perchè vorrei le olimpiadi in italia…

siamo a pochi giorni dall’apertura dei giochi olimpici di rio de janeiro e che piaccia o meno, l’atmosfera olimpica comincia a farsi sentire anche per chi, come il sottoscritto, certo non è un “consumatore” di sport…sarà per la magia che da sempre i 5 cerchi, depurati da tutto ciò che abbiamo tristemente imparato a considerare come un vero e proprio “dopaggio” dello sport (mi riferisco ai livelli federativi ed ai giochetti che vi si consumano), esercitano su di me, come credo un po’ su tutti, ma mi è innegabile non considerarmi anche io in attesa di quelle sfide sportive (voglio ancora considerarle tali) che a loro modo segnano epoche e ricordi che, se spesso stingono quando si tratta di persone che sono state nella nostra vita, tendono invece a rimanere come fissati dentro noi stessi quando si tratta di quella gara, di quell’atleta, di quella medaglia, di quel record…insomma non esiste mica soltanto il calcio e francamente se proprio torno indietro nel tempo mi è più facile rivedere gli ori di mennea o di sara simeoni a mosca nell’80, che una qualche partita di calcio, forse esclusa solo la cavalcata mondiale in spagna della nazionale nell’82…

 

ma insomma che le olimpiadi moderne, siano ancora pervase o meno dallo spirito nobile de coubertiniano (della sospensione dei conflitti della grecia antica, ovviamente neppure a parlarne), è difficile non accorgersi che, anche al di fuori dello sport come concetto passionale che a volte sconfina nel delirio ed in forme di misticismo irrazionale (ma la cosa riguarda appunto più la stupidità collettiva che innesca il calcio che altre discipline), e così al di fuori delle passioni grandi o piccole che lo sport innesca, nelle sue numerose branche in cui davvero ciascuno di noi può trovare una sua forma di innamoramento anche estetico, qualcosa pure ferma il mondo e la sua attenzione per un mese, i giochi olimpici e quell’atmosfera magica in cui si immergono discipline sportive  ed atleti che, magari sconosciuti ai più fino a pochi giorni prima, d’improvviso divengono racconti epici ed eroi tra sudore, tensioni, minuti, secondi, decimi, centimetri, ovvero drammi e storie che da personali divengono collettivi perché c’è una bandiera nazionale che li rappresenta…

e seppure dietro le bandiere spesso e tristemente ancor oggi si nascondano mostri, qui, ai giochi e durante i giochi, pur nella sfida più tesa e combattuta, pure esiste una concordia collettiva che, nutrendosi dell’epicità classica ed a suo modo immutabile dello scontro sportivo tra atleti che divengono per pochi istanti eroi classici, uno spirito di concordia che non trasforma mai gli “altri” in nemici, ma semplicemente in avversari in una “onesta battaglia” che, oltre gli uomini e le donne che la combattono, ancora oggi, come ad olimpia, serve a portare i limiti fisici dell’uomo e la sua finitudine, le sue paure e le sue incertezze e debolezze, verso gli dei  e la loro infinitudine…

ecco i giochi olimpici per me, oltre lo sport che fino ad un certo punto mi interessa, sono questo, un “momento dell’uomo e della sia civiltà” che se non ferma più le guerre per la sua celebrazione, ci fa però ancora riconoscere come comunità umana, e personalmente proprio a partire dalla curiosità ed a volte dall’umidirsi degli occhi che già alla cerimonia di apertura (che consiglio sempre di vedere nel momento in cui sfilano dietro le bandiere le delegazioni degli atleti) sento se non per gli “squadroni”, per quelle piccole ed a volte tanto sfortunate nazioni che dietro la loro bandiera e quei pochi atleti che vi camminano dietro, tanto orgogliosi d’esserci per essere arrivati ai giochi e non certo perché sperino di vincere una medaglia (e così che riappare lo spirito olimpico)…posso mai negare che mi prende un’emozione inarrestabile quando vedo sfilare la palestina?…o quando vedo le nazioni africane e so che dietro lo sport in africa c’è un grande e genuino desiderio di riscatto di un intero continente?…non so per voi lettori, ma per me lo spirito olimpico vive nel riconoscimento di me stesso e del mio paese nel consesso di tutti gli altri esseri umani…

e guardate che le olimpiadi “sono” questo spirito!!!…

certo le olimpiadi sono anche altro, sono politica, a volte malaffare politico, speculazione, business, sfruttamento, vetrine per regimi, dimenticatoio di problemi maggiori e tutto quello che ciascuno di voi sente che siano…sono d’accordo, e come non potrei?…

ma non potrete non convenire che vi è qualcosa di magico che i giochi innescano e che forse dobbiamo imparare tutti a considerare come ciò per cui i giochi olimpici si tengono davvero, il loro messaggio di pace…solo questo…un messaggio che deve essere difeso da chi vorrebbe trasformare i giochi in una occasione d’altro genere, che se pure è parte integrante del processo, dobbiamo imparare a considerare come secondaria, se vogliamo che in un’epoca di conflitti, le olimpiadi possano veicolare un messaggio di pace necessaria…

e così che, tornando a roma ed alla sua candidatura per i giochi del 2024, io comprendo appieno le paure e i sospetti di tanti che ospitare i giochi sia l’avvio di un costoso sacco urbanistico e tangentizio che drenerebbe verso tasche private ingenti fondi pubblici, e comprendo anche le paure dei cittadini romani che in nome di un mese di giochi parta da oggi sia una triste e penosa giaculatoria di disagi che andrebbero a penalizzare una cittadinanza già troppo penalizzata dal luridume che politica ed amministrazione sono riusciti a spargere a piene mani sino a rendere la nostra capitale una città ai limiti della vivibilità ed a volte della stessa civiltà, così come comprendo che ad una città come roma non servano affatto strutture faraoniche, ma inefficienti ed utili solo per alcune settimane, ma trasporti efficienti per la vita quotidiana, raccolta dei rifiuti, cura delle strade, asili, sicurezza e tutto il mantra delle giuste rivendicazioni che, ricordiamolo, sono alla base del voto amministrativo romano di giugno (forse più che una vittoria dei 5 stelle e delle loro proposte, c’è stata una punizione di un sistema politico e dei suoi metodi consolidati), comprendo tutte le obiezioni e le paure, ma pure vorrei si comprendesse che avremmo davanti a noi ben 8 anni per organizzarci e provare a fare meglio di come tristemente oggi immaginiamo faremmo nella continuazione degli italici vizi…ovvero se l’aria deve cambiare, come sono cambiate le giunte (ed io che certo non sono un 5 stelle, pure ho invitato a votarle senza remore pur di cambiare aria), bene l’occasione è questa, provare a fare altro e farlo bene, in nome non solo del paese che riesce a farcela (una propaganda renziota di cui facciamo a meno) e dimostra così anche a se stesso di riuscire a farcela, non solo del business e dei “supposti” posti di lavoro, delle opere infrastrutturali che rimarrebbero, ma anche e soprattutto  di un genuino e vero spirito olimpico che a roma e da roma, e proprio in questo periodo tormentato, acquisterebbe un senso culturale enorme ed aprirebbe strade e percorsi culturali di pace e verso la pace…

abbiamo tempo ed abbiamo un paese intero che può e deve collaborare con roma, perché non sia solo roma 2024, ma italia 2024…

pensiamoci perché scoprire un altro abebe bikila che corre nella sera romana tra le vestigia romane e papaline di una capitale del mondo, di tutto il mondo, e che si offre al mondo, a tutto il mondo, avrebbe un senso geopolitico molto maggiore di qualsiasi conferenza internazionale che provi a riportare la pace nel nostro tormentato mediterraneo…

miko somma

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da trani ad ankara, passando per nizza…

…ed è certo che dagli avvenimenti di dacca ad oggi molto, soprattutto sangue, è scorso sotto i ponti del nostro quotidiano che si storicizza in un istante, visto il susseguirsi di eventi che ci ricordano che il nostro tempo non diviene mai del tutto un presente eterno scandito dal consumo, ma è uno slittamento continuo dell’oggi verso un passato storico…

e filosofia “spiccia” a parte, occorre osservare 3 principali accadimenti che dallo scorso articolo hanno, a mio modo di vedere, costituito punti di passaggio collettivi sui quali occorrerebbe farsi delle domande e cercare delle risposte…

fondamentalmente tutto si è consumato in quattro giorni in cui dolore, preoccupazione, angosce, hanno attraversato la nostra società in modo lacerante e profondo, sedimentandosi gli accadimenti uno sull’altro in una sorta di “rumore di fondo”, e mi riferisco alla tragedia ferroviaria in puglia, all’attentato mostruoso di nizza, al tentato e strano colpo di stato in turchia

chiaro che quelle angosce, per quanto tangibili negli accadimenti in se stessi e nel loro portato che agisce sulle nostre sensibilità individuali, sono state in qualche modo amplificate da un ormai solito atteggiamento dei media che, con la loro continua presenza che “allunga” a dismisura l’evento ed il suo portato, dilatandolo oltre ogni ragionevole confine logico di necessità di conoscenza della notizia, aumenta la percezione dolorosa e preoccupata, l’ansia e la paura, il senso di insicurezza, trasformandola da fatto individuale in fatto collettivo, ma è certo che gli avvenimenti in se avevano un portato tale che anche senza una simile ed inopinata presenza mediatica sul pezzo, l’attenzione si sarebbe spostata da un piano personale ad un piano collettivo, ovvero dalla paura all’ansia, in una mutazione percettiva di marca psicotica che i media “usano”, e così amplificano, al meglio per aumentare lo share (e così ricavare maggiori introiti pubblicitari), al peggio per seguire una pericolosa tendenza alla massificazione percettiva che è una precisa volontà di certa politica), ma che di fatto esiste quasi come una mutazione antropologica e che ben veniva descritta (qui mi ripeto) nelle prefazione di crash, di j,g, ballard, ovvero “sesso e paranoia saranno le veroniche del 21° secolo” e tralasciando il sesso, con tutto l’universo post-freudiano e consumistico che possiamo intravedere, sembra proprio che sia la paranoia a contraddistinguere questo addentrarsi in un secolo che parte da una data, l’11 settembre 2001, ed un luogo, new york e le torri gemelle, ovvero ancora la paranoia dell’essere sotto attacco, sempre comunque e dovunque…

ma torniamo ai fatti, non volendo fare disamine sociologiche che potrebbero annoiare e cominciamo dal disastro ferroviario che “uccide” 23 persone nell’assolata e riarsa campagna pugliese tra andria e corato di un 12 luglio (a proposito, era il mio compleanno) e che a tutti gli effetti apre una precisa domanda nell’opinione pubblica, “ma come è possibile che possano accadere ancora incidenti del genere?”, una domanda non peregrina, ma che non deve essere confusa con la principale delle domande che occorre invece porsi, ovvero il clamoroso ritardo infrastrutturale del mezzogiorno, dove le tratte a binario unico e completamente al di sotto di standard di sicurezza minimi sono la norma e non l’eccezione…

e se la domanda dobbiamo porcela per ricercare una risposta (come appare ovvio, d’altronde alla stessa logica delle domande), per la verità per ogni meridionale senziente quella risposta la conosce già, e risiede nella certezza assoluta che in più di 20 anni (tanto per rimanere corti nel tempo), il sud (e le sue necessità anche di concorrere al benessere generale del paese) è stato completamente dimenticato da una politica che diventata sempre più settentrionale, come evidenziano d’altronde le anagrafi personali e relazionali dei presidenti del consiglio dal 1994 in poi, dimenticato su tutto o quasi, ma soprattutto nelle esigenze di essere dotato di reti di trasporto efficienti, sicure, ma soprattutto utili, il tutto mentre si investiva massicciamente nell’alta velocità soprattutto al nord, dimenticando un semplice concetto, che per quanto utile e necessaria quell’alta velocità, è la bassa velocità (mi sia consentito il gioco di parole) del trasporto pendolare che condiziona la vita quotidiana di milioni di persone…

ed è evidente che se lo scorrere di quelle immagini non poteva che calare ciascuno di noi, per quella parte di individualità che ancora conserva in questo marasma emotivo e di giudizio massificante veicolato dai media, nel dramma di immaginare quelle morti ed il dolore dei parenti, proprio quel marasma ci spingeva però ad individuare quelle morti e quel dolore come parte di un io collettivo in cui identificarsi, lasciandoci però nelle nostre porzioni cerebrali ancora ragionanti la possibilità di farci una domanda che giocoforza non poteva che trasformarsi in identità, perchè cioè debba ancora il sud a portare il fardello insostenibile ormai di un sottosviluppo che non è solo economia e reddito minore del resto del paese, ma soprattutto non riuscire a vivere in un contesto di modernità e civiltà minimo che nei fatti è esclusione di una parte del paese del diritto a vivere il paese lì dove ognuno vive, ovvero nel suo sud nel caso specifico…

vorrei ora essere molto chiaro…non siamo ovviamente di fronte a colpe dei cittadini del nord del paese e, dovendo giudicare ormai la politica come una espressione dalla vista molto corta, più attenta al contesto elettorale del momento che ad una “visione” del paese da proiettare nell’oggi, quindi di fatto il paradigma di una mediocrità  incapace di pensare al progetto, e neppure ad un dolo specifico di coloro che hanno rappresentato la guida del paese per due decenni, non posso non pensare che forse la principale responsabilità è attribuibile proprio alle classi politiche meridionali, mediocri accumuli di interessi personali e di filiera, incapaci in senso stretto di immaginare un sud o dei sud ed incapaci così di rappresentare le istanze dei loro rappresentati, piuttosto interessati a se stessi ed ai propri destini politici che ad una coraggiosa lotta per destinare risorse, progetti e competenze al riavvio di un sud che se messo finalmente in condizioni di fare, potrebbe rappresentare il volano di rinascita dell’intero paese già soltanto nell’opera di colmare il divario esistente…

questi boiardi, vassalli, valvassini e valvassori della politica meridionale sono ormai da decenni, con le loro ramificazioni e filiere clientelari, mafiose e familistiche che drenano risorse e radicano inefficienze, il vero e principale ostacolo alla ripartenza del sud e pur se sembra che in questa “fatalità colposa” non abbiano responsabilità, al solo pensare che quella linea era stata finanziata dall’europa per raddoppio ed ammodernamento, ma dei progetti neppure l’ombra, la responsabilità appare invece evidente nel non fare, nel non attivarsi di fronte ai ritardi ed alle incongruenze burocratiche (queste ultime figlie certo di tanti fattori che solo qualche mentecatto viscerale potrebbe semplicisticamente attribuire solo alla “non voglia di lavorare”), di non stimolo, di non sorveglianza, di non trasmissione di un concetto semplice, quello che il sud riparte se tutti i meridionali – tutti – cominciano non solo a lavorare meglio, ma a pretendere a gran voce di essere dei cittadini italiani che sono uguali a tutti gli altri cittadini…nulla di tutto ciò, perchè a bari, come a napoli, a potenza come in sicilia, continua a prevalere il concetto protomafioso di un familismo amorale allargato e senza responsabilità morali verso cittadini intesi come sudditi…

così la tristezza ed il dolore per quel terribile incidente e per i sui morti e feriti diviene qualcosa in più della semplice tristezza e del dolore per le sofferenze umane…diviene rabbia per lo stato di abbandono in cui versa il meridione dopo 20 anni in cui alla parola meridionale non si è associato alcun significato, quasi non se ne sentisse la necessità, vista l’assenza del sud stesso dai tavoli di concertazione sul futuro del paese (se mai ve ne sono stati che non fossero altro che camere di compensazione d’interessi economici e di bandiera), e quei morti, quelle lamiere diventano in un attimo il paradigma della condizione dell’intero meridione e fa rabbia così anche quella prosopopea idiotizzante di un presidente del consiglio che in una quasi inutile visita pomeridiana simula la sua usuale boria menefreghista ed individualista (ricorderete le sue parole in occasione dei referendum sulle trivelle) con la compassione del potente, una forma di pietas lontana assai da quell’afflato di coscienza virgiliana e che confina piuttosto con la carità delle figlie di san vincenzo o delle signore annoiate di buona società…

quella inutile visita pomeridiana a cui non è seguita neppure la presenza ai funerali (mentre registro la doppia presenza meritoria del presidente della repubblica, anche perché meridionale anch’egli), zeppa di fumose frasi su “responsabilità da punire”, che solo un cretino vedrebbe come dei soli operatori ferro-tramviari, e quel “non vi lasceremo soli” che mi risuona ancora nelle orecchie come la presa in giro di un guitto da filodrammatica di provincia che recita il “padre” in un’operetta morale da quattro lire (e quindi non da tre soldi)…

ma non voglio annoiarvi con la nausea che mi procura questo figuro sempre pronto a dispensare retorica, ma che non c’è mai quando invece una figura istituzionale serve a far sentire che le istituzioni sono anche dei cittadini, e non caso anche al rientro delle salme dei connazionali trucidati a dacca, costui era assente per impegni che facilmente sarebbero stati rinviabili nell’ovvietà del ruolo che si ricopre che è prima di tutto verso i cittadini italiani che pone responsabilità…ma è appunto proprio verso i cittadini che costui è assente, figlio di una manovra di palazzo che non risponde agli italiani, quanto alle logiche di filiera delle sue lobbies di riferimento…

così mentre ancora erano negli occhi quelle immagini di ferraglia contorta che si spalanca di fronte al mondo intero la terribile mattanza serale di nizza durante  i festeggiamenti per la festa nazionale francese…ed anche qui il ruolo ossessivo-compulsivo dei media che, mentre ripropongono l’orrore con immagini che esaltano l’orrore e così fanno più il gioco del terrore come mantra ormai inevitabile della modernità che dell’informazione, sbattono in faccia a tutti l’insicurezza come una funzione fisiologica…

ed a meglio chiarire cosa intendo vi propongo un mio post del 15 luglio su facebook che credo ben fotografi la cosa…sono ancora attonito per quanto accaduto a nizza…è forse una nuova fase del terrorismo, colpire ovunque e con qualunque mezzo, persino senza sostegno logistico, anche da soli, ed è la compiutezza del terrore perchè raggiunge il suo scopo finale, l’insicurezza percepita infine da chiunque…

e se volontà del terrorismo (ancora da comprendere bene se e come l’attentatore fosse un affiliato all’is o se non fosse un isolato con qualche labile legame delle cui gesta lo stato islamico si appropri come di una succulenta pietanza servita su vassoio di argento, come più ritengo probabile) è creare terrore come insicurezza di chiunque, dovunque si trovi, questo atteggiamento ai limiti del voyeurismo macabro dei media fa il gioco del terrore, sparge cioè terrore, facendoci abituare il nostro sguardo alla feroce e quasi anatomica cura del particolare per la mattanza dei corpi, più che delle persone, in un rito tecno-medioevale quasi orgiastico dove non è più l’effetto tecnico, l’esplosione o l’ogiva, a dilaniare ormai le carni dei malcapitati, ma l’effetto meccanico di un peso, di un urto, di una trazione…

sia chiaro, la strage è stata orribile e segna davvero un cambiamento di strategia dell’is, che sempre più ti entra in casa, indisturbato e fondamentalmente indisturbabile (ma come pretendi, alla faccia di tutti i salvini, di poter bloccare alle frontiere chi è già nel tuo paese come cittadino?) e colpisce duramente ed in proporzioni sempre più “industriali”, operando ovunque in una suggestione di un franchising del terrore del cui marchio ciascun soggetto deprivato e socialmente marginale si può appropriare con le sue gesta, “cedendone i diritti” poi al califfato che “promette” così, attraverso un malinteso islam interpretato con tanatoforme sadismo bizzarro, di ridare un ruolo, il vendicatore, a chi mai ha avuto un ruolo, e quindi riportare un senso ad esistenze senza un senso…

ho molto detto in passato quali siano le presumibili origini di questo stato islamico che pare più un regno della morte fine a se stessa ed assunta come rito di passaggio, che una assurda deviazione teologica, e non voglio annoiare ancora (tanto ho paura che occorrerà ritornarci spesso), ma una cosa è chiara…se il messaggio che si voleva far passare attraverso quei corpi devastati ed ancora senza una nazionalità precisa, per assurdo puntiglio francese di non commettere gli stessi errori del bataclan, era quello della certezza dell’incertezza e della sicurezza dell’insicurezza, l’ossessione dei media che si affannano a cercare particolari senza alcun senso che il morboso racconto dell’orrore, sembra più rafforzare che demolire o stigmatizzare questi concetti…state a casa che è meglio, sembrano suggerire i media, ed in fondo è proprio ciò che vogliono gli strateghi dell’is, che la gente viva rinchiusa in se stessa e nei propri cubicoli abitativi, mentre tutto intorno la paura diviene regina incontrastata di un mondo che non deve più ridere, ballare, festeggiare, fare ed ascoltare musica, socializzare, ed in parte questo è proprio l’obiettivo condiviso con certa politica che fonda la sua esistenza con la paura ed il naturale bisogno di essere rassicurati e protetti…

neppure il tempo di abituarsi a quell’orrore che scoppia il tentativo di golpe in turchia, paese che, secondo il sottoscritto, ormai ha superato abbondantemente il limite di cosa sia una democrazia, se un fatto solo formale, si tengono elezioni, ed allora la turchia può ancora essere considerata un paese democratico, o un fatto anche sostanziale, si assicurano dei diritti civili, ed in questo caso la turchia è già saltata nella fase del sultanato personale di erdogan…

ed anche su questo avvenimento vi posto ben tre mie frasi in sequenza su facebook…

Colpo di stato dell’esercito in turchia…l’esercito turco è laico e kemalista (ovvero si ispira al laicismo di kemal ataturk), chiaro l’intento di bloccare erdogan ed il suo islamismo di comodo che ha armato l’isis e sta ora schiacciando ogni forma di democrazia, ma erdogan ha fatto proseliti tra i militari…possibili scontri tra reparti

Evidente che la u.e. doveva puntellare il costoso accordo sui migranti, gli u.s.a. l’alleato più fedele, il potere finanziario la stabilità dei mercati, evidente che un governo legittimamente eletto va sostenuto per principio democratico e che i ritorni al passato (5colpi di stato) sono sempre impossibili ed inutili di fronte al cammino delle cose, ma mi chiedo se tutto questo è vero, perchè nessuno ha parlato quando invece in egitto i militari hanno rovesciato morsi ed i fratelli musulmani, che pur avevano vinto delle elezioni?..e in algeria?…mah…ora erdogan avrà carta bianca per trasformare la turchia in un esarcato, ma non credo che durerà perchè la democrazia la ferisci, ma non la uccidi…

Ieri (ndr sempre 16 luglio) ore 15:16 ·

Questo fallito colpo di stato in turchia mi ricorda troppo l’operazione valchiria per non fare due ipotesi…1) i golpisti hanno sopravvalutato la propria forza ed il sostegno che poteva venirgli dagli alleati occidentali certo imbarazzati dalla spregiudicatezza di erdogan, ma senza prospettive altre di interlocuzione con una turchia la cui missione è fare “tappo” a migranti ed espansionismo russo 2) forse i servizi turchi sapevano del golpe, ne avevano già misurato la scarsa… forza ed hanno lasciato che accadesse per risollevare poi l’immagine di erdogan come unico partner possibile per gli occidentali per gli stessi motivi…ipotesi, certo, ma la politica in un medio oriente sempre più costretto ormai tra bisanzio e la mecca potrebbe anche essere odiosamente questo e sempre più mi convinco che l’unica chance per una vera pace siano un compiuto stato palestinese come deterrente causale dei conflitti e del terrorismo, uno stato kurdo come baricentro di stabilità effettiva e democratica nell’area, ma abbiamo classi dirigenti troppo mediocri per comprenderlo e praticarlo, come un renzi che plaude alla stabilità garantita da erdogan…

e credo sia chiaro come la penso…non credo che i militari siano mai una soluzione, ma certo erdogan ed il suo satrapismo opportunista non sono assolutamente la soluzione, come invece l’irresolutezza delle cancellerie occidentali sembra ormai, per mancanza di idee, volerlo accreditare, distribuendo una immagine realpolitik di male minore che però già fu causa di disastri peggiori in uno scacchiere mediorientale che mai come oggi necessita di coraggiose idee di largo respiro da parte proprio dei paesi europei…

e come nel post, continuo anche qui a ripetere che senza uno stato palestinese e senza uno stato kurdo, la pace e la stabilità nell’area non ci saranno mai e finchè non ci saranno entrambe, dimentichiamoci di poter riporre guerra e terrorismo nell’armadio della storia

miko somma

p.s. articolo scritto di getto, come al solito, e che non voglio correggere…perdonate quindi gli “orrori” ortografici che anche io potrei aver seminato nel tentativo di dar spazio ad un pensiero laico sulle cose…alla prossima

 

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dalla brexit a dacca…

dunque, dunque…sono accadute molte cose in questo periodo e doverle trattare una per una richiederebbe molto tempo, un fiume di inchiostro (virtuale) e soprattutto la quasi inutilità del commentare accadimenti già a lungo trattati dai media e dai vari commentatori più o meno spot dell’universo blog, così meglio affidarsi ad una sintesi di questi che possa valere, come uso comune per questo sito, per guardare con occhio critico alle cose che ci riguardano domani e per le quali è necessario la conoscenza del passato, fosse anche solo quello più recente…

in sostanza ci siamo lasciati all’indomani della brexit, di quello sciammanato atteggiamento di inglesi e gallesi (nordirlandesi e scozzesi come sappiamo hanno inteso altro rispetto al quesito) che ha distinto un fenomeno referendario, la domanda se stare o meno nella u.e., che avrebbe richiesto da parte di costoro maggiore riflessione e ponderatezza e certo meno “pancia” ed occhi foderati di prosciutto verso una realtà che non poteva essere “affettata” con la mannaia ignorante ed anti-europea di un farage e delle sue ridicole bugie alle quali tanti però hanno creduto, ma è la democrazia ed in quanto tale ciò che è stato votato rimane lì come un macigno a testimoniare una cosa, ovvero che se una parte sociale e geografica, le popolazioni più disagiate e provinciali, ma più numerose, di inghilterra e galles, non vuole più saperne di rimanere nella “trappola” u.e. (ed in effetti per molti versi l’unione è proprio tale), scozzesi ed irlandesi, forse più coscienti non solo delle opportunità dei fondi strutturali di cui hanno finora ampiamente usufruito (ed anche bene, direi), ma anche della difesa identitaria che stare nel parlamento europeo comunque garantiva contro il centralismo inglese, hanno invece scelto altro, rimanere, e tuttavia la legge della democrazia, ovvero i numeri gli hanno dato torto…

e così se il regno unito vuole uscire dalla u.e. pur dovrebbe invocare l’applicazione delle norme previste dai trattati e cominciare dal comunicare la sua volontà di uscire dalla u,e,, cosa questa stranamente finora non accaduta o perché si attende la definizione di un quadro politico post-cameron (tories), post-corbyn (labour) e persino post-farage che, forse preso in contropiede da un successo che mai avrebbe sperato concretizzarsi, semplicemente non sa che fare e come gestire una partita che non necessariamente gli porterebbe risultati elettoralmente utili, o perché si vuole trattare una uscita più  “morbida” e garantita che eviti conseguenze traumatiche all’economia britannica (che, nonostante le stupidaggini di analisti interessati e media del tutto ignoranti, dopotutto sarebbe per ovvietà quella più colpita dall’uscita dal mercato unico), o, ed a mio avviso è la prospettiva più accreditabile, perché si vuole evitare uno “strappo secessionista” di scozia ed irlanda del nord che nei fatti comincia a palesarsi, e non solo nelle dichiarazioni dei vari leaders sinn fein e nazionalisti, quanto in una consapevolezza diffusa delle popolazioni, e che rappresenterebbe la scomparsa del regno unito per come lo abbiamo conosciuto dalla guerre delle due rose in poi…una prospettiva che persino i più antieuropeisti tra gli inglesi vorrebbero evitare al pensiero che il regno vuol stare da solo, ma tenersi ben legati scozia ed Irlanda, e non solo per motivi politico-storico-identitari, quanto per l’evidenza della perdita dei giacimenti di petrolio del mare del nord, del controllo di molte rotte commerciali aeree e marittime e dell’industria ittica e conserviera che comunque produce punti di pil in un paese che ormai poco più che nulla produce, essendosi terziarizzato e finanziarizzato oltre ogni ragionevolezza e proprio perché alle spalle teneva in paracadute manifatturiero u.e….

vedremo allora, ma una cosa è certa, un’ondata montante di più o meno idiotizzante antieuropeismo da allora ha trovato ancor più spazio e certo avrà a breve il suo peso nelle scadenze elettorali di francia (le presidenziali), ungheria (l’assurdo referendum anti-immigrazione che in realtà è un tentativo di schiaffo alla u.e.), austria (dove si rivota e non è detto che i post-nazisti non possano averla vinta stavolta) ed altre “piazze europeee” e che persino italia potrebbe influire sul referendum di ottobre che pur da queste considerazioni dovrebbe rimanere fuori (a proposito, ricordate di votare NO a questa ridicola, inefficiente ed illiberale riforma che ormai tanti chiamano semplicemente “deforma”)…

abbiamo poi dovuto conoscere il dolore del coinvolgimento diretto di italiani in un attentato di matrice isis (e definisco tale la matrice, pur forse essendo un fenomeno locale che si affilia ad una casa madre, quello di giovanotti di buona famiglia che fanno una strage orrenda), attentato o mattanza che oltre a tante altre vittime, ha lasciato uccisi, dopo sevizie da macelleria, ben nove connazionali (più uno in arrivo, essendo una delle donne incinta al quinto mese) e qui una riflessione dobbiamo farla…

molti analisti si sono spellati la lingua a dire che il fenomeno jihadista sta cambiando perché cambia, dopo dacca, la geografia antropologica e sociale degli autori delle stragi (alla fine i ritratti di questi tagliagole da costoro possiamo farli con certezza) che oggi diventano non più reietti marginali ed ignoranti, ma educati rampolli borghesi…io non credo affatto che ciò sia vero perché il grosso del radicalismo ancora prospera in quei siti di abbandono sociale da cui finora sono venuti fuori i kamikaze, credo piuttosto che la suggestione radicale islamista riesca in alcune zone a sfondare le paratie sociali e ad attaccarsi a dinamiche locali che, nel caso del bangladesh, non vedono il fenomeno jihadista troppo distante dalla contrapposizione politica della storia del paese, perché a mio avviso “usato” in quella lotta politica per stigmatizzare ciò che potrebbe accadere in caso di vittoria dell’altro da sé e tanto usato da aver ingenerato nei figli di esponenti di classi sociali (quanto non direttamente politiche) che fanno da basamento al potere una contro-reazione generazionale verso uno stile di vita e di giudizio che esprimevano i rispettivi genitori…

e se mi è consentito un paragone ardito, potrebbe essere che ai beatnik presessantottini che rappresentarono il no generazionale, oggi, in mutate condizioni sociali, politiche, geografiche, economiche e culturali, quel no generazionale per altri possa essere la propria radicalizzazione islamista che poco per volta, e non certo per un colpo di sole, conduce dallo studio del corano (che ricordo non essere codificato da una autorità centrale che lo interpreta, ma lasciato alla singola interpretazione dei singoli imam che così se sono radicali intrepreteranno in modo radicale e viceversa) ad imbracciare un mitra o farsi esplodere…

e con questo spunto di riflessione per ora mi fermo…a dopo, perché c’è sempre un dopo, e questo dopo nel nostro specifico riguarderà l’ormai morente renzismo che in un post sui facebook ho così descritto…

la narrazione renziana volge al termine…chi troppo (e troppo presto) in alto sale, precipitevolissimevolmente cade

miko somma  

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cordoglio…

07/07/2016

il mio cordoglio più vivo alle famiglie colpite dalle perdite ed alla intera comunità lavellese

ansa – Tre persone sono morte e altre tre sono rimaste ferite nel crollo di un solaio in una palazzina, a Lavello (Potenza), per lo scoppio di una bombola di gas. Sul posto vi sono squadre dei Vigili del fuoco e ambulanze. Delle tre vittime, due facevano parte della stessa famiglia: la terza è una donna che è stata investita dal crollo di una parete perimetrale del palazzo. Per quanto riguarda i tre feriti sono stati trasportati nell’ospedale di Melfi (Potenza) dalle ambulanze del 118: uno di loro è un bambino.  L’edificio in cui è avvenuta l’ esplosione è nel rione “Giardino”, a ridosso del centro antico di Lavello. .

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la narrazione al termine…

arrivo, eh?…qualche giorno di grandi impegni che alla fine ti tolgono persino la forza di pigiare su una tastiera…per il momento “beccatevi” questo brevissimo post dal quale credo occorra partire per una analisi seria della realtà del paese, dell’europa e della nostra regione…

07/07/2016

la narrazione renziana volge al termine…chi troppo (e troppo presto) in alto sale, precipitevolissimevolmente cade

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