politicume lucano, dobbiamo però andare a cose molto più concrete, se esiste cioè contezza e certezza dei dati sulla questione petrolio finora spacciati come un potente barbiturico per sedare gli animi più proni a credere a tutto ciò che gli veniva fatto ingurgitare come informazione, dati che, ovviamente, agivano invece come stimolante per altri, compreso il sottoscritto, che, non avendo mai creduto a quei “bugiardini” che davano istruzioni per l’uso del barbiturico, con una certa caparbia hanno invece continuato a denunciare e ad arrabbiarsi perché la verità venisse a galla…

ora se sia o meno venuta a galla nella sua drammatica evidenza è naturalmente una questione giudiziaria, ma – attenzione!!! – comunque vada l’inchiesta e comunque vada l’eventuale processo, alcuni dati sono comunque emersi con una netta crudezza e forse crudeltà…

si è consumato davanti agli occhi dei lucani e forse del paese intero un primo dramma, scoprire che c’è del marcio negli appalti (ed è un marcio che radica verso l’alto), e poi altro dramma, quello sui controlli mai fatti o fatti male o artatamente modificati perché non apparissero per ciò che invece presumibilmente erano, “foglie di fico geneticamernte modificato” per coprire un disastro ancora tutto da misurare nella sua tragica conta di danni alla salute umana (nei fatti non esiste ancora nessun registro tumori, avendone la regione avviato la validazione da oltre due anni, ma non essendosi finora concretizzato nulla in tal senso…forse che il registro è fatto male?…forse che i dati non hanno tenuto conto di localizzazioni geografiche precise?…mah…e poi ci sono tante altre patologie, oltre ai tumori, che potrebbero essersi innescate con le emissioni del sistema petrolio in valle dell’agri), all’ambiente (sappiamo che nonostante tutto ciò che dica eni, noi abbiamo bisogno, in assenza di fatto di una agenzia regionale in grado di misurare alcunché, di risposte certe e validate da qualche ente neutrale che, proprio per la sua neutralità terza, sia dalla parte dei cittadini ed ascoltare le “panzane” eni, pur validate da “professoroni a contratto” è come se in un tribunale per un processo di omicidio si credesse a prescindere alla versione dell’assassino, e non se ne dovesse invece tarare e misurare veridicità, se non verità della sua difesa), alla economia di zone invece vocate per altro e per cui in passato tanto si era speso in termini di investimento pubblico e privato, ovvero una agricoltura sostenibile che poteva fare del biologico spinto il suo mantra per poter penetrare e competere nei mercati, ed un parco nazionale che, invece di essere ritagliato nei sui confini dalla posizione dei pozzi dopo 18 anni di attesa che fosse istituito, poteva invece essere un formidabile volano turistico e di conservazione ambientale, un agri-artigianato di trasformazione e via discorrendo tutto ciò che in un territorio si potrebbe fare se non ci fosse il petrolio e l’assurda caparbietà nel volerlo tirare fuori ad ogni costo…anche a costi insostenibili…

ed infine ancora non sappiamo se oltre a questi danni non ve ne siano di più beffardi riguardo al volume delle estrazioni che ancora oggi è misurato e comunicato da eni (ed ovviamente lo stesso vale e varrà per altre compagnie) direttamente all’unmig che sempre più appare essere il terminale di connessione degli interessi delle compagnie e non certo uno strumento pubblico…

a quanto ci consta nessuna visita della intendenza di finanza, a ciò preposta dalla legge, è stata mai effettuata in questi anni al centro olii di viggiano per misurare il volume dell’estratto da contabilizzarsi ai fini del calcolo delle royalties (addirittura esiste una richiesta fatta dall’allora presidente della commissione di inchiesta consiliare a cui unmig rispose che i dati erano segreti e non potevano essere comunicati neppure alla regione…una palese assurdità visto che poi venivano comunque comunicati, come da accordo, ed accettati senza fiatare come reali), ma questa è storia che con molta calma tratterò ancora (avendolo già fatto in passato) a parte e più compiutamente in un altro articolo…

e basti per ora solo questo a far comprendere il livello dei dubbi che si sono in questi anni sviluppati su questioni molto concrete e finora senza risposte che potessero superare l’asticella della decenza etica e del rispetto per l’intelligenza dei lucani, ma il problema, in caso ciò potesse essere dimostrato, che cioè le estrazioni erano superiori a quanto comunicato, sarebbe enorme, e non solo per il danno a livello economico per regioni e comuni, ma anche e soprattutto per la rilevanza ambientale e sanitaria che se ne dovrebbe ricavare, in presenza di dati estrattivi eventualmente “taroccati” che hanno fatto “scoppiare” le emissioni originariamente previste e quindi i presunti e presumibili maggiori danni che proprio ne sarebbero originati, oltre a tutte le implicazioni giudiziarie…naturalmente sono comunque a disposizione dei magistrati di potenza per chiarire questo passaggio…

ovviamente per ciò che attiene danni ambientali, sanitari, economici diretti ed indiretti (quelli diretti sono ovviamente le royalties e i denari che occorreranno per bonificare e risarcire i cittadini in caso si dimostri un disastro ambientale e sanitario, quelli indiretti vanno considerati come le spese sostenute per vocazioni originarie “uccise nella culla e per la direzione “altra” che l’economia delle zone ha preso), parliamo ovviamente delle zone dove già si estrae, la val d’agri…

ma vorrei non si dimenticasse che esistono altre zone in questa regione, come la val basento ed alcuni pozzi attivi nel policorese, dove si continua ad estrarre gas e petrolio in piccole quantità, ma dove in passato tanto si è estratto – e qui un discorso dovrebbe aprirsi su come e chi abbia “rovinato” la val basento sino a farla divenire un sito di interesse nazionale per le bonifiche (sin) delle cui procedura di bonifica nulla più è a conoscenza, pur essendo stata la bonifica stessa approvata e finanziata

eppure dobbiamo anche parlare della val sauro, di tempa rossa per intenderci, dove i pozzi sono pronti da anni (tappati speriamo bene, ma l’evidenza è che se proprio trivellando si immettono fluidi inquinanti che potrebbero contaminare le acque di falda, l’inquinamento è bello che avvenuto da anni ed anni, e ricordo che i pozzi già trivellati in quella zona sono già 6), il centro olii si sta costruendo ed il malaffare impera, come non solo questa inchiesta dimostra, ma anche una sentenza di primo grado che ha dispensato condanne a vertici total ed a politicucci e “malimprenditori”…

possiamo allora almeno farci qualche legittima idea di una certa contiguità sostanziale e causale tra corruzione e centro olii/estrazioni a tempa rossa?…io direi proprio di si…

e se questa contiguità sostanziale e causale tra corruzione e centro olii/estrazioni fosse del tutto dimostrata, potremmo “scoprire” che in val d’agri tutto ciò è già tristemente accaduto, perché forse connaturata alla natura delle compagnie (non lo dico io, ma agenzie onu che l’industria del petrolio è quella a più alto tasso di generazione di corruzione), e potremmo scoprire che oggi, se dobbiamo valutare politicamente, ma anche giudiziariamente le faccende, tutte le faccende legate al petrolio lucano, occorre andare molto indietro nel passato e riaprire fascicoli ormai vecchi di oltre venti anni, compresi gli accordi del 98 e tutte le informative, comunicazioni, consulenze, atti preparatori, con nomi e cognomi, che di quegli accordi furono prodromici

ovviamente questo è un consiglio che lancio ai magistrati (che certo non hanno bisogno dei miei consigli), ma è una riflessione che faccio da questo blog con voi lettori e che compendio nella domanda ulteriore “ma è malaffare a tempa rossa, lo è stato anche in val d’agri e lo sarebbe quindi anche altrove in questa regione e nel paese?”…

la realtà è che se si dimostrasse che non si tratta di episodi isolati, quindi malaffare, ma di un generale andazzo che le compagnie, ben conoscendo i “vizi” della politica locale e nazionale, intrattengono sui territori, saremmo di fronte ad una conclamata e fisiologica attività di corruttela, da cui tutto il resto discende, ovvero la mancanza di controlli seri e deviazioni di senso comune, quando non bugie vere e proprie da dare in pasto all’opinione pubblica in combutta con alcuni “spacciatori dell’informazione”, sono una parte della strategia criminale di mettere l’estrazione di idrocarburi un gradino più su (forse anche qualche rampa) della salute, dell’ambiente e dell’economia locale, nella logica perversa di un accordo tra le stesse compagnie, lo stato, per interposta tassazione, i politicanti, collusi od ignoranti che siano, ed alcuni mestatori di opinione, in base alla quale il petrolio è un affare più redditizio e “strategico” di quattro bifolchi lucani

quindi non stiamo a meravigliarci del fatto che i controlli ambientali, sanitari e di legalità non si sono mai fatti o non si sono fatti come civiltà e ragione avrebbero voluto si facessero, perché questa è la faccenda…

eni, total, shell e tutte le altre sono compagnie che devono fare profitto, molto profitto, qui come altrove, e se per far profitto occorre passare sul corpo delle popolazioni, qui come altrove – bene – loro passeranno sul corpo delle popolazioni, imbastendo tali fitte trame da impedire, o tentare di impedire, di guardaci attraverso per capire…la mancanza di controlli seri ne è un filo di ordito…

miko somma

(continua…)    

ho già risposto ad una domanda precedente…

1) ma lo scopriamo solo adesso che sull’affare petrolio&dintorni in questa regione si sta consumando un dramma della democrazia, prima ancora che un dramma ambientale, sanitario ed economico che è conseguenza diretta proprio di quel dramma democratico?  

e devo ancora rispondere a queste domande…

3) ma lo scopriamo solo adesso che anni ed anni di royalties con cui è stato “dopato” il bilancio regionale, permettendo margini di manovra a fini quasi esclusivamente clientelari o comunque legati al consenso spiccio, sono state la merce di scambio tra quanto accadeva ad ambiente, salute ed economia locale in val d’agri (e di cui, a gran voce dobbiamo chiedere di sapere subito perché almeno i contorni del disastro siano chiari per tentare almeno di mettervi rimedio) ed il silenzio colpevole della politica lucana (perché se sapevano od immaginavano sono dei criminali, ma se non sapevano o non immaginavano sono solo degli inetti e dei cretini)  e di quella parte di società che ad essa era legata da familismi di varia natura e molto più spesso dal bisogno di avere dei “padrini” (o vogliamo credere che le colpe siano tutte dei politici e non anche di chi si “lega” a loro per qualsiasi interesse o richiesta di abbrivio personale)?

4) vogliamo pensare che tutto sia solo una questione giudiziaria, come pure qualcuno già tenta di dire, evidenziando una patologia di sistema a giustificare l’accaduto e non una mera fisiologia di funzionamento dell’industria delle estrazioni, o che non sia ora necessaria, oltre la doverosa operazione di verità e pulizia, una seria riflessione nazionale e locale che tocchi la politica e gli obiettivi che il paese e la regione debbono mettere in cima alla lista?

n.b. pare che l’airtum (associazione italiana registri tumori) abbia, guarda caso, appena oggi validato il registro tumori che consegna un prevedibile tuttaposto…controllerò la cosa…

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chi lo ha messo e tenuto lì?…

salvatore lambiase, da fenice al centro olii un uomo per ogni necessità…chi lo ha messo lì, perchè nonostante fosse stato rinviato a giudizio per la faccenda fenice ha continuato a rimanere nello stesso ruolo in cui aveva commesso un presunto reato ed ora altri?…

ora sia ben chiaro che io non emetto sentenze, non toccano al sottoscritto che era e rimane un garantista a tempo pieno, e non giudico nella sua rilevanza giuridica l’ipotetico reato o i reati che costui potrebbe aver commesso ricoprendo il ruolo delicato che ricopriva, dirigente ai massimi livelli presso il dipartimento ambiente della regione basilicata, solo però mi chiedo come sia stato possibile, nonostante i pregressi allarmi giudiziari sul suo operato – e non parlo di voci che lo davano da sempre come un garante del “tuttaposto”, ma di guai giudiziari seri in cui era incappato quali il processo per il termo-distruttore fenice (oggi rendina ambiente) per abusi commessi nel suo ufficio di dirigente – che salvatore lambiase sia rimasto per anni al suo posto, tanto da far oggi supporre che l’abuso sia continuato con la “magica” sparizione di quanto alla fiammata del 18/05/2016?…

ci saranno anche responsabilità politiche in questo affare che la semplice logica avrebbe impedito, trasferendo il soggetto presso altro ufficio?…

ci sarà qualche logica nel perché anche di fronte ad una ipotesi di reato grave, nessuno dica o faccia nulla?…

ci sarà qualche “magagna” sulla base di cui tutto ciò è stato consentito o siamo di fronte all’ennesima “distrazione” di chi, avendo rilevanti responsabilità politico-amministrative in questa regione preferiva fare altro e chiudere gli occhi?…

sono semplici domande, eh?…e nell’attendere risposte, conservo un ricordo…conferenza copam matera 2012…la sagra del tuttaposto e dell’inutilità cognitiva, costui, di fianco al direttore dell’unmig terlizzese pareva molto più un suo “relativo” che un impiegato al servizio della regione basilicata, mentre la sola presenza del sottoscritto era bastata perché l’allora direttore del sito basilicatanet chiedesse l’intervento della polizia che seraficamente gli rispondeva che “il signore” (il sottoscritto, appunto) non stava facendo nulla di male e che non poteva essere disturbato per un eccesso di zelo di un altro dipendente della regione basilicata…mah!!!

miko somma  

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e noi diremo NO…

13/04/2016

E noi popolo italiano diremo NO ad ottobre al vostro orrendo pasticcio democratico sulla NOSTRA COSTITUZIONE!!!!….io voglio vivere in un paese dove vi sia chi governa, non chi comanda….

miko somma

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le mie condoglianze per l’uomo…

sarei un ipocrita se mi associassi sia al coro di estimatori postumi (per calcolo) ed assai falsi (per falsità congenita) di casaleggio, che di poco umani dileggiatori che schiumano di soddisfazione per la sua scomparsa..

l’uomo non era un genio nella sua proiezione politica, anzi, un confuso arruffone dalle idee millenariste, psico-tardomedioevali e nevrotico-complottiste (e non stupisce che in un’epoca di confusione simile abbia avuto tutto quel seguito), ma molto bravo nel suo marketing fondato sulla stanchezza del sistema (e la sinistra ancora continua a non comprendere i suoi errori) e la nevrosi dello zeitgeist, tanto da aver creato un movimento che, nel bene (poco) e nel male ha contribuito a cambiare il paese…

un frutto dei tempi, che ho sempre disistimato, ma era un uomo e come tale è una perdita per la quale faccio le mie condoglianze alla famiglia ed a chi dovesse sentirsene orfano…

ciò detto a chi di frega le mani perchè immagina la prossima scomparsa dei 5stelle (piddini-renziani) dico che la politica si batte con la politica e voi non la fate affatto perchè siete l’antipolitica!!!!

miko somma

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il 17 aprile io voto SI…

11/04/2016

e certo che non esiste conflitto di interesse tra una legge sulle banche cooperative ed il padre di luca lotti che ne presiede una e che “presta” soldi per l’ascesa del giglio magico che, saprofita, sta conquistando un potere immenso…

io il 7 aprile voto SI al referendum sui permessi in mare e ad ottobre voto NO al referendum costituzionale…
anche perchè sono epidermicamente antirenziano e voglio che questa gente scompaia dalle istituzioni abusivamente occupate

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1) il dramma democratico…

ricorderete che pochi giorni fa, allo scoppiare dello scandalo, ho postato in un articolo (http://www.comitatonooilpotenza.com/?p=12772 la befana dell’oro nero) 4 domande, in realtà  semplici spunti di riflessione sull’affaire petrolio che noi come lucani dovremmo tutti porci…

intendevo rispondere subito a me stesso, ma altre incombenze mi hanno impedito di dedicarmi  a questo compito…credo vada bene farlo anche adesso…e lo farò domanda per domanda ed in tanti articoli quante sono le domande, a cominciare dalla prima, per vare modo, spazio e tempo di avviare una riflessione comune con i lettori  

1) ma lo scopriamo solo adesso che sull’affare petrolio&dintorni in questa regione si sta consumando un dramma della democrazia, prima ancora che un dramma ambientale, sanitario ed economico che è conseguenza diretta proprio di quel dramma democratico?

no, non lo scopriamo affatto adesso (almeno il sottoscritto lo va dicendo da anni ed anni che il principale dei problemi è quello democratico), anche se forse finora era poco chiaro quanto la pervasità del sistema petrolio avesse infiltrato il sistema politico-istituzionale lucano, fino al punto di renderlo cieco e sordo verso chi, dal basso, avvisava di quanto stava accadendo, e pronto invece all’ascolto verso ogni forma di suadenza, blandizie o anche palese stupidaggine le compagnie ed i loro sodali (molti professori universitari e giornalisti sono a libro paga) raccontava per magnificare il sistema e minimizzare, tranquillizzando con un tono dottorale distante, ma che via via si è fatto sempre più infasitidito, anche quelle “sbavature” (sfiammate al centro olio, incidenti di varia natura, collusioni con fenomeni di criminalità imprenditoriale e via discorrendo) che evidentemente se non potevano proprio essere taciute come contraddizioni al “paradiso” lucano, andavano quanto meno ridotte nei loro effetti sull’opinione pubblica…

il punto è proprio questo, quel silenzio su contraddizioni evidenti a chiunque avesse voluto avere lo sguardo libero per vedere, era ed è lo strumento principale con cui le compagnie hanno “gestito” la faccenda dai suoi primordi (mi riferisco già agli anni 80 dello scorso secolo), un silenzio tombale sul sistema petrolio che andava “coltivato” urlando gioiosamente e giorno per giorno l’esatto contrario, che tutto andava bene, cioè, che il petrolio e le compagnie portavano ricchezza e lavoro, che non inquinavano affatto, ma che al contrario erano i più fedeli servitori dell’ambiente, e via discorrendo tutte le “panzane” che oggi suppongo siano chiare un po’ a tutti i lucani, persino a quelli che stolidamente hanno continuato a difendere le compagnie e le sodalità coloniali che costoro avevano stabilito sul territorio…

sodalità costruite negli anni usando le armi migliori a loro disposizione, i denari delle royalties, ancorché un obbligo sancito da una legge e non un regalo per cui dire grazie, come volano di convinzione dell’equazione bugiarda royalties=sviluppo, a regione e comuni (di fatto pochi comuni sono interessati alle royalties dirette, ovvero al 15% del 7%, mentre il restante 3% veleggia nell’indeterminazione di cosa sia diventato realmente dopo l’affondamento del bonus idrocarburi, ma molti di più dal programma operativo val d’agri foraggiato proprio dalle royalties del petrolio valdagrino) ed in via più prossima ai territori di estrazione, dell’equazione assunzioni=consenso, ovvero da quel sistema amoral-familistico gestito dalle compagnie e dai sindaci e potenti locali, di cui la ex-sindaca di corleto perticara, rosaria vicino (defilippiana di ferro), se confermate le accuse, diventerebbe il paradigma…

chiaro che in un sistema coloniale così accuratamente costruito e tarato sulla antropologia dei luoghi (don michele corleone quando prendeva moglie in sicilia avrebbe, nella traduzione dal siculo-american-english al siculo-siculo, detto al padre della sposa, “secondo le usanze del luogo”) il silenzio sul funzionamento del sistema e delle sue “magagne” diviene tombale perché poggia sull’interesse privato a che proprio quel silenzio copra gli affari di qualcuno, di qualche clan, di qualche corrente, persino di qualche partito (ed in buona parte sappiamo di quale partito stiamo parlando, ma qui non siamo eticisti 5 stellini che debbono tracciare linee nette tra buoni e cattivi) che le compagnie con una certa tranquillità avevano da sempre messo in conto, come ovunque nel mondo, perché connaturale all’industria estrattiva di idrocarburi è “ungere” certe ruote (dopotutto il petrolio è appunto untuoso)…

ed ecco il dramma democratico, quello da cui poi nascono tutti gli altri perché un dramma ambientale e sanitario, se c’è un sistema democratico sano, o lo si impedisce, mettendo in pratica ogni controllo preventivo o lo si denuncia e lo si contrasta subito e senza compromessi, senza attendere esiti giudiziari (in questo l’attuale presidente si mostra per ciò che è, un pusillanime impernacchiato ed indottrinato al meglio…e non voglio neppure pensare ad altre ipotesi)…

invece da noi quel dramma democratico di cui era intriso il silenzio sulla reale portata delle estrazioni, di cui è stato intriso per più di venti anni a petrolio in produzione l’intero sistema politico-amministrativo regionale, ha consentito il proliferare di un batterio che si nutriva proprio di democrazia, inquinando di fatto il sistema sia attivamente, ovvero con la partecipazione al “banchetto” che le royalties consentivano in un sistema bidirezionale tra territori e regione fondato sul consenso elettorale che da questi, attraverso sindaci gabellotti e campieri vari, giungeva ai “big”, sia passivamente, ovvero quando per “simpatia di partito o corrente” chi sapeva, faceva finta di non vedere, non sentire e parlava sempre d’altro, e naturalmente sia con una fetta di “fessi” che proprio non capivano e si fidavano delle chiacchiere dotte di qualche professore o degli articoletti a comando di qualche giornalista o delle rassicurazioni del collega di partito, “che tanto questi ambientalisti sono sempre per il no a prescindere”, ed ancora, caso forse più grave di quelli, i piccolo-narcisisti della politica lucana, che proprio non capivano un tubo di quello che accadeva ed avevano altri interessi, il proprio tono di voce o la cravatta o la lucentezza della scarpa nuova…

eccolo il dramma, da un lato i corrotti, quelli che partecipavano attivamente o alla “spartonzia” di appalti ed affari e distribuzione di prebende attraverso i fondi comunitari (la cassa regionale è sempre quella e le cose andavano e vanno in compensazione tra i vari comitati di affari) o quelli che prendevano la “stecca” per non vedere, non sentire e non fiatare perché “mai sputare nel piatto in cui mangi”, da un altro lato i collaterali, quelli che sanno e non dicono perché non gli conviene far parola anche se non direttamente collusi, da un altro lato ancora gli ingenui e in ultimo i narcisi, ovvero i perbenisti del se stesso, ed il quadro del sistema lucano in cui è maturato il dramma politico è completo…

chiaro che le compagnie sapevano già da tempo, per prassi di approccio ben rodata in ogni luogo del mondo che ha la “sfortuna” di ospitare petrolio nelle sue viscere, e per conoscenza pregressa della realtà lucana (ricordo che le prime estrazioni risalgono alla metà degli anni ’30 proprio in val d’agri e poi ancora in val basento dagli anni 50 in poi), che antropologicamente la regione era “eventualmente” in vendita alla bisogna di questo o quel personaggio che contava e magari, meglio favorire sodalizi tra costoro in grado di indicare referenti fissi con cui trattare in nome di tutti, proprio per non dover poi trattare con troppi…

e volete che in un sistema coloniale così organizzato (le compagnie non devono fare le vittime, perché sono loro stesse ad aver sostenuto ed a sostenere le richieste, anzi a chiedere insistentemente di chiedere per poter avere) vi sia spazio per un’informazione ai cittadini veritiera e realistica, dai posti di lavoro (leggete il lavoro di davide bubbico a proposito e scoprirete quanto poco lavoro si sia creato, sia direttamente che nell’indotto, che indirettamente come crescita produttiva generale) all’inquinamento ed alla sicurezza dei monitoraggi (attendiamo le indagini per conoscere qualche dato veritiero, visto che finora la triade eni-arpab-agrobios, peraltro quest’ultima “fucilata” pee ben altri motivi proprio da Pittella, per nulla ha detto la verità ai lucani), dagli effetti economici sul sistema regione (non esiste alcuna crescita apprezzabile del sistema produttivo lucano attribuibile al petrolio ed alle royalties, a meno di non voler considerare settori, peraltro ormai defunti, del tutto lontani dal comparto, quali il salotto del materano, semmai è vero un peso negativo sul settore agricolo proprio nella val d’agri, dove erano andati in passato cospicui finanziamenti comunitari proprio all’agricoltura) agli effetti di dopaggio di un bilancio regionale dipendente dalle royalties e che quando il prezzo del barile crolla, deve dimagrire al punto di far intravedere un salasso finanziario pagato con i diritti dei cittadini?…

il dramma democratico è qui, tra lestofanti corrotti, furbi, criminali politici e cretini che non hanno mai ragionato, ma in un sistema talmente rodato e sostenuto proprio dai lucani con quel loro affidarsi questuante a qualcuno che possa abbriviargli il caso od il bisogno personale, da non essersi mai posto finora la domanda “ma se salta fuori qualche cosa che svela il meccanismo perverso, che succede a questa terra che finora abbiamo trattato come una puttana da offrire al miglior offerente e cosa succede a questi lucani che proprio non hanno capito che la democrazia vive nel diritto, mentre l’abuso vive nel bisogno?”

miko somma

(continua…)   

le altre domande a cui risponderò…

2) ma lo scopriamo solo adesso che in val d’agri i dati dei monitoraggi erano tutti e da tempo immemore “taroccati“, acque reflue, emissioni, dati sulla salute,  forse persino l’interezza del processo estrattivo ed industriale, forse persino le quantità di estratto, e che in val sauro tangenti, interessi privati, corruzione e malversazioni a vario titolo che da anni coinvolgono politici, amministratori, società di appalti e la stessa total, erano il giornale quotidiano di un territorio che si candida a fare la stessa fine della val d’agri?

3) ma lo scopriamo solo adesso che anni ed anni di royalties con cui è stato “dopato” il bilancio regionale, permettendo margini di manovra a fini quasi esclusivamente clientelari o comunque legati al consenso spiccio, sono state la merce di scambio tra quanto accadeva ad ambiente, salute ed economia locale in val d’agri (e di cui, a gran voce dobbiamo chiedere di sapere subito perché almeno i contorni del disastro siano chiari per tentare almeno di mettervi rimedio) ed il silenzio colpevole della politica lucana (perché se sapevano od immaginavano sono dei criminali, ma se non sapevano o non immaginavano sono solo degli inetti e dei cretini)  e di quella parte di società che ad essa era legata da familismi di varia natura e molto più spesso dal bisogno di avere dei “padrini” (o vogliamo credere che le colpe siano tutte dei politici e non anche di chi si “lega” a loro per qualsiasi interesse o richiesta di abbrivio personale)?

4) vogliamo pensare che tutto sia solo una questione giudiziaria, come pure qualcuno già tenta di dire, evidenziando una patologia di sistema a giustificare l’accaduto e non una mera fisiologia di funzionamento dell’industria delle estrazioni, o che non sia ora necessaria, oltre la doverosa operazione di verità e pulizia, una seria riflessione nazionale e locale che tocchi la politica e gli obiettivi che il paese e la regione debbono mettere in cima alla lista?

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la francia dice no agli idrocarburi a mare…

articolo tratto dal manifesto.info (http://ilmanifesto.info/svolta-francese-stop-subito-alle-perforazioni/) che riporto quasi per intero, vista la sua importanza, rimandando al link per una lettura integrale e per correttezza verso la fonte gionalistica, viste alcune altre implicazioni che vi sono contenute…

Svolta francese: stop subito alle trivelle

Francia. La ministra dell’ambiente dell’Ambiente e dell’Energia, Ségolène Royal, annuncia una moratoria immediata sulla ricerca di idrocarburi in mare. Troppo alti i rischi ambientali, Parigi chiederà che il bando alle perforazioni sia esteso a tutto il Mediterraneo. Meglio puntare su «strade solari», eolico off-shore e dimezzamento dei consumi entro il 2050

La ministra dell’Ambiente e dell’Energia, Ségolène Royal, ha comunicato ieri la decisione di mettere immediatamente in atto una moratoria sulle ricerche d’idrocarburi nel Mediterraneo. Il provvedimento è stato reso noto nel corso della seconda Conferenza Nazionale sulla Transizione Ecologica del Mare e dell’Oceano, tenutasi a Parigi. Il comunicato della ministra non lascia spazio ai dubbi. «In considerazione delle drammatiche conseguenze che potrebbero colpire tutto il Mediterraneo in caso d’incidente dovuto alle perforazioni petrolifere – si legge nel testo diffuso dal dicastero dell’ambiente – Ségolène Royal decide di applicare una moratoria immediata sulle ricerche di idrocarburi nel Mediterraneo, sia nelle acque territoriali francesi, sia nella zona economica esclusiva». Inoltre, la ministra Royal «chiederà che questa moratoria sia estesa all’insieme del Mediterraneo, nel quadro della Convenzione di Barcellona sulla Protezione dell’Ambiente Marino e del Litorale Mediterraneo»….

Ségolène Royal non è nuova a prese di posizione contro le energie non rinnovabili. Basti ricordare il suo intervento all’Assemblea Nazionale del 12 gennaio scorso, al suo rientro da New York, dove aveva incontrato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, per dare corpo alle decisioni prese alla Cop 21 di dicembre. In quell’occasione, la ministra del governo Hollande aveva affermato che nessun ulteriore permesso di ricerca d’idrocarburi sarebbe stato accordato dall’esecutivo…

Le sue parole non erano rivoluzionarie, ma davano semplicemente seguito agli obiettivi previsti dalla legge sulla transizione energetica dell’agosto 2015. Il provvedimento punta a dimezzare entro il 2050 il consumo totale d’energia della Francia, oltre a diminuire sino alla soglia del 30% entro il 2030 la percentuale di energia prodotta da fonti fossili non rinnovabili. Sempre per il 2030, al contrario, dovrà essere del 32% sul totale nazionale l’energia prodotta da fonti rinnovabili. In questa prospettiva, la ministra sta lavorando per una grande campagna di sostegno al fotovoltaico e all’eolico. Per quel che riguarda l’energia solare, meno di tre settimane fa, Ségolène Royal ha lanciato a Marsiglia il progetto delle «strade solari», cui saranno consacrati, per il momento, 5 milioni di euro, con l’ambizione di arrivare in cinque anni ad avere 1000 chilometri di pannelli fotovoltaici, su tutto il territorio nazionale.

Rispetto all’energia eolica, invece, il documento finale della conferenza di ieri, mostra una determinazione nell’implementare parchi eolici off-shore

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sia chiaro, mai fatti sconto al governo hollande ed alla ministra royal, ma mentre in terra (anzi, mare) di francia si vietano ricerche ed estrazioni in mare con un obiettivo molto ambizioso sancito da una legge sulla transizione energetica e nella logica di “fare altro” e così preservare l’unicità di un mare chiuso come il mediterraneo, in cui eventuali incidenti, anche piccoli, avrebbero conseguente catastrofiche, da noi un governo di miserabili arrivisti “apre” le porte, ogni porta, agli interessi delle lobbies del petrolio, mostrandosi per ciò che sono, dei terminali di quelle lobbies, ed addirittura invitando i cittadini italiani a non esprimersi ad un referendum…il 17 aprile tutti a votare, a votare SI, ma anche a votare no, purchè si voti, perché ai cittadini non può essere interdetta la facoltà, prevista dalla costituzione, di esercitare la democrazia diretta con l’unico vero strumento che la nostra carta ci consente…carta costituzionale che ad ottobre saremo chiamati a difendere da questi lestofanti che vorrebbero uno stato napoleonico costruito a misura di un “galletto” fiorentino (anzi, di rignano fiorentino)…

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l’italia condannata per tortura…

ansa – La “macelleria messicana” compiuta dalla Polizia nella scuola Diaz la notte del 21 luglio 2001 “deve essere qualificata come tortura”: l’Italia va dunque condannata doppiamente, per il massacro dei manifestanti e per non avere ancora una legge adeguata a punire quel reato. La Corte europea dei diritti dell’uomo, a 15 anni di distanza, mette per la prima volta nero su bianco in un atto giudiziario quel che decine di testimoni hanno visto e raccontato. La sentenza della Corte di Strasburgo è il risultato del ricorso di Arnaldo Cestaro, oggi 76enne: quella notte era alla Diaz e fu uno degli 87 no global massacrati e feriti – su 93 che furono arrestati – durante quella che la Polizia definì una “perquisizione ad iniziativa autonoma” finalizzata alla ricerca di armi e black bloc dopo le devastazioni avvenute in mezza Genova durante le proteste contro il G8. “Questa sentenza è una cosa molto importante – ha commentato l’uomo – quel che ho visto e subito è una cosa indegna in un sistema democratico”. “Finalmente – ha aggiunto il papà di Carlo Giuliani – sono state determinate le brutture commesse dallo Stato italiano. E’ una cosa bella e chissà se l’attuale governo troverà il tempo di occuparsi di queste cose che riguardano la dignità del paese”. Resta, aggiunge Giuliano Giuliani, “la rabbia perché l’omicidio di Carlo è ancora impunito”.

I colpevoli di quella violenza – che la Cassazione ha definito “sadica e cinica” – sostiene la Corte di Strasburgo avrebbero dovuto essere puniti adeguatamente ma ciò non fu possibile “a causa dell’inadeguatezza delle leggi italiane”. Chi “ha torturato” l’uomo, “non è mai stato identificato, anche perché entrando alla Diaz aveva il viso coperto, e non indossava un numero di identificazione, come invece richiede la Corte”. Ed inoltre anche chi è stato processato e condannato “non ha scontato alcuna pena” poiché i reati sono caduti in prescrizione”. E questa è una colpa da imputare “alla mancanza in Italia del reato di tortura o di reati altrettanto gravi”. “Quando parlammo di tortura ci presero per pazzi” dice oggi il pm che ha sostenuto l’accusa, Enrico Zucca, sottolineando che la decisione della Corte era “scontata” in quanto “ciò che è accaduto in quella scuola è un concentrato di violazioni dei diritti dell’uomo”.

Violazioni che la Cassazione – con la sentenza con cui ha confermato le condanne ai vertici della Ps che erano a Genova, Gratteri, Luperi e Caldarozzi, per i falsi verbali – aveva già pienamente indicato, pur non potendo parlare di tortura: ci fu un “uso spropositato della violenza” da parte della Polizia, che ha “gettato discredito sulla nazione agli occhi del mondo intero”. I poliziotti, hanno scritto i giudici, “si scagliarono sui presenti, sia che dormissero, sia che stessero immobili con le mani alzate, colpendo tutti con i manganelli e con calci e pugni, sordi alle invocazioni di ‘non violenza’ provenienti dalle vittime, alcune con i documenti in mano, pure insultate al grido di ‘bastardi’”.

Ora tocca all’Italia far vedere che le cose sono cambiate, approvando immediatamente la proposta di legge che introduce il reato, con pene che vanno dai 4 ai 10 anni, approdata alla Camera lo scorso 23 marzo. Un vuoto, sostiene il presidente della Camera Laura Boldrini, “intollerabile”. Giovedì il Parlamento inizierà la votazione e “il via libera definitivo – spiega il presidente della Commissione Giustizia Donatella Ferranti – potrebbe arrivare entro l’estate”. Sel e Prc tornano intanto a criticare il tempo perso e a chiedere i numeri identificativi sulle divise degli uomini delle forze di polizia. “Questa è una macchia indelebile sul volto del nostro paese e delle classi dirigenti che consentirono un uso arbitrario delle forze dell’ordine” afferma Nichi Vendola. Gli risponde Gianfranco Fini, che all’epoca era vice premier ed era a Genova. “Che ci siano stati eccessi è stato accertato e quindi è giusto che i colpevoli vadano puniti. Ma su di me ci furono speculazioni”. Dal canto suo il M5s annuncia battaglia per modificare l’attuale testo: “è una vergogna che oggi non vi sia il reato di tortura – dicono i membri della commissione giustizia – ma sarebbe ancora più vergognoso concludere con una legge inefficace”. E il leader radicale Marco Pannella annuncia invece uno sciopero della sete contro “questa infamia”: c’è una situazione in Italia, per quanto riguarda “i diritti e il funzionamento della giustizia, di fronte alla quale i fascisti si metterebbero a sghignazzare”. In attesa che il Parlamento colmi il vuoto, resta una certezza: l’incursione alla Diaz, hanno detto i processi, avrebbe dovuto “riscattare l’immagine della Polizia” dopo le devastazioni, ma la verità è che l’ha compromessa. Anche perché, ancora oggi, nessuno degli autori materiali di quel massacro sta scontando una pena: per i 10 funzionari condannati in appello per lesioni – il comandante del Reparto Mobile di Roma Vincenzo Canterini, il suo vice e i capisquadra – la Cassazione non ha potuto far altro che dichiarare prescritto il reato. E tutti gli altri, decine e decine di poliziotti, che entrarono nella scuola, non sono mai stati identificati.

e per chi voglia vedere quanto accaduto e documentato ed abbia lo stomaco forte sia per le immagini di violenza che per il massacro della democrazia, eccovi il link al documentario della rai su quanto accadde alla diaz

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-609cfb15-256f-4263-ad6e-5de83175224c.html

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cari corregionalì…

10/04/2016

“rivoluzione democratica”…ma dico, cari corregionali, avete dimenticato le stupidaggini ad alzo zero di questo presidente da commedia dell’arte che oggi racconta pure, ergendosi a paladino di una regione che anche la sua famiglia politica ha devastato, che lui è lì da soli due anni e mezzo, ovvero metà mandato?…

miko somma

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la prima pagina…

09/04/2016

in linea di massima sono d’accordo con il ritiro dell’ambasciatore dall’egitto per il caso regeni, ma certo è una “prima pagina” che, ben enfatizzata, allontana l’attenzione dallo scandalo petrolio e da una domanda che si insinuava negli italiani, quanto è coinvolto il governo nel malaffare che emerge?…

miko somma

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non siamo la vostra trincea…

08/04/2016

I fatti politici nazionali si regolano in chiave nazionale con il concorso dei partiti nazionali e, quando si vota o è necessario sentirli, i cittadini italiani…i lucani partecipano con il loro peso demografico…i fatti politici regionali sono invece materia esclusiva dei lucani e così ogni influenza di partiti e movimenti nazionali è una influenza che personalmente e come lucano non accetto, si tratti del pd come dei 5 stelle…

non provateci a trasformare questa terra nella vostra trincea!!!

miko somma

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numeri terribili sui quali occorre chiarezza…

mi perdoneranno i giornalisti di avvenire, quotidiano che non rientra certo tra le mie letture quotidiane, e mi perdonerà pino ciocola, l’autore dell’articolo, ma per una volta non posterò, come di solito, un incipit dell’articolo ed il link per continuare la lettura, ma vista l’importanza della questione e vista anche l’esigenza che, a partire dai numeri terribili che sono citati, di avere delle risposte celeri a domande che, se non debbono dare adito ad allarmismi, pongono però delle angoscianti ansie che richiedono urgenti risposte da chi si occupa di salute pubblica, pubblico per intero lo steso articolo che troverete comunque al sito   http://mobile.avvenire.it/Politica/Pagine/Basilicata-vicino-ai-pozzi-si-muore-di-pi-.aspx

Salute pubblica

Basilicata, il conto dei tumori 

di Pino Ciociola
06/04/2016

Brividi. Mentre tra il 2011 e il 2014 il tasso di mortalità in Basilicata è cresciuto del 2%, nello stesso periodo a Corleto Perticara (meno di 3mila abitanti) è aumentato del 23%. Il tasso di mortalità in Basilicata nel 2014 è stato 10,3 per mille residenti e a Corleto Perticara 17,9 cioè il 73% più alto del tasso regionale e il 69% più alto del provinciale. Numeri, questi, elaborati dai ‘Medici per l’ambiente’. Ricordando che Corleto si trova a quattro chilometri in linea d’aria dal centro di ‘Tempa Rossa’ e a una ventina da quello di Viggiano, finiti nell’occhio del ciclone (giudiziario e politico). Tanto che, proprio nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale legato allo smaltimento dei rifiuti tossici, nelle ultime settimane la Procura di Potenza ha mandato i carabinieri del Noe ad acquisire negli ospedali lucani migliaia di cartelle cliniche, per una ricognizione sulle patologie in regione e la loro incidenza. 

Ma torniamo ai numeri elaborati dall’Isde con i dati dell’Istituto nazionale di statistica, perché ce ne sono anche su base regionale. Tenendo conto che in Basilicata si concentra il 70% dell’estrazione nazionale di idrocarburi e prevalentemente in provincia di Potenza. E se, come per Corleto, non c’è prova di un nesso causa/effetto, almeno il sospetto non può tuttavia non materializzarsi. Solamente fra il 2011 e il 2013, nel Meridione la speranza di vita in buona salute è scesa di quasi un anno per gli uomini (da 57,1 a 56,3) ed è rimasta invariata per le donne, sempre fra il 2011 e il 2013 in Basilicata è invece diminuita di undici mesi nelle donne (da 53,8 a 52,9) e di sei anni negli uomini (da 58,2 a 52,8). Secondo ancora l’Istat, fra il 2006 e il 2013 il tasso di mortalità per malattie dell’apparato respiratorio è salito del 14% a livello nazionale e del 29% in Basilicata. E nel 2014, sempre in provincia di Potenza il tasso di mortalità per patologie respiratorie è più alto (8,63 per 10mila abitanti) rispetto al regionale (7,9), a sua volta maggiore rispetto al nazionale (6,9) Non è finita. Il tasso di dimissioni per tumori in età pediatrica della Basilicata è più alto del 33% rispetto al Meridione e del 42% rispetto al nazionale.

Nella provincia di Potenza il tasso di ospedalizzazione per tumore maligno nei maschi tra 0 a 14 anni è cresciuto del 48% fra il 2011 e il 2014. Poi, sempre da 0 a 14 anni, il tasso di dimissioni per chemioterapia è più alto rispetto al nazionale del 37% per le bambine e del 59% per i bambini. Dati che insomma avrebbero già dovuto essere punto di partenza di un’analisi epidemiologica accurata per ricavarne eventuali certezze, ma che così vanno considerati quanto meno allarmanti. E sebbene distante, viste le caratteristiche, si può comunque azzardare un paragone coi numeri dello studio “Sentieri” dell’Istituto superiore di sanità del 2010 e dei suoi aggiornamenti, sui siti d’interesse nazionale per le bonifiche (Sin) a rischio per inquinamento ambientale. 

Siti nei quali si continua ad avere un eccesso di mortalità, di ricoveri e di casi di tumore, visto che da Casale Monferrato a Taranto, da Gela a Broni, è stato via via ribadito l’alto rischio per la salute. Lo studio 2010 aveva infatti documentato un eccesso d’incidenza per cancro pari al 9% negli uomini e al 7% nelle donne. Poi nel 2014, ad esempio per il tumore della tiroide in alcuni Sin ci sono aumenti dell’incidenza. Come a Brescia-Caffaro con più 70% negli uomini e più 56% nelle donne, a Laghi di Mantova, rispettivamente più 74% e più 55%, Milazzo più 24% e più 40%, Sassuolo-Scandiano più 46% e più 30%, Taranto più 58% e più 20%.

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ed allora attendiamo chiarezza dall’assessore alla salute della regione basilicata, franconi, e dal presidente pittella…risposte immediate e veritiere, non la solita pappetta del tuttapposto che francamente ha stufato!!!…

 
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